Atelier è un'altra di quelle saghe particolarmente longeve pronta a spegnere le sue venticinque candeline nel 2022: i videogiochi che ne fanno parte sono tantissimi, divisi in diverse serie, per un totale decisamente corposo. Nel suo lungo ciclo di vita, la saga ha visto susseguirsi diverse protagoniste, alcune delle quali si sono poi incontrate in capitoli successivi, ma in qualità di mentori di nuove, giovani aspiranti alchimiste. Il recente Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy ha spezzato questa tradizione, dato che ha proposto come personaggio principale la stessa Ryza del gioco originale, creando dunque un altro tipo di continuità narrativa. Lo stesso obiettivo che si prefigge Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream, il nuovo titolo annunciato da Koei Tecmo e Gust che va ad arricchire il catalogo della saga.
Questo nuovo capitolo riprende i personaggi di Sophie e Platcha, originariamente apparse in Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book, per poi tornare (ma non come protagoniste) in Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey e Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists and the Mysterious Paintings. Cosa cambia dunque con Atelier Sophie 2? Abbiamo avuto occasione di scambiare qualche parola con il producer Junzo Hosoi per iniziare almeno a farci un'idea di cosa ci aspetta in questa nuova avventura. Buona lettura!
Una nuova avventura per Sophie
Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream racconta la storia di una delle numerose avventure che Sophie e Plachta hanno vissuto dopo aver lasciato la città natale di Sophie, Kirchen Bell. Nel corso dei loro viaggi scoprono un enorme albero identico a quello che Plachta ha visto in sogno ma, non appena provano a farsi più vicine, vengono risucchiate da un misterioso vortice apparso all'improvviso. Sophie si risveglia da sola in un nuovo mondo chiamato Erde Wiege e non passa molto tempo prima che venga a sapere di un'alchimista di nome Plachta che vive alla periferia di Roytale, la città locale. Con sua sorpresa, una volta arrivata all'atelier incontra di fatto una giovane appassionata di alchimia chiamata Platcha, tuttavia a dispetto del nome in comune con la sua amica questa ragazza non conosce la nostra protagonista.
Sophie intraprende dunque un viaggio per trovare la sua Platcha, incontrando la geniale alchimista di Roytale, Ramizel Erlenmeyer, la quale le offre volentieri una mano. Questo secondo capitolo porta con sé diverse novità, non solo sul piano estetico ma anche in termini di gameplay: da un lato abbiamo una narrazione che si sviluppa attraverso un affascinante stile visivo in cui vengono combinati lo stile artistico della serie Mysterious con le animazioni di alta qualità che abbiamo potuto vedere in Atelier Ryza 2; dall'altro ci aspetta un sistema di combattimento rinnovato, che elimina le note schermate di transizione permettendo alle battaglie di iniziare senza soluzione di continuità ma, soprattutto, mette in gioco un totale di sei personaggi.
L'importanza dell'identità e dell'unicità
Abbiamo toccato, per quanto possibile, tutti questi aspetti a cominciare dall'estetica per scivolare piano piano verso curiosità un po' più mirate sia nei confronti di questo nuovo capitolo sia della saga in sé. Se avete giocato i due Atelier Ryza, ricorderete senz'altro i suoi toni "estivi", se così vogliamo dire, improntati sul restituire efficacemente le atmosfere che i giochi volevano trasmettere. La serie Mysterious in questo senso è diversa. Come lo stesso Junzo Hosoi conferma, per la serie Secret abbiamo scelto una tematica da "estate giapponese", andando dunque a lavorare sulle sfumature e le ombre per renderle più scure. Mysterious è invece più improntata sul fantasy e il fiabesco, perciò ci siamo affidati maggiormente all'illuminazione e, in generale, effetti che potessero restituire quel tipo di atmosfera. Questa specifica serve soprattutto a sottolineare come, nonostante il gioco sia sviluppato affidandosi in parte al lavoro svolto su Atelier Ryza 2, Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream appartenga a un'altra serie e voglia mantenere la propria identità.
Un concetto, quello dell'identità, che si riflette anche nella creazione di ogni singola protagonista. I videogiochi Atelier sono parecchi, eppure ciascuno dei suoi personaggi principali riesce a essere unico e facilmente riconoscibile. Un risultato non esattamente semplice, quando la quantità di titoli supera tranquillamente la trentina. Quando creiamo lo scheletro della storia, lavoriamo al contempo anche sull'impostazione dei personaggi, ci spiega Hosoi. Per quanto mi riguarda, in genere do all'illustratore istruzioni su come dovrebbero essere, poi lascio che sia la sua ispirazione a fare il resto e, di fronte al risultato, discutiamo assieme di cosa potrebbe funzionare e cosa no. In questo modo trovo le indicazioni di base, unite all'ispirazione dell'illustratore, portino a risultati inaspettati che si traducono in un design sorprendente, al di là di qualunque soluzione avessi potuto immaginare.
Un capitolo di crescita
A proposito di protagoniste, un particolare che ci ha sempre affascinato della saga Atelier e che proprio con Atelier Ryza 2 ha intrapreso un'altra strada, è quello di ripresentare i personaggi principali di un gioco in un eventuale capitolo successivo senza che questo sia un vero e proprio sequel: le precedenti e aspiranti alchimiste, infatti, sono cresciute al punto tale da poter insegnare ad altre la loro arte. Un passaggio di consegne, se vogliamo, strutturato però affinché le attuali mentori siano personaggi secondari e l'ottica sia sempre puntata sulle giovani protagoniste.
Ci siamo spesso domandati come sarebbe un ipotetico capitolo che scelga di sviluppare una narrativa incentrata proprio su questi personaggi, ormai adulti, e su cosa significhi essere la guida di una nuova generazione di alchimiste. Un dubbio che ci è stato fugato in poche parole. Nel corso della saga abbiamo avuto più casi in cui la protagonista di un gioco passato è apparsa in un diverso capitolo come mentore dell'attuale aspirante alchimista ma non chiudiamo le porte all'eventualità di cambiare punto di vista: tutto dipende dalle richieste dei giocatori, se sono curiosi di conoscere in prima persona un personaggio noto ma in chiave più adulta, potremmo considerarlo.
Nell'attesa di quello che sarebbe un ulteriore cambiamento in una serie storica, ma dedita a un percorso ben specifico, Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream segue le orme di Atelier Ryza 2 e si pone come un vero e proprio sequel del capitolo originale. Gust fa dunque un passo indietro e lo colloca a metà tra Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book e Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey.
Un passo indietro che, al contempo, è un'evoluzione nel suo modo di raccontare storie, poiché ci parla del percorso che porta Sophie da essere un'apprendista a diventare capace di trasmettere il proprio sapere ad altre. C'è uno stacco netto tra questi due: da aspirante alchimista, Sophie passa a insegnare la sua arte a qualcun altro, arrivando poi nel terzo capitolo a un livello di maestria fuori dal comune, spiega Hosoi. Avremmo potuto continuare da Atelier Lydie & Suelle ma abbiamo pensato che concentrarsi sul periodo in cui Sophie cresce da novizia a insegnante sarebbe stato più piacevole per i giocatori, che avrebbero potuto vedere la maturazione di Sophie e Platcha nonché le loro relazioni all'interno della serie Mysterious.
Un gameplay rifinito
Al di là della narrazione, la serie Atelier ha sempre vantato un gameplay diviso in due: da un lato il sistema di combattimento, che ci ha abituato a vedere in campo tre personaggi; dall'altro l'alchimia, cui si lega l'esplorazione del mondo di gioco e la raccolta di risorse, prima di metterci a sperimentare al nostro calderone di fiducia. Entrambi questi aspetti sono stati rivisti, in particolare il combattimento che presenta ben sei personaggi. Non è stato possibile scendere in ulteriori dettagli ma Hosoi ci ha confermato che si tratta di un sistema a turni basato sul multi-link, con tre personaggi in prima linea e gli altre tre nelle retrovie. Come puoi immaginare dal nome, il collegamento con gli altri membri della squadra sarà un punto fondamentale nelle battaglie.
Per quanto riguarda l'alchimia, le meccaniche permetteranno tanto ai neofiti quanto ai veterani di approcciarsi alla sintesi nella maniera che preferiscono grazie all'aggiunta di un cosiddetto "Restricted Panel": nell'originale Atelier Sophie, ha spiegato Hosoi, il calderone alchemico selezionato per l'uso durante la sintesi avrebbe dato risultati diversi. Il Restricted Panel è un sistema che lo ricorda da vicino, presentandosi come un pannello più impegnativo sul quale lavorare, dove come suggerisce il nome ci saranno delle limitazioni, spazi in cui i materiali non possono essere posizionati. In cambio, permette la sintesi di oggetti con effetti migliori che non si potrebbero ottenere attraverso un regolare processo di creazione.
Insomma, a piccoli passi la saga di Atelier sta lavorando su alcuni dei suoi aspetti chiave, né viene preclusa la possibilità che questo cambiamento possa estendersi anche al piano narrativo, con un potenziale capitolo dedicato a una protagonista già nota nelle vesti di mentore - più adulto, in un certo senso. Siamo curiosi di scoprire cos'abbia in serbo per noi Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream.