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Black Forest: Uwe Rosenberg lascia ancora una volta il segno

Imprenditori medievali unitevi, Black Forest del celebre Uwe Rosenberg è il vostro board game!

SPECIALE di Francesco Serino   —   22/02/2025
Black Forest

Ogni arte ha i suoi grandi nomi, per i videogiochi possiamo citare Kojima e Miyamoto, in campo cinematografico Spielberg e Kitano, mentre tra i creatori di giochi da tavolo la scelta non può che ricadere anche su Uwe Rosenberg. Proprio di Rosenberg e Tido Lorenz è da poco disponibile l'edizione italiana di Black Forest, il suo ultimissimo progetto che una volta apparecchiato ci ha letteralmente travolti con delle meccaniche tanto semplici da imparare, quanto profonde e sfaccettate.

Come tutti i più popolari, anche Rosenberg ha i suoi detrattori: dicono faccia sempre lo stesso gioco, ne sminuiscono le intuizioni quando come tutti gli autori ha una specialità, il piazzamento lavoratori, e ne è senza alcun dubbio tra gli indiscussi maestri. Black Forest è una conferma: è arrivato mentre sbattevamo la testa sul regolamento di un altro gioco, di quelli moderni e a volte fin troppo arzigogolati, e non se ne è andato più dal tavolo per un'intera settimana, tornandoci però più e più volte nei giorni successivi. L'ambientazione è il medioevo rurale che tanto ama Rosenberg e come in Glass Road di cui questo Black Forest è il seguito, il nostro scopo sarà gestire la grande vetreria di famiglia e i terreni circostanti.

Molti dei villaggi nati nei presso della Foresta Nera del titolo, collocata nel sud-occidentale della Germania, nascono infatti dall'industria vetraia che nel medioevo sfruttava la fitta vegetazione come carburante per le grosse fornaci, ed era costretta a spostarsi continuamente per avere nuovi alberi nelle vicinanze. Il terreno ripulito veniva poi sfruttato per creare pascoli, campi agricoli, se non veri e propri insediamenti abitati.

Strade di vetro

Anche se Black Forest è il seguito di Glass Road, sembra più un riassuntone moderno e ben riuscito di tutti i più apprezzati giochi del passato di Roseneberg: c'è dentro un po' di Agricola, è sandbox forse più di Fields of Arles e poi c'è questo inventario rotante già visto, ma qui potenziato, perfezionato. Oltre che sulla nostra tenuta, che include anche i due magazzini, il gioco si svolge prevalentemente sul grande tabellone che ci mostrerà un'area geografica composta da cinque diversi villaggi e alcune zone secondarie che diventeranno utili nel corso della partita.

La scatola contiene un bel po' di roba, e va messa sul tavolo!
La scatola contiene un bel po' di roba, e va messa sul tavolo!

Ogni villaggio sul tabellone può contenere al suo interno dalle tre alle quattro professioni che vengono distribuite casualmente ad inizio partita; ogni giocatore può spostare la sua pedina liberamente tra i villaggi a patto di avere il cibo necessario, se questo dovesse venire a mancare sarà necessario chiedere carità perdendo di fatto un turno. Serve legna? Potreste rivolgervi ai boscaioli che elimineranno dalla vostra tenuta un'intera foresta, o assumere i guardiacaccia che recupereranno il legname dai boschi su cui avrete fatto grufolare i maiali, se nel frattempo ne avrete acquistati o guadagnati.

Fai quel che vuoi

Se le tessere dei villaggi non bastassero e volete avere accesso a una risorsa senza ritrovarvi tra i piedi gli altri giocatori, potrete costruire un edificio specializzato che vi permetta per esempio di creare un allevamento di trote sfruttando i vostri laghi, o un silos che fornisce porridge dai campi presenti sulla tenuta. Gli edifici presenti in ogni partita sono 36 normali, e quattro di grandi dimensioni e che avranno di conseguenza un grosso impatto sulla partita. In totale gli edifici sono molti di più, ma non tutti saranno disponibili ad ogni partita riducendo il rischio che una tattica vincente lo sia in ogni situazione, fermo restando che un edificio può essere costruito soltanto una volta quindi c'è sempre il rischio che un altro giocatore arrivi prima di voi scombussolandovi i piani.

Tanto intuitivi quanto geniali, i magazzini 'rotanti' sono una versione perfezionata di quelli presenti in Glass Road
Tanto intuitivi quanto geniali, i magazzini "rotanti" sono una versione perfezionata di quelli presenti in Glass Road

Il grande numero di edifici permette di creare una tenuta ad ogni partita diversa, a volte disseminata di laghi e pascoli, altre più nevralgica per la popolazione con municipi, chiese e taverne a collezionare i punti vittoria necessari per vincere. La soddisfazione che si prova nel girovagare per villaggi svolgendo lavori per far crescere la tenuta, che nel frattempo diventerà anche più grande cambiando volto in base alle strategie adottate, è davvero di prim'ordine e ti fa sentire completamente nella parte.

Magazzini rotanti

Ogni giocatore ha a disposizione due magazzini muniti di altrettanti indicatori che ruotando scandiscono la produzione di vetro, cibo e beni commerciali. Per produrre cibo e beni dovremo avere porridge, carne e carbone; per il vetro ancora carbone, legna, acqua e sabbia. Senza dilungarci troppo sulle regole, una spiegazione dettagliata potrebbe portarvi a credere che sia un sistema difficilissimo mentre è l'esatto opposto, la ruota sui magazzini gira quando i segnalini di ciascuna risorsa non ne intralciano il cammino. Super intuitivo, efficacissimo perché non devi lottare con dozzine di pedine, ma ne basta una da far girare sulla ruota, questa meccanica si rivela una sorta di gioco nel gioco, un puzzle da tenere costantemente sotto controllo perché appena avremo quel che serve, gli indicatori gireranno automaticamente consumando legna, mattoni e tutto quel che vi serviva per fare qualcos'altro che avevate in mente, per esempio costruire la capanna dell'eremita capace di trasformare i terreni vuoti circostanti in punti vittoria.

In solitario il giocatore avrà a disposizione cinque lavorati, mentre in multiplayer ogni partecipante ne avrà soltanto uno
In solitario il giocatore avrà a disposizione cinque lavorati, mentre in multiplayer ogni partecipante ne avrà soltanto uno

Dopo pochi turni si sbloccano anche i lavori speciali che potremo svolgere nei luoghi al di fuori dei villaggi, come il castello o il campo militare sempre bisognoso di cibo. Svolgendoli non si guadagnano punti vittoria ma una gran quantità di risorse o elementi per la tenuta, alcuni permettono anche una leggera riforestazione, altri forniscono un gran numero di bovini. E a tutto questo ci giocavo mentre ero immerso nella Boemia medievale di Kingdom Come: Deliverance II, pensateci un attimo: siamo sempre nei dintorni del Sacro Romani Impero e il tabellone di Black Forest dannazione se ricorda la mappa del gioco di ruolo. Quando riposavamo gli occhi dallo schermo, ci immergevamo capo e piedi in quello che era il simulatore dei tanti imprenditori con i quali abbiamo interagito nel videogioco degli Warhorse Studios. Uno strano, prezioso collegamento che sicuramente ha reso il tempo passato con entrambi ancora più coinvolgente, effettivamente speciale.

Tanta troppa scelta?

Più volte abbiamo ripetuto che il gioco è semplicissimo da apprendere e spiegare, c'è un però, perché c'è sempre un però: Black Forest inizia con quaranta edifici tra cui scegliere sul tavolo. Oltre ad occupare un discreto spazio, è una cosa che immobilizza se sei alla prima partita, ma va un po' meglio già dalla seconda quando si impara a leggere l'iconografia e a capire in che modo questi sono disposti e suddivisi (non sono a caso, ma proprio per renderne facile la ricerca). È un Rosenberg decisamente più moderno e lo si vede anche nella grafica che pur ricalcando i temi caldi e confortevoli del passato, ha adottato un tratto più preciso e accattivante.

Tutti i tabelloni sono zeppi di dettagli ed è un piacere giocarci 'dentro'
Tutti i tabelloni sono zeppi di dettagli ed è un piacere giocarci "dentro"

L'altra qualità di Black Forest è il funzionare bene con qualsiasi combinazione di giocatori, anche in solitario si è rivelato inaspettatamente avvincente nonostante bisoni semplicemente battere sé stessi. Ed è davvero difficile che una partita duri più di due ore: siamo sempre sui 90 minuti, un'oretta in solitario. I punti vittoria finali? Si riescono a contarli a mano. Sono dettagli, ma che fanno la differenza perché dimostrano che la semplicità è importante e non sempre intralcia la profondità perché qui ce n'è eccome. Come c'è il mercato itinerante che spostandolo consumando beni ci permetterà anche di intralciare gli altri, quindi è presente un'interazione decisa seppur mai davvero malevola.

Sacro vetraio impero

Ci eravamo già innamorati di Agricola e adoriamo costruire zoo in Ark Nova; sicuramente ci saranno dozzine di giochi migliori, ma questo è uno dei titoli che ci è piaciuto di più perché è incredibilmente aperto. Le prime dodici partite è tutta sperimentazione e poi non sai mai come finirai la partita. Tante sono le strategie possibili che una tenuta può essere ricoperta di pascoli per dozzine di mucche, o disseminata di torri, castelli e forti. C'è questo lato imprenditoriale, che si fonde con quello ruolistico, che se va a segno fa innamorare perdutamente. O almeno, questo è quello che è successo a noi.

Anche da soli, lo spazio richiesto è considerevole
Anche da soli, lo spazio richiesto è considerevole

Piccolo difetto nella produzione: i tabelloni dei magazzini sono quasi sempre estremamente piegati e ci vorrà un po' di pazienza prima di riuscire a farli tornare a uno stato apprezzabile. Questo però non ne impedisce fortunatamente l'utilizzo. La qualità dei materiali è generalmente alta e il manuale, composto da pochissime pagine, include comunque tutto quel che serve sapere incluso un bel compendio che spiega nel dettaglio ogni edificio.