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Cloud gaming e impatto ambientale

Quale sarà l'impatto ambientale dovuto alla diffusione di massa del cloud gaming? Riusciranno le aziende ad offrire un servizio sufficientemente ecosostenibile?

SPECIALE di Peter Vogric   —   25/11/2020

Non sono lontani i tempi nei quali potevamo solamente sognare un servizio di cloud gaming. Poter giocare in qualsiasi luogo e momento, senza possedere un hardware apposito era pura utopia. Al giorno d'oggi però molte aziende con i loro rispettivi servizi hanno dimostrato non solo che questo sia realizzabile, ma che potrebbe addirittura diventare una soluzione molto diffusa in futuro. Sony ha utilizzato questa tecnologia già nel lontano 2014 con Playstation Now, mentre Nvidia si stava preparando al debutto di GeForce Now. Negli ultimi dodici mesi molti altri concorrenti sono entrati di forza nel settore. Abbiamo assistito al lancio di Google Stadia, all'integrazione di Project xCloud nel servizio Xbox Game Pass Ultimate ed infine Amazon che annunciava l'arrivo di Luna. Con tutti questi colossi del settore tecnologico pronti ad investire miliardi di dollari in nelle piattaforme cloud, non possiamo certamente sminuire la loro importanza per il futuro del gaming. Nel seguente articolo però vogliamo analizzare un altro aspetto di questa nuova tecnologia, considerando un fattore genuinamente di moda nell'ultimo periodo. Stiamo parlando dell'impatto ambientale, dovuto al consumo energetico legato al mondo del gaming. Spostando tutta la potenza di calcolo in enormi stabilimenti di server, quale sarà il riscontro sul clima? Il cloud gaming consuma indubbiamente più energia elettrica rispetto ad una console, perché oltre a dover riprodurre un videogioco, deve anche gestire la sua trasmissione in tempo reale. Allo stesso tempo però ci sono già milioni di console sparse in giro per il mondo e ognuna di esse consuma energia. Qual è quindi la soluzione più ecosostenibile?

I consumi del cloud gaming

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Spesso per spiegare il funzionamento del cloud gaming ci riferiamo ad un altro servizio molto popolare come ad esempio Netflix. Anch'esso infatti viene considerato un servizio di streaming, che quindi trasmette i dati da un server verso il dispositivo del cliente finale. L'unica differenza è che Netflix trasmette il segnale video di una serie TV o di un film, mentre i servizi di cloud gaming inviano il segnale di un videogioco. Similmente, proprio come riusciamo ad interagire con Netflix selezionando un contenuto da riprodurre, con il cloud gaming possiamo interagire con il software per dare dei comandi all'interno del titolo giocato. Ci sono però delle sostanziali differenze tra i servizi, legate soprattutto alla potenza di calcolo e di conseguenza ai consumi energetici.

I server nei quali vengono ospitati questi servizi richiedono principalmente due elementi per poter funzionare: la potenza di calcolo e la potenza dell'infrastruttura di rete. Ogni servizio basato sul funzionamento tra client e server genera dei consumi legati ad ognuna di queste due potenze dissipate. Per esempio, una ricerca Google utilizza parecchia potenza di calcolo per poter elaborare la nostra richiesta, ma dovendo poi trasmettere principalmente del testo, consuma poca potenza dell'infrastruttura di rete. Al contrario, un servizio come Netflix utilizza poca potenza di calcolo, perché i video sono già elaborati e caricati nei server, ma sfrutta parecchia potenza dell'infrastruttura di rete per trasmettere costantemente i dati verso i clienti. Come detto in precedenza, il cloud gaming può essere paragonato ad un servizio come Netflix, infatti utilizza circa la stessa potenza dell'infrastruttura di rete per trasmettere il segnale video. Diversamente però, i server di cloud gaming devono sfruttare anche parecchia potenza di calcolo per elaborare il software del videogioco e gestire l'interazione con l'utente. Questo si traduce in un consumo energetico piuttosto elevato e di conseguenza in emissioni continue per il nostro ambiente.

Tre scenari per il futuro

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Siamo solamente agli inizi del cloud gaming: al giorno d'oggi questi servizi non presentano affatto un problema per l'ambiente. Secondo i ricercatori della Lancaster University, il cloud gaming utilizza il 7% dell'infrastruttura globale di rete consumando parecchia potenza. Questa però viene dissipata per il 95% dal download dei videogiochi e non per il gioco in streaming. Lo scenario in futuro potrebbe cambiare ed un recente studio ha analizzato tre possibili evoluzioni della diffusione del cloud gaming entro il 2030. Se questi servizi dovessero rimanere solamente una nicchia anche nei prossimi anni, l'impatto sull'ambiente sarebbe minimo nei confronti degli altri consumi derivati dallo stesso settore. Se solamente il 30% dei videogiocatori iniziasse ad utilizzare il cloud gaming, verrebbe però registrato un aumento delle emissioni di CO2 pari al 29,9%.

Arrivando invece ad una diffusione notevole di tali servizi (pari circa al 90%), le emissioni arriverebbero ad aumentare fino al 112% rispetto a quelle del settore gaming registrate in questo momento. Questi dati sono anche piuttosto conservativi, perché i ricercatori hanno utilizzato come modello lo streaming in 720p su dispositivi mobili e in 1080p su PC e TV. Con lo streaming in 4K l'impatto climatico sarebbe chiaramente peggiore, dovendo consumare sia più potenza di calcolo che potenza dell'infrastruttura di rete. Quest'ultimo scenario è piuttosto difficile da raggiungere nei prossimi anni, semplicemente perché molti videogiocatori non avranno una connessione ad internet sufficientemente potente e stabile per potersi godere il cloud gaming sui propri dispositivi. In futuro però anche questo problema verrà indubbiamente risolto. Oltre ad un potenziamento delle linee fisse vedremo l'arrivo anche del 5G, che permetterà a molte persone di giocare da qualsiasi luogo semplicemente possedendo uno smartphone. Uno studio simile ha dimostrato come il cloud gaming potrebbe alzare i consumi energetici dal 40 fino al 60% registrati dai computer desktop, dal 120 al 300% per i computer portatili, dal 30 al 200% per le console e dal 130 al 260% per i dispositivi di streaming come gli smartphone. I dati variano sempre a seconda della potenza di calcolo utilizzata e dalla potenza dell'infrastruttura di rete e quindi da quanto riescono ad essere efficienti i server e di quanta distanza deve percorrere il segnale video.

Una soluzione “green”

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Il cloud gaming per come lo conosciamo al giorno d'oggi potrebbe quindi avere un rilevante impatto ambientale. Molte aziende del settore tecnologico si stanno però muovendo verso un futuro a zero emissioni di CO2. Questo potrebbe cambiare notevolmente le carte in tavola, soprattutto quando si tratta dei consumi energetici degli enormi stabilimenti dove risiedono i server di queste multinazionali. Risulta infatti più semplice generare e distribuire energia pulita per questi centri che per ogni singolo abitante del nostro pianeta. Difficilmente nel prossimo decennio riusciremo ad alimentare ogni singola console diffusa nel mondo con l'energia pulita. Al contrario, le aziende stanno puntando nel breve periodo ad utilizzare il 100% dell'energia rinnovabile. Per esempio Microsoft si è fissata come obiettivo di azzerare le proprie emissioni di CO2 entro il 2030, mentre entro il 2025 vuole alimentare i propri server con il 100% dell'energia rinnovabile. Google allo stesso modo dal 2017 bilancia i propri consumi energetici, producendo la stessa quantità di energia rinnovabile e si è posta lo stesso obiettivo di Microsoft per l'azzeramento delle emissioni entro il 2030. Sony invece ha dichiarato di voler diventare "carbon free" entro il 2050, anche attraverso la sua intera linea di produzione ed assemblaggio dei prodotti.

Questo potrebbe ridurre o addirittura azzerare l'impatto ambientale dovuto al cloud gaming, dando la possibilità a milioni di giocatori di fruire il nostro media preferito senza conseguenze per il clima. Prima di raggiungere questo ambizioso traguardo, le aziende cercheranno di ottimizzare gli attuali consumi dovuti al cloud gaming per ridurre l'impatto ambientale causato quotidianamente da questi servizi. Per esempio, avere tutte le macchine concentrate in un unico stabilimento permette il rapido download ed aggiornamento dei videogiochi, cosa che comporta invece un rilevante consumo energetico per arrivare nelle case di milioni di giocatori. Dobbiamo quindi affidarci a queste aziende e alla loro ottimizzazione dei consumi energetici unita all'adozione delle fonti energetiche rinnovabili. In questo modo il futuro del cloud gaming potrebbe essere veramente green.