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Dying Light 2: Stay Human, abbiamo provato il sequel open world dove gli zombie incontrano il parkour

Protagonista assoluto di una trasferta in Polonia, siamo riusciti a provare per un intero pomeriggio la prima versione giocabile di Dying Light 2: Stay Human

PROVATO di Pierpaolo Greco   —   16/11/2021

Dobbiamo proprio dirlo: la prova di Dying Light 2: Stay Human, su cui è focalizzato questo articolo di hands-on, ha assunto nelle settimane precedenti all'evento un vero e proprio alone di misticismo per due fondamentali elementi.

In primis siamo riusciti finalmente a mettere le mani su un gioco atteso molto a lungo, che ha attraversato un esteso e travagliato percorso di sviluppo che, concretamente, l'ha fatto sparire dai radar per molto, troppo tempo. E in seconda battuta, poter tornare a viaggiare, tra l'altro al di fuori dell'Italia, per ritrovarsi in compagnia di decine di giornalisti di tutta Europa, in una Polonia fredda e uggiosa, è stato davvero impagabile. Dopo mesi di pandemia, lockdown, trasferte limitate e prove dei giochi in streaming, tornare ad assistere dal vivo a un press tour di un titolo così importante ha generato un'aspettativa enorme.

Una trasferta che, tra le altre cose, si è dimostrata ricchissima di contenuti e foriera di un mare di novità riguardanti questo nuovo action shooter con visuale in prima persona, sviluppato da Techland e in grado di coniugare due elementi solo all'apparenza molto distanti: zombie e parkour. Alla prova dei fatti, come era già avvenuto con il capostipite di questa serie ben 6 anni fa - sì, avete letto bene, sono passati 6 anni dal primo Dying Light - l'idea di poter girovagare liberamente in un open world correndo come degli scalmanati, saltando di edificio in edificio e sfruttando ogni singolo oggetto, ostacolo e appiglio per farsi strada tra decine di non morti senza mai farsi prendere, funziona davvero alla grande e continua a dare a questo titolo un suo feeling peculiare.

Perché in fondo Dying Light 2, da quello che abbiamo potuto vedere e giocare, è davvero l'interpretazione più positiva dell'idea di more of the same applicata ai videogiochi: è come il primo, ma più grande, più intenso, con più armi, nemici, gadget, una storia più profonda e molto più ricca di elementi secondari e, non ultimo, un comparto tecnico ovviamente migliore. Basterà tutto questo "di più" a renderlo un gioco all'altezza delle aspettative? Senza dubbio è ancora presto per rispondere in modo definitivo a questa domanda, ma intanto seguiteci che vi raccontiamo tutto quello che abbiamo visto e giocato in questa prova di Dying Light 2: Stay Human.

I contenuti della preview di Dying Light 2

Uno scorcio della Città, e della violenza, di Dying Light 2: Stay Human
Uno scorcio della Città, e della violenza, di Dying Light 2: Stay Human

Il nostro incontro con Dying Light 2 può concettualmente essere diviso in tre parti, perché tante sono le sezioni del gioco che abbiamo potuto affrontare. Una prima, lunghissima sessione su PC posizionata a circa 4-5 ore dall'inizio del gioco e utile per scoprire tutte le meccaniche e il gameplay, oltre alle novità, di questo sequel. Un secondo spezzone di gioco, sempre su PC, molto più avanzato, ma anche molto più guidato e interamente focalizzato sull'uso del parapendio, utile a scoprire nel dettaglio questa nuova attrezzatura. Infine qualche minuto in compagnia della prima demo, ma in versione PS4 Pro per toccare con mano la conversione old-gen del prodotto di Techland e togliersi qualsiasi dubbio sulla qualità del porting dopo la scottatura causata da Cyberpunk 2077.

Entriamo quindi subito nel vivo di ciò che abbiamo potuto concretamente giocare: dopo una piccola sintesi di quanto accaduto nell'incipit del gioco, la demo ci buttava letteralmente nella mischia, senza preoccuparsi troppo di accompagnarci alla scoperta del gioco, alla luce del fatto che tutto il tutorial e la parte introduttiva erano già alle nostre spalle anche per una questione di spoiler. In questo modo lo sviluppatore ci ha, di fatto, lasciato la totale libertà di affrontare la preview rispettando completamente i nostri gusti e le nostre preferenze.

Dying Light 2, come abbiamo già detto, è un sequel particolarmente fedele al titolo originale che, pur proponendo il medesimo concept di gioco, lo espande ed evolve con un mare di corpose e sottili novità in grado di rinfrescarne il gameplay e ampliare sensibilmente le meccaniche. Siamo quindi ancora in un mondo post-apocalittico, stavolta però a 20 anni di distanza dalla prima infezione, e la Terra è ancora interamente alle prese con la malattia che ha messo a repentaglio la sopravvivenza umana. Chiaramente questo lasso temporale ha permesso ai sopravvissuti di fortificare i propri possedimenti per tentare un lento ritorno alla normalità, ma contemporaneamente ha lasciato tutto il tempo agli infetti di sviluppare nuove alterazioni e anche di prendere il controllo di aree urbane ancora più vaste.

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Noi vestiremo i panni di un viandante, Aiden Caldwell, uno sconosciuto dal passato travagliato e poco chiaro, perseguitato da sogni che riguardano lui e la sua sorellina sperduta chissà dove e buona parte delle nostre peregrinazioni saranno proprio focalizzate sul ritrovamento del nostro legame di sangue più prezioso. In questo viaggio raggiungeremo la Città, il massiccio open world che caratterizza Dying Light 2: Stay Human e al suo interno dovremo farci strada stringendo alleanze con le fazioni che ne detengono e amministrano il potere, non perdendo mai di vista il nostro obiettivo finale.

La Città di Dying Light 2

Muoversi agilmente per la Città è parte integrante del gameplay di Dying Light 2: Stay Human
Muoversi agilmente per la Città è parte integrante del gameplay di Dying Light 2: Stay Human

Partiamo subito dalla concretezza urbana di Dying Light 2: Stay Human. La demo si apriva immediatamente dopo il nostro arrivo in Old Villador, la parte più antica della Città, una cattedrale ora adibita a quartier generale dei Survivors, la fazione più intraprendente e socievole del sequel. Qui abbiamo potuto prendere confidenza con un hub abbastanza classico dove raccogliere quest, approfondire alcuni aspetti della storia e interagire con i vari vendor che gestiranno l'ossatura dell'economia del gioco.

Nulla di particolarmente originale o visionario, ma perfettamente in linea con l'idea di base di un open world estremamente variegato e ricco di attività da compiere, il tutto all'insegna di un'assoluta libertà d'azione che dovrebbe caratterizzare il nostro intero viaggio tra i quartieri della City. Ci abbiamo quindi messo un attimo per fare incetta di missioni e ci siamo poi lanciati al di fuori della zona protetta per girovagare liberamente tra le viuzze e le piazze del quartiere limitrofo.

Bastano pochi minuti per rendersi conto del passo in avanti fatto da Techland per quello che concerne la struttura e la gestione dell'open world. Mettendo da parte la componente del parkour, anche questa espansa a dismisura per quanto fortemente dipendente dai punti talento spesi nell'albero dedicato, è proprio l'evoluzione di tutte le dinamiche del gioco ad averci colpito. Dying Light 2 presenta infatti una gestione delle fazioni e soprattutto del ciclo giorno-notte molto più complesso, stratificato e soprattutto interconnesso.

Grazie alle nuove mosse del parkour sarà possibile anche sferrare dei calci volanti contro i nemici in Dying Light 2: Stay Human
Grazie alle nuove mosse del parkour sarà possibile anche sferrare dei calci volanti contro i nemici in Dying Light 2: Stay Human

Innanzitutto ora gli infetti subiscono in modo molto più credibile la loro debolezza nei confronti della luce del sole e questo comporta due attitudini diametralmente opposte e molto più "realistiche". Di giorno avremo la parziale libertà di poter andare in giro per la Città senza preoccuparci degli zombie ma stando "solo" attenti agli avversari umani che, esattamente come noi, saranno di pattuglia alla ricerca di loot e per tenere sotto controllo le aree gestite dalla propria fazione. Basta però entrare in un qualsiasi edificio e la situazione volge immediatamente al peggio: un conto è attraversare in fretta e furia un paio di stanze per sfruttare il passaggio attraverso le finestre a mo' di scorciatoia, un conto è provare a esplorare un'abitazione. Nessun umano: solo un numero enorme d'infetti pronti a massacrarci se non saremo abbastanza veloci da tornare al riparo, paradossalmente all'aperto.

Basta però attendere il tramonto e la situazione si capovolge: le strade si svuotano di persone coscienti e senzienti e gran parte degli infetti escono allo scoperto per nutrirsi cacciando i pochi umani sopravvissuti e senza difese. Questo comporta un cambiamento radicale per la nostra esplorazione: muoversi lungo le strade diventa quasi impossibile, a meno che non si voglia combattere continuamente. Molto più produttivo è sfruttare tetti e percorsi sopraelevati che ora non ci lasciano più scoperti alla mercé degli umani delle altre fazioni, ma ci permettono di attraversare la città in sicurezza. Allo stesso tempo, infiltrarsi in un luogo chiuso risulterà molto più semplice e produttivo: gli zombie saranno pochissimi e se saremo abbastanza attenti da sfruttare lo stealth per non "svegliare" le creature sentinella, sarà abbastanza semplice uccidere tutti con il singolo colpo alle spalle e svaligiare casse e depositi ricchi di reagenti ed equipaggiamento.

Un infetto osserva dall'alto e si preparar a colpire un malcapitato in Dying Light 2: Stay Human
Un infetto osserva dall'alto e si preparar a colpire un malcapitato in Dying Light 2: Stay Human

A tenere però sotto controllo questa apparente "semplicità" notturna interviene il biomarker e la dinamica che giustifica il sottotitolo del gioco: Stay Human. Il braccialetto che ci viene installato sul polso tiene infatti sotto controllo la nostra umanità che diminuisce in modo abbastanza rapido, soprattutto nelle prime ore di gioco quando non avremo ancora investito sufficienti punti abilità sul ramo della sopravvivenza, man mano che ci troviamo al buio. Sempre bene in evidenza sull'HUD avremo infatti un timer che mostra quanto tempo ci rimane prima d'iniziare a manifestare noi stessi l'infezione. Questo conto alla rovescia può essere parzialmente allungato ingerendo specifici reagenti oppure utilizzando gli inalatori in grado di rallentare il morbo e può essere interrotto, ovvero resettato, posizionandosi al di sotto di una luce ultravioletta.

In questo modo lo sviluppatore è riuscito a gestire a dovere l'intera dinamica del ciclo giorno/notte offrendo due stili di gioco e di esplorazione diametralmente opposti e garantendo anche quel senso di urgenza che, in qualche modo, contraddistingue l'intera atmosfera di Dying Light 2: Stay Human.

Le fazioni

Rosario Dawson impersona Lawan in Dying Light 2: Stay Human
Rosario Dawson impersona Lawan in Dying Light 2: Stay Human

Tra l'altro proprio la struttura urbana e l'open world così esteso hanno permesso a Techland di lavorare ulteriormente sia sulla geografia sia sulle fazioni che abitano la City di Dying Light 2. Innanzitutto, partiamo dall'estensione dell'area giocabile. Da parte nostra è complesso fare dichiarazioni o analisi dettagliate in tal senso: la mappa sembra davvero enorme e, stando alle parole degli sviluppatori, ci avviciniamo a una dimensione quadrupla rispetto a quella del gioco originale. Da quello che poi siamo riusciti a vedere e giocare, la città sarà concretamente suddivisa in svariati distretti, dovrebbero essere 7, ognuno con le sue specifiche qualità estetiche, punti d'interesse, e anche un riferimento in termini di livello consigliato del giocatore per poter affrontare le sue sfide senza che risultino troppo facili o difficili. È chiara l'ispirazione da altri recenti action open world.

Questo gigantismo sarà compensato in parte dall'estensione del parkour e della rapidità di spostamento offerta al giocatore attraverso una lunga serie di abilità, e dall'altro da una rivisitazione del rampino, che dovrebbe essere ora più rapido ed efficiente (ma che purtroppo non era presente in questa demo) e dall'introduzione del parapendio che permetterà di planare attraverso la mappa sfruttando le correnti ascensionali dei condotti di aria calda disseminati per tutta l'area di gioco. Nella breve demo focalizzata su questo aspetto, tra l'altra arricchita dalla presenza di Lawan, il personaggio creato su immagine e somiglianza di Rosario Dawson, abbiamo potuto prendere confidenza con questo equipaggiamento che può essere utilizzato in qualsiasi momento, esattamente come il rampino, per rallentare la nostra caduta o, per l'appunto, per spiccare il volo in presenza di una fonte di calore.

Ancora Lawan, il personaggio di Rosario Dawson in Dying Light 2: Stay Human, stavolta armato di tutto punto
Ancora Lawan, il personaggio di Rosario Dawson in Dying Light 2: Stay Human, stavolta armato di tutto punto

Ad arricchire ulteriormente la mappa interverranno anche le fazioni che ora si portano dietro una lunga serie di ripercussioni sulle meccaniche e sulla geografia urbana di Dying Light 2. Una delle principali novità di questo sequel è la deflagrazione del concetto di scelte e conseguenze, tanto caro all'evoluzione moderna dei videogiochi. In questo episodio non si tratterà soltanto di subire l'evoluzione delle nostre decisioni di missione in missione con personaggi non giocanti che potranno morire per causa nostra, oppure allontanarsi per sempre dai nostri obiettivi e dalle nostre amicizie, ma potremo causare delle sostanziali modifiche all'urbanizzazione.

In Dying Light 2, da quanto abbiamo visto, saranno tre le fazioni a combattere per il dominio della Città: i Survivor con cui ci incontreremo nelle prime ore di gioco e che combattono per garantire la libertà ai propri affiliati e un certo concetto di mutua assistenza, i Peacekeeper, la fazione più militarizzata che combatte secondo l'idea e il concetto di portare la pace e l'ordine nella City e per finire i Renegade, l'anima anarchica di questo sequel: il loro obiettivo è sparigliare le carte portando la violenza nelle strade. Con le prime due fazioni possiamo concretamente interagire e, in qualche modo allearci, mentre la terza servirà a generare quel poco d'imprevedibilità che fa sempre bene in un open world.

Non sarà particolarmente difficile sfuggire anche ai colpi più violenti dei nemici in Dying Light 2: Stay Human
Non sarà particolarmente difficile sfuggire anche ai colpi più violenti dei nemici in Dying Light 2: Stay Human

Questa sorta di alleanza con una delle due fazioni principali avrà chiaramente conseguenze sulle quest affrontabili, sui reagenti, il crafting e i vendor a cui avremo accesso, un po' in stile MMO o GaaS, se ci passate l'infelice confronto, ma soprattutto avrà ripercussioni tangibili sulla geografia della città visto che prendendo possesso dei punti d'interesse principali di ogni distretto (centrali elettriche, mulini a vento, zone sicure e così via), le potremo dare in concessione alla fazione che più ci aggrada fino ad arrivare alla possibilità di spendere dei veri e propri punti fazione, che faranno concretamente avanzare il dominio di quel gruppo a discapito dell'altro, modificando anche eventuali strutture e arredi urbani che andranno ad arricchire la City.

Per intenderci meglio, favorendo i Peacekeeper avremo accesso a trappole e postazioni di difesa sparse per l'area di gioco, così da incrementare la nostra potenza offensiva e difensiva quando dovremo vedercela con gli infetti e le altre fazioni, mentre investendo punti nelle strutture dei Survivor cominceremo a trovare sempre più trampolini, correnti ascensionali e, più in generale, elementi d'arredo urbani utili per migliorare la nostra velocità di attraversamento della città così da stimolare ulteriormente il parkour.

Chiaramente non abbiamo potuto approfondire come e quanto tutto questo sistema determinerà due playthrough del gioco davvero diversi, o quali saranno le conseguenze ultime sulla narrazione, ma è chiaro che tutto l'elemento open world, la mappa e questo sistema di evoluzione dello scenario su cui possiamo agire, è quello che ci ha maggiormente convinto e sorpreso durante la nostra lunga sessione di prova.

Il combattimento

In Dying Light 2: Stay Human ci saranno molti nemici corazzati e armati fino ai denti
In Dying Light 2: Stay Human ci saranno molti nemici corazzati e armati fino ai denti

Al contrario è proprio sul combattimento che dobbiamo mostrare le nostre maggiori perplessità, insieme a un comparto tecnico ricco di alti e bassi. Ma partiamo dal menar le mani: Dying Light 2, anche sotto questo aspetto, è un more of the same perfetto del predecessore. Il focus è nelle armi melee con qualche piccola eccezione rappresentata da alcune armi da fuoco e da archi e balestre e il tutto si va chiaramente ad amalgamare con questa grande versatilità nei movimenti concessa al giocatore che potrà divertirsi a colpire gli avversari sfruttando lo scenario e mettendo alla frusta le proprie competenze nel parkour. In questo ambito, l'unicità della formula è rimasta praticamente inalterata. Anche se abbiamo percepito una certa pesantezza proprio nella facilità con cui si può correre in giro, complice una forse eccessiva precisione nei comandi che dobbiamo dare al nostro avatar per evitare di rimanere incastrati in un qualche ostacolo o di mancare un appiglio.

Quello che però abbiamo notato è un certo dualismo tra infetti e umani che categorizza eccessivamente i pattern di attacco e lo stile dei nemici che ci troveremo ad affrontare, complice un'intelligenza artificiale che purtroppo non ci ha pienamente convinto. Se infatti dagli zombie ci aspettiamo una certa bidimensionalità nelle azioni - se ti vedo, ti corro addosso per colpirti il prima possibile - quando ci ritroviamo a incontrare gli umani, ci auguriamo sempre di vedere qualche tattica o strategia più avanzata. Ma in questo ambito Dying Light 2 è apparso indietro.

La notte in Dying Light 2: Stay Human è piena di opportunità e rischi
La notte in Dying Light 2: Stay Human è piena di opportunità e rischi

Combattere circondati da nemici non è una grande sfida visto che sarà davvero molto semplice andare avanti per buona parte degli scontri colpendo e allontanandosi praticamente all'infinito con una ritmica poco realistica: gli avversari non sembrano infatti sfruttare a dovere la possibilità di circondarci o di sfruttare lo scenario e anche nelle situazioni più caotiche, a ben guardare si noteranno gli umani rimanere molto statici nelle proprie posizioni, quasi aspettando il loro turno per essere massacrati dai nostri bastoni, mazze, pugnali, martelli e chi più ne ha più ne metta.

Attenzione, non stiamo dicendo che non ci sia varietà negli scontri, anzi tra armi, equipaggiamento, gadget, talenti e persino il crafting, trovare il proprio stile di combattimento rappresenterà una buona parte dell'esperienza positiva del gioco, ma stiamo parlando proprio del tasso di sfida e della credibilità degli avversari che, nella nostra prova, ci sono apparsi stupidotti. Tra l'altro proprio il feeling dei colpi, delle mazzate, è di altissimo livello e si percepisce chiaramente la differenza tra un arma da taglio e una contundente, con chiare ripercussioni sul gusto che si prova ad andare in giro a massacrare infetti e umani. Sotto questo aspetto, il lavoro di Techland è encomiabile e bene fa il paio con la vastità dell'open world ricreato e la quantità davvero soverchiante di attività, collezionabili, reagenti e missioni che dovremo gestire nel gioco finale.

Un dubbio simile ci sentiamo di esprimerlo anche sul fronte tecnico visto che Dying Light 2 sprizza cross-gen da tutti i pori. Splendida la città, la sua geografia e la grandissima varietà di elementi e ambienti che abbiamo intravisto nella demo; ben diversa invece la qualità dei personaggi che, ormai, continua sempre più a subire un tracollo vistoso negli open world con il passare degli anni, complice una tecnologia che non ha fatto gli stessi passi avanti compiuti dalla flora e dal level design. I PNG sono poco ispirati, molto legnosi nelle animazioni e basilari nell'espressività e questa cosa, chiaramente, cozza con l'immedesimazione garantita invece dallo scenario.

Un ambiente al chiuso di Dying Light 2: Stay Human. Qui bisognerà stare molto attenti agli infetti
Un ambiente al chiuso di Dying Light 2: Stay Human. Qui bisognerà stare molto attenti agli infetti

C'è però un rovescio positivo della medaglia: aver visto girare questo sequel anche su PlayStation 4 Pro, senza la minima incertezza in termini di frame rate, con una pulizia su schermo eccellente e un orizzonte visivo invidiabile, ci ha fatto capire che i ragazzi di Techland non hanno probabilmente voluto esagerare con l'asticella tecnica, per non rischiare di dover poi cercare troppi compromessi sulle piattaforme old-gen. Rimane chiaramente l'interrogativo di come sarà vederlo girare su PS4 liscia o sulla prima Xbox One ma, lasciando da parte i lunghissimi caricamenti, possiamo dire con grande tranquillità che il titolo sembra ottimamente ottimizzato anche sulle macchine più vecchie.

Giusto a titolo informativo vi ricordiamo che Dying Light 2: Stay Human arriverà sul mercato il 4 febbraio in tutte le versioni possibili: PC, PS4, PS5, Xbox One, Series X|S e Nintendo Switch.

Dying Light 2: Stay Human sembra rispettare una larga fetta delle sue promesse e, dopo le nostre ore di prova, possiamo confermare che nonostante le aspettative fossero particolarmente alte, il gioco non ci ha assolutamente deluso. Anzi. L'idea di prendere il primo capitolo e di arricchirlo sotto ogni singolo punto di vista, dalla mappa, al combattimento, ai nemici, al crafting, alle missioni, è stata sicuramente la scelta più intelligente che Techland potesse compiere: c'è grande familiarità una volta preso in mano il pad, ma allo stesso tempo sembrano esserci un mare di cose, molte più cose, da poter fare all'interno del gioco. Per il momento ci sentiamo solo di sollevare qualche dubbio in merito al comparto tecnico e soprattutto all'intelligenza artificiale, ma rimaniamo in attesa di vedere una versione più avanzata del gioco, magari a ridosso dell'uscita.

CERTEZZE

  • La Città è enorme e incredibilmente ricca di punti d'interesse e attività
  • Tra talenti, crafting, equipaggiamento e collezionabili
  • Il concetto di scelte e conseguenze sembra portato all'estremo

DUBBI

  • L'intelligenza artificiale dei nemici umani non ci ha convinto
  • Qualche sbavatura sulla fluidità del parkour