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Fallout, un tema per la fine del mondo

In questo appuntamento con Ti sblocco un accordo, il protagonista sarà Fallout, la serie di videogiochi che ha scolpito il nostro immaginario post-apocalittico.

Fallout, un tema per la fine del mondo
SPECIALE di Mattia Pescitelli   —   17/04/2024

A volte non serve tanto. Bastano tre note per creare un universo. Tre note in grado di cambiare la nostra percezione del reale e sbatterci in un altro mondo, pieno di dolore, risentimento, disperazione, eppure, dal fascino irresistibile della canzone di gesta. Un'epica cavalleresca che ci tenta e ci ammalia con la sua isola alla fine del mondo. Tutto questo e anche di più è quanto accade quando ascoltiamo quelle tre, semplici note che Inon Zur ha fatto diventare il tema principale di una delle saghe videoludiche post-apocalittiche più amate di sempre.

Preparate Stimpack e Rad-Away, perché vi portiamo nella zona contaminata in questo Ti sblocco un accordo dedicato a Fallout.

Le due ere musicali di Fallout

Fallout: New Vegas, un soldato d'elite dell'NCR con la sua iconica armatura nera
Fallout: New Vegas, un soldato d'elite dell'NCR con la sua iconica armatura nera

La colonna sonora di Fallout può essere divisa in due ere ben distinte, segnate dal coinvolgimento di due differenti compositori: Mark Morgan e Inon Zur. Il primo ha creato il tappeto musicale per i primi due capitoli, mentre il secondo è subentrato da Fallout Tactics fino all'episodio più recente, Fallout 76.

Seppur il lavoro di Morgan abbia contribuito non poco a creare un'atmosfera strepitosa per l'origine isometrica della serie, con la nuova direzione del progetto, affidata a Todd Howard (e, quindi, all'iconica formula prima/terza persona che contraddistingue le produzioni Bethesda), la musica letteralmente cambia.

In un gioco privo di un tema principale vero e proprio o, meglio, dove l'atmosfera veniva veicolata attraverso il desolante silenzio di una desertica zona contaminata, dove è il "vento" l'unico solista ad avere voce in capitolo (nonostante una colonna sonora, nel complesso, iconica), ecco che subentra uno "spirito guida", che non tarda ad affermarsi nell'immaginario dei giocatori.

Per un domani migliore

Fallout 3 ha segnato uno spartiacque per la serie, ma la Confraternita d'Acciaio resta assolutamente iconica
Fallout 3 ha segnato uno spartiacque per la serie, ma la Confraternita d'Acciaio resta assolutamente iconica

Con tono severo, il tema principale di Fallout 3 ci fionda immediatamente in un mondo che non perdona, dove regna il caos, ma nel quale un nuovo ordine si sta pian piano stabilendo. È rigoroso il taglio sonoro che Zur ha dato a questo fil rouge, tra marcia militare e inno a un nuovo domani.

Il tema principale è una dichiarazione di guerra: alla decadenza del (de)genere umano e a tutti coloro che hanno una propria idea di come la civiltà debba essere ripristinata. Chi avrà la meglio? Chi instaurerà il nuovo ordine mondiale? Queste sembrano essere le domande insite nel tema, le cui risposte spetterà al giocatore scoprire (e, in parte, forgiare).

La via del peccato

L'iconico ranger di Fallout New Vegas, ancora oggi tra gli episodi più amati della serie
L'iconico ranger di Fallout New Vegas, ancora oggi tra gli episodi più amati della serie

Il tema composto per Fallout: New Vegas è l'esatto opposto rispetto a quello del capitolo precedente: è una carovana che si muove in territori selvaggi, alla ricerca di nuove prospettive, ma sempre disposta a tornare sulla strada. È la sopravvivenza del più forte in un territorio ostile: la frontiera che separa l'uomo dal mostro (non a caso, ecco che si aprono per il giocatore le porte di Sodoma e Gomorra).

Un Nuovo West dove la legge la detta il più forte. Probabilmente il luogo più lontano dalla civiltà che ci sia, eppure quello che raccoglie meglio i frutti marci di chi è venuto prima.

La resilienza degli speranzosi

Passano gli anni, ma Dogmeat resta un compagno fidato nei vari episodi di Fallout
Passano gli anni, ma Dogmeat resta un compagno fidato nei vari episodi di Fallout

Tutt'altra musica suona per Fallout 4. Il tema torna sui binari del terzo capitolo, ma, questa volta, ne sovverte lo spirito. Mentre nel capitolo ambientato a Washington D.C. lo scontro tra fazioni per la supremazia risuonava tra le rovine della capitale statunitense, in Fallout 4 il respiro si fa più ampio.

Siamo a Boston, nella culla d'America, in un luogo dove i colori risplendono con maggior forza, così come anche la speranza. Zur ha creato un tema rurale, da gotico americano, dove a risuonare sembra essere più la prospettiva di una vita tranquilla nella desolazione della zona contaminata, che un ritorno a una civiltà.

Una parata immaginata in Fallout, tra Pip Boy e bottiglie di Nuka Cola gonfiabili
Una parata immaginata in Fallout, tra Pip Boy e bottiglie di Nuka Cola gonfiabili

La singolarità, più che la collettività, pare essere divenuta la protagonista, con uno spostamento del fuoco verso un mondo rassegnato al suo destino, ma anche resiliente, guidato dalla speranza di un domani migliore. Non per forza uno complesso, fatto di regole, leggi e paletti, quanto uno che non ripeta gli errori del passato.

Vivere alla giornata e costruire; costruire per, chi verrà, un luogo da poter chiamare casa. Non a caso, dopo l'esplosione epica nella parte finale del brano, che evoca un viaggio che si preannuncia essere pieno di perigli, il tema ritrova la serenità iniziale con la quale aveva esordito, come se l'alba di un nuovo giorno fosse, ormai, alle porte.

Ricostruire il sogno americano

Un artwork di Punta alle Stelle, la stagione 13 di Fallout 76
Un artwork di Punta alle Stelle, la stagione 13 di Fallout 76

E, infine, ecco l'arrivo del bucolico. Il tema di Fallout 76 fa da controaltare a quello di New Vegas. Entrambi sembrano accompagnare l'ascoltatore in un viaggio nomadico. Solo che, mentre quello del capitolo ambientato in Nevada suggeriva una discesa negli inferi, circondati dai peccati capitali di una società senza remore, quello di 76 è un viaggio in cerca del giardino dell'Eden, la colonna sonora di un avventuriero che si imbarca per una peripezia verso terre inesplorate.

La zona contaminata, in questi anni (musicalmente, ma anche visivamente), si è evoluta da terra di opportunità per pochi a terra di opportunità per molti. Nonostante le fazioni cerchino ancora di primeggiare sui propri avversari, si respira un'aria nuova, più speranzosa, leggera, intima. I tamburi di guerra non sono che un eco nella vastità della zona contaminata, dove il sogno americano si è infranto e ricomposto, mutato, difforme, addirittura storpiato in alcuni casi, ma comunque ha trovato una nuova via, adattatosi alla fine di un mondo che, volente o nolente, non vedrà mai più la luce.