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Famicom Detective Club: uno sguardo alla visual novel investigativa d'altri tempi

Durante il Nintendo Direct è stato annunciata una versione rivisitata di Famicom Detective Club, visual novel di fine anni '80: scopriamo qualcosa di più sul gioco

SPECIALE di Alessandra Borgonovo   —   26/02/2021

Se nel corso del Nintendo Direct del 17 febbraio vi siete chiesti cosa fosse Famicom Detective Club, di sicuro non siete stati i soli: questa visual novel investigativa affonda infatti le proprie radici alla fine degli anni '80 e non ha lasciato i confini giapponesi fino a oggi, o meglio fino al 14 maggio quando sarà pubblicata una versione rivisitata su Nintendo Switch. A seguito del successo, su Famicom Disk System, di avventure testuali quali ad esempio Shin Onigashima (anch'esso relegato al solo Giappone ma conosciuto per la sua elevata difficoltà e inserito dall'allora Famicom Tsūshin tra i migliori giochi di sempre), Nintendo decide di passare al ben saldo genere investigativo: viene così sviluppato Famicom Tantei Club, che si compone di due capitoli principali più una sorta di sequel diviso in tre parti e pubblicato per Satellaview - BS Tantei Club: Yuki ni Kieta Kako (Broadcasting Satellite Detective Club: The Past Lost to Snow). Ancor più sconosciuto, questo terzo gioco vede come protagonista Ayumi Tachibana, che nei titoli precedenti è stata la partner del protagonista senza nome. A differenza degli altri non è mai stato ripubblicato e lo stesso remake della serie non lo comprende, a meno di non aspettarselo come DLC post lancio.

Famicom Detective Club: The Missing Heir

Famicom Tantei Club: Kieta Kōkeisha, cover dei due dischi di gioco
Famicom Tantei Club: Kieta Kōkeisha, cover dei due dischi di gioco


Il primo capitolo a essere pubblicato è Famicom Tantei Club: Kieta Kōkeisha, in inglese Famicom Detective Club: The Missing Heir, diviso in due dischi datati il primo 27 aprile 1988 e il secondo 14 giugno 1988. È stato prodotto nientemeno che da Gunpei Yokoi e scritto da Yoshio Sakamoto, entrambi figure chiave nella divisione Nintendo Research & Development 1. Nei panni del giovane protagonista, veniamo ritrovati ai piedi di una scogliera da un uomo di nome Amachi solo per scoprire di aver perso la memoria e non avere dunque idea di come siamo arrivati lì. Dopo esserci ripresi sarà una ragazza di nome Ayumi (sì, proprio quella menzionata nel paragrafo precedente) a rivelarci che lavoriamo per l'Agenzia Investigativa Utsugi, occupata nell'indagine sulla morte sospetta di Kiku Ayashiro, capo della società Ayashiro e proprietario di una tenuta. Circolano leggende su una maledizione che andrebbe a colpire chiunque cerchi di rubare il tesoro degli Ayashiro: con questa informazione in mente scaveremo nella vicenda, interrogando le persone, esaminando scene del crimine e raccogliendo indizi che possano condurci alla verità.

Un murder mystery fino al midollo, con quel pizzico di sovrannaturale che non guasta mai, del quale però risulta difficile ripercorrere le tracce non essendo mai stato localizzato fuori dal Giappone: la mancanza di una patch amatoriale, come spesso succede per giochi chiusi entro i confini natii, ha reso molto difficile fruirlo e dunque portarlo allo stesso livello di notorietà del capitolo successivo, che invece gode di una traduzione non ufficiale inglese capace di renderlo accessibile a molte più persone. Ciononostante sappiamo che Famicom Detective Club: The Missing Heir, assieme al titolo seguente, è stata la prova del fuoco per Yoshio Sakamoto prima che ricevesse il meritato successo per il suo lavoro su Metroid. Non solo: il gioco è stato ispirato dagli horror di Dario Argento ma soprattutto da Portopia Renzoku Satsujin Jiken (The Portopia Serial Murder Case), una delle prime visual novel mai pubblicate, ideata da Yūji Horii - altro nome di rilievo nell'industria. Datato 1983, sviluppato da Chunsoft e pubblicato da Enix, il gioco è stato distribuito per NEC PC-6001 e convertito poi su home computer e NES ma non sono mancate versioni per cellulare.

Portopia Renzoku Satsujin Jiken, cover del gioco
Portopia Renzoku Satsujin Jiken, cover del gioco

Il successo di Portopia, unito all'essere precursore e primo esempio di visual novel, l'ha portato a venire paragonato al ruolo avuto da colossi come Super Mario Bros. quando si parla della definizione di un genere. Non stupisce dunque il fatto che Famicom Detective Club: The Missing Heir possa esservisi ispirato, né che questa cosiddetta perla nascosta abbia influenzato un game director quale Hideo Kojima fino al punto da spingerlo a omaggiare il gioco tanto in Metal Gear Solid V: Ground Zeroes quanto in Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Non c'è purtroppo altro da aggiungere sul primo capitolo della serie, se non che il suo successo ha portato a un ancora più affermato sequel e che in Giappone il titolo è stato inserito nella raccolta Famicom Mini per GBA e distribuito su Virtual Console per Wii, Wii U e Nintendo 3DS.

Famicom Detective Club: The Girl Who Stands Behind

Famicom Tantei Club Part II: Ushiro ni Tatsu Shoujo, cover dei due dischi di gioco
Famicom Tantei Club Part II: Ushiro ni Tatsu Shoujo, cover dei due dischi di gioco

Qui è dove la serie brilla e, sfortunatamente, si conclude se non teniamo conto del misconosciuto sequel con Ayumi Tachibana nel ruolo principale. Famicom Tantei Club Part II: Ushiro ni Tatsu Shoujo, in inglese Famicom Detective Club: The Girl Who Stands Behind, è in realtà un prequel che ci porta a conoscere come il protagonista sia entrato in contatto con Utsugi e quale sia il suo obiettivo. Il gioco segue la stessa formula di pubblicazione dell'originale su NES, con un disco distribuito il 23 maggio 1989 e il secondo a poco più di un mese di distanza, il 30 giugno 1989. Sebbene accolta da elogi, la versione originale non ha appassionato i critici quanto l'edizione per il decimo anniversario della serie, datata 1 aprile 1998 per SNES - che vede musica e grafica completamente riviste, mentre il gameplay e la trama restano gli stessi. A complicare tuttavia una situazione già di per sé difficile, data l'esclusività giapponese, è il fatto che questo remake non è mai stato ufficialmente disponibile in forma fisica. In maniera simile alle odierne versioni digitali dei giochi, poteva essere ottenuto solo tramite programma Nintendo Power (no, non la rivista statunitense): trattasi di una periferica realizzata soltanto per il Giappone per SNES e Game Boy, il cui servizio permetteva ai proprietari di scaricare i relativi giochi su una speciale cartuccia di memoria flash a un prezzo ridotto.

All'atto pratico significa che il giocatore, una volta acquistata la cartuccia, avrebbe dovuto inviarla a Nintendo affinché vi copiasse sopra il gioco, oppure recarsi in un negozio che offrisse lo stesso servizio. La cartuccia poteva tenere un solo gioco alla volta, dunque una volta completato molti si limitavano a sovrascriverlo con uno nuovo: questo ha portato all'esistenza di pochissime copie fisiche autentiche della versione SNES di Famicom Detective Club: The Girl Who Stands Behind. La farraginosità del sistema Nintendo Power ha impedito a molte persone anche in Giappone di acquisire il remake, limitandone nonostante tutto la presenza. Un peccato se si pensa che, come Portopia Renzoku Satsujin Jiken è stata d'ispirazione, a sua volta questo gioco ha influenzato la creazione della serie Ace Attorney.

Famicom Detective Club: The Girl Who Stands Behind (SNES), filmato introduttivo
Famicom Detective Club: The Girl Who Stands Behind (SNES), filmato introduttivo


Grazie all'infaticabile lavoro dei fan, il secondo capitolo gode di una patch per la traduzione inglese che ha permesso a molti (noi compresi) di beneficiarne e scavalcare la barriera linguistica. Non è sicuramente perfetta, complice l'aver sottovalutato la mole di testi da parte dell'autore originale, e in alcuni tratti si percepisce più un'operazione di traduzione letterale che adattamento ma è stata comunque molto utile per avere un'idea delle ragioni dietro il suo successo nonostante le difficoltà nella distribuzione del remake - ed eventualmente valutare meglio la versione Nintendo Switch. Si nota ad esempio come molte meccaniche che si pensano ideate di recente siano invece presenti in Famicom Detective Club: The Girl Who Stands Behind. Confrontandolo con la sua versione originale non è difficile coglierne gli enormi passi in avanti e riconoscere il remake come l'edizione più completa, definitiva diremmo oggi. Un salto di qualità dovuto al coinvolgimento di gran parte del team che ha lavorato a Super Metroid, tra cui il leggendario pixel artist Tomoyoshi Yamane, vera e propria guida nell'aggiornamento a 16bit: le schermate statiche che narrano la storia sono diventate animate e la ricerca del dettaglio non farebbe sfigurare il gioco nemmeno fra le visual novel odierne.

Famicom Detective Club: The Girl Who Stands Behind (SNES), schermata di selezione del nome
Famicom Detective Club: The Girl Who Stands Behind (SNES), schermata di selezione del nome


Al di là di colonna sonora e grafica, una visual novel investigativa non varrebbe molto se la storia che la sostiene fosse debole: non è ovviamente il caso in questione, che mette in scena un racconto valido, ricco di svolte e colpi di scena. Come anticipato, Famicom Detective Club: The Girl Who Stands Behind è un prequel dell'originale che va a scavare nelle origini del protégé di Utsuji (aka il giocatore stesso), il quale si ritrova coinvolto in un caso di omicidio qualche mese dopo essere entrato nell'Agenzia Investigativa: il cadavere di una studentessa viene scoperto in riva al fiume e presenta evidenti segni sul collo che ne dichiarano la morte per strangolamento. Tuttavia, man mano che il gioco procede, cominciano a emergere collegamenti a un caso irrisolto finché diventa ovvio a tutti i soggetti coinvolti che forse questo ultimo omicidio non è poi tanto casuale e isolato come si credeva all'inizio. Una trama che forse oggi troveremmo banale, se non fosse che proprio da qui hanno avuto origine alcune successive narrazioni di stampo investigativo all'interno del genere visual novel.

Nel complesso, Famicom Detective Club è una di quelle serie perdute che, sia per le influenze ricevute sia per quelle offerte negli anni a venire, merita un remake in grado di appassionare i fan e perché no, incuriosire sulle radici del particolare ma prolifico genere visual novel. Siamo curiosi di vedere come Nintendo riuscirà a riportare in chiave moderna una serie che già a suo tempo si è dimostrata precursore di non pochi aspetti importanti attorno ai quali ruotano i giochi di oggi.