Se siete degli assidui frequentatori di Twitter e avete una bolla social composta per la maggior parte da addetti ai lavori, giornalisti e personalità del settore videoludico, vi sarà capitato d'imbattervi nelle ultime settimane in delle brevi sequenze di gameplay di Hypercharge: Unboxed, un originale sparatutto tra giocattoli che senz'alcun apparente motivo è recentemente diventato virale sulla piattaforma, incassando milioni di visualizzazioni in pochissimi giorni.
In realtà, le ragioni alla base dell'esplosione social di Hypercharge sono evidenti e possono essere individuate dando una rapida occhiata alle clip circolate su Twitter. Vedere pupazzi, action figure e giocattoli evadere dalle loro confezioni per darsi battaglia in alcune arene ispirate alla nostra vecchia cameretta d'infanzia non può che suscitare un'immediata curiosità, e i primi pensieri che ci sono balenati in mente guardando quei video scommettiamo siano stati gli stessi di tante altre persone: "ma questa roba quando esce? E per quali piattaforme? Io voglio giocarla ora."
Avreste dovuto vedere la nostra faccia, quando dopo qualche ricerca abbiamo scoperto che Hypercharge: Unboxed, sviluppato da un team di 5 sviluppatori noto come Digital Cybercherries, non è un promettente indie in pre-alpha, ma un gioco completo che si trova in circolazione da un pezzo, sia su PC che su Nintendo Switch. Il fatto di non aver mai sentito parlare di un titolo così apparentemente ispirato ha fatto nascere in molti l'idea che si trattasse di un progetto in via di sviluppo, anche se non è stata del tutto tutta colpa nostra, come vedremo a breve.
In questo articolo vi parleremo infatti di una delle mosse di marketing più riuscite degli ultimi anni, andando ad analizzare un caso di studio che potrà fare scuola nei corsi universitari di social media management degli anni a venire.
Small Soldiers diventa un videogioco
Prima di lanciarci nell'analisi del fenomeno, è giusto sottolineare che dietro a dinamiche di marketing non molto trasparenti, si cela in ogni caso un gioco sorprendentemente valido, che possiede tutte quelle qualità capaci di emergere dai trailer apparsi su Twitter. Hypercharge: Unboxed è uno sparatutto in prima o in terza persona che ci vede combattere nei panni di un'action figure, in alcune modalità PvE e PvP in cui si affrontano altri giocattoli, governati dall'IA o da avversari umani. Nella sua declinazione cooperativa, locale e online, il titolo si configura come un tower defense a quattro giocatori in cui l'obiettivo è quello di proteggere dalle ondate nemiche tre basi disposte in parti diverse della mappa, aiutandosi con delle difese che possono essere erette raccogliendo le risorse disseminate per l'ambientazione.
Accanto a questa modalità, che è un po' quella principe dell'intera esperienza, troviamo un comparto multiplayer ambientato nelle stesse arene della co-op, in cui si affrontano fino a 8 giocatori in violente sparatorie che però non riescono sempre a regalare un feedback dei colpi sufficientemente preciso, sintomo di come ci sia ancora da lavorare sul fronte del netcode. Il gioco, del resto, è opera di un team di soli cinque sviluppatori e, sebbene qualche difetto sia presente specialmente nel campo del gunplay, sorprende quanto sia elevata la qualità generale che lo studio è stato capace di raggiungere con così poche risorse di sviluppo.
Insomma, Hypercharge: Unboxed non verrà ricordato come uno degli shooter più solidi della storia del videogioco, ma tutto sommato la creatura di Cybercherries non aveva in alcun modo meritato la freddissima accoglienza ricevuta al lancio. Le statistiche di Steam segnalano che il titolo prima del boom di queste settimane non aveva mai superato i mille utenti attivi, sintomo di come al netto delle sue qualità, esso venne sonoramente ignorato all'uscita.
Fenomenologia di un colpo di marketing
Come si riporta indietro dall'oblio un videogioco con dei reali valori? Probabilmente, facendo l'esatto contrario di quello che Cybercherries fece all'epoca, dal momento che nessuno di noi si ricorda dell'esistenza del suo sparatutto. In questo caso, ciò che è successo su Twitter è da ricondursi al cosiddetto "buzz marketing", una tipologia di iniziative volte a moltiplicare esponenzialmente le interazioni e le discussioni su di un determinato prodotto, sfruttando in primo luogo il passaparola, invece che le tradizionali forme di promozione. Non sapremo mai se dietro all'esplosione di Hypercharge: Unboxed ci sia stata una fredda e calcolata strategia di qualche guru del marketing, o se l'accaduto sia stato il frutto di una fortunata concatenazione di eventi che Joe, l'addetto alla pagina Twitter del gioco, non sapeva nemmeno di scatenare.
In ogni caso, tutto è cominciato da una scaltra ricollocazione del marchio di Hypercharge, che non doveva più essere un indie fallito, ma un promettente progetto in fase di sviluppo: nella pagina Twitter è improvvisamente scomparso ogni riferimento alle versioni già attualmente disponibili su Steam e sul Nintendo Store, e tutta la comunicazione è virata su una versione Xbox in arrivo nel prossimo futuro. Il nome del profilo accenna addirittura a un link attraverso il quale i giocatori Xbox possono registrarsi, ammiccando sommessamente alla presenza di una beta che però si rivela essere una semplice newsletter. Nulla di quello che dicono i tweet è dichiaratamente falso, ma scegliendo bene cosa omettere e cosa invece implicare in modo molto sottile, lo studio ha contribuito a fabbricare una strana allucinazione collettiva che ha portato l'interesse per il gioco a schizzare alle stelle.
Quando in seguito ad alcuni tweet promozionali molto aggressivi i video sono stati rilanciati da alcune personalità di Twitter legate al mondo dei videogiochi, Hypercharge: Unboxed ha definitivamente compiuto la sua parabola in uscita dal mondo dei morti. Cory Barlog, Tom Warren, Jeff Grubb, Jake Luky e tanti altri ancora hanno espresso sui loro profili stima e interesse nei confronti del gioco, facendo arrivare uno dei video alla quota monstre di ben 14 milioni di visualizzazioni. Il buzz si è tradotto in un risultato tangibile per lo studio, che ha visto arrivare Hypercharge al quarto posto della classifica dei più venduti di Steam, anche se guardando ai dati della piattaforma, il titolo continua quasi inspiegabilmente ad avere un numero di giocatori attivi molto basso, spesso sotto i 500.
Le cifre vanno in direzioni opposte tra loro, e ora come ora è difficilissimo prevedere se Hypercharge riuscirà a emergere una volta per tutte dall'anonimato che ha contraddistinto fino a ora il suo ciclo vitale, o se è destinato a scomparire come quasi sempre succede ai fenomeni mediatici che brillano della luce riflessa dei social. Come vi abbiamo raccontato, il titolo ha delle qualità evidenti e un suo eventuale arrivo su Xbox, magari nel Game Pass, riuscirebbe a donargli altro tempo sotto ai riflettori. Se vi incuriosisce, il nostro invito è quello di provarlo in prima persona, grazie a una demo gratuita presente su Steam, tornando magari qui a dirci cosa ne pensate. Non vi rivoluzionerà l'estate, ma qualche ora di divertimento è assicurata.