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Mortal Kombat, intervista a regista e produttore: “Abbiamo gettato le basi per un lungo franchise”

Il nuovo film ispirato a Mortal Kombat arriverà nelle sale americane e su HBO Max il 16 aprile: abbiamo visto una scena in anteprima e intervistato il regista Simon McQuoid e il produttore Todd Garner

INTERVISTA di Valentina Ariete   —   17/03/2021

Un bosco, un giardino ben curato, una famiglia nella sua intimità. Poi l'arrivo improvviso di violenza e morte. Comincia così il nuovo film di Mortal Kombat, fortemente voluto da James Wan, qui produttore, che arriverà nelle sale americane e su HBO Max il 16 aprile.

In attesa di sapere se da noi uscirà in sala, abbiamo potuto vedere il prologo (13 minuti in tutto) della pellicola diretta da Simon McQuoid, al suo primo lungometraggio. È un altro mondo rispetto a quello dei film anni '90: il sangue scorre copioso, ma sembra di trovarsi in un film di Kurosawa. Ed è questa la filosofia che hanno seguito gli autori, come ci ha confermato, in collegamento web, lo stesso regista e il produttore Todd Garner.

Prima di parlare con loro di Mortal Kombat, Warner Bros. ha mandato a tutti i giornalisti presenti a questa anteprima una lettera a nome di James Wan: il regista è impegnato sul set di Aquaman 2, ma ha voluto comunque dare il suo contributo:

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"Sono passati 25 anni da quando è uscito il primo film dedicato a Mortal Kombat ed è da tempo che i fan chiedevano a gran voce un nuovo adattamento. Io stesso sono fan dei giochi e dei film, quindi anche io volevo vedere un'altra versione cinematografica di questa storia. Sentivo che era tempo di riprendere la storia di un gioco che ha continuato a essere rilevante per il mondo dei videogiochi ma meno al cinema. Fin dall'inizio Todd Garner, il mio team di Atomic Monster e io eravamo emozionati dall'idea di creare una nuova versione aggiornata con le tecnologie che abbiamo a disposizione oggi, rispettando il tono fantasy, l'azione violenta e il gore del gioco originale che i fan amano. Allo stesso tempo volevamo rendere vivi questi personaggi e le loro storie, portandoli di nuovo sul grande schermo in una versione moderna, adatta a una nuova generazione che potrebbe non conoscere così bene i film così come noi. I giochi più recenti di Mortal Kombat permettono di giocare con moltissimi nuovi personaggi (ho amato Black Manta nell'ultimo), ma sentivo di dover tornare alla vecchia scuola, ai personaggi originali con cui giocavo, che erano Liu Kang e Scorpion. La cosa bella di Liu Kang è che si basa molto su Bruce Lee, quindi quando sceglievo Liu Kang praticamente potevo fare finta di essere Bruce Lee!"

La forza di Mortal Kombat

Simon, cosa rende secondo te Mortal Kombat una storia così amata?

Credo siano i personaggi: Mortal Kombat è così popolare proprio grazie questi personaggi che sono stati sempre più amati nel corso degli anni. Col tempo le loro storie sono diventate sempre più complesse e con loro anche il significato di Mortal Kombat. Gli ingredienti fondamentali della storia di ogni personaggio sono stati trovati molto presto, quindi il nostro lavoro è stato costruire un'impalcatura più solida a partire da quelli. Quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura ho sentito subito che quegli elementi fondamentali potevano essere trasformati in un'esperienza cinematografica epica. Amo la ricchezza dei personaggi: sono brutalmente autentici. E c'è anche senso dell'umorismo. Queste due anime combinate insieme mi hanno fatto pensare che sarebbe stata una grande esperienza cinematografica.

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Il tuo film è accessibile anche a chi non conosce i videogiochi?

Lo è: abbiamo impiegato molto tempo a capire come realizzare un film che non fosse soltanto per i fan. Abbiamo lavorato costantemente sull'equilibrio tra i fan di vecchia data e un pubblico nuovo. Volevo espandere questo universo, in modo da renderlo accessibile a un pubblico sempre più vasto. Non si è trattato di cambiare i personaggi di partenza: è una cosa che è stata fatta nei film anni '90 e penso sia stato un errore. Quanto invece di mantenere intatto il DNA originale di Mortal Kombat, che i fan conoscono bene, rispettando quel materiale e allo stesso tempo renderlo accessibile a chi non lo conosce. Anche perché gli stessi fan di Mortal Kombat sono molto diversi tra loro: alcune persone vedranno questo film semplicemente perché amano un personaggio in particolare. Potrebbe essere Jax, potrebbe essere Sonya Blade. Quindi abbiamo lavorato pensando che ognuno dei nostri personaggi potrebbe essere quello più atteso dagli spettatori. Il film comincia con il flashback della storia di Scorpion e Sub-Zero: quella scena è l'esempio del lavoro che abbiamo fatto. Fa capire ai fan che stiamo raccontando sul serio la loro storia, ma se sei una persona che non sa nulla di Mortal Kombat capisci chi sono queste persone e perché c'è tutto quell'odio tra loro. C'è un bambino lasciato solo. Sono storie universali, in cui chiunque si può rispecchiare.

Le scene d’azione di Mortal Kombat saranno dei racconti

Come avete lavorato sulle scene d'azione?

Simon McCoid: Nel film c'è molta brutalità, come nel videogioco, ma non abbiamo usato la violenza in modo fine a se stesso: ci sono molte scene di combattimento, ma permettono ai personaggi di essere autentici. Volevo quindi che anche i danni sembrassero il più realistici possibile: se c'è un colpo alla testa mortale abbiamo voluto anche sangue e pezzi di cervello. Volevo che fossero più cinematografici possibile. Quando c'era bisogno di un momento sconvolgente abbiamo inserito le Fatality: quando per esempio un personaggio deve vendicarsi. Non ne abbiamo abusato: le abbiamo inserite nelle parti più emotive del racconto, per rendere giustizia allo spirito di Mortal Kombat. I responsabili degli effetti speciali hanno fatto un lavoro incredibile: con Goro ad esempio. Il livello di realismo che sono riusciti a creare ci ha permesso di usare molto meno sangue finto di quanto credessi. Siamo però stati molto attenti a non esagerare, in modo da non superare il confine che ci avrebbe portato a un divieto più alto di R (vietato ai minori di 17 anni). Sarebbe diventato un altro film.

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Todd Garner: Sono sette anni che lavoro a questo film: è stato un processo lungo. Quando New Line mi ha chiesto di dedicarmi al progetto sono salito subito a bordo, perché amo il franchise e volevo davvero assicurarmi di gettare delle basi solide per molti film a venire. Non è torture porn! Non stiamo facendo un film horror, in cui si fanno a pezzi le persone solo per il gusto di farlo. Come le persone che hanno dato vita a questo progetto, tra cui James Wan e Greg Russo, sono un grande fan del videogioco: ci abbiamo giocato tanto e conosciamo le Fatality. Sappiamo quali funzionerebbero in un film e quali no: una cosa è vedere impalato un personaggio di un videogioco, un altra un essere umano a cui magari ti sei affezionato. Volevamo essere crudi ma non spingerci troppo oltre. Per alcune persone anche la violenza che si vede nel trailer è troppa! Non volevamo fare un film su delle persone che si presentano a un torneo e cominciano a picchiarsi in cerchio, non credo avrebbe funzionato. Bisognava prima concentrarsi sui personaggi, costruire la loro storia, in modo che il pubblico si affezionasse a loro. Così quando combattono sai chi sono, da dove vengono, conosci i loro conflitti interiori e quindi gli scontri hanno un significato più importante. Ogni scena di combattimento è stata studiata da Simon insieme ai coreografi: hanno sviluppato un linguaggio tutto loro. La scena di apertura è ispirata alla cultura giapponese: come è girata, lo stile di combattimento, la scenografia. Ogni scena di combattimento ha un suo stile. Ce n'è una che è davvero brutale: forse la più cruda che ho mai visto in vita mia. Ci sono ossa che si spezzano ed è girata in modo molto più frenetico rispetto a quella in stile giapponese. In una scena Sub-Zero ghiaccia il sangue del suo avversario e poi lo pugnala con quello! Ogni combattimento è unico e ha il suo svolgimento: inizio, svolgimento e fine.

La new entry Cole Young e il destino di Johnny Cage

Perché avete deciso di introdurre il nuovo personaggio Cole Young?

S.M: Introdurre un nuovo personaggio in questo film di Mortal Kombat rispetta lo spirito del gioco: i videogame lo hanno fatto per anni. Si è cominciato con dieci personaggi: oggi credo ce ne siano più di ottanta. Cole Young rappresenta gli occhi del pubblico: anche lui scopre la storia insieme a noi. È la nostra finestra su quel mondo. Anche per i fan. Non volevamo percorrere la stessa strada di altri film tratti da videogame: videogame e cinema funzionano in modo differente. Una storia raccontata al cinema ha le sue regole e le sue strutture. Cole ci serviva per il racconto: non posso rivelare di più, mi metterei nei guai! Ma ha la sua ragione di esistere nel mondo di Mortal Kombat.

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E perché invece in questo Mortal Kombat non c'è Johnny Cage?

T.G.: Johnny Cage è un ottimo personaggio, un personaggio importante e molto divertente. Si merita un trattamento adeguato. Quando abbiamo cominciato a pensare al film ci siamo però resi conto che bisognava costruire delle fondamenta solide per questa storia, che facessero a capire anche a chi non conosce il gioco di che universo stiamo parlando. Johnny Cage e Kano hanno un ego molto forte, una personalità simile, quindi non volevamo confondere troppo le idee e mettere nello stesso film due personaggi con un ruolo simile. Ma abbiamo grandi piani per Johnny Cage. Non è un personaggio che puoi buttare in mezzo a un film corale e aspettarti che brilli come merita. Abbiamo altri piani importanti per lui in futuro.