Seguiamo lo sviluppo di Mouse: P.I. for Hire fin dal suo annuncio, con grande interesse e curiosità. Se infatti è vero che titoli come Cuphead hanno un po' monopolizzato l'estetica a cui anche lo sparatutto "vecchia scuola" di Fumi Games si ispira, quella dei cartoni animati anni '30, allo stesso tempo parliamo di una nicchia che possiede un indubbio potenziale ancora inespresso.
In questo caso, peraltro, gli sviluppatori hanno puntato sul bianco e nero: una scelta tanto forte e caratterizzante quanto rischiosa, a giudicare dalle produzioni che hanno adottato lo stesso approccio in precedenza e pagato dazio per via dell'incapacità di donare sufficiente varietà visiva a personaggi e ambientazioni anche a causa della palette fortemente ridotta.
I presupposti di Mouse: P.I. for Hire
In maniera del tutto simile a un film in stile hard boiled, la trama di Mouse: P.I. for Hire racconta le vicende di Jack Pepper, un veterano di guerra che si guadagna da vivere come investigatore privato ed è fin troppo abituato a tirare fuori la pistola quando la situazione lo richiede. Il che accade spesso, a giudicare da come si sviluppano gli eventi del gioco.
Sullo sfondo di una città violenta e decadente, Rattopoli, dovremo risolvere il difficile caso di una donna in pericolo ponendo le domande giuste alle persone giuste e ricorrendo alla forza non appena ne avremo l'occasione, sfoderando un arsenale di armi e abilità da far invidia al DOOM Slayer, tutte calibrate con grande attenzione rispetto all'estetica dei cartoni vintage.
Se dunque i nostri proiettili crivelleranno effettivamente i nemici, smembrandoli tra fiotti di sangue o determinando reazioni cartoonesche in relazione a fuoco, esplosioni, congelamenti improvvisi e utilizzo di acido corrosivo, allo stesso modo le bocche da fuoco che andremo a impugnare si piegheranno mentre camminiamo manco fossero di gomma.
Il forte contrasto fra ultraviolenza e personaggi che sembrano usciti da Steamboat Willie si pone in Mouse: P.I. for Hire come il fulcro di un'esperienza che sul piano prettamente ludico sembra intenzionata a riproporre tutte le meccaniche che ci si aspetterebbe da uno sparatutto di questo tipo, dai combattimenti in stile run & gun alle sezioni platform basate su scatto e doppio salto.
Il gameplay che ci è stato mostrato
Fumi Games ci ha fornito un montaggio con circa sedici minuti di sequenze di gameplay al fine di darci un'idea piuttosto precisa di come funzionerà il gioco. Si tratta fondamentalmente di un'intera missione tratta dalla campagna e intitolata "Gumshoe in the Opera", in cui Jack si reca presso il teatro dell'opera per seguire una pista collegata alla donna scomparsa.
Pare che la persona da interrogare in questo caso sia Roland, lo scenografo, ma trovarlo non sembra un'impresa semplice. Una volta entrati dietro le quinte del teatro, infatti, la nostra presenza scatena una reazione decisamente violenta da parte di orde di scagnozzi che hanno preso possesso della struttura, minacciando gli attori e i lavoranti nonché lo stesso responsabile delle scenografie.
Quest'ultimo rivela a Jack che i criminali hanno messo a punto un piano per eliminare il candidato a sindaco Cornelius Stilton durante lo spettacolo, e così l'investigatore comincia a farsi largo fra i nemici a suon di proiettili, passando dalla pistola al fucile a pompa alla mitragliatrice e sfruttando i classici barili esplosivi per ripulire aree particolarmente dense di avversari.
Come accennato in precedenza, il sistema di combattimento di Mouse: P.I. for Hire si rifà a sparatutto classici come DOOM, enfatizzando l'importanza dello scatto anche per evitare il fuoco nemico e spronandoci a restare sempre in movimento mentre eliminiamo un nemico dopo l'altro, così da non trasformarci in un bersaglio inerte e passivo, facile da colpire.
La tradizionale ruota delle armi include la bellezza di sedici slot, che avremo modo di riempire durante la campagna con nuove e potenti bocche da fuoco, esplosivi da lanciare (eventualmente anche contro mura o pavimenti che è possibile far saltare), l'immancabile torcia e naturalmente le mani nude, per quando ci verrà voglia di tirare un paio di cazzotti alla vecchia maniera.
Gli ampissimi locali del teatro dell'opera presentano caratteristiche peculiari che ben si sposano con un level design attento anche a stimolare i giocatori con piccoli puzzle ambientali, interruttori da attivare e piattaforme su cui saltare, magari dopo aver appreso la speciale tecnica del doppio balzo a mezz'aria, che a quanto pare trae le proprie origini dalla meditazione profonda.
E così, mentre le scenografie vengono calate dall'alto e trasformano i livelli, dando modo ai nostri nemici di riorganizzarsi e partire all'attacco in gran numero, Jack può ricorrere a un bel sorso di caffè per attivare per alcuni istanti una modalità speciale che gli consente addirittura di sparare con un semplice gesto delle dita, restando immune ai danni fintanto che l'effetto dura.
Verso la fine della missione non manca ovviamente lo scontro con un boss, in questo caso un corpulento cantante lirico armato di lancia e pronto a caricarci con violenza, a meno che non continuiamo a girargli attorno sfruttando lo scatto e a riempirlo di piombo finché non si accascia. Tutto finito? No, con il teatro ormai in fiamme dovremo anche trovare rapidamente una via d'uscita.
Sensazioni preliminari
Mouse: P.I. for Hire si presenta come il più classico degli sparatutto in prima persona, pronto a portare sullo schermo diverse meccaniche e andando a completare man mano una sorta di checklist degli elementi che fanno parte da sempre di questo filone videoludico, incluso come detto un sistema di combattimento in stile run & gun che pare funzionare piuttosto bene.
Se dunque sul piano del gameplay il risultato finale non sembra avere l'ambizione di sorprendere gli appassionati con qualche trovata inedita, almeno a giudicare da quello che ci è stato mostrato, è chiaramente la grafica a rappresentare l'aspetto più caratterizzante di un progetto che abbraccia in maniera convinta quell'estetica vintage, strizzando entrambi gli occhi a chi la apprezza.
Da questo punto di vista gli sviluppatori di Fumi Games hanno svolto finora un lavoro di grande precisione, riprendendo in maniera davvero fedele lo stile dei cartoni animati degli anni '30 e introducendo una discreta varietà di personaggi e scenari che tuttavia, come detto, dovranno fare i conti con le inevitabili limitazioni del bianco e nero.
Ciò che verrà fuori da questi sforzi promette di essere un FPS solido e convincente, per quanto poco originale nelle sue meccaniche. A questo punto non rimane che attendere l'annuncio della data di uscita ufficiale su PC, PS5, Xbox Series X|S e Nintendo Switch.
Mouse: P.I. for Hire dà l'impressione di essere uno sparatutto "vecchia scuola" solido e piacevole, che non mancherà di sperimentare con alcune armi speciali pur senza rivoluzionare la formula classica, fra combattimenti in stile run & gun e sezioni platform a base di salti, scatti e qualche interruttore da attivare. È tuttavia sul piano dell'estetica che il titolo di Fumi Games si conferma più ambizioso, riproducendo in maniera fedele il design dei cartoni animati degli anni '30 e avvolgendoci in quelle atmosfere fin dalle prime battute.
CERTEZZE
- Rende molto bene l'estetica dei cartoni vintage
- Il gameplay appare solido e interessante
- L'arsenale sembra piuttosto ricco
DUBBI
- L'impianto è forse un po' troppo derivativo?
- Il bianco e nero potrebbe stancare dopo un po'
- Struttura e varietà tutte da verificare