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Pikmin 3: tra ambientalismo ed esplorazione spaziale

Le tematiche di Pikmin 3 sono più attuali che mai: parla di esplorazione e conquista spaziale, ma anche di rispetto dell'ambiente, dei suoi frutti e dei suoi abitanti.

RUBRICA di Alessandro Bacchetta   —   10/10/2020

Un giorno, alla fine dello scorso secolo, Miyamoto si stava rilassando nel suo giardino di casa, a Kyoto, quando intravide delle formiche che trasportavano del cibo, e iniziò a seguirle con lo sguardo; come altre volte gli era successo in passato, ebbe un'illuminante epifania in cui le trasformò in piccoli pikmin, al servizio di un comandate alieno, mantenendo intatta la propensione alla collettività, e le proporzioni (più o meno) delle formiche. Le creazioni di Miyamoto sono spesso anacronistiche o atemporali, per cui la domanda è lecita: avrà pensato in quel momento che quel nuovo universo, entro qualche anno, avrebbe trattato due tra le tematiche più attuali e importanti della contemporaneità?

Pikmin 3: tra ambientalismo ed esplorazione spaziale

Nel primo Pikmin il protagonista è il Capitano Olimar, un piccolo alieno proveniente da Hocotate, in vacanza nella sua tondeggiante astronave Dolphin; l'impatto con un asteroide lo costringe ad un atterraggio di emergenza su un pianeta - per lui - ostile, sul quale non riesce a respirare - l'ossigeno è lesivo, per gli autoctoni di Hocotate. Il Capitano deve aggiustare al più presto l'astronave per tornare a casa, prima che non possa più respirare. Non viene mai chiarito esplicitamente il nome del pianeta, né dove si trovi, ma è palese che si tratti della nostra Terra: ricca di vegetazione, ma priva di esseri umani.

Pikmin 3: tra ambientalismo ed esplorazione spaziale

Da un'intervista di Miyamoto siamo venuti a sapere che su quel pianeta, qualche tempo prima dell'arrivo di Olimar, gli esseri umani c'erano eccome: tuttavia, per ragioni imprecisate, sono ormai estinti. Elemento che Pikmin 2 palesa come meglio non potrebbe. Olimar stavolta torna volontariamente sul pianeta innominato, accompagnato dallo strambo collega Louie, per salvare la compagnia di trasporti spaziali per cui lavorano, la Hocotate Freight, in seria crisi finanziaria. I due - alternandosi alla guida del collettivo di pikmin - setacciano il pianeta non per tornare a casa, ma per cercare prestigiosi tesori: nella forma di frutta, ma anche - e soprattutto - di quelli che noi, ovviamente, riconosciamo come reperti umani. Piccoli reperti umani, per la precisione. Utensili da cucina, chiavi, batterie, chiusure di Tetra Pak.

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In Pikmin 3 Olimar non è più il protagonista della storia - pur essendo presente - perché il ruolo è affidato a tre figure provenienti da Koppai: gli esploratori Charlie, Brittany e Alph, etnicamente molto simili proprio a Olimar e Louie. Nonostante non siano chiari i rapporti tra Hocotate e Koppai, i due pianeti interagiscono tra loro; vista la somiglianza tra gli abitanti, non è da scartare l'ipotesi che uno dei due abbia, in passato, colonizzato l'altro. Dettagli a parte, il motivo per cui Charlie, Brittany e Alph volano su PNF-404 (il nome "koppaiano/koppese" del pianeta simil-Terra dei primi due giochi) è ciò che ci interessa: su Koppai non sono messi molto bene, perché un'incontrollata espansione demografica ha portato a una crisi alimentare senza precedenti: per risolverla, sono stati spediti in cerca di cibo. Esplorazione spaziale a parte... vi ricorda qualcosa?

Esplorazione spaziale

La prima tematica significativa di Pikmin 3, implicita ma fondamentale, è l'esplorazione spaziale. Che di recente, soprattutto grazie alle visioni e agli investimenti di Elon Musk, è tornata assai popolare. Nel primo Pikmin questo concetto era trattato molto vagamente, con un alieno in vacanza che finisce sulla Terra; nel secondo le cose si facevano già più serie, essendo la spedizione interplanetaria finalizzata alla risoluzione di una crisi finanziaria. Nel terzo, gli abitanti di Koppai si spostano per un motivo ben preciso: senza cambiare pianeta, finirebbero estinti... esattamente come i vecchi abitanti di PNF-404 (noi).

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Insomma, su Koppai e Hocotate sono andati già oltre il "paradosso di Fermi", e cioè hanno trovato un'altra civiltà in un altro pianeta rispetto a quello originario. Sono riusciti a lasciare la loro terra prima che qualcosa ponesse fine all'esistenza della loro specie, e hanno dei mezzi tecnologici per tentare di sopravvivere oltre la durata del pianeta natio. La cosa divertente, e voleste approfondirlo qui potete farlo (sempre che conosciate l'inglese), è che l'obbiettivo finale di Elon Musk è proprio questo: la sopravvivenza umana. Sapete tutti, ovviamente, che il nostro pianeta ha una - lontana - data di scadenza. Ma noi saremo costretti ad affrontare qualcosa che minacci un'estinzione di massa ben prima che il Sole finisca i suoi giorni: non è questione di se, ma di quando.

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Se tra un mese un gigantesco asteroide dovesse impattare la Terra, e con lei tutte le creazioni bellissime e ingegnose che abbiamo prodotto in un ridicolmente breve periodo di tempo, be', saremmo spacciati (o quasi, diciamo molto probabilmente spacciati). Musk sta inviando SpaceX su Marte per donarci qualcosa di incredibile da vivere nella contemporaneità: lo ha dichiarato lui stesso, ma anche non lo avesse fatto, ciò che sta attuando ricorda molto le esplorazioni marittime dello scorso millennio, quando, scoprendo l'America, "l'uomo vide per l'ultima volta qualcosa che potesse appagare il suo senso di meraviglia" (non è una frase nostra, ma una parafrasi di un periodo de "Il grande Gatsby" di Fitzgerald). L'uomo sono i colonizzatori occidentali, non l'uomo in generale, ma il concetto resta valido.

Naturalmente però non lo fa solamente per il "senso di meraviglia". E l'obbiettivo primario non è nemmeno guadagnarci, nonostante l'aspetto economico sia importante: quando sarà possibile viaggiare su Marte, perché le prime migrazioni (idealmente) dovrebbero essere turistiche, l'uomo dovrà poterselo permettere. La gente ricca dovrà avere abbastanza danari per andare là e tornare qua, e "là" dovranno già esserci serre e strutture atte alla semplice sopravvivenza di un terrestre su Marte, in un primo, minuscolo tentativo di terraformazione. In ogni caso, l'obbiettivo finale non è nemmeno questo, ma portare stabilmente, magari tra un secolo - andasse tutto bene - della gente a vivere stabilmente sul Pianeta Rosso (che, dovesse anche qui andare tutto bene, Rosso non sarebbe più). E questo per... creare un backup. Spostare la nostra specie su due pianeti separati. Raddoppiare, in pratica, le possibilità di sopravvivenza.

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Se ci siamo dilungati ci dispiace, ma in un sito specifico come questo non è detto che ogni lettore sappia quanto sia importante questo argomento. Che in Pikmin 3, lo ribadiamo, non è esplicitamente trattato; siamo già lì, semplicemente. Gli abitanti di Koppai possono viaggiare piuttosto facilmente da un pianeta all'altro, pur dipendendo ancora dalle risorse energetiche e alimentari (immaginate Anakin Skywalker senza benzina, ecco). Nonostante questo, nel terzo episodio della serie non esplorano per "creare un backup", bensì per sfamarsi: hanno sfruttato a tal punto il loro pianeta originario che non sono più in grado di sopravvivere con le sue risorse. Questo, al contrario dell'esplorazione spaziale, è un argomento di cui chiunque di voi avrà sentito parlare.

Ambientalismo

Il nostro rapporto con l'ambiente è ormai, fortunatamente, un argomento dibattuto ogni giorno. Il riscaldamento globale, le sue cause e le sue possibili conseguenze, sono tematiche alle quali non si può sfuggire, e che hanno addirittura "improntato" una generazione, la Generazione Z (quella dei nati, indicativamente, tra metà/fine anni '90 e il 2010): i primi ad avere un facile accesso a internet fin dall'infanzia, i primi - almeno nel mondo occidentale - ad essere fortemente esposti alle problematiche ambientali, concettuali e pratiche, sin dai primi anni di vita. Non foste d'accordo, un facile esempio: ancora negli '70 le nostre nonne di estrazione contadina (alcune di loro, quantomeno) smaltivano determinati rifiuti, anche fortemente inquinanti, gettandoli nel fiume, e aspettando la corrente. Chi appartiene alla Generazione Z, è nato con dei contenitori cromaticamente differenziati per effettuare la raccolta differenziata. Tutto ciò è accaduto in meno di cinquant'anni.

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Greta Thunberg, nata nel 2003, è l'emblema di questa generazione e del suo rapporto con l'ambiente; con i suoi scioperi e le sue battaglie, ha ulteriormente sensibilizzato milioni di coetanei, e tentato di colpevolizzare - nemmeno troppo implicitamente - le passate generazioni. Greta Thunberg ha ricevuto l'appoggio - su Twitter - di Elon Musk che, oltre alle ambizioni marziane, è molto interessato a tutelare l'ecosistema terrestre (conoscerete l'azienda Tesla e i suoi progetti, accomunati dal risparmio energetico). Tuttavia, non siamo affatto sicuri, ma è solo un sospetto, che la stima sia ricambiata; se Elon Musk sta cercando di rendere sostenibile il nostro modus vivendi, Greta sta predicando l'atteggiamento opposto: la soluzione starebbe nel rallentarci, nel fermarci, nello smettere di consumare tutto quello che stiamo consumando. In sostanza, ci sta chiedendo ci cambiare il nostro stile di vita.

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Greta forse non conosce Pikmin, ma apprezzerebbe sicuramente il suo canovaccio: le condizioni in cui versa il pianeta Koppai non sono mai mostrate, ma rappresentano il motivo principale per cui esiste Pikmin 3. L'incontrollato sviluppo demografico a cui è stato sottoposto, il conseguente abuso di risorse alimentari, il malsano stile di vita (se puoi allontanarti dal pianeta, significa che fai parte di una civiltà avanzata, che ha causato e non subito la crisi in cui si trova).

Su PNF-404 i tre esploratori cercano nuova frutta, nuovi cibi da piantare sul pianeta natio, sperando possano ploriferare: in caso contrario, per la specie di Charlie, Alph e Brittany, non ci saranno speranze di sopravvivenza. E non è scontato che la storia abbia un lieto fine.

Natura

In tutto ciò, in questo contesto narrativo in cui si affacciano conquista ed esplorazione spaziale, crisi alimentare ed ecologica, l'elemento forse più interessante di Pikmin è la sua rappresentazione della natura, vera tematica principale dell'opera. Ci mostra un possibile futuro in cui saremo in grado di viaggiare da un pianeta all'altro, un futuro in cui avremo messo in condizioni precarie il pianeta natio, ma nonostante queste futuribili aperture si concentra assiduamente nel presente, nella rappresentazione estetica di un ecosistema vivo e florido, e delle sue dinamiche interne.

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I pikmin sono creaturine viventi vegetali, una via di mezzo tra insetti e piante. Tutti assieme, aiutano i capitani a raggiungere i loro obbiettivi: sono il loro esercito. Ma non si tratta di volontari. I pikmin non sembrano dotati di grande intelligenza ma, per certo, il capitano lo seguono perché soggiogati dal suo fischietto, non per volontà propria. Vengono usati per uccidere altri animali e/o insetti, per raccogliere oggetti e trasportare frutta. In cambio dei loro servizi, ottengono indirettamente la proliferazione della specie: i vari capitani sono interessati ad aumentarne il numero, operazione eseguibile trasportando viveri (e corpi) alla "cipolla", l'astronave dei pikmin, che trasforma queste risorse in nuove unità per "l'esercito". Ci sono pikmin di varie tipologie e colori, ma tutti obbediscono agli ordini senza protestare. E periscono senza protestare. Affogando in acqua, sotto le zampe di una bestia, sgranocchiati da un animale: Nintendo questo fatto non vuole nasconderlo bensì enfatizzarlo, accompagnando ogni morte con effetti sonori fastidiosi. Come i poveri pikmin che, prima di annegare, si lamentano sofferenti.

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Lo stesso registro crudo è riservato all'intera rappresentazione della natura. In Pikmin non esistono nemici, ma animali che - per sfamarsi, o difendersi - costituiscono un ostacolo. Non sono dolci, ma non hanno nemmeno (boss esclusi) tratti che ne amplificano un'eventuale natura malevola: gli sviluppatori desiderano che si percepisca la loro neutralità. Si uccidono questi animali quindi, affrontandoli con l'esercito di pikmin: elemento ancora più sorprendente è la possibilità di toccarne i cadaveri. Attraverso i paesaggi belli e bucolici, attraverso i protagonisti stilizzati, Pikmin lenisce la forza di quest'azione, ma di certo non la elimina: pensateci, in quanti giochi si può davvero toccare il cadavere di un nemico? In quanti si può trasportare? In quanti la sua decomposizione, effettuata qui attraverso la "cipolla", sortisce dei vantaggi?

Questo è un topos fondante della cultura occidentale. L'Iliade finisce con Priamo che, dopo un commovente discorso con Achille, riporta a casa - e può seppellire - il corpo del figlio Ettore, trasportato sul suo carro. Potrebbe essere soltanto una nostra impressione, ma forse non c'è momento più catartico, e più rappresentativo dell'iniziale visione miyamotiana, di quando si esplorano i territori di Pikmin, mentre parte dell'esercito si muove qua e là, trasportando ordinatamente cadaveri e mattoncini, seguendo gli ordini ricevuti e con un'armonia collettiva tale da ricordare quella delle formiche che hanno originato il tutto.

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Ecologia e sprechi alimentari rappresentano l'incipit di Pikmin 3; l'esplorazione spaziale, e la sua conquista, ne costituiscono le fondamenta narrative. Eppure, più di ogni altra cosa, quest'opera ci ricorda che c'è un elemento dal quale non si può scappare: il presente. Che ci si trovi sulla terra o Koppai, su Hocotate o PNF-404, che si controlli un umano di 1,70 cm o un alieno di 7, la bellezza e il cruore della natura hanno il sopravvento su tutto. Del resto, parafrasando un altro grande scrittore contemporaneo, il nippo-britannico Kazuo Ishiguro, nella storia sono successi tantissimi eventi, e sono accaduti sempre e soltanto "adesso". Proprio lì, dopo essere sopravvissuti come specie e pure durante la battaglia, bisogna cercare qualche significato: in Pikmin si trova principalmente nel rimorso, nel rimorso che si prova sentendo annegare un piccolo esserino inerme che si fidava di noi.