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Rainbow Six Siege: Shifting Tides, intervista a Francois-Xavier Deniele

Nel corso della Pro League di Nagoya ci siamo seduti a parlare con il "capo" degli e-sport di casa Ubisoft a proposito dell'evento, del successo di Rainbow Six e non solo

INTERVISTA di Umberto Moioli   —   11/11/2019

Abbiamo già parlato diffusamente dell'evento di Nagoya, la prima finale di Pro League in Asia nella storia del titolo. E abbiamo anche discusso di Rainbow Six Siege: Shifting Tides, la nuova Operazione. In Giappone però ci siamo anche potuti sedere per qualche minuto in compagnia di Francois-Xavier Deniele, EMEA esport Director di Ubisoft, con il quale abbiamo parlato dell'importante appuntamento ma anche della volontà del publisher francese di far crescere ancora lo sparatutto competitivo. A Oriente ma non solo.

La Pro League di Nagoya è il primo evento di questa portata che si tiene in Asia dedicato a Rainbow Six Siege. Cosa vuol dire per voi un appuntamento del genere?
Per noi è un onore essere qui ed è la dimostrazione di quanto di buono abbiamo fatto in Asia negli ultimi due anni. Volevamo dimostrare alla nostra community e a noi stessi che eravamo in grado di realizzare un evento con oltre 4'000 persone, che non si tiene nemmeno in una grande città come Tokyo ma che è andato sold out in praticamente un'ora. Non è comunque la fine del percorso ma solo l'inizio: siamo partiti dal Giappone con in testa l'espansione di tutta Ubisoft in Asia, abbiamo grandi ambizioni per la Corea del Sud e tra poco sbarcheremo in Cina con Siege tramite Tencent.

Come è stato il processo di diffusione di Siege in Giappone?
Prima del lancio del gioco organizzammo alcuni show match in giro per il mondo, per mostrare la nostra idea ibrida, che unisce alle meccaniche degli FPS quelle dei MOBA. In Giappone notammo subito molto interesse da parte del pubblico e decidemmo di spingere su questo Paese. Il secondo DLC dedicato al Giappone ci ha aiutato moltissimo e lo stesso hanno fatto determinate iniziative di Ubisoft Japan che ha organizzato tornei con formule particolari, come le Open League, durante le quali ci si può presentare da soli e le squadre vengono organizzate sul posto.

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Dicevi che i prossimi due Paesi in cui spingerete il gioco saranno Sud Corea e Cina. Che strategie avete in mente?
Abbiamo iniziato in Corea un paio di anni addietro e stiamo crescendo, le finali nazionali hanno raccolto migliaia di persone e l'interesse verso il gioco è notevole. Qualche mese fa abbiamo stretto degli accordi per portare Siege negli internet café coreani che sono molto popolari, dobbiamo solo continuare su questa strada aspettando che cresca. La Cina è un discorso completamente diverso, stiamo ancora parlando con il nostro partner locale e aspettando l'ok dal governo, a quel punto saremo pronti a partire.

Tornando a questo evento di Nagoya: G2 e Team Empire, i due team più forti, probabilmente, in circolazione non si sono qualificati. Pensi sia una strategia per concentrarsi meglio sui prossimi appuntamenti, come l'Invitational di Montreal?
Ci sono alcune assenze, è vero. Ad esempio è un peccato non avere i Nora Rengo visto che avrebbero giocato in casa. Nel caso dei G2 e dei Team Empire, però, credo che le ragioni siano più che altro legate al livello dei giocatori in Europa in questo momento: ci sono tante squadre forti, è una lega davvero competitiva. Vero quindi che è un peccato non averli, ma per me è anche la dimostrazione del livello raggiunto dal professionismo in Europa, è un buon segno. Sono sicuro che G2 e Team Empire torneranno alla ribalta nei prossimi appuntamenti, per ora NaVi e Giants sono degli ottimi rappresentanti per il Vecchio Continente qui a Nagoya.

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Siamo quasi alla fine dell'Anno in corso. Possiamo già tirare le prime somme?
Questo è stato l'anno delle conferme. Abbiamo grossi annunci per il futuro ma per ora ci siamo focalizzati sulla creazione di una struttura che funzionasse sempre meglio. L'Europa si è confermata il primo mercato in quanto a qualità dei team e stabilità. Ci sono mercati dove dobbiamo crescere, ad esempio quelli citati e il Sud Est Asiatico, con gli Aerowolf (di Singapore) qui presenti che sono di certo un primo buon segno. Sono anche molto contento di come sono cresciute le leghe nazionali. C'è l'esempio della Francia emblematico in questo senso, visto che è riuscita a portare ben tre team in Pro League.

Cosa manca secondo te in Italia?
L'Italia è un mercato molto solido, c'è una base di utenti vasta e appuntamenti come la Pro League di Milano sono stati un grande successo. Manca un po' la presenza di grandi organizzazioni pronte a investire sui team per fare sistema, però la community è fantastica e c'è parecchio margine di crescita.

In Ubisoft il successo di Rainbow Six è stato o sarà capitalizzato per sviluppare altri prodotti adatti a diventare degli e-sport?
Assolutamente sì, stiamo utilizzando quanto appreso con Siege per educare internamente gli staff alla creazione di altri titoli in grado di replicare questo tipo di successo. Poi ovviamente dipende dalle community: se da parte loro c'è la richiesta per prendere quella direzione, noi siamo pronti a seguirla. Nessuno conosce la ricetta per creare un e-sport, non è possibile pianificarlo dall'inizio, però possiamo prepararci per supportare le community in modo tale che possano crescere in quell'ottica.

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