Puntuali almeno quanto Cassandra nei suoi tentativi di aprirci in due, che poverina "è da tanto che non sventro un uomo", abbiamo fatto le ore piccole per provare la demo Castello di Resident Evil Village in sincronia con gli Stati Uniti: la prima impressione è stata nettamente superiore alla mezz'ora trascorsa nel villaggio, che ha avuto un po' l'ingrato compito di contestualizzare la situazione e dunque lasciare poco spazio all'azione.
Le parti si sono invece invertite a Castel Dimitrescu, la cui demo non si riallaccia alla fine della precedente bensì parte in medias res - dopo il famoso incontro con Alcina spesso proposto nei trailer. Non siamo qui per raccontarvi nel dettaglio le nostre impressioni, manca talmente poco al lancio che preferiamo tenere tutte le future opinioni legate al gioco in sé per la recensione: spostiamo invece il focus dell'articolo sul confronto tra le demo, tra quest'ultimo provato e Maiden, perché ripercorrere a ritroso i passi compiuti dalla sfortunata (e sconosciuta) fanciulla della tech demo ci ha lasciato uno strano senso di déjà-vu. Sapevamo dove andare, pur con i piccolissimi cambiamenti nella forma degli enigmi, ma non cosa ci avrebbe atteso.
Un inquietante déjà-vu
Ovviamente la demo occupa una porzione ben più ampia di quella di Maiden, non preoccupatevi, ma arriva un punto in cui viene naturale dire "io qui ci sono già stato". Il paradosso in questo caso è che la ragazza cercava di fuggire dal castello, mentre Ethan vi si addentra sempre più a fondo in cerca della figlia Rose: se nei panni di lei c'era il crescente sollievo di essere sempre più vicini all'uscita (salvo poi essere accolti da Alcina sul finale, perché le gioie in Resident Evil mai), con Ethan è l'esatto opposto e la tensione che abbiamo percepito era dovuta proprio alla consapevolezza di cosa poteva aspettarci nei sotterranei. Poco importava che fossimo armati, anzi volendo era persino peggio perché Maiden ci dava l'inspiegabile sicurezza che non saremmo mai stati attaccati - e così è stato, a patto non abbiate provato a inseguire Daniela sulle scale e lì allora ve la siete cercata.
Passo dopo passo, invece, stanza dopo stanza, abbiamo avuto dei costanti flash e, curiosamente, abbiamo trovato diversi particolari al loro posto come se fra la tragedia della ragazza e quella di Ethan non fosse passato un solo giorno. Alcuni, anzi, li cercavamo per verificare se fossero ancora lì - e c'erano. Non tutti, però. Qualcosa, seppur in misura minore, era cambiato. Una porta chiusa, un enigma differente, dettagli prima assenti... quanto bastava per lasciarci vaghi strascichi di familiarità mentre l'incerto era pronto a inghiottirci ancora una volta.
La discesa nei sotterranei, e il naturale proseguimento che in Maiden non era presente, ci ha se possibile messi ancora più in allarme come sempre grazie a un eccellente sound design. Sapere di esserci già stati, che tutto era uguale ma al tempo stesso diverso, è stato l'elemento chiave che ci ha permesso di (ri)vivere questa sezione preda di sensazioni contrastanti: la curiosità e l'urgenza, quest'ultima data dal limite di tempo, di proseguire mista al timore di cosa avremmo trovato quella volta. Non a caso guardavamo ogni singola cella con la pistola spianata, certi che prima o poi qualcosa sarebbe arrivato, e non ci siamo lasciati sfuggire il fatto che un paio di corpi presenti nella demo Maiden erano spariti. Motivi puramente ludici, sapevamo benissimo che la prima volta servivano allo scopo di metterci ansia; peccato che in un angolo della nostra testa la loro assenza ci abbia trasmesso comunque la tensione dovuta al non sapere se, come e quando ce li saremmo ritrovati davanti. In effetti potrebbe anche essere successo, data una serie di combattimenti avvenuti guarda caso nei sotterranei, ma non possiamo esserne sicuri.
Capcom avrebbe potuto scegliere un momento qualsiasi per la nostra visita al castello, persino ricollegarsi con la conclusione della demo al villaggio per creare una sorta di continuità tra le due parti, invece ha optato per giocare con le paure di chi ha vissuto la tech demo. Potremmo fare a questa seconda prova i dovuti plausi per aver messo in scena una mezz'ora molto più coinvolgente della prima, ma la ragione principale per cui l'abbiamo apprezzata (e, anzi, ci dispiace averla dovuta giocare inseguiti dal cronometro) è stata la voluta contrapposizione tra la fanciulla e Ethan.
Spingerci verso lidi noti e proprio per questo capaci di inquietarci di più, non avendo idea di cosa ci avrebbe atteso nel buio, ha funzionato perfettamente nel creare la tensione necessaria a farci reagire al minimo rumore fuori posto. Così come ritrovare un particolare oggetto raccolto nella demo Maiden, questa volta in un punto diverso e con un significato ben preciso, dolceamaro persino. Perché noi lì ci eravamo già stati ma in un'altra vita, nei panni di un'altra persona, con uno scopo del tutto differente: volevamo fuggire dall'incubo, mentre questa volta lo abbiamo affrontato a viso aperto e sfidato. Una chiamata cui non ha tardato a rispondere, lasciandoci solo con la voglia di averne ancora.