Torniamo a esplorare mondi di gioco attraverso parole e scatti catturati durante le nostre partite a videogiochi dalla grande libertà fotografica (per chi fosse rimasto indietro, potete recuperare il più recente tra questi speciali, dedicato al viaggio per immagini che abbiamo fatto in Far Cry 6). Protagonista di questo nuovo viaggio per immagini è Riders Republic, nuovo prodotto sviluppato da Ubisoft Annecy che porta i giocatori all'interno di un territorio americano "concentrato", composto dagli unici (e inimitabili) spazi sconfinati dei parchi nazionali statunitensi.
Esplorando Sequoia
Il nostro viaggio inizia nel Parco Nazionale di Sequoia, precisamente all'altezza della foresta bruciata. Il luogo è estremamente suggestivo. La neve candida, colpita dai raggi del sole che riescono a fare breccia nella fitta nebbia, viene sporadicamente interrotta da scure lingue di terreno arse dalle fiamme.
Rigorosamente in sella alla nostra bici da downhill, ci scapicolliamo giù dalla montagna, seguendo l'impervio sentiero, tracciato dalle ruote di mille altri compagni ciclisti.
Il passo tra le montagne comincia a stringersi sempre più, fino a che un torrente non arriva a prendere il posto della strada sterrata. Per sopperire a questa mancanza, gli organizzatori del festival hanno ben pensato di costruire dei percorsi sopraelevati in legno, così da permettere a tutti gli amanti delle discese spericolate di perseguire il loro folle obiettivo: raggiungere la valle dei canyon a sud, tutto d'un fiato. Le assi della passerella scricchiolano e ondeggiano come un mare in tempesta non solo al passaggio delle nostre ruote, ma anche a quello di altre biciclette, molto più rapide e chirurgiche di noi nella discesa.
Dopo qualche metro, iniziano ad arrivare le prime, spericolate rampe. Se c'è qualcosa di piacevole all'interno di questo mondo di gioco è spiccare il volo insieme a dieci altri giocatori, compiendo le acrobazie più impensabili e atterrando nei modi meno convenzionali. E se si cade, ci si rialza e via, di nuovo in sella.
Il panorama intorno a noi è malinconicamente spettacolare: gli scheletri degli alberi spogli e carbonizzati si ramificano come cavità venose sui bianchi versanti dirimpettai; ma ai nostri occhi, lanciati a settanta chilometri orari giù per la montagna, paiono solo una cinetica chiazza nera.
Più ci avviciniamo alla vallata, più il terreno inizia a mutare. La neve comincia a sparire, fino a che non ve ne è più traccia. Dal freddo candore glaciale del nord alle secche e bollenti terre del sud. Il nero diventa verde, poi giallastro: dalla morte alla vita, e ritorno.
La valle dei canyon
La zona meridionale è molto più punitiva della controparte settentrionale. Le strade sono poche e i dirupi molti: non sai mai se dietro una curva te ne attenda un'altra o solo una precipitosa caduta verso i larghi e inguadabili corsi d'acqua che hanno scolpito il territorio per secoli. Senza rischiare più di tanto, ci immettiamo su una strada statale ben asfaltata. Questa percorre il costone della montagna dalla quale siamo appena scesi. Anche a sud, la nebbia sembra non avere intenzione di diradarsi, il che rende il panorama, già desolato di suo, ancora più affascinante.
Lungo la via, ci si accosta un altro giocatore, che inizia a fare piccoli trick sulla sua bicicletta, con l'evidente intento di attirare la nostra attenzione. Quando sia accorge di averla ottenuta, ci fa capire di voler fare una gara. Senza cronometri, né punti, né conti alla rovescia, iniziamo a pedalare più forte che possiamo. In lontananza, un lungo e maestoso ponte in cemento crea un forte contrasto con il panorama dalle tonalità marziane: decidiamo tacitamente che quello sarà il traguardo.
Dato che le biciclette sono sostanzialmente uguali, la lotta si consuma tutta sul tempismo con il quale si utilizza lo scatto. A poche centinaia di metri dal ponte, entrambi non abbiamo ancora usufruito di quest'ultimo, consci del fatto che sarà l'unico elemento a decretare il vincitore. Il traguardo è sempre più vicino. A un tratto, vediamo l'avversario allontanarsi con velocità da noi, scagliato verso la vittoria, ma l'unica cosa che pensiamo è "troppo presto". Infatti, l'altro giocatore inizia a rallentare sempre più, orami con la sua riserva di vigore esaurita, mentre noi mettiamo proprio in quel momento la quinta, superandolo e tagliando il fittizio traguardo.
Un po' presi dall'esaltazione, un po' consci di aver raggiunto la fine della nostra discesa dalla montagna, con un impulso imprevedibile, ci buttiamo giù dal ponte, verso le acque torrenziali che quest'ultimo scavalca con tanta eleganza.
Riavvolto il tempo, torniamo sui nostri passi e continuiamo a seguire la strada della valle dei canyon ancora per qualche chilometro, fino a che non prendiamo la sofferta decisione di lasciare la nostra fidata bicicletta e di trasferirci nuovamente in montagna per una breve discesa con lo snowboard.
Giù per Mammoth Mountain
Attraverso le infinite vie del teletrasporto, siamo arrivati in cima a Mammoth Mountain, uno dei nostri luoghi preferiti per praticare snowboard, dato che c'è un buon miscuglio tra rampe naturali e percorsi acrobatici artificiali. Accompagnati dalla nostra meravigliosa mise, abbiamo dato il via all'azione. Con il sole alto e la nebbia scomparsa, il cielo si accende di un azzurro intenso, sul quale il nostro avatar a dir poco spicca. Il percorso è frastagliato e noi facciamo in modo di non mancare neanche la più piccola possibilità di fare pazze e sconsiderate evoluzioni in aria.
Man mano, la natura si accavalla all'acciaio delle strutture "ricreative". Qui, la situazione si fa per noi più interessante, dato che iniziamo a unire grind spericolati ad acrobazie fin troppo elaborate, considerando il brevissimo lasso di tempo dato dalla vicinanza al suolo. Tuttavia, riusciamo miracolosamente a raggiungere la fine del percorso. Arrivati a valle, però, sentiamo una mancanza: quella delle velocità estreme, delle curve improbabili e delle "cadute con stile". Così, eccoci di nuovo nel nostro elemento, in sella alle due ruote, lanciati giù dai gelidi pendii di Sequoia, pronti a spiccare nuovamente il volo.
Si conclude qui il nostro viaggio per immagini di Riders Republic. La poca malleabilità della modalità fotografica (nessuna rotazione della camera, né zoom) lo ha reso uno dei più complessi da realizzare, ma è rimasta comunque un'esperienza stimolante, che ci ha spinto a sfruttare al massimo le possibilità dinamiche offerte dal gioco in modo da creare scatti a nostro avviso anche parecchio interessanti.
Vi aspettiamo nei commenti per sapere cosa pensate della nuova avventura arcade Ubisoft e, magari, per vedere anche qualche vostro scatto in-game.