Abbiamo seguito da vicino lo sviluppo di Soul Calibur VI dal momento dell'annuncio ad oggi, e l'ottimismo per la buona riuscita del gioco è cresciuto ad ogni reveal di un nuovo combattente, e ad ogni intervista con il producer Motohiro Okubo. Il buon Motohiro ha dimostrato ampiamente di essere un grande fan della serie e di sapere ciò che fa, e il suo obiettivo è stato cristallino fin dal principio: creare un titolo capace di fondere i tecnicismi del quinto capitolo (tutt'altro che perfetto, ma chiaramente più concentrato sull'aspetto competitivo rispetto ai predecessori) e l'anima del secondo, ancora oggi considerato il punto più alto mai raggiunto dalla serie dalla stragrande maggioranza dei suoi fan. A quest'E3 non ci siamo quindi certo fatti pregare quando è arrivato il momento di parlare nuovamente con Okubo, e men che meno quando abbiamo avuto modo di testare una build "fresca" del gioco, contenente la maggior parte dei personaggi appena confermati. Prevedibilmente, le impressioni sono rimaste molto positive.
Personaggi: ospiti agguerriti e classici impettiti
Partiamo dal roster, perché Soul Calibur VI, come detto già in molti articoli passati, è una sorta di reboot à la Mortal Kombat 9, dove per motivazioni ancora oscure viene ripercorsa la trama dei primi capitoli con delle variazioni legate a non meglio precisati smottamenti temporali. Per carità, dubitiamo di poterci trovare davanti al Guerra e Pace dei picchiaduro, ma se non altro questa trovata permette di reinserire nel gioco pressoché ogni singolo personaggio amato dai fan nella sua forma originale, e di aggiungervi qualche new entry valida. Nello specifico caso di Soul Calibur VI, questa new entry è Groh: un guerriero che stilisticamente pare uscito da una boyband medievale, ma a livello di gameplay offre un interessantissimo mix di attacchi improvvisi, che diventano ancor più rapidi quando decide di dividere la sua doppia spada.
Gli altri personaggi, chiaramente, non hanno bisogno di presentazioni, ma non crediate di trovarvi davanti a trasposizioni identiche dei set di mosse visti negli ultimi capitoli: praticamente ogni guerriero mantiene caratteristiche vicine a quelle passate ma vi aggiunge mosse, capacità e manovre uniche che dimostrano la volontà del team di offrire un'esperienza realmente "nuova" agli appassionati. Queste manovre, peraltro, sono correlate direttamente al nuovo sistema di combattimento, che ora ruota in larga parte attorno alla cosiddetta "Soul Charge", e contiene la discussa meccanica del Reversal Edge. La prima, in particolare, è il solito potenziamento energetico della serie; solo che in questo Soul Calibur il suo utilizzo brucia una barra delle super (introdotte nel quinto capitolo) e ha un effetto che cambia completamente di guerriero in guerriero.
Gameplay: mille stili per mille lame
Volete un esempio lampante di "cariche" uniche? Kilik, che si trasforma in una versione corrotta dal potere della Soul Edge, e ottiene un raggio maggiore dei colpi e un bonus mostruoso ai danni a discapito dei punti vita. O Geralt, l'ospite di questo gioco, che normalmente può usare i segni da Witcher in modo limitato, ma dopo la Charge può far uso delle magie senza più pause, diventando ancor più pericoloso. Questo genere di variabilità dei personaggi va ad aggiungersi ad un parco mosse già di tutto rispetto, e dà forma a battaglie tra le più esaltanti e imprevedibili mai viste nella serie. Persino la velocità sembra tornata agli antichi fasti del secondo capitolo, quindi c'è solo un elemento che lascia un pochino di dubbi in tutto questo ben di dio: proprio il Reversal Edge di cui parlavamo poco fa.
La nuova meccanica, infatti, altro non è che una sorta di attacco telefonato che dà il via ad una animazione molto scenica di scambio colpi. Lo scambio avviene al rallentatore, e permette di scegliere un'opzione qualunque di movimento, un attacco tra verticale e orizzontale, o la parata, dando il via a una sorta di versione più complessa di "sasso-carta-forbice". Vincere il contrasto permette di danneggiare l'avversario e riposizionarsi, ma la manovra è estremamente prevedibile, e di conseguenza non viene praticamente utilizzata agli alti livelli. Abbiamo interrogato Okubo sulla cosa, e la sua risposta è stata piuttosto sensata: il Reversal Edge è a tutti gli effetti una meccanica introduttiva pensata per i neofiti, che racchiude in sé le basi del combattimento di Soul Calibur, ma non è necessaria nelle partite tra giocatori esperti. Gli sviluppatori però ritengono possa venir sfruttata per ottenere dei vantaggi posizionali con un po' di intelligenza, e sono dunque curiosi di vedere cosa ne faranno i più abili campioni durante i tornei (sempre che ne facciano qualcosa). Noi, in tutta sincerità, i tornei vogliamo solo vederli iniziare, perché più passa il tempo e più desideriamo mettere le mani sulla versione completa del gioco.
Lo abbiamo già detto, e lo ripetiamo ancora una volta: Soul Calibur VI è un gioco che vuole riportare la serie agli antichi fasti, ma vuole farlo con un occhio di riguardo sia per i giocatori esperti che per i neofiti. Il roster per ora ci ha convinto pienamente, così come la rielaborazione della Soul Charge. L'unico dubbio riguarda la meccanica "sasso-carta-forbice" del Reversal Edge, che ci sembra davvero un po' accessoria e deve ancora svelare la sua utilità in match sensati. Probabilmente scopriremo le sue qualità più avanti; per ora siamo solo felici di spaccare nuovamente rotule con Nightmare.
CERTEZZE
- Un ritorno alla velocità del passato
- Roster variegato e curatissimo
- Pare ci sarà una modalità storia piuttosto curata
DUBBI
- Ancora dubbi sul Reversal Edge