Chi credeva che l'apice in fatto di gaming cooperativo fosse stato raggiunto da It Takes Two dovrà ricredersi perché Split Fiction, la nuova avventura co-op di Hazelight Studios, riesce ad alzare ancora di più l'asticella. Abbiamo avuto modo di provare le prime due ore e una selezione di livelli medio-avanzati (principali e secondari) in cui siamo stati travolti da un'onda di citazioni, omaggi e follie che ci hanno fatto ridere e divertire di gusto.
Alcuni esempi vanno da una battaglia con un boss in cui un giocatore veste i panni dei meccanismi interni di un flipper e l'altro quelli della pallina, a una ispirata dalle multe per divieto di sosta accumulate dalla protagonista. C'è un livello in sella a delle moto futuristiche, uno con dei draghi che sputano acido, uno a tema Metroid e uno a tema SSX 3. La varietà di meccaniche e scenari immaginati dagli autori ci ha lasciato a bocca aperta tanto per il ritmo incalzante al quale le novità arrivano nelle mani di chi gioca, quanto per come ciascuna, a suo modo, regali divertimento genuino senza il famoso "graficone" o dinamiche difficili da comprendere.
Abbiamo parlato a lungo proprio con Josef Fares di come lui e il suo team siano riusciti a concentrare così tante idee senza far mai annoiare chi gioca e vi consigliamo di leggere la nostra intervista per scoprirlo. In questa anteprima analizzeremo tutto ciò che ci ha sorpreso e deliziato di Split Fiction, e la sua ricetta per un'esperienza cooperativa che lasci sbigottiti anche i videogiocatori con le aspettative più alte.
Le premesse di Split Fiction
Le due protagoniste di Split Fiction sono Mio e Zoe (gli stessi nomi delle figlie di Fares) e sono due dei dieci candidati per partecipare a un nuovo programma sperimentale della casa editrice Rader. Il suo fondatore ha dedicato la vita alla creazione di una macchina che permette ai giovani scrittori di vivere le loro storie in una sorta di realtà virtuale super immersiva. La macchina funziona sospendendo i candidati in una di bolla di energia nella quale, inconsci, possono plasmare le loro avventure con la mente.
Quando Mio decide di ritirarsi dal programma perché sente che qualcosa non va, i tecnici e il fondatore cercano di impedirle di andarsene con la forza e, dopo una breve colluttazione, cade dentro la bolla di Zoe. La macchina non si può spegnere o danneggerebbe le coscienze di chi è immerso nella simulazione, così ci ritroviamo con le due protagoniste bloccate nella stessa bolla. La storia di Zoe ha una tipica ambientazione fantasy con draghi, castelli, magia e meraviglia; quella di Mio è, inizialmente, un'avventura fantascientifica molto cyberpunk tra ribellioni, cyborg e navi spaziali.
A unire le due protagoniste dopo lo scompiglio iniziale è la scoperta che il loro incidente ha causato un glitch nella macchina tramite il quale le due autrici hanno scoperto che l'obiettivo della casa editrice è in realtà estrarre tutte le idee degli autori che ha selezionato per poi generare contenuti terzi. Il viaggio di Mio e Zoe le porta all'interno delle avventure di ciascuna (non solo quella iniziale, ma in tutto il loro repertorio di idee, anche di quando erano bambine) a caccia dei glitch necessari a mandare in crisi la macchina e a salvare le loro idee.
Il gameplay, quindi, è formato da macro livelli che si alternano, uno nell'universo fantasy, uno in quello fantascientifico, ognuno composto da una sequenza dinamica e adrenalinica di meccaniche ed enigmi che i giocatori devono collaborare per risolvere. La grande novità per Hazelight è che questa volta ci sono anche delle missioni secondarie opzionali, ciascuna con un gameplay unico: quelle nei livelli fantasy sono a tema sci-fi e viceversa e, se sono tutte divertenti come quelle che abbiamo provato, non possiamo che raccomandarvi di andare a cercarle per provarle tutte.
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Nella prima che abbiamo visto, Zoe e Mio vengono trasformate in maiali che, in un mondo di ortaggi giganti e fattorie, devono trovare una via d'uscita. Nella seconda, dichiaratamente ispirata a SSX 3, le due protagoniste fanno una gara di snowboard con acrobazie, punteggi e tutta una serie di trick. Come il gameplay dei livelli principali, anche quello dei secondari rapisce l'attenzione di chi gioca e non la lascia più andare: a volte con la stranezza, a volte con le risate, altre ancora con meccaniche che mettono alla prova il tempismo e la coordinazione.
La nuova frontiera della cooperativa
La dualità narrativa tra fantasy e fantascienza ha messo a disposizione degli sviluppatori due bacini di ispirazione immensi per realizzare le molte componenti del gioco, prima tra tutte le meccaniche cooperative. Nel primo grande livello sci-fi, per esempio, Mio riceve una cyber katana per rompere alcuni elementi dello scenario e invertire la sua gravità; Zoe, invece, ha a disposizione una frusta laser con cui spostare oggetti e nemici. Questi due strumenti diventano le chiavi per aprire le porte, scappare in un inseguimento su un'autostrada di macchine volanti e sconfiggere uno dei primi grandi boss.
Nel livello fantasy che abbiamo creato, invece, la meccanica principale si è spostata sulle trasformazioni: Mio poteva diventare un gorilla o una lontra e Zoe una fata o una specie di Ent gigante. Tutte queste modifiche alle loro dinamiche, poi, vengono intrecciate l'una con l'altra per sezioni dove servono tempismo, logica e coordinazione per poter proseguire fino alla fine del livello.
Split Fiction non è difficile da scomporre nelle sue singole parti perché quasi tutti i suoi elementi, presi da soli, sono qualcosa che ogni appassionato di videogiochi ha già visto da qualche parte. La maestria di Hazelight sta nel combinare cinque o sei di questi piccoli elementi singolari in ogni meccanica o minigioco, e ogni livello è composto da dozzine di meccaniche.
L'effetto sul videogiocatore occasionale, poi, è di assoluto stupore e meraviglia: chi non coglie le molte citazioni ai classici del passato si ritrova bombardato di nuove idee, nuove estetiche (fantasy e fantascientifiche) e nuove dinamiche con una frequenza in grado di soddisfare anche chi ha una capacità di attenzione inferiore ai due minuti. Su questa impalcatura meccanica, poi, va a installarsi la narrativa di Split Fiction che usa pochi filmati (di solito tra un grosso livello e l'altro) e tanto dialogo in game, ma non nei momenti più tesi dove gli sviluppatori sanno che i due giocatori si stanno coordinando.
Zoe e Mio sono agli antipodi come personalità e storia personale: la prima è una ragazza di campagna estroversa e rumorosa, la seconda è una riservata amante della città che preferisce farsi gli affari suoi. All'inizio, ciascuna odia in modo viscerale il genere della storia dell'altra, ma già dalle prime ore di gioco è evidente la traiettoria della loro storia. L'amicizia è il concetto cardine di questo titolo che ha l'obiettivo dichiarato di avvicinare i due utenti che lo stanno giocando.
Per raggiungerlo, il gioco fa raccontare alle sue protagoniste una storia molto personale che si sviluppa attraverso i livelli e con tanti momenti a cuor leggero. Una battaglia contro un boss in particolare è come se concentrasse il suo leggero aumento di difficoltà non nelle meccaniche, ma nelle risate che scatenano i dialoghi in chi gioca: questo porta, inevitabilmente, a commettere degli errori di tempismo, ma a divertirsi ancora di più.
La nuova frontiera della cooperativa immaginata da Hazelight unisce la cura di design e narrativa di It Takes Two a una nuova dimensione di stupore e meraviglia dettata dalle ambientazioni e dalle protagoniste e ci ha lasciato incredibilmente affamati di vivere l'esperienza completa.
Split Fiction si è presentato in splendida forma per questa anteprima. La storia è squisitamente contemporanea ed è ispirata a tutti i modi nefasti in cui le compagnie di intelligenza artificiale vogliono frullare e ricomporre le opere creative. Il gameplay è il più ispirato di sempre sia dal punto di vista delle ambientazioni (fantasy e fantascientifiche), sia da quello delle meccaniche che prendono ispirazione da grandi classici videoludici del passato per aggiungerci tante nuove idee. Le protagoniste agli antipodi sono un eccellente generatore di risate e meraviglia mentre una scopre il fascino dell'universo dell'altra in un mescolarsi di idee assurde, trovate geniali e follie che funzionano senza averne (apparentemente) il diritto. Se l'esperienza completa di Josef Fares continuasse sull'onda di questa anteprima, è probabile che ci ritroveremo di fronte a un nuovo candidato al Gioco dell'Anno.
CERTEZZE
- Gameplay fresco, ispirato e sempre nuovo
- Storia contemporanea ben costruita
- Duo di protagoniste che funziona bene
- Meccaniche cooperative folli e geniali
DUBBI
- Ci possono essere troppe citazioni?