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The Last of Us, perché la serie aiuta a comprendere più facilmente il dramma di Joel

Arrivati a più di metà della prima stagione, tracciamo un bilancio su Joel della serie TV di The Last of Us, confrontandolo con la controparte videoludica.

The Last of Us, perché la serie aiuta a comprendere più facilmente il dramma di Joel
SPECIALE di Lorenzo Kobe Fazio   —   13/02/2023

La grande discriminante tra il The Last of Us in salsa videoludica e quello che stiamo attualmente apprezzando sul piccolo schermo di casa consiste principalmente nel rapporto che le due declinazioni stabiliscono con l'azione.

A tratti strabordante nel videogioco, fino a diventare fastidiosamente opprimente, soprattutto in The Last of Us Parte 2; sottile, quasi evanescente nella serie TV, spesso fin troppo essenziale. Una cosa che in parte ha attutito la portata e la reale difficoltà del viaggio che il duo di protagonisti sta affrontando.

Fortunatamente, ciò che viene tolto in termini di pura adrenalina negli scontri con gli infetti, o con altri sopravvissuti malintenzionati, viene restituito sotto forma di un approfondimento psicologico dei personaggi senza pari. Lo abbiamo visto nel terzo episodio dove gli sceneggiatori, tra cui lo stesso Neil Druckmann, hanno ben pensato di stravolgere la storia di Bill, permettendoci di conoscere Frank, solo citato nel gioco, e, soprattutto, di vivere da ammaliati spettatori la loro meravigliosa e toccante storia d'amore.

Questa maggior cura riposta nel descrivere e restituire l'emotività dei personaggi coinvolti non poteva ovviamente risparmiare i protagonisti, Joel su tutti, di cui mai come nella produzione HBO vengono mostrati palesemente i motivi, le pulsioni, le considerazioni che lo porteranno a comportarsi in un determinato modo in quella che, a conti fatti, è una conclusione particolarmente, e volutamente, prevedibile per chi ha un minimo di dimestichezza con il genere e con le strutture narrative derivanti da un certo tipo di prodotti.

Giunti a poco più della metà della prima stagione, ha senso tracciare qualche conclusione, tanto più che noi abbiamo già visto anche le rimanenti puntate, analizzando l'evoluzione compiuta da questo Joel televisivo. Analisi che, ci teniamo a dirlo, sarà comunque priva di spoiler per quanto riguarda le puntate non ancora trasmesse in Italia.

Padre assente, ma non anaffettivo

Non avremmo mai avuto un Joel così credibile e profondo, in The Last of Us, senza la straordinaria prova attoriale di Pedro Pascal
Non avremmo mai avuto un Joel così credibile e profondo, in The Last of Us, senza la straordinaria prova attoriale di Pedro Pascal

Necessaria premessa: più chiaro e leggibile, non significa automaticamente più bello. Basta chiedere a qualsiasi amante delle più recenti produzioni di FromSoftware per averne una conferma, ammaliati anche e soprattutto da una lore e da meccaniche ludiche che non sono spiegate, ma vanno scoperte, attentamente indagate, persino supposte in alcuni casi. Per restare in ambito piccolo schermo, l'altro esempio da tirare in ballo è Neon Genesis Evangelion, il cui apprezzamento è direttamente proporzionale all'enigmaticità di molti suoi passaggi.

Nel videogioco Joel era lievemente meno esplicito, più difficile da interpretare e quindi capire. Senza i toccanti flashback di Parte 2, probabilmente alcuni potrebbero non aver compreso completamente la profondità e complessità del legame che si instaura tra l'uomo ed Ellie, un rapporto fondato su qualcosa di meno genuino e spontaneo del semplice affetto e amore.

The Last of Us si basa, fondamentalmente, sull'incapacità di Joel nell'affrontare il suo profondo senso di colpa
The Last of Us si basa, fondamentalmente, sull'incapacità di Joel nell'affrontare il suo profondo senso di colpa

Tutto o quasi, da questo punto di vista, ruota intorno al primo episodio della serie di HBO, attorno a quel prologo allungato che anticipa di qualche ora l'inizio effettivo del videogioco. In quello spaccato di quotidianità tra Joel e Sarah, negatoci ai tempi della PlayStation 3, in cui al contrario si veniva immediatamente trascinati nell'orrore della pandemia da Cordyceps, si è testimoni del perenne senso di colpa che tormenta il protagonista ben prima del drammatico omicidio della figlia.

Joel, nella scena in cui fanno colazione, risponde a tono ai punzecchiamenti di una Sarah già evidentemente più grande della sua realtà età, a suo agio com'è nel muoversi da sola in una grande metropoli, a passare i pomeriggi senza nessuna supervisione o quasi, a prendersi cura di suo padre. Mancano gli ingredienti per i pancake, dettaglio che tra l'altro salverà l'intera famiglia dall'infezione come scopriremo nella seconda puntata (al contrario dei vicini che invece mangiano i biscotti). L'orologio di Joel è rotto da chissà quanto. Gli orari dedicati al lavoro fagocitano qualsiasi cosa, anche il tempo che si dovrebbe dedicare per festeggiare con la figlia il proprio compleanno.

Il modo con cui il Joel della serie tv di The Last of Us reagisce alla morte di Tess, ci dice moltissimo su come può aver reagito a quella della figlia
Il modo con cui il Joel della serie tv di The Last of Us reagisce alla morte di Tess, ci dice moltissimo su come può aver reagito a quella della figlia

Joel, per farla breve, è un padre single assente. Non anaffettivo, tuttavia. Nasconde con l'ironia il suo senso di inadeguatezza, il suo disagio, il rimorso che lo consuma giornalmente, sperando che una risata possa in qualche modo servire, ed essere sufficiente, per guadagnarsi l'amore di Sarah, che pur c'è, si vede, si percepisce chiaramente.

Il loro è un affetto autentico, basato su un compromesso spigoloso, ma che entrambe le parti accettano di buon grado, pur pagandone le enormi conseguenze. Ecco perché la scena dell'omicidio di Sarah si carica di ulteriori significati rispetto all'originale, diventando ancora più efficace sul piano emotivo. Non c'è solo l'ovvia rabbia e l'enorme dolore di Joel. C'è il suo rimorso che trabocca, il senso di colpa che esplode, il rammarico che diventa inconsolabile. Si vede, per dirla in altri termini, il fallimento definitivo non solo come protettore della sua prole, ma come guida, ancora, mentore. Non potrà più riempire per lei la dispensa, non potrà più accompagnarla nella sua crescita, non potrà più rimediare alle feste e ricorrenze in cui non c'è stato.

L’annichilimento, come unica strategia difensiva

Tess e Ellie, una dura prova per il muro di apatia e nichilismo eretto da Joel in The Last of Us
Tess e Ellie, una dura prova per il muro di apatia e nichilismo eretto da Joel in The Last of Us

Non c'è traccia di auto sabotaggio nella reazione che ha l'uomo alla tragedia. Anni dopo, all'interno della zona di quarantena di Boston, non troviamo un Joel allo sbando, dipendente da qualche sostanza, con un perenne desiderio di farla finita in qualche modo. Per quanto lo si possa essere in un mondo post-apocalittico, Joel ha trovato una discreta sistemazione, il suo posto, seppur in contrasto con il regime imposto dalla FEDRA. La relazione con Tess, anche questa lievemente più esplicita rispetto al videogioco, gli concede un supporto emotivo a cui affidarsi per andare avanti. I rapporti interpersonali che ha stretto negli anni gli hanno concesso un minimo di potere politico, che ovviamente sfrutta a suo vantaggio per concludere i suoi traffici illeciti. Progetta, si ingegna, organizza. Sempre con l'obiettivo di sopravvivere al meglio che può beninteso, ma non è un uomo che subisce la vita, ma che anzi l'aggredisce.

Del resto, lavorando come appaltatore, lavoro che nella serie TV viene chiaramente citato, ha imparato a non farsi soverchiare, apprendendo una sorta di auto disciplina che gli ha impedito di lasciarsi andare e gli ha permesso di reagire alla perdita.

Bill, paradossalmente, è ancora più chiuso e in difesa di Joel, come abbiamo visto nella terza puntata di The Last of Us. Nel suo caso, tuttavia, l'amore saprà guarirlo (quasi) del tutto
Bill, paradossalmente, è ancora più chiuso e in difesa di Joel, come abbiamo visto nella terza puntata di The Last of Us. Nel suo caso, tuttavia, l'amore saprà guarirlo (quasi) del tutto

Eppure, nel non lasciarsi sopraffare dal dolore, Joel ha eretto un muro. Non solo per difendersi, ma per impedire aprioristicamente di poter rivivere una situazione simile, di potersi sentire nuovamente responsabile per qualcuno, di essere anche solo lontanamente visto come una figura a cui potersi affidare.

Nella serie TV è lampante di come Tess sia una donna estremamente sicura di sé, emancipata, totalmente indipendente. La loro relazione funziona soprattutto perché in lei ha trovato una compagna, un'alleata, una collega e non certo una donna di cui doversi occupare e da accudire. Allo stesso tempo, è proprio la sua morte a svelarci qualcos'altro sullo stesso Joel e sulla cronica incapacità di affrontare le perdite e gli abbandoni. Quando Ellie prova a toccare l'argomento, passato qualche giorno dall'evento che ha portato alla scomparsa di Tess, Joel viene pervaso da un impetuoso scatto d'ira, ordinando alla giovane di non nominarla mai più. Anche in questo caso, ciò che abbiamo già visto e conosciuto nei videogiochi diventa più evidente nella serie TV, rendendo allo stesso tempo ancor più palese un dettaglio che ai tempi della PlayStation 3 scivolava con molta più facilità in secondo piano, ma che in questo caso, vista la mole maggiore di dialoghi, salta all'occhio più facilmente: chi è la madre di Sarah? Perché non viene mai neanche lontanamente citata?

Sono tantissime le zone d'ombra del protagonista di The Last of Us, anche la sua abilità nell'uso delle armi pone qualche quesito in più sul suo passato
Sono tantissime le zone d'ombra del protagonista di The Last of Us, anche la sua abilità nell'uso delle armi pone qualche quesito in più sul suo passato

La quarta puntata si chiude con Joel ed Ellie che ridono, un rarissimo momento di felicità e spensieratezza che la serie concede agli spettatori, un momento di per sé piacevole, che tuttavia lascia presagire spiacevoli risvolti. Lo sa lo spettatore, lo sa lo stesso personaggio interpretato da Pedro Pascal, che sulle prime fa di tutto per resistere alla risata scaturita dalla barzelletta che le ha appena raccontato la giovane.

Il muro di apatia, insomma, già nella quarta puntata è iniziato a crollare e la cosa non può che avere conseguenze assolutamente imprevedibili, vista la ritrosia di Joel nell'affrontare a cuore aperto i traumi e le ansie che attanagliano la sua provatissima mente.

Tess riesce a avere un rapporto profondo con Joel, solo perché il protagonista di The Last of Us ne percepisce la totale ed assoluta indipendenza ed intraprendenza
Tess riesce a avere un rapporto profondo con Joel, solo perché il protagonista di The Last of Us ne percepisce la totale ed assoluta indipendenza ed intraprendenza

La serie HBO di The Last of Us, da questo punto di vista, non può che ritenersi ottima, dal momento che scava nella psicologia di Joel, senza mai banalizzarlo. Sicuramente abbiamo un protagonista che espone la sua interiorità e parla molto di più, ma al tempo stesso permangono molte zone d'ombra che rendono interessante il personaggio di Joel ed incentivano lo spettatore a proseguire nella visione, spinto dalla curiosità e dal desiderio di saperne di più.

Rispetto al videogioco, non cambia nulla. Joel è lo stesso tipo di persona e combatte gli stessi drammi personali. Tuttavia, si mostra di più, senza mai palesare completamente processi psicologici probabilmente non del tutto consci, né del tutto comprensibili nemmeno da sé stesso. Ed è proprio questo difficile rapportarsi con la sua interiorità a renderlo un personaggio tanto affascinante, soprattutto se ad interpretarlo c'è un attore, Pedro Pascal per l'appunto, che sta offrendo una prova assolutamente mastodontica.