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Una biblioteca digitale per le riviste di videogiochi, parliamone con VGHF

Abbiamo parlato con Phil Salvador della Video Game History Foundation della nuova biblioteca digitale per le riviste di videogiochi che partirà nel 2024.

Una biblioteca digitale per le riviste di videogiochi, parliamone con VGHF
SPECIALE di Damiano Gerli   —   10/01/2024

La storia dei videogiochi è un argomento strano di cui parlare, a volte. Immagina presentarti a qualcuno dicendo "sono uno storico del videogioco", in cambio riceverai preoccupati sguardi che cercano il numero del più vicino SERD o, nel migliore dei casi, pacche sulle spalle che solo un disoccupato a Partita IVA potrebbe meritare. Come è possibile occuparsi di storia di un mezzo che non ha nemmeno ancora l'età pensionabile? Ma il problema nasce proprio dalla sua relativa giovinezza, se non ci occupiamo della preservazione ora e mettiamo al sicuro interviste e materiali, risulterà impossibile farlo tra qualche decennio.

Mai come in altri mezzi di espressione dell'estro umano, i videogiochi stanno scomparendo, e in fretta. Basti pensare a quanto oggi il digitale renda complesso mantenere traccia dei cambiamenti. E lì dove con altri mezzi, come il cinema o l'arte, sulla preservazione concordiamo (circa) tutti, sui videogiochi il disinteresse regna quasi sovrano. Colui intenzionato a fare ricerche, troverà pochi mezzi, difficili da consultare e spesso pure nascosti dietro richieste illogiche di denaro per semplici scansioni di riviste. In aiuto del povero ricercatore, però, sta arrivando la Video Game History Foundation con una nuova iniziativa, di cui abbiamo parlato con il suo ideatore, Phil Salvador.

Arriva BUBSY

Un'anteprima della libreria digitale della Video Game History Foundation
Un'anteprima della libreria digitale della Video Game History Foundation

Phil inizia a lavorare nella Video Game History Foundation quasi tre anni fa e racconta come il voler creare una biblioteca digitale per le riviste di videogiochi sia stato il suo primo obiettivo. L'ostacolo più grande era proprio quello tecnico: "abbiamo lavorato mesi sulla parte infrastrutturale, ancora prima di passare alla scansione delle riviste. Per far in modo che le piattaforme catalogo e archivio si parlassero abbiamo dovuto sviluppare un programma apposito: Basic Utilty for Batching and SYncing. Bubsy, esatto, d'altronde se devi fare un'app, dagli un nome divertente, no?" ride Phil.

Dopo più di due anni di lavoro, il sistema sembra funzionare. Per Phil il primo segnale positivo è che preferisce usare lo strumento di ricerca interno, invece che Google. D'altronde, il materiale caricato non saranno solo riviste, ma tutte le scansioni di quanto la fondazione ha acquisito negli anni, come la collezione di disegni e schizzi di Mark Flitman, ex Konami e Acclaim, nonché le riproduzioni dei vari CD allegati alle riviste. Ma prima della creazione della libreria, che sistema si usava alla VGHF per le ricerche? "Il cervello di Frank [Cifaldi, creatore della fondazione]! Praticamente quel che ho fatto è stato scaricare il contenuto del cervello di Frank e renderlo accessibile a tutti. Per fare un esempio, è stato solo grazie alle interviste fatte da Frank con l'editor della rivista Game Players, che siamo riusciti a ricostruirne la storia e capire in che ordine andassero i numeri", racconta Phil.

Dagli anni '50 a oggi

Alcune riviste videoludiche anni '90
Alcune riviste videoludiche anni '90

Tra i vari ostacoli nel caricare online un catalogo di riviste, il principale è stato proprio il ricostruirne la storia, in assenza d'informazioni esterne e interne. "Molte di queste riviste non hanno i numeri né le date! Per una rivista chiamata OGM, abbiamo dovuto cercare il profilo LinkedIn dell'ultimo editor per capire quando avesse chiuso i battenti. Le informazioni sono scarse e, a volte, non esistono proprio". Phil racconta come alla VGHF si siano chiesti anche dove fermare la ricerca, "la rivista più vecchia che abbiamo è una Scientific American degli anni '50 dove s'ipotizza un computer che gioca a scacchi. Abbiamo anche diverse riviste anni '70 su accessori video con piccoli articoli sui videogiochi. Da lì in poi, è facile osservare come le riviste inizino a trattare l'argomento in maniera più massiccia".

Quant'è costato l'archivio? Dipende, risponde Phil, visto che il loro programma per invogliare le persone a donare riviste ha avuto buon successo. "Onestamente, il mercato riviste è complesso visto che le cose più rare alla fine non hanno un prezzo alto, mentre altre molto più comuni ma ricercate, come il numero 1 di Nintendo Power, si trovano a prezzi assurdi. Alcune riviste sono difficili da trovare semplicemente perché erano pessime e nessuno le ha comprate. Alcune volte, però, abbiamo sborsato diverse centinaia di dollari anche per un singolo numero di una rivista, come per Computer Gaming World".

Ma, ovviamente, il progetto della Video Game History Foundation riguarda per il momento solo riviste americane, il motivo è nel famoso "fair use", dottrina poi passata in legge nel Copyright Law del 1976. La legge, per quanto abbastanza fumosa, permette l'uso di materiale coperto da copyright, senza bisogno di autorizzazione, secondo un giudizio di proporzionalità e flessibilità. "Dopo alcuni consulti legali, siamo relativamente sicuri che siamo pienamente nel Fair Use, visto che mettiamo questi materiali a disposizione per motivi storici". Ma, racconta Phil, la situazione fuori dagli Stati Uniti è alquanto diversa. "Di certo, ci sono tante persone che vorrebbero accedere a vecchie riviste non più in vendita ovunque nel mondo!" continua Phil.

La conclusione del viaggio

Il primo numero di Nintendo Power va dai 150 ai 400 dollari su eBay
Il primo numero di Nintendo Power va dai 150 ai 400 dollari su eBay

Quando sarà pronta la libreria? Il prossimo anno, a quanto pare, al netto di qualche problemino tecnico da risolvere. "Quel che voglio chiarire fin da oggi è che sarà comunque un lancio morbido, è un lavoro in divenire che non sarà mai completo, continueremo ad aggiungere materiali", chiarisce Phil. Il progetto sta cercando anche di portare avanti il progetto per il ritrovamento e la conservazione dei materiali storici, visto che c'è ancora molta diffidenza da parte degli sviluppatori sul condividere il proprio lavoro, anche se riguardante giochi di decenni fa. Phil racconta come "qualche giorno fa, abbiamo pubblicato alcuni spezzoni da un video girato all'E3 del 2000 e su X/Twitter qualcuno l'ha definito un leak... insomma, vogliamo superare questo ostacolo e trovare un modo per condividere materiali storici che superi questo concetto d'illegalità, e anche la generale omertà delle comunità che non si fidano di noi storici".

D'altronde, finora l'unico luogo dove trovare delle riviste era sperare nel buon cuore di qualcuno che l'avesse caricato sull'Internet Archive. Ma quello è spesso un modo molto disordinato di consultarle, quasi come essere buttato su un pavimento a leggere riviste. Phil dice che come VGHF sono grati all'Archive e ad altri che condividono le riviste, e che la libreria sarà "un luogo che vuole rendere la vita più facile ai ricercatori e, perché no, anche per chi vuole rileggere il numero di una rivista in particolare. Speriamo che possa essere d'ispirazione per chi ha simili materiali a disposizione e possa dare modo al pubblico di fruirli più facilmente".

La libreria digitale della VGHF si conferma come uno dei progetti più interessanti nel campo della ricerca storica dei videogiochi degli ultimi anni. Ma anche, perché no, un modo per scoprire le riviste del passato, guardare schizzi e partecipare alla storia del medium videoludico, dando uno sguardo anche a tanti progetti che non sono mai stati realizzati. In cuor nostro, speriamo che un'iniziativa di questo tipo arrivi anche nel nostro paese così da avere un luogo legale e sicuro per recuperare questi materiali, invece di lasciare le scansioni in mano a vari soggetti privati che chiedono soldi, non si sa bene a quale titolo, o caricano contenuti di pessima qualità.