L'ultima espansione di World of Warcraft sarà probabilmente ricordata come una delle più controverse nella lunga storia del MMORPG targato Blizzard. Solitamente le espansioni cominciano col botto e poi migliorano o peggiorano nel tempo, mentre Battle for Azeroth ha mostrato il fianco fin dalle primissime ore, come abbiamo scritto nella nostra recensione, e non è mai riuscita a risollevarsi da un generale senso di apatia. All'ultima fatica di Irvine è mancato forse un senso di ambizione, ma sono state soprattutto la frettolosità e l'approssimazione di alcune scelte a indurci, dopo dieci anni di sottoscrizione, a sospendere l'abbonamento per mancanza di stimoli. Non ha aiutato la tossicità di una community sempre più chiusa in sé stessa, segno che tutte le agevolazioni implementate nel tempo lato social hanno finito col logorare veramente la componente MMO di World of Warcraft.
Insomma, sono tempi bui per la guerra tra Alleanza e Orda, una guerra talmente voluta alla base di questa espansione... che si sta risolvendo con le due fazioni che ora fanno fronte comune contro Sylvanas Ventolesto. È chiaro che qualcosa non è andato per il verso giusto neppure nella sceneggiatura di una storia che non è riuscita a seguire una direzione precisa e che non ha coinvolto i giocatori come speravano a Irvine, quando si sono focalizzati sulle nuove regioni di Kul'tiras e Zandalar con una risma di personaggi e contesti poco interessanti. In questo senso, Ascesa di Azshara, che aggiorna il client alla versione 8.2, sembrerebbe voler cominciare un percorso di riabilitazione per un'espansione che si sta avvicinando sempre di più alla fine del suo ciclo vitale. Se basterà a riconquistare i veterani lo sapremo soltanto col tempo, ma intanto c'è parecchio su cui riflettere...
Benvenuti a Nazjatar
Dopo un inizio confuso e disomogeneo, la storia di Battle for Azeroth sembra finalmente tornare a concentrarsi sulla battaglia per il pianeta che dà il titolo all'espansione, rispolverando la fantasiosa mitologia di World of Warcraft per riportare in scena i suoi protagonisti più amati. Mentre Thrall, Jaina Marefiero e i principali leader delle razze che popolano Azeroth si sono riuniti per salvare Baine Zoccolo Sanguinario e rovesciare il dominio di Sylvanas, una nuova minaccia è letteralmente emersa dagli abissi dopo aver cospirato a lungo contro i nostri eroi. Il ritorno di Azshara era solo una questione di tempo: sono anni che se ne parla, ma finalmente la regina dei Naga ha compiuto la sua mossa e ha spalancato le porte di Nazjatar, la sua capitale sottomarina. Si tratta di una nuova regione nel bel mezzo dell'oceano che, a differenza di quanto possa suggerire la location, è parzialmente emersa: i giocatori possono attraversarla a piedi, a cavallo e persino volando, una volta sbloccata l'attesissima impresa Ricognitore che consente di utilizzare le cavalcature volanti anche nelle zone dell'espansione.
La nuova zona consiste di una mappa molto ampia e geometricamente sofisticata che i giocatori possono esplorare fin da subito e che si integra completamente nella nuova campagna di guerra, la serie di missioni principali che prosegue la storia dell'espansione. Si tratta dunque di un passaggio obbligatorio per chi vuole seguire le vicissitudini dell'Orda e dell'Alleanza, anche perché si lega a doppio filo con la vera mente criminale dietro a tutti i nostri problemi, l'ennesimo dio antico che sta usando Azshara come un burattino. Nella nuova regione le due fazioni incontreranno nuovi alleati, gli Ankoan Lamaonda e i Liberti, e combatteranno soprattutto Naga e altre aberrazioni marittime create con la magia. Nonostante il tema sia molto specifico, i ragazzi di Blizzard sono riusciti a disegnare una mappa articolata e piena di dettagli che non stanca e che sfoggia una geografia sorprendente. Un po' meno convincente, invece, la struttura delle missioni, che ormai sfrutta sempre più spesso l'escamotage degli obiettivi diluiti nel tempo per rallentare la progressione dei giocatori e costringerli a impegnarsi per settimane solo per proseguire nella storyline.
Nazjatar, tuttavia, offre parecchi contenuti interessanti soprattutto a chi vuole migliorare i propri personaggi attraverso tutta una serie di feature che faranno comodo sia ai perfezionisti, sia ai giocatori che tornano magari dopo una lunga pausa. Il nuovo equipaggiamento di tipo Bentico non è dissimile da quello introdotto nelle precedenti espansioni come "catch up", ma ora i giocatori possono potenziarlo ulteriormente spendendo un'apposita valuta che si ottiene esplorando la mappa, sconfiggendo i nemici rari o completando le varie missioni giornaliere. Migliorando il livello di reputazione con le nuove fazioni e soddisfacendo vari requisiti, si accede a nuove possibilità di artigianato e a svariate ricompense che contribuiscono a rinforzare un loop contenutistico ripetitivo ma assuefacente. L'obiettivo, in termini di endgame, è sconfiggere Azshara nel suo Palazzo Eterno, la nuova incursione disponibile nelle consuete modalità Ricerca delle incursioni, Normale, Eroica e Mitica. Il Palazzo Eterno è costituito da otto boss diversi, l'ultimo dei quali è la regina Azshara in persona. Si tratta di una delle incursioni più sofisticate che Blizzard abbia mai sviluppato, anche se ricorda per ovvi motivi l'architettura di scenari come la Tomba di Sargeras.
Solo una piccola parte dell'incursione si affronta nuotando: la maggior parte del tempo si cammina e si affrontano i vari boss sulla terra ferma, eccetto uno davvero originale che si combatte sott'acqua. Abbiamo trovato gli encounter molto fantasiosi, anche se alcune meccaniche cominciano a somigliarsi un po' troppo, e sotto questo punto di vista Blizzard riconferma la sua capacità di bilanciare perfettamente la spettacolarità visiva con la complessità degli script che, naturalmente, diventano esponenzialmente più impegnativi ai livelli di difficoltà superiori. Meno esaltante, invece, il bottino. Gli sviluppatori di Irvine continuano a vivere su un altro pianeta per quanto riguarda l'ottimizzazione dell'equipaggiamento che, in molti casi, sembra possedere statistiche pensate appositamente per mettere i giocatori in difficoltà, costringendoli a scartare alcuni oggetti, come i monili, che sfoggiano bonus stravaganti ma veramente poco pratici. Anche dal punto di vista estetico, gli artisti di Irvine continuano a seguire una direttiva che i fan hanno molto criticato, preferendo ai completi specifici di classe un look generico che richiama la tematica di ogni incursione, in questo caso i Naga.
Operazione: Meccagon
L'aggiornamento Ascesa di Azshara non implementa soltanto Nazjatar e tutta la storia che si sviluppa intorno a questo nuovo scenario, ma anche un'altra regione un po' più contenuta che Blizzard ha progettato con un occhio di riguardo per i giocatori più casual. Meccagon è una nuova mappa che si sblocca completando una serie di bizzarre missioni che hanno per protagonisti gli Gnomi e i Goblin, una città segreta in cui una specie di Gnomi cibernetici si è nascosta per anni e ora sta cercando di spodestare il tirannico Re Meccagon. I giocatori dovranno quindi unirsi alla Resistenza di Bullonaccio guidata dal principe Erazmin e riconquistare l'isola: in questo modo, otterranno l'accesso a una serie di contenuti aggiuntivi come il robot Pascal-R3 che permette la fabbricazione di gadget, giocattoli, mascotte e cavalcature. Praticamente tutta Meccagon e le sue missioni giornaliere ruotano intorno a quella componente più casual che trattiene tutti quei giocatori di World of Warcraft che preferiscono completare imprese e arricchire le loro collezioni piuttosto che migliorare l'equipaggiamento dei loro personaggi.
Nonostante ciò, c'è pane anche per i denti dei giocatori più avventurosi. Blizzard ha infatti progettato una nuova "mega spedizione", cioè una spedizione più lunga e complessa del normale che richiama la Karazhan originale - prima che fosse divisa in due parti nel corso di Legion - oppure la vecchia Zul'Aman. Operazione: Meccagon è una spedizione Mitica costituita da otto boss, l'ultimo dei quali è Re Meccagon in persona nel cuore della città sotterranea. La spedizione copre, in realtà, gran parte della mappa che i giocatori possono esplorare in qualunque momento, ovviamente in una versione istanziata piena di nemici e ostacoli che richiedono un minimo di impegno e coordinazione. Dobbiamo dire che Operazione: Meccagon è veramente un gioiellino. Le dinamiche di alcuni encounter sono originali e divertenti: la spedizione in sé non è particolarmente difficile e, nonostante la lunghezza, si completa abbastanza in fretta, ma riserva non poche sorprese in termini di contenuti e imprese da completare. È inoltre piena zeppa di ricompense, tra le quali spiccano le Schede Perforate con cui personalizzare un monile speciale che si ottiene completando le prime missioni della Resistenza di Bullonaccio.
Il nuovo Cuore di Azeroth
Come avrete capito, insomma, Ascesa di Azshara è un aggiornamento ricco di contenuti, e tuttavia la maggior parte di essi sembra strizzare l'occhio al collezionismo compulsivo: basta scorrere le note della Blizzard o cercare le miriadi di guide online per rendersi conto di quante mascotte, giocattoli e cavalcature siano state aggiunte con la patch. Per chi ama questo lato di World of Warcraft, l'aggiornamento 8.2 - che comprende, tra le altre cose, anche una nuova spedizione per mascotte - garantisce tantissime attività e imprese da completare che possono tenere incollati i giocatori a lungo, ma non siamo sicuri che sia la strada giusta che Battle for Azeroth debba percorrere per riconquistare la fiducia dei veterani più incalliti. Guardando più attentamente, si evince con chiarezza che Blizzard stia procedendo un po' a casaccio, anche se sicuramente ha cominciato a rimettersi in carreggiata quantomeno sul fronte della narrativa e della creatività.
A lasciarci più perplessi, comunque, è stata la trasformazione del Cuore di Azeroth, l'amuleto leggendario che rappresenta la feature principale di questa espansione. Il legame con l'equipaggiamento Azerite non ci ha mai convinto veramente - trovare quello giusto e poi svilupparlo è un procedimento lungo e frustrante - ma la nuova meccanica delle Essenze, se possibile, ci lascia ancora più perplessi. Dopo aver completato una nuova serie di missioni che comincia a Nazjatar, i giocatori sbloccheranno un nuovo potere dell'amuleto, uno slot in cui incastonare una specifica Essenza che conferisce una nuova abilità ad attivazione. Aumentando di livello l'amuleto, si sbloccano altri due slot in cui alloggiare le Essenze minori che conferiscono bonus passivi. Esistono diversi tipi di Essenze che possiedono proprietà e abilità completamente diverse e che possono aumentare di potenza a loro volta soddisfacendo determinati requisiti. I problemi, tuttavia, sono principalmente due.
Il primo è trovarle. Alcune Essenze sono ricompense di missioni importanti o imprese specifiche, altre sono bottini casuali alla fine di spedizioni o incursioni, altre ancora sono contenute nelle casse settimanali che si aprono raggiungendo determinati obiettivi in PvE e PvP. Esistono tanti tipi di Essenze diverse ma alcune, come sempre, sono nettamente migliori di altre in determinate circostanze. I giocatori possono cambiare Essenze per adattarsi alla situazione, sostiene Blizzard, ma in realtà sono poche le Essenze consigliate e in questo senso i ragazzi di Irvine non è che abbiano bilanciato benissimo la questione se si considera che una delle migliori Essenze per giocare nelle incursioni si ottiene raggiungendo traguardi impegnativi nel PvP. L'altro problema è legato a doppio filo col bilanciamento delle Essenze e delle loro proprietà: praticamente la maggioranza dei giocatori usa le stesse, identiche Essenze, e questo sminuisce l'apparente complessità di questa nuova feature e la sua tanto decantata varietà.
È evidente, insomma, che Blizzard non ha ancora capito bene cosa fare col Cuore di Azeroth e il paradosso è che, col tempo, i giocatori hanno cominciato a rimpiangere le controverse armi Artefatto della scorsa espansione. Ascesa di Azeroth è sicuramente un aggiornamento valido, rispetto ai precedenti, ma l'impressione generale è che Blizzard stia puntando molto sul grind per guadagnare tempo. A conti fatti, la maggior parte dei contenuti veramente desiderabili di questa patch richiede un impegno non indifferente che si traduce in giorni se non settimane di attività ripetitive. Il punto non è che avere tutto e subito, ci mancherebbe, ma ottenere dei risultati in un modo che non sembri pensato solo per costringere i sottoscriventi a giocare il più a lungo possibile. Diciamo che una volta Blizzard riusciva a mascherare meglio questo intento, anche perché non stiamo parlando certo di una società no profit. La nostra speranza, insomma, è che Ascesa di Azshara sia l'inizio di quella ripresa di cui World of Warcraft sente disperatamente il bisogno: i contenuti ci sono e i motivi per rinnovare pure, ora sta a Irvine continuare per questa strada.