Neanche uscito e Xenoblade Chronicles 3 è già leggenda. E come non potrebbe esserlo? Quante volte è capitato che un gioco fosse presentato a febbraio con l'uscita a settembre, per poi vederlo anticipato di ben due mesi? E non stiamo parlando certo di un prodotto qualunque, ma di un GDR giapponese tripla A che promette decine e decine di ore di gioco. Tetsuya Takahashi e i suoi ragazzi di Monolith Soft già avevano la nostra stima, ma ora potrebbero essersi superati. Oppure no. Tutto dipenderà dalla recensione che troverete su queste pagine tra qualche settimana.
Noi abbiamo cominciato questa nuova avventura da qualche giorno e, nel nostro provato di Xenoblade Chronicles 3, vogliamo parlarvi delle prime impressioni che ci ha fatto, senza farvi troppe anticipazioni per due motivi: primo, non vogliamo rovinarvi la sorpresa e, secondo, i ninja di Nintendo sono appostati negli angoli bui in attesa di un passo falso. E ci teniamo alla pelle perché vogliamo scoprire cosa diamine significa che "i futuri di Xenoblade Chronicles e Xenoblade Chronicles 2 sono collegati"!
L'inizio della storia
Senza troppi indugi, vi diciamo subito che l'inizio di Xenoblade Chronicles 3 non ci ha convinto come i titoli precedenti. Sia in Xenoblade Chronicles: Definitive Edition che in Xenoblade Chronicles 2, infatti, la storia prendeva il via a seguito di un evento catastrofico che sconquassava la vita tranquilla dei protagonisti. In questo modo, il giocatore era portato a condividere il loro shock, che faceva da propulsore alla narrativa iniziale.
Ebbene, in Xenoblade Chronicles 3 i protagonisti non vivono affatto una vita tranquilla. Il mondo è diviso in due fazioni che si fanno guerra per la loro stessa energia vitale, che alimenta la cosiddetta Cronofiamma e le sovrane ai vertici del conflitto. Per di più, i soldati di Keves e di Agnus vengono "fabbricati": nascono già nella preadolescenza e vivono massimo dieci anni, se non muoiono prima in battaglia.
La storia comincia dal punto di vista di tre soldati di Keves - Noah, il protagonista, e i suoi amici, il burbero Lanz e la scaltra Yunie - e ci catapulta subito in una missione di ricognizione, facendoci solo assaporare brevemente la quotidianità tra una battaglia e l'altra. Nel giro di pochissimo, i tre si imbattono in una squadra di Agnus, composta da Miyo, Sena e Taion, ma durante lo scontro succede qualcosa che mette in dubbio le loro ragioni di vita e suggerisce che ci sia qualcosa di strano nel mondo di Aionios. Qualcosa che non funziona come dovrebbe. È a questo punto che la storia inizia davvero, coi sei protagonisti che uniscono le forze ma che, per qualche motivo, sono ora braccati da entrambe le fazioni: soli contro tutti, dovranno scoprire il mistero di Aionios e cambiare i loro destini.
E fatta questa premessa, vi starete chiedendo cosa non ci ha convinto. Come abbiamo detto, la crisi che da il via alla storia è molto più debole rispetto al passato e la posta in gioco non altrettanto chiara. Se nei precedenti Xenoblade Chronicles volevamo preservare il mondo dalla catastrofe, quello presentato nel terzo episodio, sotto sotto, non è che sia proprio tutta questa meraviglia da salvare.
La verità è che l'incipit è trainato più dal cast che dalla narrativa in sé e per sé. I sei protagonisti sono tutti interessanti e tutt'altro che stereotipati, benché caschino in qualche cliché tipicamente nipponico: la piccola forzuta, il sapientone, la lingualunga e così via. Le cinematiche, tantissime e curatissime come al solito, suggeriscono che tutti abbiano dei retroscena che si svilupperanno nelle ore a venire, e caratteri sfaccettati da scoprire. Il gioco, tuttavia, assembla il party principale praticamente all'inizio, rinunciando a una scoperta più organica e cadenzata dei personaggi giocabili. Nell'ottica del gameplay ha una sua logica, ma si perde un po' il senso della sorpresa nell'annettere nuovi membri alla squadra che avevamo apprezzato nei precedenti titoli della serie.
Quella funzione la svolgono gli Eroi, cioè i personaggi extra che recluteremo tramite la campagna o le missioni secondarie e che occuperanno il settimo posto nella squadra. Non potremo controllarli direttamente, ma saranno membri del team in tutto e per tutto, con le loro abilità peculiari e il loro equipaggiamento.
L'altro aspetto critico della narrativa riguarda le aspettative. Su di esse, Tetsuya Takahashi ha imbastito un giochino che potrebbe rivelarsi controproducente: abbiamo la massima fiducia nel director storico di Xeno- come franchise, ma ammettiamo che qui si stia camminando sulle uova. Per farla breve, in queste ore ci siamo resi conto che non ci hanno spinto a proseguire le disavventure di Noah e compagnia, quanto la curiosità di scoprire cosa diamine rappresenta Xenoblade Chronicles 3 per la serie.
A questo punto dovreste sapere che i primi due episodi, per quanto narrativamente autonomi, erano legati da un filo invisibile, essendo due dimensioni parallele nello stesso universo. La campagna di marketing descrive Xenoblade Chronicles 3 come il punto di collegamento tra quei due titoli, una prospettiva che i fan del franchise hanno auspicato fin dall'uscita del secondo episodio.
Takahashi si è divertito a riempire Xenoblade Chronicles 3 di riferimenti visivi e non, attingendo alla mitologia stabilita nei due episodi precedenti, e anche negli Xeno del passato: le diverse specie senzienti conosciute negli altri mondi, le armi evocabili chiamate Gladius, i mech, nomi ricorrenti, località e così via. Aionios sembra effettivamente una fusione di Alrest e del mondo di Xenoblade Chronicles - che tutt'ora non ha un nome ufficiale - ma allo stesso tempo è qualcosa di diverso che non riusciamo a spiegare. Ed è per questo che vogliamo arrivare alla fine.
Combattimento ed esplorazione
La scelta di formare un party completo dall'inizio ha avuto un vantaggio: il sistema di combattimento, infatti, esprime le sue potenzialità praticamente subito e il gioco introduce le funzionalità aggiuntive in modo abbastanza organico. Nonostante ci siano sei o sette personaggi a schermo, con la loro effettistica individuale, non si ha mai l'impressione che gli scontri siano troppo caotici o fuori controllo, grazie anche a un'intelligenza artificiale che finora ci è parsa soddisfacente, anche se dobbiamo ancora metterla alla frusta contro boss più complicati di quelli che abbiamo affrontato nelle prime ore del gioco.
Il merito è anche di un'interfaccia intuitiva, che assegna un discreto numero di azioni a una manciata di combinazioni di tasti, e che permette di tenere d'occhio ogni aspetto dello scontro in un attimo. Avremmo forse preferito un sistema di agganciamento e scelta dei bersagli più comodo rispetto alla rotazione tramite dorsale, ma basta prenderci la mano, e poi è sempre meglio separare i nemici che combatterne più di due o tre alla volta.
Un altro punto a favore del sistema di combattimento, che aiuta molto nell'ottica strategica, è l'introduzione dei ruoli che conferiscono bonus e attitudini ben precise ai vari membri del party. I ruoli dipendono dalle classi, e qui il sistema congegnato da Monolith Soft ci è parso un po' più debole: la meccanica di per sé funziona bene, ma è esposta in modo confusionario nelle schermate principali e secondarie, e ci vuole qualche tempo per prendere confidenza coi vari parametri e le abilità che si sbloccano e che possono essere liberamente assegnate per configurare i singoli personaggi una volta sbloccata la possibilità di cambiare classe.
In questo senso, abbiamo trovato forse un po' stucchevole il fatto che le classi siano rappresentate dagli indumenti dei personaggi - c'è una specifica ragione narrativa che vizia questa scelta, ma ne riparleremo in un secondo momento - e dalle loro Gladius, ma come abbiamo detto c'è ancora molto da scoprire sulla storia, e l'arma di Noah potrebbe o non potrebbe avere la stessa importanza delle Monadi di Shulk e Rex nei titoli precedenti.
In ogni caso, il sistema di combattimento ci ha divertito molto in queste ore: garantisce un buon livello di profondità e strategia, e l'introduzione degli Ouroboros - le forme umanoidi giganti in cui si possono trasformare i personaggi per un periodo di tempo limitato - e degli attacchi combinati, che possono fare la differenza nelle battaglie più impegnative, aggiunge pepe a ogni scontro. In generale, Takahashi sembrerebbe aver snellito gli aspetti più convincenti di Xenoblade Chronicles 2, cui il terzo episodio si rifà quasi del tutto, seguendo una precisa direzione evolutiva.
È anche chiaro che Xenoblade Chronicles 3 si approccia all'esplorazione in modo diverso rispetto ai titoli precedenti, che abbandonavano il giocatore quasi subito in mappe enormi, piene di nemici fuori dalla sua portata. In questo caso, le prime ore di gioco sono contraddistinte da mappe più contenute e percorsi prestabiliti dalla narrativa, ma gradualmente si sconfina in spazi sempre più ampi, fino a scoprire ambientazioni immense, piene di percorsi alternativi e punti d'interesse secondari.
Sebbene Monolith Soft abbia implementato una sorta di navigatore GPS che traccia il sentiero ideale da seguire in tempo reale, abbiamo avuto l'impressione che le mappe esplorate finora siano meno intricate rispetto a quelle in cui ci siamo persi all'inizio dei precedenti Xenoblade. Bisogna capire se si tratti di una nuova curva che lo sviluppatore nipponico ha stabilito in termini di difficoltà, oppure se effettivamente si è preferito snellire anche questo aspetto del gameplay. L'esplorazione comunque resta una caratteristica importante di Xenoblade Chronicles 3, se non altro perché le ambientazioni sono piene di risorse da accumulare, come l'energia eterica che sblocca certe funzionalità, o i collezionabili con cui è possibile cucinare, fabbricare gemme o completare le missioni secondarie affidateci dai PNG nelle colonie.
Restando in tema di esplorazione, possiamo già dirvi che abbiamo giocato il nuovo GDR in portabilità per la maggior parte del tempo, godendocelo sullo schermo della Switch OLED. Al netto di un'immagine appena più sporca rispetto allo schermo del TV, siamo ben lontani dalla scarsa definizione che offriva Xenoblade Chronicles 2,e la fluidità è rimasta quasi sempre stabile, tranne che in pochissimi casi in cui abbiamo notato dei microscopici rallentamenti in battaglia.
È chiaro che su TV il gioco renda meglio, ma se avete acquistato la console Nintendo è probabile che ne apprezziate anche la natura ibrida, e volevamo rassicurarvi sotto questo aspetto prima di rimandarvi alle nostre conclusioni tecniche in sede di recensione.
Xenoblade Chronicles 3 si sta rivelando un GDR strepitoso già dalle prime ore, al netto di un'introduzione un po' più debole rispetto ai fuochi artificiali dei due episodi precedenti. Ma questo è dovuto anche alle aspettative che Monolith Soft ha creato nei fan della serie e se la narrativa riuscirà a stupirci positivamente ve lo sapremo dire solo tra qualche settimana nella nostra recensione. Per adesso vi possiamo anticipare che il sistema di combattimento è ottimo e il team di Takahashi ha messo mano alle spigolosità di Xenoblade Chronicles 2 per consegnare un gameplay più snello e intuitivo che ci sta divertendo moltissimo sia sul TV che in portabilità.
CERTEZZE
- Il cast è interessante e sfaccettato
- Il sistema di combattimento è divertente e ricco di funzionalità
DUBBI
- L'inizio della storia è meno scioccante che in passato
- I menù potevano essere progettati meglio