63

L'Australia vieta i social media ai minori: è il primo paese a farlo, ma in Italia c'è un decreto già pronto

L'Australia ha approvato una legge che vieta l'accesso ai social media ai minori di 16 anni e la discussione sull'argomento è tornata d'attualità, anche in Italia

NOTIZIA di Raffaele Staccini   —   29/11/2024
Smartphone in mano a giovane

L'Australia ha approvato giovedì, 28 novembre 2024, una legge che vieta l'accesso ai social media ai minori di 16 anni. Una decisione che ha suscitato un acceso dibattito a livello internazionale, e ovviamente anche in Italia, visto che si tratta della più restrittiva al mondo nel suo genere.

Una norma che mira a proteggere la salute mentale dei giovani, ma solleva interrogativi sull'effettiva capacità di far rispettare il divieto e sulle possibili conseguenze.

La legge contro i social media

Il provvedimento, fortemente voluto dal governo laburista di Anthony Albanese, prevede che le piattaforme social adottino misure per impedire l'accesso ai minori di 16 anni, pena pesanti sanzioni. Tuttavia, la legge non specifica chiaramente quali piattaforme saranno interessate e come verrà verificata l'età degli utenti. Si ipotizza l'utilizzo di sistemi di verifica governativi, un po' come lo SPID o la CIE in Italia, oppure basati su dati biometrici, ma entrambi presentano criticità legate alla possibilità di aggiramento del divieto e alla tutela della privacy.

Il primo ministro australiano Anthony Albanese
Il primo ministro australiano Anthony Albanese

L'iniziativa australiana ha incontrato diverse critiche da parte di esperti, organizzazioni per i diritti dei minori e associazioni come Amnesty International. Le preoccupazioni riguardano principalmente l'efficacia del divieto, facilmente aggirabile, e il rischio di violare il diritto dei minori all'accesso e alla partecipazione sui social media, riconosciuto anche dalle Nazioni Unite. Inoltre, si sottolinea l'importanza di educare i giovani a un uso responsabile dei social network, piuttosto che imporre restrizioni.

Il dibattito sulla correlazione tra l'uso dei social media e la salute mentale degli adolescenti è complesso. Se da un lato alcune ricerche evidenziano un'associazione tra i due fenomeni, dall'altro non è ancora chiaro se l'utilizzo dei social sia la causa diretta di problemi come ansia e depressione. È possibile che i giovani con problemi di salute mentale tendano a utilizzare i social in modo diverso o più frequente rispetto ai coetanei.

La senatrice di Fratelli d'Italia Lavinia Mennuni
La senatrice di Fratelli d'Italia Lavinia Mennuni

La legge australiana, la cui entrata in vigore è prevista non prima di 12 mesi, rappresenta un esperimento su larga scala che potrebbe influenzare le politiche di altri paesi. Tuttavia, l'esperienza di altre nazioni che hanno tentato di limitare l'accesso dei minori ai social media suggerisce che i divieti assoluti sono difficili da applicare e possono avere conseguenze indesiderate.

L'Unione Europea, ad esempio, ha scelto un approccio diverso con il Digital Services Act (DSA), che punta a rafforzare la sicurezza e la trasparenza dei servizi digitali, introducendo regole specifiche per la tutela dei minori online. In Italia, invece, c'è un ddl bipartisan, a firma Lavinia Mennuni (FdI) e Anna Ascani (Pd), che sta svolgendo l'iter parlamentare e che "dispone il limite a 15 anni per l'accesso dei minori e la regolamentazione dei baby influencer, oltre ad una disciplina volta ad implementare politiche e campagne di sensibilizzazione sul pericolo che possa crearsi una dipendenza dai device".

In conclusione, la questione della regolamentazione dell'accesso dei minori ai social media è complessa e richiede un approccio equilibrato che tenga conto sia della necessità di proteggere i giovani dai possibili rischi, sia dell'importanza di garantire loro il diritto alla partecipazione e all'accesso all'informazione. Voi che cosa ne pensate? Diteci la vostra nei commenti qua sotto. Intanto, il capo di uno dei maggiori gruppi di social media al mondo, Mark Zuckerberg di Meta, è stato a cena da Donald Trump per discutere il futuro dell'innovazione americana.