Il coronavirus ha fatto per la digitalizzazione dell'Italia più di quando abbia fatto la politica negli ultimi venticinque anni. A dirlo in un'intervista rilasciata a Game World Observer, è stato Alberto Belli, fondatore e CEO di Gamera Interactive, studio attualmente al lavoro su Alaloth: Champions of the Four Kingdoms, che ha avuto modo di parlare lungamente dello stato dell'industria italiana dei videogiochi.
Belli è partito da lontano, raccontando di come l'industria italiana soffra di alcuni problemi endemici come la mancanza di fondi e considerazione da parte della politica e della cultura ufficiale; della tendenza delle piccole realtà a darsi addosso invece di fare rete per aiutarsi a vicenda; dell'assenza di una cultura del mondo dei videogiochi orientata al business e della mancanza di associazioni di categoria rappresentative che riescano a fare qualcosa di concreto per gli sviluppatori, diventandone la voce.
Quindi è entrato nel merito dei problemi che il coronavirus sta causando agli sviluppatori italiani, raccontando l'esperienza di Gamera Interactive e di come sia difficile gestire lo sviluppo di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms da remoto a causa delle linee internet italiane, nonché di come tutti gli eventi pianificati per promuovere il gioco siano sostanzialmente saltati. La situazione potrebbe però avere anche dei risvolti positivi, perché potrebbe dare al digitale in Italia quella spinta che gli è mancata finora:
"Comunque sia il 2020 rappresenterà un punto di svolta per l'industria, considerando che è quasi impossibile dire quando tutto questo avrà fine. Bisogna evolversi se non ci si vuole estinguere e l'industria deve farlo anche se ciò significasse sacrificare qualcosa nella transizione. Probabilmente sarà il colpo di grazia per i negozi fisici e, allo stesso tempo, rappresenterà un'opportunità incredibile per gli affari digitali. In Italia ad esempio l'epidemia di coronavirus ha probabilmente fatto di più per l'evoluzione del digitale di qualsiasi governo degli ultimi 25 anni."
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