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Fortnite: Epic Games costringe gli sviluppatori a crunch con turni massacranti?

Secondo alcune testimonianze raccolte da Polygon, sembra che il crunching sia pratica diffusa anche in Epic Games, per mantenere il supporto costante su Fortnite.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   23/04/2019
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Sembra proprio che il crunch time, vera e propria piaga dell'industria videoludica, non abbia risparmiato nemmeno una realtà economicamente in grande salute come Epic Games, che in base ad alcune testimonianze avrebbe costretto gli sviluppatori a turni di lavoro massacranti per gestire Fortnite.

Polygon ha pubblicato un articolo basato su varie testimonianze di sviluppatori Epic Games, rimasti ovviamente anonimi, che dipinge un quadro inquietante delle condizioni di lavoro all'interno della compagnia. Il crunching, come abbiamo riportato in precedenza anche per Rockstar nello sviluppo di Red Dead Redemption 2, è un periodo della lavorazione di un gioco nel quale si cerca di comprimere al massimo i tempi di sviluppo adottando turni di lavoro massacranti. È, purtroppo, una pratica ormai insita nella stessa organizzazione dei lavori nell'industria videoludica e a quanto pare non risparmia nemmeno le realtà più grandi e in salute, come appunto Epic Games.

"Lavoro in media 70 ore a settimana", ha affermato un dipendente intervistato da Polygon, "Ci sono probabilmente almeno 50 o anche 100 altre persone qui in Epic Games che fanno turni di questo tipo. Conosco persone che fanno 100 ore di lavoro a settimana". La situazione è legata allo sviluppo di Fortnite, ma in questo caso si tratta soprattutto del lavoro richiesto per la gestione del gioco e dei nuovi contenuti. Rappresenta una sorta di caso particolare, perché invece di essere un crunch time necessario per rientrare nei tempi prima del lancio di un gioco, in questo caso è legato alle tempistiche di rilascio degli aggiornamenti e rappresenta dunque un impegno più costante nel tempo.

A quanto pare, la compagnia concede tempo libero in abbondanza ai dipendenti, ma il problema è la possibilità effettiva di poterne usufruire: "La compagnia ci concede tempo libero illimitato, ma è quasi impossibile prenderselo", ha spiegato ancora la fonte, "Se mi prendo del tempo libero, il carico di lavoro ricade su altre persone e nessuno vuole essere responsabile di tale conseguenza". Polygon ha condotto una dozzina di interviste, nel corso di diversi mesi, a vari dipendenti di Epic Games, dal quale è emerso un quadro piuttosto inquietante nel quale il super-lavoro, sebbene non forzato, è praticamente visto come una condizione attesa dalla compagnia.

La situazione di Fortnite, in qualità di gioco come servizio, sembra rendere le cose ancora peggiori, perché la lavorazione continua ad essere intensa anche dopo il lancio del gioco e per periodi di tempo indefiniti. Il crunch qui sembra essere iniziato dopo il successo della modalità battle royale di Fortnite, in coincidenza con le espansioni e in generale il supporto al gioco: "Il problema più grosso è che non facciamo altro che lavorare agli aggiornamenti", ha riferito un intervistato, "Gli executive sono concentrati sul mantenere Fortnite popolare il più a lungo possibile, specialmente con la competizione che sta emergendo". I tempi a quanto pare sono strettissimi: "Tutto dev'essere fatto immediatamente, non ci è concesso di passare troppo tempo su qualcosa. Se qualche elemento non funziona - tipo un'arma - non possiamo toglierla e sistemarla con calma, dev'essere aggiustata immediatamente, tutto mentre continuiamo a lavorare sulla patch successiva. È brutale". Da parte sua, Epic Games ovviamente ha minimizzato la questione, ammettendo che "Le persone qui lavorano duramente a Fortnite e ad altri titoli Epic", come riferito da un portavoce al sito in questione, ma che "Situazioni estreme come turni di lavoro da 100 ore a settimana sono incredibilmente rare e in tali circostanze ci assicuriamo che la stessa situazione non ricada nuovamente sulle stesse persone".