Interessante e virtuosa l'iniziativa del negozio Space One di Lucca, specializzato in videogiochi, che ha pubblicato un messaggio sulla sua pagina Facebook per comunicare la riduzione del servizio di vendita di ricariche digitali. Il motivo? Fortnite e i problemi di ludopatia che sta creando.
I gestori del negozio hanno raccontato di stare assistendo sempre più spesso a fenomeni preoccupanti che non hanno niente a che vedere con lo spirito con cui hanno aperto il negozio:
"Ultimamente, per il nostro benessere, ma sopratutto per quello di tutti i genitori che si presentano da noi, chiedendo continuamente ricariche come fossimo pusher digitali, abbiamo deciso di ridurre drasticamente questo servizio.
Sono 20 anni che cerchiamo di vendere emozioni, sogni e divertimento, tutto quello che insomma rende magico il mondo dei videogiochi e dei videogiocatori.
In questo ultimo anno però, è stata fatta leva sulle sensazioni e punti deboli più vulnerabili dell' essere umano...rendere bimbi collezionisti fobici di indumenti virtuali o di "buffe" e stravaganti esultanze infatti, è diventato un costo che sembra scavalcare il piacere di giocare, ed è una cosa che noi non vogliamo accettare."
Insomma, il problema è chiaro e ormai va oltre tutte le possibili difese del videogioco stesso, per sfociare nel patologico e nell'emergenza sociale:
"Madri che riportano indietro console per "disintossicare" il figlio da Fortnite, che si lamentano delle continue richieste atte a "shoppare" senza sapere neanche cosa significhi, nonni che portano il nipotino in negozio dicendo che possono avere un qualsiasi gioco nuovo per Natale, ma che si sentono rispondere "voglio 70 euro di ricariche", e mille altri anedotti compresi furti di carte di credito dal portafoglio dei genitori, e tanto altro che non vogliamo stare a scrivere per mero senso del buongusto.
Avete presente la ludopatia!? avete in mente le scene al bar dove adulti si perdono in meandri di luci e suoni ammalianti senza permette all' utente di staccarsi? forse non ve ne rendete conto, ma sta succedendo esattamente la stessa cosa, e noi non vogliamo più far parte di questo sistema."
Ovviamente i più colpiti sono i soggetti più deboli, non gli adulti che dovrebbero ormai avere una certe resistenza a fenomeni simili. Rimane il fatto che questi ragazzi hanno espresso un concetto sacrosanto: è giusto fare leva sulle debolezze umane per guadagnare miliardi? Ossia, è giusto creare sistemi di gioco che tendono a far sviluppare vere e proprie dipendenze, solo per abbracciare i nuovi modelli economici predatori sempre più diffusi nel mercato dei videogiochi? È per questo motivo che ormai gli studi di sviluppo assumono più psicologi che sviluppatori?
I ragazzi di Space One hanno scelto la strada dell'etica, ossia di ridurre i loro introiti per non partecipare a questo sistema, ma quanta forza ci vuole per farlo? Di nostro possiamo solo dire che se abitassimo a Lucca sapremmo in quale negozio fare i nostri acquisti videoludici.