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Gabe Newell: per il capo di Valve le interfacce cervello-computer sono il futuro dei videogiochi

Gabe Newell apre prospettive molto interessanti sul futuro dei videogiochi attraverso le interfacce neurali e la loro possibile applicazione insieme agli engine videoludici.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   25/01/2021

Gabe Newell, il capo di Valve, ha recentemente affermato in un'intervista al sito neozelandese TVNZ che le interfacce cervello-computer risulteranno fondamentali per il futuro dei videogiochi e consentiranno esperienze di gioco molto più intense e soddisfacenti rispetto all'uso delle interfacce standard e i sensi dei giocatori.

Quando parla Newell a volte è difficile capire dove finisca la sua concreta visione del futuro tecnologico, basata anche sulle intense ricerche che in questo senso vanno avanti da anni in Valve, e dove finisca la sua nota ironia, ma il discorso è interessante perché va oltre i videogiochi andando anche ad abbracciare le neuroscienze e le possibili applicazioni delle interfacce neurali, anche se ovviamente si parla di un futuro forse non proprio prossimo.

Newell parla dunque di come queste interfacce possano anche superare le limitazioni poste da handicap motori o dei sensi, cosa che apre delle belle prospettive: "Siamo abituati a vivere il mondo attraverso gli occhi, ma gli occhi sono creati con offerte a basso costo che non si curano di eventuali problemi di produzione o difetti, dunque se sono rotti o difettosi non c'è modo di ripararli perfettamente, cosa che ha perfettamente senso in una prospettiva evoluzionistica ma non riflette propriamente le preferenze dei consumatori", ha affermato Newell, con una sarcastica analogia.

"Dunque per quanto riguarda l'esperienza visuale, la fedeltà grafica che possiamo arrivare ad ottenere, il mondo reale smetterà di essere il metro che possiamo applicare per quanto riguarda la migliore qualità possibile", ha spiegato il capo di Valve, "Viene fuori che gli engine di gioco sono molto utili per simulare molte informazioni di cui c'è bisogno per creare una mano simulata per le persone. Puoi far evolvere un software molto più velocemente di quanto sia possibile far evolvere delle protesi, dunque possiamo fornire un framework entro il quale è possibile sperimentare anche in questo senso con i pazienti".

Il discorso di Newell va dunque oltre all'ambito videoludico e entra nel campo delle neuroscienze, indagando la possibilità di utilizzare gli engine di gioco anche per lavorare con interfacce neurali in grado di fornire non solo nuove possibilità di interazione ma anche di "visione" e "sensazione" del mondo, una prospettiva davvero molto interessante.

Tutto questo riporta peraltro a una domanda fondamentale: ci si potrà giocare Half-Life 3? A parte gli scherzi, dall'estesa intervista a Newell sono emerse nei giorni scorsi anche altre informazioni interessanti, come il fatto che Valve ha nuovi giochi in sviluppo e il capo della compagnia che si è schierato a difesa di CD Projekt RED nelle polemiche su Cyberpunk 2077.

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