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I dazi di Trump faranno aumentare i costi del retrogaming e ritarderanno le spedizioni

I dazi di Trump preoccupano l'intera industria dei videogiochi, compreso il settore retrogaming, che potrebbe soffrire di un aumento dei prezzi.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   07/04/2025
Un apparecchio per il retrogaming

I dazi imposti al mondo dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump stanno mandando nel panico borse e interi settori economici, anche in Italia (pensate al settore vinicolo). Il mondo dei videogiochi non è escluso. Anzi, è coinvolto a più livelli nell'ondata di aumenti inevitabilmente in arrivo, con alcuni settori che rischiano di andare in crisi, come quello del retrogaming, che è solito importare i componenti dai paesi più colpiti dalle nuove tariffe, ossia Cina, Corea, Taiwan e Vietnam.

Componenti che già di loro erano molto costosi, ma che ora rischiano di arrivare a prezzi fuori mercato, oltre che a creare dei grossi rallentamenti nelle spedizioni. A spiegarlo è stato Mike Chi, cui dobbiamo gli splendidi upscaler della linea RetroTink.

Dazi pazzi

Già in passato Chi aveva sottolineato come i dazi sarebbero diventati un problema, ma dopo la mossa definitiva di Trump, ha deciso di spiegare più nel dettaglio l'impatto che avranno sulla sua attività.

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"Il nuovo regime tariffario ci causerà probabilmente delle difficoltà significative", ha detto Chi. "Nel breve periodo, il nostro piano è di assorbire i costi extra pagando anticipatamente i dazi per i clienti statunitensi. Tuttavia, questo potrebbe rendere i dispositivi 2X non convenienti nel lungo periodo e ritardare il lancio dei dongle.

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I costi e i tempi di spedizione potrebbero aumentare, soprattutto perché le autorità portuali / doganali non hanno esperienza di riscossione dei pagamenti su di un simile volume di spedizioni. Sfortunatamente, la produzione nazionale non sembra essere una soluzione praticabile nel breve e medio termine."

Quando una persona gli ha fatto notare che avrebbe potuto semplicemente spostare la produzione negli Stati Uniti, Chi ha risposto:

"Dovresti comunque importare l'80-90% dei materiali poiché gli Stati Uniti non producono più chip. Quindi... questo non è d'aiuto.

Potrei certamente tornare ai bei vecchi tempi in cui saldavo i Tink nel mio garage. Il problema è che l'80-90% dei componenti (pensate ai microchip) è prodotto a Taiwan, in Corea e in Cina. Finché gli USA non riacquisteranno questa capacità (ci vorrà un decennio), l'assemblaggio nazionale non sarà una soluzione."

La posizione di Chi è stata sostenuta da Voultar, creatore del Wii U Nand-Aid e dello SNES Edge Enhancer:

"Faccio eco a quanto detto. Gli Stati Uniti non hanno l'infrastruttura produttiva per essere competitivi (in termini di prezzo) per le piccole imprese e le aziende che non hanno grandi disponibilità economiche per pagare l'800% di quanto costa attualmente la produzione... Avrò 50 anni prima che si possa fare qui negli Stati Uniti..."

Voultar ha anche aggiunto che "il valore dei prodotti che progetto non risiede nei processi produttivi o nel costo di produzione, ma nella componente intellettuale. Questi sono solo chip e resistori finché non li metto in una configurazione che funziona. Il valore della manifattura sta diventando sproporzionato rispetto al valore della proprietà intellettuale, e questo è un problema enorme per l'intera economia."