Nonostante siano prodotti ormai datati di due generazioni, i processori Raptor Lake restano tra i più apprezzati dagli appassionati di gaming su PC. Proprio per questo, la notizia di un aumento dei prezzi superiore al 10% ha destato sorpresa: parliamo di chip che hanno debuttato tra il 2022 e il 2023 e che oggi dovrebbero trovarsi in una fase calante del ciclo commerciale. Eppure, secondo DigiTimes, Intel ha deciso di puntare sul loro ancora forte posizionamento per compensare vendite deludenti delle linee più recenti.
Le ragioni dietro alla scelta
Le motivazioni sembrano legate a una combinazione di fattori. Da un lato, la domanda per i PC "AI ready" non è esplosa come previsto: le nuove serie Arrow Lake, Lunar Lake e Meteor Lake hanno faticato a convincere i consumatori, più interessati a migliorare prestazioni CPU/GPU piuttosto che investire in acceleratori NPU. Dall'altro, l'offerta di Raptor Lake è stata colpita da una disponibilità ridotta a partire dalla metà dell'anno, creando un contesto di scarsità che ha giustificato i rincari.
Per gli acquirenti finali, il rincaro potrebbe tradursi in un aumento medio di circa 20 dollari per singolo modello, con variazioni a seconda della fascia. Non è escluso che i prezzi possano salire ulteriormente nel retail, considerando anche l'aumento dei costi della memoria DRAM, stimato fino al 30%. Si rischia quindi un effetto combinato che renderà più costoso assemblare o aggiornare un PC da gioco nei prossimi mesi, proprio mentre molti utenti avevano approfittato degli sconti sui Raptor Lake per aggiornare le proprie build.
Le prossime mosse di Intel
Intel, interpellata dai media, non ha voluto rilasciare commenti ufficiali. Tuttavia, le aspettative si spostano già sulla prossima generazione Panther Lake, attesa per la fine dell'anno. Per recuperare terreno, il colosso dovrà dimostrare di poter offrire un reale salto prestazionale e non solo un miglioramento nell'ambito AI. Altrimenti, i giocatori e i creatori di contenuti continueranno a preferire i "vecchi" Raptor Lake, anche a fronte di un prezzo più alto, confermando la difficoltà di Intel nel traghettare i clienti verso le piattaforme più recenti.