134

Intel sceglie di non investire in Italia: i piani rimangono attivi su Germania e Polonia

Intel ha annunciato di non avere più alcun investimento attivo in Italia, perché preferisce investire in Polonia e in Germania.

Intel sceglie di non investire in Italia: i piani rimangono attivi su Germania e Polonia
NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   16/01/2024

Intel ha in programma di investire in Europa e negli Stati Uniti per tornare leader nella produzione mondiale di microchip. Purtroppo non ha piani per investire nel favoleggiato stabilimento italiano: "In questo momento non c'è nulla di attivo, siamo focalizzati sugli stabilimenti in Germania e Polonia", ha dichiarato Pat Gelsiger al World Economic Forum di Davos. Quindi l'annunciato progetto "Stiamo costruendo alcune delle fabbriche più grandi del mondo, per produrre gli oggetti più piccoli del mondo" non riguarda più il nostro paese. Evidentemente qualcosa non deve aver funzionato a livello politico, tanto da far scappare Intel.

L'ipotesi italiana

Il governo Meloni non è riuscito a convincere Intel
Il governo Meloni non è riuscito a convincere Intel

Era stata Intel stessa nel 2022 a parlare dell'Italia come possibile sede di un suo grande stabilimento di back end, per l'assemblaggio e l'impacchettamento dei processori. Le contrattazioni erano iniziate con il governo Draghi, ma si sono arenate con il governo Meloni, tanto che la fabbrica italiana è sparita dai piani di Intel. Nel mentre rimane prevista la fonderia tedesca e agli investimenti europei si è aggiunta uno stabilimento dedicato ai test in Polonia.

Nel corso dello scorso anno Gelsiger aveva parlato di trattative ancora in corso con il governo italiano, con la decisione finale che sarebbe stata presa entro la fine dell'anno, decisione che è infine arrivata ed è negativa per il nostro paese, che perde una grande opportunità in termini di sviluppo e occupazione.

Con un certo garbo, il CEO di Intel ha dichiarato che "nessun paese è escluso" dal novero dei papabili per le nuove strutture, ma nel frattempo l'Italia non è stata più nominata.

La notizia non dovrebbe arrivare come il classico fulmine a ciel sereno nelle stanze del ministero dello Sviluppo economico, visto che già da qualche tempo era chiaro che Intel non avesse apprezzato moltissimo l'offerta italiana. L'addio alle nostre sponde però rappresenta una battuta d'arresto enorme per il cosiddetto Chips Act del governo Meloni, che mira ad allargare la presenza italiana nella filiera dei semiconduttori.

Intel ha comunque confermato la sua partecipazione alla Fondazione Chips.it di Pavia, centro dedicato al design dei semiconduttori. Una magra consolazione.