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Microsoft, sit-in nella sede di Redmond: dipendenti fanno irruzione nell’ufficio del presidente

Continuano le proteste del collettivo No Azure for Apartheid, che stavolta ha fatto irruzione nell'ufficio del presidente di Microsoft. L'intervento della polizia è stato necessario.

NOTIZIA di Stefania Netti   —   27/08/2025
Microsoft proteste No Azure for Apartheid

Qualche giorno fa vi abbiamo parlato delle proteste al quartier generale di Microsoft, organizzate dal collettivo No Azure for Apartheid. Sebbene la situazione fosse inizialmente pacifica, a un certo punto sono scattati diversi arresti che hanno addirittura coinvolto un attuale dipendente di Microsoft. Anche la giornata di ieri è stata piuttosto impegnativa, dato che sette persone hanno occupato l'ufficio del presidente Brad Smith. Non ci sono stati episodi di violenza, ma l'intervento della polizia è stato necessario. Tra le persone coinvolte troviamo due attuali dipendenti di Microsoft e altri ex dipendenti.

Una situazione delicata

Non è la prima volta che gli attivisti del collettivo No Azure for Apartheid organizzano proteste per contestare i contratti con il governo e l'esercito israeliano. Un portavoce, in particolare, ha richiesto nuovamente di interrompere ogni contratto di fornitura tecnologica con Israele. Inoltre, ha aggiunto che quella di martedì è solo una delle tante iniziative destinate a proseguire.

Proteste al quartier generale Microsoft: arrestato un dipendente durante le manifestazioni Proteste al quartier generale Microsoft: arrestato un dipendente durante le manifestazioni

Pare che gli attivisti abbiano anche nascosto dispositivi di spionaggio, secondo quanto dichiarato da Smith in una breve conferenza stampa. "Quando sette persone entrano in un edificio, occupano un ufficio, chiudono fuori altre persone, installano microspie, anche in forma rudimentale, come telefoni, cellulari nascosti sotto i divani o dietro i libri, non è accettabile. Quando viene chiesto loro di andarsene e rifiutano, non è accettabile", ha detto.

L’accusa

Il presidente Brad Smith ha poi ribadito che l'azienda ha avviato un'indagine interna all'inizio di questo mese, dopo un'inchiesta del Guardian secondo cui la piattaforma Azure sarebbe utilizzata per effettuare operazioni di sorveglianza sui palestinesi.

"Non condividiamo tutte le conclusioni di quel report, ma alcune meritano di essere approfondite. Stiamo lavorando ogni giorno per arrivare in fondo alla vicenda, e ci riusciremo", ha detto infine. Proprio per questo motivo gli attivisti hanno chiesto di interrompere qualsiasi fornitura tecnologica con Israele.