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Alle Olimpiadi dei robot umanoidi gli androidi si sono picchiati e hanno corso, ma con regole particolari

A Pechino si è svolta la prima edizione dei giochi per robot umanoidi: tre giorni di gare tra velocità, arti marziali e test di autonomia.

NOTIZIA di Raffaele Staccini   —   18/08/2025
La boxe alle Olimpiadi dei Robot

Dal 14 al 17 agosto Pechino ha ospitato un evento senza precedenti: le Olimpiadi dei robot umanoidi. Università e aziende di 16 Paesi hanno schierato centinaia di macchine bipedi in competizioni sportive che, al di là dello spettacolo, hanno avuto l'obiettivo di raccogliere dati utili allo sviluppo di sistemi più agili e autonomi. Le discipline in programma hanno spaziato dal calcio alla corsa, passando per arti marziali, ginnastica e scenari di servizio, mettendo in luce non soltanto le capacità attuali, ma anche i limiti ancora da superare.

L'iniziativa si inserisce in una fase di forte espansione della robotica umanoide, con la Cina tra i Paesi che investono di più in questo settore. Oltre a numerosi istituti accademici, a Pechino hanno partecipato aziende come Unitree e Fourier: la manifestazione ha rappresentato una vetrina per mostrare le soluzioni tecnologiche più recenti e testare in condizioni reali la capacità delle macchine di affrontare ambienti dinamici.

Le gare delle Olimpiadi dei Robot Umanoidi

Ai giochi robotici di Pechino i biglietti avevano prezzi che andavano dai 128 ai 580 yuan (ovvero tra i 16€ e 75€ circa). Qui gli umanoidi hanno offerto uno spettacolo unico: si sono infatti scontrati tra loro e sono caduti ripetutamente durante le partite di calcio, mentre altri sono crollati a metà corsa durante le gare di velocità. Il tutto tra le risa e gli applausi del pubblico, che è sembrato apprezzare.

Secondo i dati ufficiali, hanno preso parte alla competizione 280 squadre con oltre 500 robot in gara. Numeri che sottolineano la portata internazionale della manifestazione, nonostante una copertura dei canali ufficiali piuttosto scarna: le informazioni di contesto sono state poche, materiali multimediali quasi assenti e il sito web ufficiale si è limitato a pubblicare calendario e regolamenti. E proprio i regolamenti hanno presentato alcune informazioni fondamentali per capire i risultati di alcune gare.

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Alla partenza della gara dei 100 metri piani, per esempio, si sono schierati modelli sviluppati all'interno del gruppo Yushu-Unitree, con nomi come Tianxiao, Tiangong, Gaoyi Technology e Lingyi Technology. Al traguardo il cronometro ha premiato Lingyi, seguito da Gaoyi e Tiangong, mentre Tianxiao è caduto prima della fine. Ma la classifica è stata ribaltata dall'applicazione di una regola peculiare delle Olimpiadi dei robot: i tempi ottenuti dai concorrenti vengono corretti in base al livello di autonomia.

Se un robot è guidato a distanza, il tempo resta invariato; se invece corre senza intervento umano, il risultato viene moltiplicato per un coefficiente di 0,8, un meccanismo pensato per incoraggiare lo sviluppo di sistemi indipendenti. Con questa formula Tiangong, inizialmente terzo, ha conquistato la medaglia d'oro con un tempo ufficiale di 21,50 secondi, davanti a Lingyi e Gaoyi.

Ma al di là dei risultati, la gara ha confermato le differenze con gli atleti in carne e ossa: i robot impiegano circa tre secondi per passare da fermo alla velocità massima, un tempo che rende la fase iniziale decisamente meno esplosiva rispetto a quella degli sprinter umani. L'obiettivo finale, poi, non è semplicemente vincere: "Siamo qui per giocare e per vincere. Ma siamo anche interessati alla ricerca", ha dichiarato Max Polter, membro della squadra di calcio robotica HTWK Robots dalla Germania, affiliata all'Università di Scienze Applicate di Lipsia.

"In questo concorso si possono testare molti approcci nuovi ed entusiasmanti. Se proviamo qualcosa e non funziona, perdiamo la partita. È triste, ma è meglio che investire molti soldi in un prodotto che fallisce". E voi che cosa ne pensate di eventi come questo? Diteci la vostra nei commenti qua sotto. Intanto Tesla rallenta sulla produzione di Optimus: il robot umanoide resta (ancora) un miraggio.