Il lancio su Steam di Overwatch 2 fu boicottato da Bobby Kotick, l'allora capo di Activision Blizzard, fresco di addio al suo ruolo. Con la fine del suo regno, durato più di trent'anni, stanno emergendo i primi racconti sul modo che aveva di gestire gli affari. Nemmeno a dirlo, chi ha deciso di parlare non ha speso parole troppo lusinghiere nei suoi confronti.
Boicottaggio
A raccontare di come fu gestito il lancio di Overwatch 2 su Steam è stato l'ex Activion Blizzard King Andy Belford con un post su X, da cui traspare la volontà di togliersi più di qualche macigno dalla scarpa:
"Rompo il mio silenzio per raccontare un fatto divertente: quando pianificammo il lancio su Steam di Overwatch 2, il mio team mi avvisò con mesi di anticipo che avremmo subito un bombardamento di recensioni negative. Pregammo di avere più informazioni, più dettagli e più risorse per prevenire ciò che sarebbe successo, ma ci fu negato tutto."
Belford ha poi continuato scendendo maggiormente nei dettagli. "La moderazione di Steam fu affidata al team community, nonostante il mio rifiuto di esporre il mio team a quel fiume di post e contenuti tossici. Quando chiedemmo chi aveva deciso di lanciare il gioco su Steam senza alcun supporto, la risposta fu: Bobby."
"Questo è solo un esempio della cultura che Kotick ha coltivato in Activision Blizzard: la merda scorreva a valle, di solito finendo sulle persone meno pagate e più oberate di lavoro. Il management era troppo impegnato a reagire a ordini estremamente deboli e a decisioni prive di senso."
"Per inciso, l'esperienza dei giocatori e dei lavoratori non aveva significato per i colletti bianchi e i dirigenti. Tutto ruotava intorno ai resoconti economici dei trimestri," ha concluso Belford.
Responsabili che prendono decisioni stupide che ricadono su chi lavora davvero, mancato aiuto per il lancio di un gioco di prima fascia come Overwatch 2 su Steam e dirigenti a cui interessano solo i soldi. Diciamo che il quadro disegnato da Belford non è proprio idilliaco per Kotick e i suoi. Naturalmente va detto che questo è la sua versione dei fatti e che quindi va presa come tale.