A quanto pare il problema tra PlayStation e gli sviluppatori indipendenti nascerebbe dal fatto che Sony avrebbe spostato la maggior parte dei suoi investimenti sui titolo blockbuster, togliendo fondi ai team che si occupavano di curare i rapporti con gli studi minori, peggiorando così il supporto e creando situazioni paradossali, come le maggiori vendite fatte su piattaforme dalla base installata inferiore.
A raccontarlo, facendo seguito a quanto emerso negli scorsi giorni, a partire dallo sfogo di Iain Garner, è stato Jason Schreier di Bloomberg, che ha provato a spiegare l'origine della questione.
Stando al giornalista, che aveva già toccato l'argomento in aprile, negli ultimi anni Sony ha dato priorità ai blockbuster a spese dei team secondari. Dal punto di vista finanziario la scelta si è rivelata un successo, ma i rapporti con le realtà più piccole si sono inevitabilmente incrinati, arrivando agli sfoghi degli ultimi giorni.
Secondo Matthew White di Whitethorn Games, un piccolo publisher, a volte Sony impiega giorni per rispondere a delle semplici richieste, segno che a occuparsi degli indie sono rimaste ben poche persone. Quindi il problema non è solo il posizionamento nel PlayStation Store, che comunque è fondamentale, ma anche il rapporto diretto con il platform holder, diventato difficile da gestire, nonostante Sony prenda il 30% di royalty su ogni copia venduta.