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Dispatch, la recensione di un'avventura narrativa su supereroi e lavoro di ufficio

La nuova opera di AdHoc Studio e Critical Role è un'avventura che arriva nel posto giusto al momento giusto, proprio come ci si aspetta da un supereroe gestito al meglio dall'SDN.

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   15/11/2025
Robert in una scena di Dispatch
Dispatch
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Quella che può essere definita l'epoca d'oro delle avventure narrative in stile Telltale è sempre stata una strana anomalia, in fin dei conti: non per sminuire gli indubbi meriti del team, che di fatto ha saputo rilanciare un genere in crisi ormai da lungo tempo, passando anche attraverso un rispettoso recupero di certi marchi storici del passato (pensiamo a Tales of Monkey Island) con passione genuina. Tuttavia la fascinazione per quella struttura fu forse un po' esagerata anche nei commenti della stampa, non per nulla generando una vera e propria mania con sovrapproduzione annessa, che ha portato inevitabilmente a un crack nel giro di pochi anni, con esiti disastrosi per il team.

Che ci fosse però del gran talento in Telltale è indubbio, e risulta evidente proprio in questo gioco, nuova produzione che proviene da un team nuovo come AdHoc Studio, fondato però da veterani dello studio responsabile di The Walking Dead e The Wolf Among Us (oltre che da ex-Night School Studio, altro team che ha saputo raccogliere al meglio l'eredità proprio di Telltale).

Dispatch: Stagione 2 è nei pensieri di AdHoc Studio, visto il successo riscosso Dispatch: Stagione 2 è nei pensieri di AdHoc Studios, visto il successo riscosso

Di fatto, Dispatch risponde a una domanda che in molti si saranno fatti, specialmente coloro che, pur riconoscendo i meriti delle tante (troppe) serie di avventure episodiche dei primi anni 2010, non potevano evitare di vederne anche gli evidenti limiti: cosa sarebbe potuto venire fuori con una produzione di livello superiore sul fronte di regia a animazione, magari utilizzando un soggetto originale? Qualcosa di notevole, a quanto pare, in base a quello che ci troviamo davanti ora in questa recensione di Dispatch.

Un supereroe senza poteri

La narrazione è ovviamente la parte fondamentale di Dispatch ed emerge come il suo aspetto migliore. La storia a dire il vero non è particolarmente originale, ma sono i dialoghi, la regia e il carisma dei personaggi a renderla un'esperienza memorabile.

Questa ci porta a Torrance, nei pressi di Los Angeles, in un mondo alternativo in cui supereroi e supercattivi convivono con persone normali, generando gli strani effetti che possiamo immaginare. Il tema viene trattato con una certa ironia, in una particolare caratterizzazione che potrebbe trovarsi a metà tra Invincible e The Boys, ma con un tono sarcastico che lo rende unico, lasciando solo intuire le implicazioni globali di un mondo che vede scontri continui tra super poteri e concentrandosi specificamente sulla storia di una persona in particolare: Robert Robertson. Un supereroe senza poteri speciali, poiché il suo alter-ego, Mecha Man, combatte grazie a un esoscheletro potenziato da una misteriosa fonte d'energia (che sarà centrale nello sviluppo della storia), ponendosi dunque a metà via tra un uomo "normale" e un "super".

Perdendo il suo robot al termine del prologo, si ritrova improvvisamente a dover affrontare la vita da "normale umano", apparentemente senza uno scopo. È in queste condizioni che Blonde Blazer, una delle supereroine più famose, lo arruola all'interno del Superhero Dispatch Network (SDN), un'agenzia che coordina i super per organizzare il loro lavoro, in modo da rispondere in maniera ottimale alle richieste d'aiuto della popolazione.

Robert nei panni di Mecha Man
Robert nei panni di Mecha Man

La missione di Robert non è semplice, però: a lui viene affidato il "Team Z", uno squinternato gruppo composto da ex-villain che non hanno nessuna intenzione di collaborare tra loro e che non sono proprio animati da buoni propositi. Sta dunque al protagonista cercare di trasformarli in una compatta squadra di supereroi, e al contempo magari riuscire a ricostruire il suo robot e tornare ad essere Mecha Man, per risolvere i conti in sospeso con la sua vecchia nemesi, Shroud.

Un'epica commedia fatta di scelte

Le sequenze narrative denotano una produzione di notevole livello, disegnate e animate con una qualità pari a serie animate di alto profilo, peraltro con un'ottima caratterizzazione dei personaggi che viene ben sottolineata anche dal grande lavoro del cast di doppiatori.

Un dialogo tra Blonde Blazer e Mecha Man
Un dialogo tra Blonde Blazer e Mecha Man

Tra questi spiccano Aaron Paul (il Jesse Pinkman di Breaking Bad) e Jeffrey Wright, ma in generale questo aspetto è davvero ben costruito, come abbiamo approfondito già nella nostra intervista ai protagonisti di Dispatch, esaltato da un'ottima scrittura e un ritmo incalzante, che rende i dialoghi sempre godibili. A questo proposito c'è da registrare la presenza della sola lingua inglese per il parlato (con i sottotitoli in italiano), cosa che può rappresentare un po' un ostacolo al seguire precisamente tutti gli spassosi scambi di battute che avvengono tra i personaggi nelle fasi più concitate del gameplay, dovendo seguire più cose contemporaneamente.

Perché c'è effettivamente del gameplay in Dispatch, come analizziamo più avanti, ma c'è anche una notevole possibilità di interazione sulle parti narrative, non tanto attraverso i semplici quick time event quanto soprattutto attraverso varie scelte da prendere durante i dialoghi, che possono portare a risultati diversi.

Lo Z-Team
Lo Z-Team

Molte di queste influiscono relativamente sul corso della storia, applicando variazioni minori, ma in certi casi le opzioni possono modificare in maniera sostanziale alcuni aspetti, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra il protagonista e gli altri personaggi. Attraverso queste possiamo modificare la composizione della squadra, stringere o meno alleanze, decidere quale relazione romantica intraprendere e personalizzare in questo modo la storia. Tanto basta per garantire un interesse che può andare oltre una prima partita (dalla durata di una decina d'ore), spingendo a rivivere la storia per provare scelte differenti e osservare le varie conseguenze.

Il mestiere del dispatcher

Dispatch modifica sostanzialmente la formula classica delle avventure narrative cinematografiche inserendo delle fasi di gameplay vero e proprio, costruite secondo regole specifiche che richiamano il genere gestionale, ponendoci di fronte alle sessioni di lavoro di Robert al computer dell'SDN.

L'inquadratura dal computer dell'SDN
L'inquadratura dal computer dell'SDN

Qui siamo chiamati a rispondere alle chiamate di aiuto che compaiono sullo schermo, scegliendo di volta in volta quali eroi inviare in base alle dinamiche della missione e alle caratteristiche dei personaggi. Queste si basano su alcuni specifici parametri: combattimento, vigore, movimento, carisma e intelletto, che influiscono sulle capacità dell'eroe, in concomitanza con la presenza di eventuali super poteri da sbloccare. In pratica, in base alla descrizione del lavoro fornita dalla richiesta d'aiuto, dobbiamo intuire quali siano gli eroi più indicati da inviare, cercando di attivare le migliori sinergie di squadra in modo da esaltare le caratteristiche di ognuno, e vedere poi gli esiti delle missioni che possono portare a bonus di esperienza in caso di successo o a malus sui singoli eroi in caso di fallimento, portando a sfiducia e infortuni.

È un concetto semplice, ma si apre a una notevole quantità di possibilità quando entrano in gioco tante variabili diverse: la contemporaneità delle richieste spinge a dosare attentamente la quantità di elementi da inviare in una singola missione, i tempi di spostamento e riposo dei supereroi devono essere attentamente calcolati in modo da non far scadere le richieste lasciandole senza risposta, gli imprevisti che emergono durante le missioni richiedono di prendere ulteriori decisioni che possono variare in base alle capacità dei personaggi inviati.

Una fase di hackeraggio
Una fase di hackeraggio

A questo si aggiunge la possibilità di incrementare le abilità dei singoli soggetti aggiungendo punti esperienza alle varie statistiche e sbloccando ulteriori poteri che possono influenzare sé stessi e i compagni, in una meccanica di micro-gestione piuttosto semplice, ma sorprendentemente ben congegnata, per essere un elemento aggiuntivo alla struttura narrativa dell'avventura.

C'è poi anche la possibilità di hackerare i sistemi, che è legata alle abilità informatiche di Robert ed è strutturata come un vero e proprio mini-game in stile puzzle. Questo è forse l'elemento più debole del gameplay, ma riesce comunque a introdurre una nuova variabile richiedendo un tipo di azione più diretto, nel quale siamo chiamati a muovere una sorta di dado all'interno di una griglia che rappresenta il sistema informatico da violare, aprendo strade con l'uso di chiavi di accesso da scoprire e cercando di evitare i sistemi di sicurezza sempre più aggressivi.

Un misto che funziona

Il racconto è la forza motrice di Dispatch, ma quello che stupisce maggiormente è forse proprio il fatto di riuscire a trovare una sorta di quadra fra l'intrattenimento semi-passivo delle sequenze animate e una vera e propria struttura di gioco.

Invisigal in azione
Invisigal in azione

La componente gestionale non è particolarmente profonda, ma riesce comunque a tenersi in piedi, con un gameplay che risulta coinvolgente e sensato. Ha senso soprattutto come complemento della narrazione, ma non è da disdegnare nemmeno preso a sé stante: in ogni caso, contribuisce ad arricchire l'esperienza in maniera sostanziale e a raggiungere un ottimo equilibrio, nel complesso.

Questa essenza composita contribuisce a mantenere un ottimo ritmo, con il gioco che non si dilunga mai né nel racconto né nella gestione della squadra, spingendoci ad andare avanti episodio dopo episodio, sia per vedere come si sviluppa la storia che per tornare alla scrivania dell'SDN per prendere parte a una nuova sessione di lavoro con Robert. In questo modo, il risultato complessivo è più della somma delle sue parti, facendoci passare sopra a una certa superficialità della struttura gestionale e a certi meccanismi un po' arcaici della componente narrativa, donando al tutto un'identità davvero forte e caratteristica.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store
Prezzo 29,99 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (24)
8.6
Il tuo voto

Forse il lungo tempo intercorso dal loro periodo d'oro ha fatto rinascere una gran voglia per le avventure in stile Telltale, ma l'idea è che Dispatch sia semplicemente un gioco costruito davvero molto bene, che giunge al posto giusto e al momento giusto proprio come un supereroe inviato in maniera perfetta. Tutto funziona a meraviglia: la scrittura è di ottimo livello, ironica e "adulta" nel senso migliore del termine, portando a dialoghi coinvolgenti e personaggi carismatici, la caratterizzazione grafica e le animazioni sono pari a una produzione televisiva di notevole profilo e, sorprendentemente, anche gli innesti di gameplay risultano in buona parte interessanti. Restano alcuni limiti intrinseci nel genere, come l'impossibilità di agire in maniera molto profonda nello sviluppo della storia e un po' di ripetitività negli elementi gestionali, ma Dispatch nel complesso emerge come una delle migliori interpretazioni dell'avventura narrativa cinematografica. Il difetto maggiore, se così possiamo definirlo, forse è proprio il fatto di lasciarci con una gran voglia di passare ancora del tempo con Robert e lo Z-Team, sperando magari in una seconda stagione.

PRO

  • Narrazione piacevole, con ottimi dialoghi e personaggi carismatici
  • La componente gestionale è ben costruita e piuttosto divertente
  • Esperienza sempre ben ritmata e varia

CONTRO

  • Il gameplay nelle fasi di gioco vere e proprie rimane un po' superficiale
  • Le scelte nella storia incidono, ma solo fino a un certo punto