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Project Starline diventa Google Beam: ecco come le videoconferenze diventano 3D

Google Beam, precedentemente noto come Project Starline, trasforma le riunioni virtuali in esperienze tridimensionali immersive, rendendo le interazioni più naturali e coinvolgenti.

NOTIZIA di Raffaele Staccini   —   21/05/2025
Google Beam

Google Beam, la tecnologia di videoconferenza tridimensionale precedentemente nota come Project Starline, sta per fare il suo ingresso nelle aziende, promettendo di rivoluzionare il modo in cui le persone interagiscono a distanza. Beam mira a superare le limitazioni delle attuali piattaforme di comunicazione virtuale, offrendo un'esperienza immersiva e realistica che simula la presenza fisica degli interlocutori.

L'obiettivo è trasformare le riunioni virtuali in interazioni più naturali e coinvolgenti, elevando il livello della comunicazione digitale. Vediamo in che modo

Come funziona Google Beam

Fin dalla sua prima presentazione nel 2021, l'allora Project Starline ha evidenziato la visione di Google nel voler creare soluzioni tecnologiche all'avanguardia, capaci di ridefinire le modalità di interazione. Il concetto di una cabina video 3D, concepita per replicare la sensazione di un incontro faccia a faccia, ha sin da subito generato grande interesse, nonostante l'assenza di immediate prospettive commerciali.

Oggi, la tecnologia ha raggiunto un livello di maturità che ne ha permesso il rebranding in Google Beam e la sua imminente distribuzione in numerosi uffici entro la fine dell'anno. Un aspetto cruciale di questa evoluzione risiede nella capacità di Google di miniaturizzare il sistema, rendendolo competitivo in termini di costi rispetto ai sistemi di videoconferenza già presenti sul mercato. La vera sfida, tuttavia, è rappresentata dalla possibilità che altre aziende decidano di sviluppare hardware compatibile con le chiamate Beam, ampliando così la portata della tecnologia.

Come sottolineato dal direttore generale del progetto, Andrew Nartker, l'hardware è solo un mezzo; il vero punto di forza risiede nella capacità di "proiettare" le persone ovunque sia necessario, sfruttando un'infrastruttura sviluppata con cura e precisione. Il cuore tecnologico di Google Beam si basa su una sofisticata combinazione di display a campo di luce e sei telecamere, che operano in sinergia per generare una rappresentazione volumetrica e in tempo reale della persona che si trova all'altro capo della videochiamata. Una caratteristica distintiva di questo sistema è l'assenza di visori o occhiali speciali, privilegiando un'interazione più naturale e meno invasiva per l'utente.

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Il sistema si compone di un display robusto, un'unità di calcolo alimentata da Chrome OS dalle dimensioni paragonabili a un lettore DVD e un modello di intelligenza artificiale personalizzato che opera in sinergia con Google Cloud per assemblare e ottimizzare l'intera esperienza. Google ha inoltre fornito un design di riferimento ai produttori, con HP tra i primi a sviluppare hardware basato su questa tecnologia.

La piattaforma Google Beam utilizzerà l'IA proprio per trasformare i flussi video 2D standard in esperienze 3D realistiche, mentre il tutto si appoggia su Google Cloud. Ciò consente a Google Beam di offrire affidabilità di livello aziendale, compatibilità con il tuo flusso di lavoro esistente e una comunicazione video 3D fedele alla realtà.

Voi che cosa ne pensate? Vi darebbe meno fastidio partecipare a videoconferenze se queste fossero in 3D? Diteci la vostra nei commenti qua sotto. Intanto Google rivoluziona la Ricerca con l'AI Mode: cosa cambia e dove è già disponibile.