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PS5 e PS4 e la favola delle esclusive perdute

Oggi vi raccontiamo una favola, quella delle esclusive perdute di PS5 e PS5, quindi mettetevi comodi e rilassatevi più che potete.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   24/02/2021

Oggi vi raccontiamo una favola, quella delle esclusive perdute di PS5 e PS4, quindi mettetevi comodi e rilassatevi più che potete, perché è una storia drammatica e piena di colpi di scena.

C'era un volta un regno, nemmeno troppo lontano, in cui iniziarono a girare delle voci di corridoio sul fatto che un noto produttore hardware, tal Sony, avesse dato il via libera agli sviluppatori di un gioco esclusivo per la sua console, tal PS4, per convertirlo anche su altri sistemi. I suoi corazzieri dissero in coro: "non è vero, cretini voi che riportate queste falsità." Quindi Detroit: Become Human arrivò anche su PC. I corazzieri non si scoraggiarono e dissero, sempre in coro: "è solo un third party secondario. Sony non porterà mai le sue esclusive maggiori su altre piattaforme."

PS5 e PS4 e la favola delle esclusive perdute

Qualcosa di molto simile si ripeté con Death Stranding, ma con toni molto più drammatici vista l'importanza del gioco. Quando iniziarono a girare le prime indiscrezioni sulla possibile conversione PC, molti le commentarono non solo con incredulità incattivita, ma anche offendendo chi le aveva semplicemente riportate. La storia ci dice che Death Stranding è poi arrivato effettivamente su PC, con i corazzieri che però urlavano in coro: "è solo un altro third party e nemmeno di troppo successo, ma Sony non porterà mai le sue esclusive first party su altre piattaforme."

Alcuni provarono a ragionare del fatto che il moltiplicarsi dei port delle esclusive potesse far parte di una precisa strategia di Sony, anche in virtù di un dettaglio non da poco e spesso dimenticato: i giocatori PC potevano già fruire alcuni dei titoli only PlayStation tramite PlayStation Now. Ma anche in questo caso, i corazzieri si limitarono a tirare su le barricate e si armarono di offese .

Quindi toccò a Horizon Zero Dawn. Come negli altri casi, le prime voci riguardanti un potenziale port su PC furono accolte da alzate di scudi e offese a raffica su chi le riportava. Gli insulti si fecero però ancora più pesanti. Come si permettevano alcuni infedeli anche solo di pensare che Sony potesse portare un suo gioco first party, oltretutto uno dei più importanti tra le esclusive PS4, su altre piattaforme? Naturalmente poi Horizon Zero Dawn per PC fu annunciato ufficialmente e fu lanciato regolarmente. Alcuni, sentendosi traditi, distrussero le loro console (pochi, per fortuna) ma altri elaborarono una nuova strategia retorica per non accettare quella realtà che ormai era sotto gli occhi di tutti. Certo, non potevano negare l'esistenza del port, ma potevano affermare che fosse un caso isolato; un esperiemnto che Sony non avrebbe mai ripetuto. Secondo questa teoria la multinazionale giapponese voleva soltanto vedere come sarebbe andata e, di fronte a delle vendite non eccezionali, sarebbe tornata sui suoi passi rinsaldando il patto di sangue con i suoi fan più radicali.

In realtà le vendite di Horizon Zero Dawn su PC sono andate tutt'altro che male. Mettiamo comunque che abbia venduto soltanto le 716.000 copie registrate da SuperData al lancio, sarebbe comunque una quantità sufficiente non solo per recuperare i costi del port, enormemente inferiori a quelli di sviluppo, ma anche per ricavare diversi milioni di euro, che a una multinazionale non fanno sicuramente schifo, per dirla con un'espressione colorita ma efficace. Quanti? Il conto è presto fatto: 28.634.272€, considerando che su Steam il gioco viene venduto a 49,99€ e che una tale mole di vendite gli ha fatto tranquillamente superare la soglia dei 10 milioni di euro di ricavi, quella dopo la quale la fetta di royalty di Steam scende al 20%, lasciando l'80% all'editore. In verità ci sarebbe da considerare anche la tassazione, ma sinceramente non sappiamo con precisione a quale regime fiscale sia soggetta Sony in questo caso, quindi sorvoliamo.

Ovviamente la versione PC del titolo di Guerrilla avrà venduto molto di più delle copie di lancio, considerando il tempo trascorso da allora e le offerte dei vari saldi, ma accontentiamoci del dato più facile da ottenere, che già di suo è sufficiente non solo a giustificare l'intera operazione, ma anche a volerla ripetere. Nonostante ciò, il mito di una Sony delusa dai risultati della versione PC di Horizon Zero Dawn ha iniziato a diffondersi incontrollato e, come tutti i miti che si rispettano, ha preso piede soprattutto tra quelli che desideravano ardentemente negare la realtà.

Di fronte al lancio e al successo di Horizon Zero Dawn, gli osservatori più accorti hanno iniziato a parlare di nuovo corso per Sony, ossia di una conferma della maggiore attenzione verso il mondo PC, visto come una preziosa fonte di monetizzazione e come un modo per allargare la sua utenza. Naturalmente si sono beccati offese a raffica dai soliti corazzieri, mentre quelli che assecondavano la folla inferocita nella negazione della realtà sono diventati i loro fari intellettuali; i punti di riferimento del loro pensiero critico (se così lo vogliamo chiamare).

Days Gone Pc 6

La favola si conclude con Jim Ryan, il presidente di Sony, che annuncia l'arrivo a breve su PC di altre esclusive PlayStation, di cui la prima già apparsa su Steam (Days Gone) e le altre a venire nei prossimi mesi. Di nostro apprezziamo immensamente ciò che sta facendo la multinazionale giapponese, che finalmente sta dimostrando di voler abbracciare la modernità di un mondo dei videogiochi multipiattaforma, nel senso più ampio possibile, uscendo dal suo fortino, ma senza rinunciare alla sua identità e alla sua capacità di realizzare opere di qualità eccellente pensate per un certo pubblico. Perché il nodo è sempre lo stesso: il fatto che più persone possano giocare a un titolo non lo svilisce automaticamente, come molti sembrano credere. Fortunatamente PlayStation non è più sinonimo di hardware, ma è un ecosistema ampio e sempre più aperto. A Sony conviene creare accessi, non chiuderli, e questi sono i passi giusti per farlo, così da non rimanere indietro in un mercato che richiede una flessibilità sempre maggiore, non certo una rigidità anacronistica.