Uno speciale comitato interno di Riot Games ha deciso che per momento l'azienda non prenderà provvedimenti contro il CEO Nicolo Laurent. Laurent è stato accusato di molestie da parte di una ex dipendente. In attesa del giudizio da parte della corte competente, l'azienda ha scelto di non agire perché "non ci sono prove" che dimostrino che ci siano stati comportamenti poco consoni.
Il comitato indipendente era composto da tre persone (due uomini e una donna) che hanno dovuto decidere cosa fare in base alle prove raccolte da Seyfarth Shaw LLP, uno studio legale specializzato nelle negoziazioni tra dipendenti e aziende.
Da questa inchiesta "Abbiamo concluso che non ci sono prove che dimostrino che Laurent molestasse, discriminasse o si vendicasse della querelante" e quindi per il momento "nessun provvedimento dovrebbe essere preso nei suoi confronti". Il CEO di Riot Games, infatti, è accusato da una ex-dipendente di Riot, Sharon O'Donnell, che sostiene di essere stata licenziata per aver respinto le sue avances.
Una accusa molto grave, che porterà i due di fronte ad un giudice. Per l'azienda, però, non ci sono prove che dimostrerebbero questo e anzi ha chiesto alla corte di velocizzare il processo. A rafforzare questa posizione dell'azienda arrivano le parole stesse del CEO: "È importante che voi lo sappiate direttamente da me: le accuse di molestie, discriminazioni e ritorsioni che mi riguardano non sono vere. Niente di simile è mai successo."
Questa situazione, infatti, ha già creato dei problemi all'azienda: Alienware smette di sponsorizzare Leaugue of Legends per le accuse di molestie sessuali al CEO di Riot Games.