1

Sam Altman su GPT-5: "Probabilmente sarà più intelligente di me"

Il CEO di OpenAI conferma lo sviluppo di GPT-5 e promette miglioramenti significativi rispetto al "mediocre" GPT-4.

NOTIZIA di Simone Lelli   —   11/02/2025
Sam Altman, fondatore di OpenAI

Il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha recentemente sollevato una questione intrigante: GPT-5 potrebbe superare l'intelligenza umana? Durante un evento all'Università di Berlino, Altman ha chiesto ai presenti quanti si sentissero più intelligenti di GPT-4, e molte mani si sono alzate. Alla domanda successiva, su quanti credessero di essere ancora superiori a GPT-5, il numero di persone pronte a confermarlo è crollato.

Altman stesso ha ammesso di non essere certo di poter competere con il suo stesso modello, sottolineando però che questo non lo preoccupa: "Se GPT-5 sarà davvero così avanzato, potremo utilizzarlo per ottenere risultati straordinari in ogni settore, dalla ricerca scientifica all'innovazione tecnologica".

GPT-4? “Imbarazzante” rispetto a ciò che verrà

Altman non ha esitato a definire GPT-4 un modello limitato, dichiarando che sarà il meno avanzato che gli utenti OpenAI dovranno mai utilizzare. "Il nostro approccio è quello di migliorare costantemente, rilasciando nuove versioni in modo iterativo", ha spiegato, lasciando intendere che OpenAI non si fermerà con GPT-5.

Al momento X/Twitter ha dei problemi
e non è possibile caricare il post

Pur senza rivelare una data precisa, il CEO ha confermato che il modello è attualmente in fase di sviluppo e manterrà il brand "GPT" per garantire la continuità della piattaforma.

La corsa all’intelligenza artificiale si fa serrata

Il panorama AI sta vivendo un momento di forte competizione e OpenAI si trova a fronteggiare nuove sfide. La scarsità di dati di alta qualità per l'addestramento sta rallentando la crescita del settore, mentre aziende come DeepSeek stanno attirando l'attenzione con soluzioni AI più leggere ed economiche.

DeepSeek
DeepSeek

Non a caso, OpenAI ha recentemente annunciato un investimento da 500 miliardi di dollari per potenziare le proprie infrastrutture negli Stati Uniti, segno di una strategia aggressiva per mantenere la leadership nel settore.