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Steam risponde alle accuse di violazione del divieto di blocchi geografici

Valve ha replicato alle recenti osservazioni della Commissione Europea in tema di blocchi geografici su Steam: ecco il comunicato ufficiale.

NOTIZIA di Davide Spotti   —   08/04/2019

Valve si è difesa dalle recenti accuse della Commissione Europea di violazione del divieto di blocco geografico. In un comunicato ufficiale l'azienda di Bellevue ha fatto il punto della situazione: "Le accuse della CE non si riferiscono alla vendita di giochi per PC su Steam. La CE afferma invece che Valve ha attivato il blocco geografico fornendo le chiavi di attivazione di Steam e, su richiesta degli editori, bloccando le chiavi stesse su certi territori ("blocchi regionali") all'interno dello Spazio Economico Europeo."

"Tali chiavi permettono al cliente di attivare e giocare a un titolo di Steam quando l'utente lo ha acquistato da un rivenditore di terze parti", prosegue il comunicato. "Valve fornisce gratuitamente le chiavi di attivazione di Steam e non riceve alcuna quota del prezzo di acquisto quando un gioco viene venduto da rivenditori di terze parti."

Valve ritiene che i blocchi regionali siano stati applicati solo sul 3% dei giochi disponibili nel vasto catalogo di Steam, e rimarca il fatto che nessuno di questi prodotti sia stato sviluppato internamente. In altre parole, la società respinge le accuse dell'UE considerandosi estranea al comportamento mantenuto dalle terze parti.

Come abbiamo riportato la scorsa settimana, lo scorso dicembre l'Unione Europea ha introdotto il regolamento 302/2018 che di fatto elimina la possibilità di imporre blocchi geografici anche nel commercio elettronico: in base a questa legge, non può essere impedito ai cittadini degli Stati membri di effettuare acquisti online da siti basati su differenti Stati all'interno dell'Unione. I cittadini sono dunque liberi di acquistare da altri Stati membri, anche nel caso di prezzi differenti che possono portare a un guadagno per l'utente stesso. Secondo la Commissione, Steam e cinque publisher (Bandai Namco, Capcom, Focus Home, Kock Media e ZeniMax) avrebbero violato il suddetto regolamento.

"In un vero mercato unico digitale i consumatori europei dovrebbero avere il diritto di comprare e giocare ai videogiochi che preferiscono, indipendentemente da dove vivono all'interno dell'Unione Europea", ha commentato Margrethe Vestager, Commissaria europea per la concorrenza. "Ai consumatori non dovrebbe essere impedito di fare acquisti negli Stati Membri per trovare la migliore offerta disponibile".

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