Il mondo di YouTube è scosso da una nuova controversia: diversi creator, tra cui i musicisti Rick Beato e Rhett Shull, hanno notato cambiamenti insoliti nei loro video. Pelli più lisce, capelli più definiti, persino orecchie leggermente deformate. Piccoli dettagli, quasi impercettibili senza un confronto diretto, ma sufficienti a generare il sospetto che qualcosa non andasse. Dopo settimane di speculazioni, YouTube ha ammesso di aver avviato un test sui video Shorts, applicando automaticamente correzioni con tecniche di machine learning per ridurre rumore, migliorare la chiarezza e rendere i contenuti più "puliti".
Il test segreto di YouTube
Rene Ritchie, responsabile editoriale e liaison per i creator, ha spiegato su X che l'esperimento mira a offrire un'esperienza visiva migliore, paragonabile agli algoritmi che già migliorano foto e video sugli smartphone moderni. Tuttavia, la scelta di non avvisare i creator coinvolti ha alimentato critiche. Molti sostengono che, pur trattandosi di miglioramenti tecnici, la modifica senza consenso mina la fiducia tra piattaforma e autori, oltre a rischiare di alterare involontariamente lo stile e l'identità di chi produce contenuti.
Secondo Samuel Woolley, esperto di disinformazione alla University of Pittsburgh, il problema non è solo estetico. L'uso di AI non dichiarata per modificare contenuti pubblici sposta il confine tra realtà e rappresentazione. Se già i filtri di bellezza e i software di editing avevano sollevato dubbi sulla manipolazione delle immagini, l'intervento diretto di una piattaforma sulle opere dei suoi utenti apre scenari ancora più delicati: chi garantisce che l'algoritmo non cambi il senso di ciò che vediamo?
Non solo YouTube
Il caso si inserisce in una tendenza più ampia: dall'AI che "abbellisce" le foto della Luna sui telefoni Samsung, alle funzioni come Best Take di Google Pixel che assemblano sorrisi diversi in un'unica immagine, fino alle rimasterizzazioni AI di vecchie sitcom su Netflix. La differenza, sottolineano gli esperti, è che in quei casi l'utente sceglie consapevolmente di applicare un filtro o acquistare un prodotto con determinate caratteristiche. Su YouTube, invece, il processo avviene in modo invisibile e unilaterale.
Alcuni creator minimizzano, sostenendo che YouTube da sempre sperimenta nuove funzioni e che l'intenzione era solo quella di migliorare la qualità visiva. Ma per molti altri resta un campanello d'allarme: quando una piattaforma inizia a modificare contenuti dall'alto senza chiedere permesso, si rischia di erodere la credibilità stessa del mezzo.