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La mafia più nera

A lungo atteso, più volte smentito e finalmente annunciato, Mafia III è giunto infine sul mercato. Lo abbiamo giocato a lungo e siamo pronti a dare il nostro giudizio

RECENSIONE di Pierpaolo Greco   —   11/10/2016

Di Mafia si è detto tantissimo in passato. Il primo capitolo, il capostipite, è rimasto impresso nelle teste e nei cuori di moltissimi giocatori per la sua fortissima carica narrativa, per una trama assolutamente non banale e con un epilogo davvero audace e per un gameplay che, nonostante una forte linearità di fondo e alcuni passaggi troppo ripetitivi, era ben amalgamato in tutte le sue componenti e piacevole per l'intera durata del prodotto. Completamente diversa l'accoglienza riservata invece al suo sequel: un Mafia II che si caricava di un taglio ancora più cinematografico, di una storia sicuramente più adulta per quanto spezzettata da una manciata di missioni banali e soprattutto di un gameplay che cominciava a virare verso l'open world nonostante alcune importanti limitazioni tecniche.

La mafia più nera

Il titolo spezzò letteralmente in due critica e pubblico tra chi riuscì ad apprezzarlo nonostante tutto anche e soprattutto grazie alla storia raccontata e chi invece non riuscì a digerire che un sequel potesse distanziarsi così tanto per meccaniche e stile di scrittura dal titolo originale. Entrambi i titoli furono però destinati a soffrire dello stesso male: vendite al di sotto delle aspettative a fronte di uno sviluppo lungo e travagliato. Anche di Mafia III è stato detto molto in passato. Un gioco più volte finito tra le voci di corridoio a causa di presunti leak e che per anni è stato, apparentemente, in sviluppo negli uffici del team originale: i ragazzi di Illusion Softworks poi confluiti in 2K Czech in seguito alla chiusura della software house. In realtà si è dovuto attendere fino alla GamesCom dello scorso anno per scoprire che un team nuovo di zecca, Hangar 13, era stato messo in piedi da 2K Games per prendere le redini di un progetto così complesso e ricco di aspettative. E così se da un lato si è cercato di seguire la tradizione della serie implementando il consueto cambio di protagonista, di città e di periodo temporale, dall'altro si è cercato anche di affrontare la strada tortuosa e pericolosa della totale modifica del gameplay che in occasione di questo terzo capitolo vira completamente verso l'open world free roaming. Perché lo diciamo subito: Mafia III è in tutto e per tutto un Grand Theft Auto (più IV che V) ambientato sul finire degli anni 60 in una città fittizia, New Bordeaux, fortemente ispirata alla famosa città della Louisiana, New Orleans. Ma attenzione a lasciarsi andare ai pregiudizi sulla base di questo possente e pesante confronto: il nuovo lavoro di Hangar 13 è un gioco piacevole e, in fondo, anche originale per alcune scelte di design e i suoi difetti, che affronteremo nel corso della recensione, non derivano (o almeno non solo) dalla sua sprezzante volontà di avvicinarsi al capolavoro di Rockstar.

Mafia III è un ottimo gioco in termini narrativi, peccato però che soffra sul fronte del gameplay

Da galoppino mafioso a spietato killer

Lincoln Clay è il nostro avatar. Un ragazzone di colore con origini anche italiane, reduce del Vietnam dove si è fatto notare per alcuni esemplari gesti di guerra che gli hanno permesso di guadagnarsi anche qualche medaglia. Orfano in gioventù, ha passato la sua adolescenza in bilico su quel sottile confine tra legalità e illegalità tipico di chi ha pochissimo da perdere e deve costruirsi amicizie e famiglia sulla strada. Adottato ben presto dalla mafia nera, Lincoln si troverà, una volta rientrato nella sua città, a prendere parte a eventi decisamente più grandi di lui e nell'attimo scandito da un colpo di pistola, a perdere tutti i suoi affetti per mano dello spietato boss della mafia italiana di New Bordeaux, Salvatore "Sal" Marcano.

La mafia più nera
La mafia più nera

Dopo una lunga degenza trascorsa con le amorevoli cure del parroco James Ballard e sotto la supervisione dell'agente della CIA John Donovan, Clay è pronto a compiere una violenta e sanguinosa vendetta con l'obiettivo di smantellare l'operazione criminale dei Marcano e di uccidere il suo capofamiglia. La componente narrativa è, senza ombra di dubbio, la parte meglio riuscita di Mafia III grazie a escamotage registici e a precise scelte di gestione del racconto che si rifanno al cinema verità e ai documentari più moderni. La storia è infatti raccontata come una sorta di grande flashback dove le sequenze di gameplay sono intervallate da interviste e dichiarazioni dei protagonisti raccolti ad anni di distanza dai fatti. Il risultato è davvero interessante e riesce a tenere alta l'attenzione del giocatore fino all'epilogo, che arriva dopo una ventina di ore scarse, sfruttando delle cutscene di qualità molto elevata. Le prime fasi di gioco in particolare spiccano per il perfetto incastro di tutti i meccanismi coinvolti. Mafia III parte infatti come un lungo tutorial dove la componente open world è sullo sfondo: c'è ma non viene mai concretamente offerta al giocatore che invece si limita a seguire il prologo grazie a una trama che va a braccetto con il gameplay scoprendo personaggi, controlli, feature del gioco e così via. Dal momento preciso in cui avviene il fattaccio che fungerà da escamotage narrativo per giustificare il desiderio di vendetta di Lincoln, il gioco si trasforma e inizia ad offrire il suo intero gameplay senza filtri.

La mafia più nera

Il nuovo obiettivo diventa quello di assassinare i nove generali di Salvatore Marcano per poter minare dalle fondamenta il suo potere sulla splendida cittadina e poter così arrivare a lui ormai indebolito e senza più alleati a coprirgli le spalle. Per far questo dovremo prendere il controllo dei vari quartieri in cui è suddivisa New Bordeaux affrontando un sistema di missioni primarie e secondarie che, almeno sulla carta, sembrava in grado di offrire un minimo di originalità alla classica gestione delle quest di ogni open world. In realtà alla prova dei fatti questo sistema funziona, purtroppo, solo fino a un certo punto. Raggiunto un nuovo quartiere veniamo subito a conoscenza dei due scagnozzi che gestiscono il racket locale per conto del bersaglio finale da assassinare. Per farli uscire allo scoperto dovremo danneggiare le loro attività criminali compiendo tutta una serie di micro-missioni secondarie. A quel punto potremo affrontare i due criminali, uno per volta, all'interno di una missione leggermente più corposa. Uccisi o reclutati i due sprovveduti, il boss del quartiere uscirà allo scoperto e ci verrà assegnata una missione principale decisamente più intensa e profonda e molto spesso con una meccanica inedita, che si concluderà ovviamente con la sua eliminazione. Ripetete questa routine per ognuno dei nove quartieri che compongono New Bordeaux e avrete capito in un attimo in cosa consiste il gameplay di Mafia III. In realtà ci sono delle piccole eccezioni legate alla gestione dei nostri affiliati con conseguenti, ulteriori missioni secondarie, ma su questo torneremo poco più avanti.

I nodi vengono al pettine

Il problema è tutto insito in queste micro-missioni secondarie che purtroppo si dimostrano estremamente basilari e soprattutto molto ripetitive. Concettualmente si basano infatti su due archetipi innestati sulle peculiarità dei distretti: raggiungi e uccidi o interroga una persona nascosta in un vicolo o in una struttura, oppure raggiungi e distruggi uno o più oggetti nascosti in un vicolo o in una struttura. In base al quartiere avremo magari a che fare con dei papponi, oppure con degli spacciatori o, ancora, con dei truffatori ma il sistema, alla base è sempre lo stesso.

La mafia più nera
La mafia più nera

Come se questo non bastasse poi, le quest che riguardano l'uccisione dei due criminali che gestiscono i racket sono quasi sempre svolte all'interno di ambientazioni che abbiamo già esplorato durante le micro-quest con un fastidioso effetto di riciclo delle ambientazioni che può talvolta diventare persino frustrante. Questa generale sensazione di ripetitività che attraversa e scandisce tutto il gioco va poi a braccetto con l'altro elemento fortemente critico di Mafia III: l'intelligenza artificiale dei nemici. Gran parte di voi lettori avrà visto le decine di video che affollano il web anche in seguito alle polemiche nate intorno all'uscita del gioco e anche i nostri live hanno dimostrato delle deficienze in questo senso e purtroppo dobbiamo confermare anche in sede di recensione che su questo fronte i ragazzi di Hangar 13 non hanno fatto un buon lavoro. Il titolo stimola e premia il giocatore a utilizzare un approccio stealth alle missioni, il problema è che così facendo vengono fuori tutti i deficit di una IA che fatica a gestire a dovere sia i pattern delle ronde sia le conseguenze nell'assistere al protagonista mentre commette un'uccisione. Spesso i nemici non riescono a vedere Lincoln accucciato a mezzo metro da loro perché "coperto" dall'angolo di una cassa o, al contrario, si attivano per un colpo di arma da fuoco silenziato sparato in un punto lontanissimo di un'abitazione. È poi possibile anche raccogliere i cadaveri per spostarli, a denotare una meccanica anche più profonda di quanto necessario ma davvero ci è capitato di effettuare questa operazione un numero minimo di volte visto che lo stratagemma della "fila indiana" funziona alla perfezione. In pratica è possibile svuotare un intero appartamento semplicemente nascondendosi dietro una porta, chiamando una guardia con un fischio, uccidendola in stealth e aspettando che quella successiva arrivi per controllare. Il tutto in un loop continuo che si esaurisce solo nel momento in cui i nemici sono stati completamente eliminati.

Da questo punto di vista è esemplare anche il meccanismo che regola l'intervento delle forze dell'ordine: sono assolutamente spietate solo nei confronti di Lincoln e mentre è a bordo di un veicolo; al contrario i poliziotti sembrano rimbambirsi nel momento in cui si scende dalla macchina e si entra a piedi in un vicolo. A quel punto, come per magia, la polizia smetterà quasi completamente di cercarci continuando a girovagare per la strada principale spesso dando vita a siparietti e coreografie tragicamente divertenti. Non vogliamo infierire oltre ma davvero le problematiche sono tutte, soltanto, in questi due ambiti visto che per il resto Mafia III rimane un titolo davvero piacevole da giocare. Abbiamo poco sopra citato gli affiliati di Lincoln. Si tratta di Cassandra, Burke e Vito Scaletta (sì, proprio lui, il protagonista di Mafia II) che nel corso delle prime ore di gioco affiancheranno il nostro avatar per gestire i quartieri che decideremo di affidargli dopo averli conquistati. Il loro utilizzo è piuttosto interessante visto che daranno accesso a tutta una serie di bonus e potenziamenti a seconda degli introiti che saremo in grado di fargli generare. Questi incassi saranno dipendenti sia dal numero di quartieri affidati, sia da alcune piccole missioni secondarie che potremo svolgere per loro conto.

La mafia più nera

Il sistema è molto interessante e ci obbligherà a tenere alta la loro lealtà senza sfavorire troppo uno dei tre affiliati, pena la sua ribellione ma, allo stesso tempo, se ci limiteremo a dividere equamente le nostre conquiste, non riusciremo a sbloccare i bonus maggiori. Prima di passare all'aspetto tecnico spendiamo qualche ulteriore parola sui veicoli e le coperture. I primi sono piuttosto standard sia nella gestione alla GTA (ci sono anche i motoscafi) sia nella loro guidabilità estremamente arcade e "leggera". Si danneggiano in modo credibile durante incidenti e sparatorie anche se le deformazioni della carrozzeria rimangono sempre minime e il gioco implementa anche un sistema di potenziamento dei vari aspetti dei veicoli con una personalizzazione trasversale su tutti i veicoli, non fatta ad hoc per ogni automobile rubata. Nulla di particolarmente originale neanche per quello che riguarda la copertura su cui i ragazzi di Hangar 13 hanno svolto il compito senza particolari guizzi. È ad attivazione tramite pulsante, permette di "incollarsi" a ogni ostacolo o elemento dello scenario e consente anche il fuoco alla cieca. Proprio a voler cercare il pelo nell'uovo, non ci ha convinto il sistema adottato per spostarsi da un riparo a uno limitrofo visto che bisogna spostare l'analogico in modo poco intuitivo e premere a lungo un tasto con il risultato che ci si ritrova molto spesso fuori dalla copertura invece che riparati dietro quella successiva.

Tecnicamente problematico?

Lasciando da parte tutto l'incredibile dibattito sulla questione dei frame rate bloccati e della scarsa ottimizzazione del gioco, di cui parleremo in un futuro approfondimento della versione PC, dobbiamo sottolineare che Mafia III sembra avere le due facce tipiche dei videogiochi usciti prima del loro reale completamento. Non solo da un punto di vista di gameplay ma anche in termini tecnici. Su PlayStation 4 il titolo gode infatti di una buona fluidità e pur non raggiungendo mai pienamente i 30 frame al secondo, risulta sempre perfettamente giocabile e molto stabile. Sicuramente più di quanto fatto da Rockstar con Grand Theft Auto al momento dell'uscita. New Bordeaux è realizzata con cura e offre un'ottima varietà di ambienti e architetture. È inoltre molto vasta e l'orizzonte visivo è piuttosto ampio e in grado di offrire splendidi scorci. Non manca poi il ciclo dinamico giorno/notte e il meteo variabile.

La mafia più nera
La mafia più nera

Allo stesso tempo però l'illuminazione manifesta spesso comportamenti anomali con il passaggio repentino dalla notte alla luce piena quando in esterna o per la presenza di un numero enorme di zone ed elementi dello scenario che subiscono riflessioni e rifrazioni sbagliate. I modelli dei personaggi sono splendidi e molto bene animati nelle cutscene mentre tutti quelli secondari hanno una qualità decisamente bassa come gran parte delle texture utilizzate negli interni e negli elementi secondari dello scenario. E poi ci sono i bug che, nonostante la patch del day one, affliggono pesantemente il gioco. Fortunatamente durante l'intero nostro testing non ne abbiamo riscontrati di bloccanti né abbiamo sperimentato crash o freeze, però di fondo rimane una "sporcizia" e una mancanza di ottimizzazione che avrebbero potuto sicuramente essere risolti o fortemente attenuati offrendo al team qualche altro mese di polishing. Di tutt'altra pasta l'aspetto sonoro con una soundtrack assolutamente eccezionale, ricca di brani su licenza e arricchita anche da conversazioni, telegiornali e spot pubblicitari che passano in radio. Questo tappeto musicale si amalgama alla perfezione con il taglio artistico estremamente fedele all'epoca e che brilla oltre che nella ricostruzione di New Bordeux e delle vicende che si svolgono tra le sue strade, anche nella cura riposta nei numerosi collezionabili che è possibile raccogliere in città e che spaziano da scan originali di Playboy a dipinti di Alberto Vargas passando per copertine di dischi e di riviste. Molto buono anche il parlato soprattutto da un punto di vista di missaggio anche se inevitabilmente alcune voci risultano molto meno ispirate e nella parte rispetto a quelle del protagonista e dei comprimari più in vista. È poi giusto sottolineare che Mafia III è tutto, completamente doppiato in italiano, gran parte delle trasmissioni radio comprese e questo farà sicuramente la felicità dei tantissimi giocatori del nostro paese che ancora oggi faticano a masticare la lingua inglese.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
7.8
Lettori (216)
7.2
Il tuo voto

Mafia III è il classico titolo che per tutta una serie di motivazioni non riesce a raggiungere una votazione tale da giustificare il suo acquisto a prescindere o a risultare appetibile anche soltanto ai fan del genere. Merita sicuramente di essere giocato perché porta in scena una delle migliori trame viste in un videogioco negli ultimi anni e offre alcuni interessanti spunti in una formula, quella dei free roaming open world, ormai talmente rodata da risultare persino stantia. Tuttavia gli evidenti problemi nel design delle missioni, un'intelligenza artificiale davvero ai minimi livelli e un comparto tecnico che denota una mancanza di pulizia e ottimizzazione ci obbligano a far scendere sensibilmente la nostra valutazione. Non lo perdete però di vista perché magari tra qualche mese, finalmente ripulito dei suoi deficit più evidenti e magari ribassato di prezzo, potrebbe comunque valere le sostanziose ore di gioco necessarie a finirlo.

PRO

  • Una trama splendida, adulta e narrata con grandi capacità registiche
  • New Bordeux è grande, varia ed estremamente credibile da un punto di vista artistico
  • Gli affiliati offrono uno spunto originale nella classica impostazione da free roaming open world

CONTRO

  • L'intelligenza artificiale è ai minimi storici
  • Le missioni sono troppi ripetitive e ridotte all'osso nelle loro meccaniche
  • Avrebbe necessitato di una maggiore pulizia e ottimizzazione