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Alien: Pianeta Terra, la recensione di una serie dal potenziale sprecato

La serie TV di Noah Hawley dedicata al famosissimo xenomorfo era partita bene, ma si è rivelata un buco nell'acqua: vi spieghiamo perché nella nostra recensione.

RECENSIONE di Christian Colli   —   27/09/2025
Alien: Pianeta Terra

Ricordate le nostre prime impressioni di Alien: Pianeta Terra? La serie firmata da Noah Hawley - già autore di Fargo e Legion, tra alti e bassi - ci aveva convinto con riserva: dopo un primo episodio traballante, il secondo aveva suggerito un grande potenziale tutto da esprimere. La serie TV sembrava dare una svolta insolita per il franchise, prendendo le distanze dalla controversa "lore" degli ultimi film (Prometheus e Covenant) per arricchirla con nuovi personaggi e situazioni. Il tutto, però, si è risolto in un guazzabuglio di tempi morti e momenti nonsense in cui l'unico episodio veramente valido è stato proprio quello che ricalca fedelmente il primo Alien di Ridley Scott.

Siamo arrivati alla conclusione col fiato corto, sperando che Alien: Pianeta Terra si riprendesse con un finale sconvolgente. In parte siamo stati accontentati, anche se non è bastato, e vi spieghiamo perché nella nostra recensione, avvertendovi che potrebbe esserci qualche spoiler sul finale della stagione.

L'inizio e la fine

Ci piacerebbe dire che in Alien: Pianeta Terra c'è un prima e un dopo - nel senso di una svolta, un episodio che cambia le carte in tavola, rovescia ogni aspettativa e cambia la rotta della serie - ma la realtà è che gli episodi prima del quinto e quelli successivi hanno i medesimi problemi di scrittura e caratterizzazione, oltre a un ritmo ondeggiante, che non sembra trovare un registro specifico, ma piuttosto andare a caso.

L'idea di incentrare la storia su questa specie di serraglio degli orrori, in cui la Prodigy dell'insopportabile Boy Cavalier (Samuel Blenkin) tiene chiusi gli esemplari trovati sul relitto dell'astronave Weyland-Yutani, non era affatto malvagia, specie perché partiva da una premessa insolita: gli Ibridi, corpi sintetici in cui la compagnia ha riversato le coscienze di bambini morenti, garantendo loro una seconda vita e capacità sovrumane. Bambini in corpi di super adulti e feroci mostri alieni nello stesso laboratorio sulla Terra? Cosa potrà mai andar storto? Ecco, in realtà Alien: Pianeta Terra ci mette un po' a dare le carte, imbastendo molteplici sottotrame che appaiono slegate e solo parallele.

Il problema sta proprio nel cast massiccio, composto da troppi personaggi, molti dei quali hanno qualcosa da dire, solo che è estremamente banale. E così facendo, Hawley si perde per strada i protagonisti e i legami più importanti, che rimangono soffocati nel marasma di cose che succedono un po' per caso, un po' per forza. L'esempio più eclatante è Joe, il medico interpretato da Alex Lawther, che dopo un esordio inverosimile - sopravvive allo xenomorfo troppe volte per essere in un Alien - sparisce sempre di più nelle retrovie, fino a diventare un personaggio del tutto secondario.

Alien: Pianeta Terra, Sydney Chandler in una scena della serie
Alien: Pianeta Terra, Sydney Chandler in una scena della serie

Il legame tra Joe e la protagonista assoluta Wendy/Marcy ne risente di conseguenza. Sydney Chandler vende benissimo il ruolo della bambina intrappolata in un corpo adulto, ma la sceneggiatura le conferisce capacità sopra le righe che pilotano la storia in direzioni davvero improbabili: entro la fine della serie, Wendy può hackerare ogni sistema elettronico e, soprattutto, controllare uno xenomorfo come se fosse un cagnolino. Un cagnolino "che ha acido concentrato al posto del sangue" e la tendenza a mangiare i cervelli delle sue prede.

La questione dei Bimbi Sperduti è affascinante, ma la stessa allegoria si consuma negli ultimi due episodi senza un vero riscontro. Non solo perché gli Ibridi sono petulanti e irresponsabili - per forza, son bambini! - ma perché la sceneggiatura rovescia le aspettative dello spettatore con un colpo di mano che, sulla carta, è davvero sorprendente, ma è talmente gratuito che non se ne capisce il senso: i Bimbi Sperduti diventano carnefici spietati dal giorno alla notte, in un ultimo episodio che è la festa dell'assurdo anche e soprattutto nella messinscena.

Alien: Pianeta Terra, una scena della serie TV
Alien: Pianeta Terra, una scena della serie TV

Alla fine, Alien: Pianeta Terra si regge su una manciata di promesse, sul body horror che diventa sempre più sanguinolento nonostante la computer grafica assai debole, e su un paio di personaggi più memorabili e intriganti, cioè l'androide Kirsh (interpretato da Timothy Oliphant) - che ci ha ricordato decisamente un buon incrocio tra il Bishop di Lance Henriksen e l'Ash di Ian Holm con una spruzzatina del David di Michael Fassbender - e soprattutto il cyborg Morrow, vero mattatore della serie: una figura carismatica che domina ogni scena soprattutto nell'ottimo episodio 5.

Mi è sembrato di vedere un Alien

L'episodio 5 - non a caso intitolato "Nello spazio, nessuno..." come richiamo al celebre slogan della serie - merita un discorso a parte. Hawley, che dirige l'episodio, e si vede, fino a questo momento ci ha abituato a sigle rock in chiusura che non sembrano avere nulla a che fare con Alien, né nello stile né nello spirito: da una parte la sua serie TV ha un'identità precisa e unica anche in questa caratteristica, dall'altra sembra fare di tutto per far sentire i fan fuori posto. E allora arriva l'episodio 5 come un fulmine a ciel sereno.

Una scena dell'ottimo episodio 5 di Alien: Pianeta Terra
Una scena dell'ottimo episodio 5 di Alien: Pianeta Terra

Questo episodio, il più lungo della serie, ben 64 minuti, è letteralmente un mini film che ricalca praticamente alla perfezione ciò per cui Alien è diventato famoso e amatissimo. Quando un fan pensa ad Alien, immagina i corridoi claustrofobici delle astronavi, gli umani braccati come topi da un predatore micidiale, la violenza efferata e anche il dramma, il conflitto tra personaggi diversamente caratterizzati. Hawley riesce a infilare tutto questo in un'oretta probabilmente molto derivativa (è praticamente il copione di Alien almeno per una buona metà), ma maledettamente efficace.

L'episodio ci porta a bordo della Maginot prima che si schianti sulla Terra: è un vero e proprio flashback che racconta com'è precipitata l'astronave, come si sono liberati i mostri nel laboratorio, soprattutto cos'è accaduto all'equipaggio, che attraverso i dialoghi l'autore riesce a tratteggiare con cura. Nel giro di poco imbastisce rapporti e conflitti meglio che negli altri sette episodi della serie, e trova spazio anche per le creature aliene, tra cui il misterioso Ocellus, un alieno dalla forma di occhio che sembra essere molto intelligente e potrebbe avere un ruolo fondamentale in una potenziale seconda stagione.

Lo xenomorfo di Alien: Pianeta Terra
Lo xenomorfo di Alien: Pianeta Terra

Nel quinto episodio Alien: Pianeta Terra diventa quindi un vero Alien. La puntata non reinventa la ruota, non fa niente di innovativo, ma è semplicemente Alien per come lo conosciamo. Inoltre, sposta i riflettori sul personaggio di Morrow, ottimamente interpretato da Babou Ceesay: i retroscena aiutano a comprendere meglio questo mercenario apparentemente spietato al soldo della Weyland-Yutani. Per assurdo, il quinto episodio, quello meno originale, sembra anche quello in cui hanno creduto di più i produttori: gli effetti speciali appaiono più curati, lo xenomorfo - in realtà quasi sempre un attore in tuta, corretto poi in computer grafica - si comporta come tale e ogni particolare grida Alien, dalla cabina di Mother alla sala comune, passando per una fotografia ispiratissima.

E allora perché il resto della serie non mantiene la stessa qualità? Hawley voleva probabilmente raccontare qualcosa di diverso dal solito, distorcere l'iconografia di Alien a modo suo: "I nuovi mostri" che danno il titolo all'ultimo episodio della stagione non sono gli alieni, e non sono neanche le mega corporazioni che lottano per averli. È un colpo di scena intrigante ma la storia ci arriva in maniera contorta e a quel punto la serie finisce, parte 'Animal' dei Pearl Jam e seguono i titoli di coda. Resta tutto appeso: qualcuno è morto, quasi tutti gli altri sono vivi, la storia non si conclude e non sappiamo neppure se ci sarà una seconda stagione in cui esprimere questo potenziale continuamente promesso, ma sempre lì ad aspettare di esplodere.

Conclusioni

Multiplayer.it

5.0

Alien: Pianeta Terra è una serie frustrante. Abbiamo apprezzato il fatto che Noah Hawley abbia provato a riscrivere il franchise affrontando tematiche nuove e aggiungendo altri tasselli all'universo di Alien, ma il fatto che l'episodio meglio riuscito della stagione sia un omaggio pedissequo al primo film di Ridley Scott fa riflettere. La serie di Hawley vaga per i restanti episodi senza capire cosa fare davvero dei suoi ottimi spunti, azzardando svolte inverosimili per arrivare ogni volta ai titoli di coda, sorretta perlopiù dal cast e dalla fotografia. Purtroppo la sostanza è poca; pur sperando che la serie trovi la quadra in una seconda stagione, il fatto che questa si concluda con un finale aperto è abbastanza scoraggiante. Che peccato!

PRO

  • Il quinto episodio è un fantastico omaggio al primo Alien
  • Il cast funziona, chi più chi meno

CONTRO

  • Sovrabbondanza di sottotrame e personaggi poco approfonditi
  • Si conclude con un finale aperto e non sappiamo se proseguirà
  • La computer grafica scadente salta spesso all'occhio