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Cyberpunk: Edgerunners, la recensione della serie ambientata a Night City

A quasi due anni dal debutto del controverso Cyberpunk 2077 arriva su Netflix la serie animata in dieci episodi prodotta da Studio Trigger.

RECENSIONE di Emanuele Gregori   —   16/09/2022

Tutto il progetto Cyberpunk 2077 ha avuto i suoi gran problemi, inutile negarlo. L'opera delle meraviglie di CD Projekt Red non si è rivelata neanche lontanamente il capolavoro plurigenerazionale che in tanti sognavano e ciò che fa più male è vedere come, a distanza di ventiquattro mesi, qualsiasi "pezza" messa all'esperienza non sia stata capace di alzare davvero l'asticella. Questo non significa che l'immaginario - a sua volta basato sul gioco di ruolo cartaceo Cyberpunk 2020 di Mike Pondsmith - non susciti ancora un fascino così viscerale da generare prodotti paralleli più o meno costanti.

Tra tutti quelli annunciati, Cyberpunk: Edgerunners ha sempre rappresentato un po' un'ancora di salvezza. Realizzare una serie spiccatamente anime, supervisionata da CD Projekt e Pondsmith stesso e realizzata da Studio Trigger, è sempre apparso come sinonimo di capolavoro già annunciato. Noi abbiamo avuto modo di vedere i dieci episodi in anteprima e siamo pronti a dirvi cosa ne pensiamo in questa recensione di Cyberpunk: Edgerunners.

Essere un Cyberpunk

David riflette sulla sua vita in Cyberpunk: Edgerunners
David riflette sulla sua vita in Cyberpunk: Edgerunners

Chiunque abbia avuto modo di vedere o giocare porzioni di Cyberpunk 2077 sa bene come Night City e la sua realizzazione siano tra quei pochi elementi di incontestabile qualità del videogioco. Prima di parlare dell'essenza stessa dell'ibrido tra Los Angeles e Tokyo vogliamo però darvi qualche info relativamente alla trama messa in piedi dai team.

Il protagonista è un ragazzo di strada, David Martinez, che vive insieme alla madre, la quale si spacca la schiena quotidianamente per potersi permettere la retta dell'Arasaka Academy per l'adorato figlio. David è un discreto studente, un giovanotto piuttosto intelligente, ma anche uno spirito libero, lontano dalle mire delle corporazioni e intento a rimanere sempre sulle sue.

A seguito di un brutto incidente, la madre, Gloria, perde tristemente la vita e David viene prima vessato dai suoi compagni e poi espulso dall'Accademia. Convinto a vendicare Gloria e prendersi un posto nel mondo che crede gli spetti di diritto si lascia "aprire" dal proprio Ripperdoc di fiducia e modificare con un impianto Sandevistan di tipo militare: tanto potente quanto pericoloso per il corpo e la mente.

Dopo aver fatto uso dell'impianto per un numero spropositato di volte senza subire conseguenze è chiaro che David abbia qualcosa in più della media e ben presto se ne accorge Lucy, ladra e netrunner di professione che fa capo al gruppo di Cyberpunk dell'energumeno Maine. In questo modo David riesce infine a entrare a far parte del gruppo, dando così il via alla sua vita da modello Cyberpunk.

Quanto detto rappresenta davvero l'incipit di una serie che, con un classico minutaggio da anime giapponese, tenta di mettere davvero tanta carne al fuoco, senza però riuscire a mantenere l'asticella alta per tutta la durata della prima stagione. Gli episodi si susseguono senza soluzione di continuità e, seppur con momenti davvero alti, la seconda metà di questa prima fase tende a tirare un poco il freno a mano, fino ad un finale d'impatto, ma meno incisivo di quello che ci saremmo aspettati.

Caratteri su di giri

Cyberpunk: Edgerunners - bentornati a Night City
Cyberpunk: Edgerunners - bentornati a Night City

Ciò che alimenta la sensazione che manchi uno scatto per entrare nell'Olimpo degli Anime è la caratterizzazione dei protagonisti e dei comprimari. David è un personaggio riuscito, che segue alcuni stereotipi classici dell'eroe, ma nel quale in fondo possono rispecchiarsi tanti ragazzi giovani che hanno il sogno di essere qualcosa in più, di emergere. La sua psicologia non è male, fermo restando uno stallo che lo attanaglia da un certo momento in poi, prima di tornare alla ribalta nelle ultimissime fasi della narrazione.

Accanto a lui il gruppo di Maine, che vive di grandi alti e mediocri bassi, soprattutto considerato che personaggi come Kiwi, quasi abbandonati a loro stessi e ai quali sono riservate una manciata di battute, si rivelano in realtà fondamentali per alcuni snodi della trama.

Lucy è probabilmente il personaggio più emblematico in questo senso. Chi scrive ha adorato la sua caratterizzazione, l'estetica, anche la prominenza di alcune forme quando la serie si dimentica di essere di proprietà di Netflix e decide di farci sentire davvero l'odore del Cyberpunk; ma allo stesso tempo la sua potenza comunicativa ed espressiva, nonché l'impatto di un personaggio femminile accattivante, forte ma altrettanto fragile, si disperde nel corso degli episodi lasciandosi dietro solo il ricordo di sé.

L'arco narrativo di Cyberpunk Edgerunners è quindi tutto da buttare? Ovviamente no: abbiamo a che fare con un'opera che entra a prescindere di diritto tra gli anime più belli dell'anno, ma ci sarebbe piaciuto arrivare ai titoli di coda dell'ultimo episodio con i lucciconi agli occhi.

Night City

La vita è dura n Cyberpunk: Edgerunners
La vita è dura n Cyberpunk: Edgerunners

È giunto il momento di riprendere in mano la questione Night City. La metropoli Cyberpunk per eccellenza, che mischia occidentale e orientale come splendidamente questo genere ha fatto per tutto lo scorso secolo, è esattamente come la ricordavate. L'estetica riprende in tutto e per tutto quella resa ormai famosa da CD Projekt RED con Cyberpunk 2077 e proprio per questo, chiunque abbia passato qualche ora tra le strade della Los Angeles del futuro, si sentirà facilmente a casa. L'Afterlife è come lo ricordavate, le strade sono sporche e affollate come da copione e persino gli appartamenti sono ricreati ad arte sulla base di quelli di V e compagnia. Tutto è coloratissimo, ma decadente. Affascinante, ma orripilante. Futuristico, ma dannatamente abbandonato a sé stesso.

Da questo punto di vista non possiamo negare di esserci emozionati durante la visione, soprattutto nel corso di alcuni momenti che hanno riportato alla mente il nostro amore per l'immaginario di partenza e per l'attenzione ai dettagli. Purtroppo non tutto gira sempre nel verso giusto e, se dovessimo davvero trovare un capello indesiderato all'interno di questo piatto succulento e invitante è che l'impatto potrebbe essere molto meno forte per chi entra nel mondo di Cyberpunk solo adesso.

Cyberpunk: Edgerunners - le megacorporazioni
Cyberpunk: Edgerunners - le megacorporazioni

Tanti elementi della lore dell'universo vengono dati per scontati, alcune animazioni sono meno belle di altre e capire davvero Night City e le sue regole in una manciata di ore non è compito semplice. Probabilmente in questo senso un pizzico più di dedizione all'illustrazione della città e delle sue peculiarità sarebbe stato ben accetto. Il consiglio è quello di dedicare un po' di tempo ad approfondire le caratteristiche del "world building" anche al di fuori della serie stessa, così da cogliere alcuni elementi che altrimenti sarebbero dati per scontati.

Di contraltare c'è da dire che Edgerunners risulta godibile da chiunque, senza aver alcun tipo di conoscenza pregressa. È scontato dire che sarà semplice trovare riferimenti e chicche varie per chi ha dedicato decine di ore al videogioco, ma questo non esclude l'appagamento di tutti gli altri.

Studio Trigger e la scelta giusta

Cyberpunk: Edgerunners - lo sguardo è già tutto un programma
Cyberpunk: Edgerunners - lo sguardo è già tutto un programma

Non vi è dubbio che Studio Trigger sia tra i team di autori di animazione giapponese che meglio son stati capaci di declinare il medium nel nostro tempo. Maledettamente al passo col mondo, con pochi orpelli e tanta carne al fuoco, sono stati in grado di nascere e crescere con una velocità quasi disarmante, complici anche gli uomini chiave del team.

Nel caso di Edgerunners, Hiroyuki Himaishi torna alla regia, dando modo a tutti di capire di che pasta è fatto, seppur sbavando qua e là con inquadrature troppo lunghe e statiche, che fanno quasi sentire odore di budget terminato in stile Neon Genesis Evangelion. D'altro canto però quando la serie funziona e il team è inquadrato, Edgerunners è una gioia per gli occhi e soprattutto per le orecchie, vista e considerata la colonna sono firmata da Akira Yamaoka, storico compositore anche videoludico di serie come Silent Hill.

Noi abbiamo deciso di provare ad ascoltarla sia doppiata in italiano - doppiaggio che purtroppo abbiamo evitato molto presto perché spesso troppo scollato dagli eventi e dalle intenzioni; passando poi per l'inglese e l'originale giapponese. Il consiglio è ovviamente quello di ascoltarlo nell'idioma nipponico, che da il meglio di sé con attori bene in parte, ma senza mai davvero esagerare troppo. L'inglese al contrario ha davvero poco senso, non perché sia brutta in sé la realizzazione - siamo dalle parti dell'italiano - ma perché non è stato pensato e realizzato così e tanto basta.

Conclusioni

Multiplayer.it

7.5

Cyberpunk Edgerunners è arrivato sul Netflix con una dirompenza dilaniante. La volontà della N rossa di continuare a spingere sull'animazione è palpabile, ma speriamo che questo tiro di dadi, riuscito ma tutt'altro che perfetto, possa essere un trampolino di lancio per una transmedialità che è la forza stessa del brand. Noi vogliamo ancora crederci, al netto di un Cyberpunk 2077 che, come alcuni di noi avevano tristemente paventato un paio d'anni fa, risulta ormai irrecuperabile.

PRO

  • Grande capacità di mettere in scena il Cyberpunk
  • Estetica e sonoro da capogiro
  • Alcuni personaggi davvero ben scritti

CONTRO

  • Alcuni coprotagonisti non spiccano mai il volo
  • Meno accessibile per chi non conosce Night City e il suo mondo
  • La seconda parte perde un po' di mordente narrativo