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Dynasty Warriors, la recensione del film

La popolare serie musou di Koei Tecmo è diventata un film su Netflix: scopriamo nella recensione di Dynasty Warriors se vale la pena guardarlo

RECENSIONE di Christian Colli   —   02/07/2021

Il musou è un genere... impopolare, diciamo così. Perlomeno in occidente. Dalle nostre parti sono in molti a guardarlo con diffidenza, e sebbene i musou su licenza come Hyrule Warriors: L'era della calamità abbiano ammorbidito il pubblico, gli appassionati di Dynasty Warriors, la serie targata Koei Tecmo che ha istituito il genere nei primi anni 2000, restano molto rari.

E dopo aver visto il film ispirato al videogioco, siamo abbastanza convinti che continueranno a esserlo.

In genere queste pellicole non servono soltanto a divertire i fan, ma anche ad avvicinare nuovi giocatori: difficile immaginare che il film diretto da Roy Chow ci riesca, soprattutto se si considera che è stato un fiasco persino in Cina, dov'è uscito solo pochi mesi fa, sebbene le riprese si siano concluse sul finire del 2018. Nel resto del mondo l'ha invece distribuito Netflix. Per scrivere la recensione di Dynasty Warriors ce lo siamo guardato rigorosamente in cantonese coi sottotitoli italiani, un po' perché non c'erano alternative, e un po' perché siamo autolesionisti.

Cronache dei tre regni

Per chi non lo sapesse, la serie Dynasty Warriors è una specie di spin-off di Romance of the Three Kingdoms, il franchise strategico di Koei che risale al 1985, conta almeno quattordici iterazioni e si ispira a sua volta al Romanzo dei Tre Regni scritto da Luo Guanzhong nel XIV secolo. Si tratta di un rimaneggiamento delle Cronache dei Tre Regni, un testo storico del III secolo a. C. in cui si racconta la fine della dinastia Han e la guerra tra i regni di Wei, Shu e Wu.

I giochi inscenano le grandi battaglie che si sono susseguite in quegli anni, raffigurando i leggendari protagonisti - praticamente le controparti cinesi di eroi come Achille, Ettore e così via - come esseri sovrumani, capaci di abbattere un intero plotone di soldati con un sol colpo di spada.

In questo senso, l'interpretazione cinematografica del gioco non poteva che appartenere al Wuxia, il genere cappa e spada cinese in cui gli impavidi eroi affrontano i tiranni con l'onore, le arti marziali e qualche piroetta. Se avete visto La tigre e il dragone, sapete di cosa parliamo.

Dynasty Warriors, una scena del film.
Dynasty Warriors, una scena del film.

I trailer promettevano bene, a fronte di un budget speso soprattutto in costumi ed effetti speciali. A guardarli, sembrava proprio che il gioco dovesse prendere vita sullo schermo. E invece ci siamo ritrovati a seguire un film schizofrenico di circa due ore che si sofferma più sulla narrativa che sull'azione e che finisce per fare male entrambe le cose.

La storia segue le peripezie di tre eroi vagabondi che lottano per l'onore della dinastia Han: Liu Bei, Guan Yu e Zhang Fei. All'inizio del film, i tre salvano la vita al generale Dong Zhuo, che però spodesta il giovane sovrano, prendendo il potere al suo posto. I signori della guerra ancora fedeli alla dinastia Han costituiscono quindi un'alleanza per rovesciarlo e il film essenzialmente racconta le manovre politiche e militari dalla prospettiva di alcune figure particolarmente rilevanti come l'ambizioso Cao Cao o il potentissimo guerriero Lü Bu.

Dynasty Warriors, una scena del film.
Dynasty Warriors, una scena del film.

Dynasty Warriors si trascina per due ore senza mai riconoscersi in un'identità precisa. Essendo l'adattamento di un videogioco d'azione, ci si aspetterebbe un approccio più frenetico e un susseguirsi di battaglie o duelli, e invece la sceneggiatura di Christine To mantiene un andazzo soporifero per gran parte della durata, specialmente nella prima metà, perdendosi in interminabili dialoghi.

Non ci sarebbe nulla di male se Dynasty Warriors raccontasse una bella storia che mescola mitologia e fantasy senza dare la precedenza all'azione, ma non è questo il caso: lo script salta da una scena all'altra, affidando ai testi in sovrimpressione il compito di riassumere i momenti cardine della storia, e non trascorre mai il tempo che servirebbe ad approfondire i complicati rapporti di potere tra i personaggi.

Dynasty Warriors, una scena del film.
Dynasty Warriors, una scena del film.

Questi ultimi, a volte chiamati coi loro nomi propri e a volte coi nomi di cortesia che causano enorme confusione a chi ha poca dimestichezza col materiale originale, sono quasi tutti semplici macchiette, caratterizzati soprattutto dalle armi che impugnano e dai loro stili di combattimento. Arrivati ai titoli di coda, per esempio, abbiamo capito che il severo Guan Yu è un maestro nell'arte della lancia e può controllare il fuoco, ma quali siano i motivi che lo abbiano spinto a seguire Liu Bei e perché gli sia tanto fedele non si capiscono.

E lui ha una vaga personalità: Zhang Fei neppure quella, eppure è uno dei tre protagonisti, sebbene abbia pochissime battute. Lo stesso Liu Bei è assolutamente anonimo e la sceneggiatura non insiste mai sulle motivazioni che lo inducono a proteggere la dinastia Han. La maggior parte dei comprimari è ancora più superficiale o stereotipata, a cominciare dallo stesso Dong Zhuo.

Dynasty Warriors, una scena del film.
Dynasty Warriors, una scena del film.

Cao Cao e Lü Bu sono gli unici personaggi che hanno una rilevanza, per i motivi completamente sbagliati. Il primo è probabilmente il più interessante del cast per via delle sue macchinazioni, che però non sfociano in nulla di concreto e sembrano soltanto imbastire una sottotrama senza sfogo. Il secondo è sostanzialmente il boss di fine stage, un guerriero invincibile e spietato che impugna un'arma leggendaria e controlla l'elettricità. La sceneggiatura vorrebbe disperatamente dargli una profondità senza inchiodarlo nel ruolo del villain, ma la recitazione stentata di Louis Koo, che dovrebbe essere l'attore più esperto del cast, sfocia spesso nel grottesco con risultati più esilaranti che drammatici. Ora qualcuno potrebbe obiettare che è difficile inquadrare le capacità recitative di un attore che parla cantonese senza conoscere la lingua, ed è perfettamente vero, se solo non ci riferissimo all'espressività, soprattutto nei primi piani di scene che dovrebbero alimentare tensione e invece finiscono per essere comiche se non stucchevoli.

Dynasty Warriors, una scena del film.
Dynasty Warriors, una scena del film.

Nella seconda metà del film, poi, la storia accelera a più non posso, inscenando combattimenti e duelli che qualche volta hanno un senso ma più spesso no, tipo lo scontro sul cucuzzolo di una montagna tra Liu Bei e Cao Cao o la battaglia finale che sembra effettivamente uscita da uno stage di Dynasty Warriors, il gioco, pur prendendo in prestito idee viste in film come 300 o Troy. Il problema è che la pellicola di Chow prende la corsa all'improvviso e poi... finisce, senza una vera conclusione. Il film imbastisce varie sottotrame che restano appese e non si sviluppano, proiettando poi lo spettatore in un improvviso flashforward a due anni dallo scontro finale che fa un pessimo riassunto dei fatti accaduti fuori campo e consegna un finale totalmente anticlimatico alla vana speranza di un sequel che probabilmente non ci sarà mai.

C'era una volta un budget

Dynasty Warriors, una scena del film.
Dynasty Warriors, una scena del film.

La storia è quindi una specie di disastro, ma come se la passano le scene d'azione? Be', non proprio benissimo, ma quantomeno rispecchiano fedelmente il gameplay di Dynasty Warriors: gli eroi sovrumani sono capaci di scagliare via decine di nemici con un solo fendente, sollevandone centinaia a mezz'aria per poi abbatterli in un tripudio di lampi ed esplosioni che sarebbero a loro agio in una PlayStation 2.

La computer grafica è infatti abbastanza grossolana. La risoluzione dell'effettistica è generalmente bassa e si distinguono facilmente i soldati in CGI nel mucchio delle comparse, soprattutto perché impegnati in loop di animazioni completamente identiche. Nonostante questo, alcuni combattimenti sono estremamente spettacolari, e specialmente l'ultimo si distingue per l'eccessività che caratterizza ogni singolo frame e che avvicina Dynasty Warriors a un vero e proprio anime in carne e ossa.

Dynasty Warriors, una scena del film.
Dynasty Warriors, una scena del film.

C'è da dire che i soldati che volano come pupazzi di stoffa possono giustamente sembrare ridicoli a chi non conosce la serie videoludica, ma d'altra parte abbiamo trovato a dir poco esilaranti scene come quella in cui il poderoso Hua Xiong scaglia le teste mozzate a chilometri di distanza, centrando perfettamente il bersaglio neanche giocasse a Mario Golf. In questi termini, è difficile capire se Roy Chow stesse pensando a una gag o a un momento di massima serietà, ma una cosa è certa: l'inventiva e la creatività non gli mancano. Peccato che il regista non sembri sapere come si faccia un editing degno di questo nome e finisca col capitombolare rovinosamente inanellando le soluzioni più assurde in rapida successione: panoramiche, slow motion, shaky-cam, capita di tutto e di più nel giro di pochi secondi e non si capisce più niente del tono che una scena debba avere.

Dynasty Warriors, una scena del film.
Dynasty Warriors, una scena del film.

Il regista sembra quasi un visionario sotto acidi. Gli inseguimenti sui tetti del palazzo, coi cavalli che driftano in prossimità degli angoli e scivolano per centinaia di metri sotto gli ostacoli, manco ci fosse Tom Cruise alla guida di una moto in una scena di Mission: Impossible, sono momenti trash assolutamente impagabili. A consolidare puntualmente il tono e il ritmo di queste sequenze c'è la colonna sonora strepitosa di Yusuke Hatano, vero fiore all'occhiello della pellicola, peccato che l'heavy metal non c'azzecchi niente col tipo di film: è vero che riprende le musiche dei giochi nella serie Koei, ma questo è un Wuxia in cui eroi e cattivi duellano svolazzando da un lato all'altro dello schermo e gigantesche armate combattono in campo aperto sulle note di una chitarra elettrica. Ma in fondo anche le musiche sembrano adeguarsi ai parrucconi, alle armi da cosplayer e all'esagerazione che cercano di nascondere la pochezza di un brutto film.

Conclusioni

Multiplayer.it

4.0

Avete presente quando un film è così brutto da fare il giro e diventare bello? Ecco, questo non è il caso di Dynasty Warriors. Sia chiaro che non ci aspettavamo un capolavoro, ma magari un discreto film d'azione che rispettasse la folle eccessività della serie Koei Tecmo. E in effetti lo fa, ma poco e male, ricorrendo a brutti effetti speciali, una regia più visionaria che tecnicamente adeguata e una sceneggiatura che sacrifica i personaggi per raccontare in modo maldestro e poco rispettoso una delle più grandi leggende della storia cinese.

PRO

  • Al regista non manca certo la creatività
  • La colonna sonora è poco azzeccata ma è molto orecchiabile

CONTRO

  • Personaggi caratterizzati poco e male
  • Confuse scene d'azione dalla computer grafica primitiva
  • Abbozza appena la storia e neanche la conclude
  • Tra un combattimento e l'altro, è la noia più totale