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Eastshade, la recensione

Scoprite il fascino esotico di Eastshade, un gioco incentrato completamente sull'esplorazione e la pittura, nella nostra recensione.

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   11/04/2019

Eastshade è un'avventura in prima persona costruita con grande intelligenza, che propone un modo alternativo di interagire con i videogiochi, escludendo quasi completamente la violenza, come vedremo nel corso della recensione. Pensando ai videogiochi, molti sottovalutano il puro piacere estetico che si può provare giocandoli e che in molti casi è parte integrante, quando non fondante, del gameplay stesso.

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Non parliamo di quella forma di appagamento che deriva dall'esposizione della bruta potenza tecnica attuata da molti titoli, che ha più a che fare con la sfera sessuale che con quella intellettuale, ma con una forma di godimento che nasce dalla contemplazione del bello nella sua accezione più alta e profonda e che coinvolge una certa parte dell'animo umano, non necessariamente sviluppata in tutti. Eastshade chiede al giocatore prima di tutto di osservare, offrendogli una prospettiva differente sulla bellezza in cui si può incappare in un mondo 3D: quella di un pittore che visita l'isola da cui il gioco prende il nome, alla ricerca di ispirazione per le sue opere. L'avventura inizia con un naufragio, che ci fa risvegliare in una bellissima grotta posta sulla riva del mare e abitata da uno strano personaggio che ci dà qualche indicazione di massima. Il nostro obiettivo principale, se così lo vogliamo chiamare, è quanto di più vago e poetico ci sia: dobbiamo dipingere quattro luoghi cari a nostra madre, che aveva visitato Eastshade in passato.

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Usciti dalla grotta e percorso un breve sentiero ci ritroviamo nel piccolo villaggio costiero di Lyndow, dove facciamo la conoscenza degli abitanti, tutti abbastanza amichevoli e disposti ad aiutarci. Qui apprendiamo alcune delle meccaniche fondamentali del gioco, ossia come costruire le tele, con un semplice sistema di crafting di cui parleremo più avanti, e come dipingere.

Dipingere

Dipingere in Eastshade è davvero molto semplice: costruita un tela, basta estrarla, inquadrare il soggetto che si vuole riprodurre, decidendo l'opportuna ampiezza del quadro, e quindi premere il tasto azione. La tela viene posta automaticamente su di un cavalletto e l'immagine appare come per magia, realizzata però in forma pittorica. Per non renderla una semplice modalità fotografica, ossia per darle un senso più ampio all'interno del gameplay, gli sviluppatori hanno imposto due limiti alla pittura: il primo è la quantità di materiale che si trova per costruire le tele, abbastanza ridotto (soprattutto all'inizio); il secondo sono i punti ispirazione necessari per realizzare un quadro, che si ottengono visitando nuovi luoghi, facendo esperienze, parlando con le persone, svolgendo alcuni compiti e bevendo determinate bevande.

Senza punti ispirazione, niente quadri. Se vi sembrano limiti stringenti avete ragione, ma di fatto nel gioco assumono una funzione precisa, che è quella di rendere più meditata la scelta dei soggetti da dipingere, aumentando di conseguenza l'attenzione verso le bellezze dell'isola. Non potendo dipingere tutto, si procede più lentamente, si guardano i paesaggi con maggiore attenzione e si è più invogliati a esplorare e a interagire con tutto, godendosi ciò che gli autori hanno creato: ad esempio leggere i libri sparsi nelle case frutta punti ispirazione, quindi si tende ad aprirli tutti. Possono capitare anche delle situazioni estemporanee che diventano dei piacevoli diversivi, come un musicista solitario in cerca d'ispirazione che ci propone l'ascolto di un suo brano, o delle coppiette che fanno dei pic-nic nei luoghi più romantici e pittoreschi dell'isola. Eastshade di suo non è un'isola grandissima, ma è composta con grande cura e con un notevole gusto pittorico: ponti di pietra attraversano grandi burroni, città dalle architetture peculiari sorgono su speroni di roccia, rovine di antichi edifici si stagliano contro la Luna, e bellezze naturali di ogni tipo popolano tutta l'isola.

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Insomma, da vedere c'è davvero molto e, quando si decide che si vuole dipingere qualcosa, ci si ritrova naturalmente a scegliere con cura l'angolazione da cui eseguire il quadro, in modo da ottenere il più bel risultato possibile (a nostro gusto). Insomma, dopo aver dipinto è importante sentire che non si è sprecato un prezioso punto ispirazione.

Meccaniche classiche

Eastshade non è solo pittura e contemplazione, ma offre anche altre meccaniche più tradizionali, che a ben vedere sono la parte più debole dell'intera produzione. In particolare pensiamo al crafting, che richiede di cercare e raccogliere materie prime per l'intera isola, anche nelle case degli abitanti. Fortunatamente questi ultimi non si lamentano di noi che entriamo nelle loro abitazioni e gli rubiamo oggetti come candele, tele e cassette di legno... certo, una soluzione alternativa sarebbe stata gradita. Ad esempio si sarebbe potuto introdurre il mercante d'arte sin da subito, permettendoci di comprare alcune cose invece di rubarle.

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Oltre alle tele, non ci sono fortunatamente moltissimi oggetti da produrre, con questi ultimi che sono però legati a doppia mandata con la progressione, ossia danno accesso ad aree di Eastshade altrimenti irraggiungibili: creare un falò permette di girare per l'isola di notte senza il rischio di congelarsi, mentre una zattera realizzata con degli strani fiori consente di attraversare gli specchi d'acqua più profondi senza difficoltà. Migliore invece l'interazione con gli abitanti che ci danno consigli, indicazioni e, soprattutto, ci forniscono missioni. Queste ultime sono solitamente delle commissioni pittoriche o la richiesta di alcuni oggetti. Ad esempio per ottenere la mappa dell'isola bisognerà trovare quattro funghi che contengono dell'inchiostro, mentre alcuni personaggi ci chiederanno di realizzare dei quadri particolari da appendere in casa. Alcune quest richiedono anche un minimo di investigazione, ma in generale non finiscono mai per sovrapporsi troppo all'esplorazione libera, lasciando al giocatore un ampio margine di manovra.

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In generale avremmo gradito di non dover passare il tempo a raccogliere bastoni, arbusti, uova e quant'altro, ma comprendiamo anche la necessità di dotare il gameplay di elementi più tradizionali per non alienare alcuni giocatori, che altrimenti si sarebbero lamentati della mancanza di cose da fare. In linea generale comunque il contrasto tra il concept di Eastshade e queste meccaniche è abbastanza forte, non tanto da rovinare l'intera esperienza, ma abbastanza da creare più di qualche stonatura. Insomma, Eastshade poteva essere un capolavoro, se solo avesse rinunciato a ciò che non gli si addice. Sembra uno di quei quadri il cui nucleo centrale è bellissimo, rovinato però dall'aggiunta di elementi superflui.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore Intel Core i7-4770
  • 16 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 960
  • Sistema operativo Windows 10

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 7 64-bit
  • Processore: Intel i5-750/AMD Phenom II X4-945
  • Memoria: 6 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GTX 560 Ti/AMD RADEON HD 6950
  • DirectX: Versione 11
  • Memoria: 3 GB di spazio disponibile

Conclusioni

Digital Delivery Steam
Prezzo 20,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (5)
7.1
Il tuo voto

Eastshade è una piccola gemma: un gioco senza violenza costruito intorno al piacere della scoperta della bellezza, che funziona alla perfezione proprio lì dove si limita a invitare all'osservazione e alla contemplazione. Meno riuscite le meccaniche tradizionali, come quelle di crafting, che risultano in un certo senso invasive e in contrasto con il concept stesso del gioco. Fortunatamente non lo rovinano irrimediabilmente, quindi sono tollerabili. Insomma, se volete vivere un'avventura diversa da quelle offerte tradizionalmente dai videogiochi, valutate l'acquisto.

PRO

  • Eastshade è piena di bellezze da scoprire
  • Meccanica della pittura usata in modo intelligente
  • In un certo senso rinfrancante

CONTRO

  • Crafting fuori luogo
  • Missioni spesso banali