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Elden Ring Nightreign, la recensione del gioco cooperativo di FromSoftware

Nella recensione di Elden Ring Nightreign scopriamo la prima produzione FromSoftware orientata al multigiocatore, un folle roguelite che pesca dall'intera storia dello studio.

RECENSIONE di Lorenzo Mancosu   —   28/05/2025
Una delle illustrazioni promozionali di Elden Ring Nightreign
Elden Ring Nightreign
Elden Ring Nightreign
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I videogiochi "soulsborne" di FromSoftware sono opere molto particolari, dotate di una struttura caleidoscopica che fa brillare determinate sfaccettature a seconda del punto di vista dell'osservatore. C'è chi s'innamora dei mondi carichi di fascino e della direzione artistica da urlo, traendo il massimo della soddisfazione dall'esplorazione dell'ambientazione. C'è chi analizza ogni indizio e la descrizione di ciascun oggetto, entrando a far parte del grande processo collettivo di ricostruzione del "lore". C'è chi si appassiona alle pure e semplici meccaniche di combattimento, approcciandoli come fossero titoli d'azione di natura quasi "arcade". C'è persino chi sceglie di dedicarsi prevalentemente al multigiocatore, affrontando duelli all'ultimo sangue o mettendosi a disposizione di altri appassionati per aiutarli a superare le sfide più difficili.


Solitamente tutti questi elementi riescono a convivere all'interno di una singola anima e forse è proprio per questa ragione che l'annuncio di questo particolare spin-off di Elden Ring, diretto dal veterano Junya Ishizaki, è stato accolto con tanto sospetto, perché per la prima volta quella struttura ha scelto di orientarsi prevalentemente nella direzione del multigiocatore cooperativo. E per quanto si tratti di una scelta comprensibile, dato che milioni di persone hanno affrontato Elden Ring in compagnia e le mod dedicate alle modalità co-op sono fra le più scaricate in assoluto, è inevitabile pensare che determinate sfaccettature dell'esperienza classica finiscano per passare in secondo piano in questa nuova ricetta, un amalgama al contempo vicino e distante dalla tradizione dello studio.

Nella recensione di Elden Ring: Nightreign scopriamo la prima produzione di FromSoftware quasi completamente votata al comparto multigiocatore, un esperimento nato da una sorta di game-jam interna che mira a donare nuova vita alle centinaia di asset dell'Interregno per assemblare un'enorme esperienza autosufficiente. Non sarà un'analisi semplice, perché il potenziale c'è e si sente, la carica artistica dello studio emerge da alcune sequenze mozzafiato, il sistema di combattimento - come sempre - non stanca mai, ma non possiamo nascondere la sensazione d'aver preso parte a una grossa fase di test che richiederà tante limature prima di riuscire a esprimersi al meglio.

La notte di Nightreign

Elden Ring Nightreign è a tutti gli effetti un capitolo spin-off di Elden Ring: l'ambientazione, infatti, è proprio quella dell'Interregno, alcuni personaggi sembrano essere ben consapevoli delle vicende dell'Albero Madre, ma sin dai primi passi che si muovono nella Rocca della Tavola Rotonda - anche in questo caso "hub" centrale dell'opera - è evidente che ci sia qualcosa di profondamente fuori posto rispetto al classico universo narrativo. Intrappolati al di fuori dello spazio e del tempo da una misteriosa entità, i protagonisti sono una serie di guerrieri incatenati alla Rocca da uno scopo comune: prender parte a letali spedizioni nella strana regione mutevole di Plagaride nel tentativo di trovare e abbattere creature conosciute come Signori della Notte.

L'inizio di Nightreign non è per nulla diverso da quelli delle altre produzioni di FromSoftware
L'inizio di Nightreign non è per nulla diverso da quelli delle altre produzioni di FromSoftware

La più grande differenza filosofica rispetto alla tradizione risiede proprio nella presenza del gruppo di protagonisti: anziché fare affidamento sul proprio avatar da creare, personalizzare e sviluppare, in Nightreign bisogna incarnare di volta in volta gli otto personaggi disponibili, ciascuno dotato di caratteristiche e statistiche predefinite, di uno stile di combattimento unico, soprattutto di inedite abilità attive e passive che arrivano a trasformare sensibilmente il classico approccio alle battaglie. Non si tratta, tuttavia, di una scelta esclusivamente legata al gameplay, perché ognuno di questi guerrieri - noti come Nightfarer o Penitenti - mette sul piatto una vicenda personale che siede alla base della costruzione dell'universo alternativo.

La narrazione, infatti, è molto più presente rispetto a quanto si potesse preventivare: tramite il sistema delle Rimembranze - nient'altro che le memorie dei personaggi - si ha l'occasione di ripercorrerne la storia passo dopo passo, scoprendo in maniera attiva il gomitolo di relazioni e di segreti che si cela alle spalle di questa versione della Rocca della Tavola Rotonda. Ciò, in concreto, significa che Nightreign sceglie d'ancorarsi a un vero e proprio sistema di missioni individuali e a un racconto più esplicito rispetto agli standard di FromSoftware, sfruttando la caratterizzazione per inspessire il legame con i Nightfarer: Duchessa, Guardiano e Selvaggio non sono delle semplici "classi", ma delle personalità molto simili ai classici NPC di Elden Ring.

Ogni personaggio è dotato di una storia personale da rivivere attraverso Rimembranze e missioni da completare nelle partite
Ogni personaggio è dotato di una storia personale da rivivere attraverso Rimembranze e missioni da completare nelle partite

Non bisogna certo aspettarsi una storia trascendentale, anzi, molti dei testi appaiono confusi e sconclusionati al pari di quelli dei tempi di Dark Souls 2, ma gli sviluppatori si sono sforzati nella realizzazione di una cornice e una costruzione del mondo familiari. Sia la progressione del racconto sia quella delle singole Rimembranze - fra l'altro legate a un sistema di ricompense estetiche e di potenziamenti permanenti nella forma di Reliquie da equipaggiare - richiedono il completamento di obiettivi sul fronte del gameplay, ed è proprio nell'orbita del gameplay che Nightreign imbocca una netta deviazione rispetto ai suoi predecessori.

La Spedizione

L'intera avventura dei Nightfarer ruota attorno alle Spedizioni: interagendo con la Tavola Rotonda è possibile selezionare un Signore della Notte fra le otto varianti che diventano man mano disponibili e, una volta scelto fra la modalità per tre giocatori e quella in singolo, partire alla volta della regione di Plagaride. Questa non è altro che una vasta sezione dell'Interregno assemblata in maniera procedurale e punteggiata di castelli, di accampamenti e di antiche rovine, pattugliata da nemici d'ogni genere e disseminata di equipaggiamenti che si riveleranno essenziali per sopravvivere al ciclo. Lo scopo dei giocatori, infatti, è quello di riuscire a superare indenni due giornate dedicate all'esplorazione e due nottate in cui affrontare letali boss, guadagnandosi infine il diritto di fronteggiare il Signore della Notte prescelto.

Tutte le Spedizioni iniziano con l'arrivo dei Penitenti a Plagaride, dove bisogna subito programmare il da farsi
Tutte le Spedizioni iniziano con l'arrivo dei Penitenti a Plagaride, dove bisogna subito programmare il da farsi

L'esperienza di gioco si configura come un roguelite cooperativo dai ritmi spaventosamente elevati: se, una volta atterrato a Plagaride, il gruppo deve muoversi coeso fra i punti d'interesse eliminando nemici e boss al fine di ottenere Rune con cui salire di livello, scegliendo di volta in volta cosa ricevere fra equipaggiamenti e bonus passivi generati casualmente, a complicare le cose interviene la Marea Notturna, una pioggia magica che - esattamente come accade nel genere dei Battle Royale - si restringe progressivamente delimitando la sezione giocabile della mappa fino a trasformarla in una piccola arena. In quella piccola arena, al tramonto, bisognerà vedersela con un boss molto pericoloso e in caso di vittoria avrà inizio una seconda giornata dotata della medesima struttura: sarà solo sopravvivendo anche alla seconda notte che si accederà al difficilissimo scontro finale del ciclo. Indipendentemente dall'esito della Spedizione si tornerà a casa con delle Reliquie, potenziamenti permanenti che è possibile equipaggiare per dar vita a piccole build e facilitarsi la vita nei viaggi successivi.

Il ritmo di queste partite è talmente serrato da rivelarsi sì stimolante, ma anche molto limitante: non c'è mai abbastanza tempo a disposizione per esplorare attentamente le zone più interessanti di Plagaride, non c'è mai abbastanza tempo per riflettere sui dettagli della build che si sta realizzando, persino i gruppi di giocatori più affiatati sono costretti a ripulire a velocità folle un punto d'interesse dietro l'altro, cosa che probabilmente risulterà parecchio complicata affidandosi al matchmaking tradizionale. Presentarsi di fronte ai boss finali a un livello troppo basso, privi di fiaschette curative o con una scarsa potenza di fuoco, infatti, significa andare incontro a una sconfitta praticamente certa, dunque i giocatori sono invitati a ottimizzare ogni spostamento ed eliminare alla radice tutti i momenti morti, trasformando la partita in una folle corsa per la sopravvivenza della durata massima di circa un'ora, nella quale un singolo errore si traduce spesso nel fallimento.

L'obiettivo ultimo è la sconfitta dei Signori della Notte che attendono alla fine del ciclo, sfide estremamente difficili
L'obiettivo ultimo è la sconfitta dei Signori della Notte che attendono alla fine del ciclo, sfide estremamente difficili

Questa struttura, alla lunga, porta ad approcciare la mappa di Plagaride in maniera meccanica e intrinsecamente ripetitiva: il modello principale della regione, alla base, sarà sempre lo stesso, un territorio caratterizzato da fiumi, colline, canyon e correnti spiritiche che si troveranno sempre nella medesima posizione, mentre a variare fra una partita e l'altra saranno i punti d'interesse pescati da una selezione predefinita. Ciò significa che antiche rovine, castelli e cattedrali potranno sorgere in zone diverse di Plagaride ma saranno sempre dotati della medesima planimetria e dello stesso posizionamento degli avversari, mettendo in scena variazioni legate ai nemici situati all'interno e all'elemento delle armi che offrono come ricompensa. Per fare un esempio, il punto d'interesse modellato sul Castello avrà sempre la stessa identica architettura, ma potrà apparire in due varianti differenti: la prima pattugliata da maghi Cariani e sorvegliata da un guerriero Cristalliano, mentre la seconda piena di ratti e di melme protette da un classico Golem, entrambe destinate a ripresentarsi tali e quali fra una partita e l'altra.

Se da una parte, una volta memorizzati i vari "livelli", si finisce per attraversarli a tutta birra in maniera meccanica puntando dritti verso il boss della zona e pensando già alla prossima destinazione da raggiungere, dall'altra si iniziano ad approfondire lentamente dinamiche più profonde, come il momento opportuno in cui affrontare le sfide più complesse, l'enorme importanza degli armamenti elementali, nonché i diversi metodi per mettere le mani su potenti bonus passivi o su armi leggendarie garantite. A questo proposito, la regione di Plagaride non sarà del tutto statica: proseguendo nell'avventura, a cadenza regolare, potrebbero apparire quattro grandi variazioni della mappa chiamate Terre Mutevoli, in pratica delle grandi zone che ne sovrascrivono una fetta intera, ovvero un cratere, un picco innevato, un bosco marcescente e una misteriosa città, ciascuna legata a dinamiche, nemici e ricompense ben specifiche. L'esempio più semplice è quello del cratere, a tutti gli effetti un grosso dungeon pieno di boss dedicati che rimpiazza l'intera area nord di Plagaride e che, se completato con successo entro l'ultimo tramonto, garantisce l'accesso a una speciale forgia in cui ottenere varianti leggendarie delle armi equipaggiate.

Insomma, quella offerta da Elden Ring Nightreign non è affatto un'esperienza compassata, anzi, è una corsa contro il tempo in cui bisogna sempre mantenere elevatissima la concentrazione, prendendo decisioni molto in fretta e ottimizzando il più possibile le fasi d'esplorazione e di potenziamento. Meglio visitare le chiese per raccogliere cariche delle fiaschette curative o puntare tutto sull'incremento del livello? Meglio affrontare un pericoloso boss che vaga per la mappa in cerca di armi leggendarie o scommettere sulle ricompense elementali? Le dinamiche che regolano ciascuna spedizione sono davvero tantissime, ne abbiamo menzionate solo una manciata, ed è essenziale padroneggiarle tutte quante per completare le sfide più complesse. È evidente che, nonostante il sistema di "ping" e i segnalini connessi, questo genere di struttura sia pensata appositamente per premiare la coordinazione fra gruppi di amici, e non vi nascondiamo che nutriamo qualche dubbio riguardo all'efficacia della ricetta quando soggetta al matchmaking casuale: a volte ci si imbatte in meccaniche estremamente rischiose e punitive, come gli Sciami di Locuste o le Invasioni, che senza la giusta coordinazione possono affondare anche la partita più solida.

Punti di forza e limiti del gameplay

Il gameplay di Nightreign poggia sulle spalle di un gigante come il sistema di combattimento di Elden Ring, dunque parte indubbiamente avvantaggiato rispetto ad altri titoli simili. Va riconosciuto il merito a FromSoftware per la costruzione e la caratterizzazione degli otto personaggi giocabili, che risultano squisitamente diversi l'uno dall'altro e fanno sfoggio di meccaniche estremamente originali. Basti pensare al Giustiziere, che non solo consente di sfruttare il sistema di deviazioni introdotto da Sekiro ma può addirittura trasformarsi in una belva primordiale, oppure ancora alla Rediviva, una bambola negromante in grado di evocare le creature sconfitte e i potentissimi spiriti dei suoi famigliari. Ciascuno dei Nightfarer porta in tavola uno stile di gioco unico, è versato in determinate categorie di armi, può fare affidamento su abilità attive che arrivano a stravolgere l'esito delle battaglie, senza contare che si piega perfettamente all'emersione di sinergie con i compagni di viaggio.

La caratterizzazione dei Penitenti e le loro abilità sono davvero riuscite: questo è il Giustiziere in modalità belva
La caratterizzazione dei Penitenti e le loro abilità sono davvero riuscite: questo è il Giustiziere in modalità belva

Lo stesso discorso, come prevedibile, rimane valido per quel che concerne i boss: non è mai stato un segreto che questo titolo mirasse a riutilizzare tantissimi asset appartenenti a Elden Ring e alla tradizione "soulsborne", dunque s'incontrano diverse vecchie conoscenze della saga di Dark Souls, ma quando si è trattato di creature originali gli artisti della casa hanno scelto di spingere sul pedale dell'acceleratore. Nightreign mette in scena alcune fra le battaglie visivamente più impattanti prodotte dallo studio, fra l'altro soggette a meccaniche complesse che ricordano da vicino quelle dei MMORPG, richiedendo ai giocatori non solo di combattere a testa bassa e muso duro, ma di sfruttare determinate armi elementali, di interagire con l'ambientazione, di rispondere a comportamenti del nemico che, se ignorati, possono portare alla sconfitta dell'intera squadra in un battito di ciglia.

Questi pregi, tuttavia, finiscono nel cono d'ombra delle incertezze nel bilanciamento e di alcune meccaniche fin troppo punitive. Per prima cosa, al momento, la modalità in giocatore singolo quasi non è fruibile: la struttura stessa dell'esperienza, unitamente alla programmazione dei boss e al puro elemento parametrico, rendono estremamente frustrante completare le Spedizioni in solitaria. Inoltre diverse criticità permangono anche affrontando l'avventura in squadra: alcuni boss si rivelano delle spugne sovraccariche di punti vita e dannatamente letali, senza contare che anche durante l'esplorazione di Plagaride ci si imbatte in alcune varianti soggette a un rapporto rischio-ricompensa squilibrata, dal momento che richiedono grossi investimenti di fatica e di tempo - in un'esperienza in cui il tempo è tutto - senza che vi corrispondano vantaggi adeguati, lasciando spesso troppo spazio al caso e alla fortuna.

I Signori della Notte sono tutti diversi e fra essi s'incontrano alcune battaglie davvero bellissime
I Signori della Notte sono tutti diversi e fra essi s'incontrano alcune battaglie davvero bellissime

Lo stesso discorso rimane valido sul fronte delle armi, dei personaggi e di determinate meccaniche molto invasive che trasmettono la sensazione di aver preso parte a una grossa sessione di playtest che richiederà qualche iterazione prima di esprimere il pieno potenziale, anche per quel che concerne la pura e semplice qualità della vita. Per fare un esempio, spesso capita di morire e di perdere un livello come penalità per la sconfitta senza alcuna possibilità di recuperarlo, trovandosi "imprigionati" in lunghe partite dall'esito certo ma che non permettono di votare per l'abbandono; sono criticità, queste, che rischiano di essere esacerbate per tutti quei giocatori che approcceranno l'esperienza senza poter contare su un gruppo precostruito con cui combattere in maniera spensierata. Insomma, la nostra esperienza è stata come un'altalena che oscillava fra soddisfazione e frustrazione, cosa che tendenzialmente si potrebbe dire di qualsiasi soulslike, ma nel caso specifico è piuttosto evidente che alcune meccaniche necessitino ulteriori accorgimenti.

Tirando le somme

Elden Ring Nightreign è un'esperienza solida e divertente che senza dubbio non si rivolge al pubblico "universale" di Elden Ring, perché la deviazione di FromSoftware nel multigiocatore richiede un approccio e una forma mentis che differiscono molto dalla tradizione dello studio. Il senso di sfida, così come la bellezza del sistema di combattimento e l'emozione liberatoria che accompagna la sconfitta di un nemico formidabile, hanno mantenuto intatta tutta la carica del passato, ma il ciclo del gameplay fondamentale e l'atmosfera delle partite si avvicinano a quelli di altre ispirazioni, come per esempio Destiny o Monster Hunter, opere pensate per essere affrontate - spesso in maniera intrinsecamente meccanica e ripetitiva - assieme a un gruppo di amici affiatati. In quelle circostanze l'opera dà il meglio di sé: atterrare nell'interregno e mietere tutto ciò che capita a tiro con una squadra carica a mille sa regalare davvero delle grandissime soddisfazioni, aiutando a chiudere un occhio sulle incertezze della formula.

Come tutte le esperienze di questo genere, Nightreign arriva a brillare quando giocato in compagnia
Come tutte le esperienze di questo genere, Nightreign arriva a brillare quando giocato in compagnia

La folle corsa contro il tempo nella regione di Plagaride e la necessità di potenziarsi in maniera assennata danno vita a una struttura in stile roguelike molto diversa dallo standard, legata a ritmi molto serrati ed estremamente punitiva, a volte fin troppo punitiva e qualche volta anche contraddittoria, basata su un costante processo di ottimizzazione che a volte rende le partite troppo meccaniche e in altre occasioni riesce a offrire spunti interessanti. Condensare l'esperienza in una recensione non è per nulla semplice, perché è evidente che - nonostante non sia un game as a service in senso stretto - si tratta di un videogioco destinato a cambiare anche nell'arco di pochi giorni: la differenza nel bilanciamento rispetto al Closed Network Test è davvero abissale, dunque è praticamente certo che continuerà a evolversi a partire dal momento del lancio, magari risponderà proprio ad alcune delle nostre osservazioni attraverso una patch tempestiva non ancora annunciata. Tuttavia, non avendo una sfera di cristallo, dobbiamo affidarci alle luci e alle ombre emerse durante le circa 50 ore di disavventure che hanno saputo divertirci e farci imprecare (parecchio) fino allo scorrere dei titoli di coda.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 5
Multiplayer.it
7.5
Lettori (73)
6.7
Il tuo voto

Elden Ring Nightreign prende le meccaniche di Elden Ring e le butta nel pentolone del multigiocatore cooperativo, dopodiché aggiunge una grossa manciata di dinamiche roguelite e una spolverata di asset provenienti dal passato di FromSoftware per realizzare un'esperienza veloce, impegnativa e interamente votata alla coordinazione. I classici talenti dello studio emergono dall'ottima caratterizzazione meccanica degli otto personaggi predefiniti e dalla meravigliosa costruzione delle battaglie con i Signori della Notte, ma devono confrontarsi con una struttura inesplorata e molto distante dalla tradizione, più vicina alla filosofia di produzioni come Monster Hunter e Destiny, legata a partite che al crescere dell'ottimizzazione si fanno inevitabilmente meccaniche e ripetitive. Si tratta di un videogioco che sa regalare grandi soddisfazioni ma oscilla come un'altalena fra appagamento e frustrazione, prevalentemente in ragione di un bilanciamento da rivedere e di alcune dinamiche che si rivelano eccessivamente punitive: servirà qualche iterazione prima che possa esprimere tutto quel potenziale che, al momento, si riesce a intravedere giocando con un gruppo affiatato.

PRO

  • La formula è solida e offre tantissimi contenuti a tema Elden Ring
  • Ogni personaggio risulta davvero unico e originale
  • Alcune battaglie con i Signori della Notte sono meravigliose
  • La narrazione c'è ed è più presente del previsto

CONTRO

  • Bilanciamento di boss, personaggi ed equipaggiamenti da rivedere
  • La modalità in giocatore singolo è troppo punitiva
  • Le partite rischiano di diventare "automatiche" e ripetitive
  • Alcune dinamiche sono più frustranti che stimolanti