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Fights in Tight Spaces: recensione di un rogue-lite a base di carte molto interessante

La nostra recensione di Fights in Tight Spaces, un rogue-lite a base di carte che ci mette nei panni di un agente segreto che deve sgominare il crimine organizzato

RECENSIONE di Nicola Armondi   —   09/12/2021

Un agente segreto entra in un bar. Al bancone ci sono tre motociclisti, ma altri arriveranno presto. L'agente viene rapidamente circondato e lo scontro inizia. Agli occhi di un osservatore casuale potrebbe però sembrare più un ballo, un insieme di pugni, calci e riposizionamenti così fluidi da dare l'impressione che sia tutto calcolato al millimetro. E in effetti è così, perché siamo noi - con tutta calma - a decidere cosa fare nella battaglia. Di cosa parliamo? Di un rogue-lite deck-building strategico e a turni: ecco la nostra recensione di Fights in tight spaces.

Carte e spazi

L'agente d Fights in tight spaces può lanciarei nemici fuori dalla mappa
L'agente d Fights in tight spaces può lanciarei nemici fuori dalla mappa

Fights in tight spaces, da poco disponibile in versione completa dopo un lungo periodo di Accesso Anticipato, è un nuovo gioco a turni basato sulle carte. A differenza di altri esponenti del genere, come Slay the Spire o Inscryption, giochiamo in un vero ambiente 3D nel quale non conta solo attaccare e difendersi, ma anche gestire la nostra posizione nel modo migliore.

Ogni match è posizionato in uno spazio ristretto (da cui il titolo), che sia un bar, un balcone o il furgone della polizia penitenziaria. Ogni luogo è diviso in caselle e ogni attacco, nostro o degli avversari, ha un certo raggio minimo e massimo per poter essere attivato. Dovremo quindi capire in che modo posizionarci, tra un colpo e l'altro, per massimizzare i danni inflitti e ridurre (o meglio ancora annullare) i danni subiti. Inoltre, gli avversari possono subire fuoco amico e questo ci spinge a condizionarne i movimenti a nostro favore. Infine, quasi tutte le mappe dispongono di punti dove è possibile far cadere i nemici, così da eliminarli in un colpo.

Al di là della gestione del posizionamento, Fights in tight spaces è un gioco di carte abbastanza classico che non confonderà le idee a chi è abituato al genere. Prima di tutto, ogni partita ci fornisce un mazzo di base (potremo sbloccarne di vari tipi) con poche carte e ogni vittoria ci permette di ottenere almeno una carta da aggiungere al mazzo. Durante un match, avremo un certo numero di punti da spendere e le carte hanno un proprio costo. Si deve quindi calcolare ogni mossa del turno in anticipo per assicurarsi di non fare errori: anche per questo, il ritmo di gioco è alquanto basso.

Una piccola novità è legata al contatore di combo. Fights in tight spaces propone alcune carte che hanno costo zero, ma richiedono di avere un certo livello di combo attiva. Ogni attacco aumenta tale valore, ma ogni spostamento di casella del nostro personaggio lo fa diminuire. La combo ci spinge quindi a ottimizzare le nostre azioni e non esagerare con il riposizionamento.

Nemici e potenziamenti

Vari tipi di nemici sul tetto di un edificio, in uno scontro di Fights in tight spaces
Vari tipi di nemici sul tetto di un edificio, in uno scontro di Fights in tight spaces

Importantissimo inoltre ragionare sulle capacità dei nemici. Fights in tight spaces ci mette contro molteplici tipi di scagnozzi di gang e bande criminali più disparate. Al di là della caratterizzazione narrativa, ciò che ci interessa è cosa sono in grado di fare. Gli avversari del nostro agente segreto, di base, attaccano nel proprio turno, ma dispongono di capacità come il contrattacco (che si spiega da solo) e il fastidiosissimo attacco automatico che si attiva ogni volta che agiamo e siamo alla loro portata. Altri sono immuni ai colpi frontali, altri ancora schivano il primo attacco ogni turno. Altri possono infliggere sanguinamento o debilitare il nostro personaggio con vari malus.

La varietà di nemici è ottima e, anche se le arene sono un po' tutte uguali e tendono a ripersi presto, gli scontri sono sempre freschi e interessanti, anche perché tutto dipende dalle nostre carte. Anche uno scontro identico può avere risultati ben diverso a causa di poche scelte tattiche, come abbiamo potuto provare noi stessi ritentando da capo alcuni scontri (cosa possibile ad alcune difficoltà, di cui parleremo a breve).

Ciò che invece non ci ha particolarmente convinto è la gestione dei boss. Fights in tight spaces si divide in missioni e alla fine di ogni missione si deve affrontare un nemico più potente. In questo caso, però, sia le arene che gli scontri non sono troppo dissimili da quelli standard. Nelle missioni più avanzate, i boss hanno abilità aggiuntive, anche uniche, ma la sostanza non cambia e non danno mai l'impressione di star realmente combattendo una battaglia unica, quanto più una versione più lenta di uno scontro normale. Per certo ci sarebbe potuto essere un po' più di impegno nel caratterizzarli e proporre situazioni che richiedevano tattiche più elaborate e precise.

Spendendo denaro si possono potenziare le carte
Spendendo denaro si possono potenziare le carte

Al di là dei boss, ogni scontro è soddisfacente, anche perché permette di ottenere vari bonus. La semplice vittoria ci fa ottenere una carta, ma se siamo in grado di completare una serie di obiettivi secondari (vincere entro certi turni, eliminare nemici lanciandoli fuori dalla mappa, raccogliere una valigetta posizionata in una casella...) potremo avere vari potenziamenti, come un contatore compo più capiente, più punti da spendere ogni turno per usare le carte e soprattutto denaro.

Il denaro serve per curare il personaggio, aumentargli la vita massima, acquistare nuove carte, potenziare quelle che abbiamo o eliminare dal mazzo una carta inutile, il tutto in luoghi specifici posizionati tra uno scontro e l'altro in ogni missione.

Inoltre, vi sono gli eventi, scene di non combattimento con molteplici opzioni, che spesso ci permettono di ottenere denaro, vita o altri bonus, con risultati basati anche sulla fortuna. Gli eventi hanno una breve introduzione narrativa, ma sono spesso poco contestualizzati: se stiamo esplorando una prigione perché a un certo punto ci ritroviamo a entrare in una camera d'albergo o nel mezzo dell'oceano a prendere a pugni uno squalo?

Nel complesso, Fights in tigth spaces non cura particolarmente contesto e trama, che sono solo una giustificazione sommaria per metterci in campo e farci lottare. Ogni giocatore deciderà se una componente narrativa è rilevante in un gioco rogue-lite o meno.

Rogue-lite e livelli di difficoltà

L'agente fa un suplex su un nemico
L'agente fa un suplex su un nemico

Parlando proprio del suo essere rogue-lite, Fights in tight spaces propone una sistema di avanzamento classico. In ogni partita, alla fine di ogni scontro, saremo ricompensati sulla base delle nostre prestazioni (numero di nemici sconfitti, danni subiti, numero di turni richiesti, obiettivi secondari completati...) con un punteggio. Quando avremo completato la partita, vincendo o perdendo, i punti faranno salire di livello il personaggio che sbloccherà così nuove carte e nuovi archetipi di mazzo tra i quali scegliere all'inizio di una nuova partita.

I punti ottenuti sono generosi anche a bassa difficoltà quindi in poche partite avremo modo di sbloccare tante nuove carte e i vari mazzi. Anche chi è meno capace non deve temere di rimanere bloccato e di avere la sensazione di non star raggiungendo alcun risultato in caso di sconfitta, fermo restando che a un certo punto bisognerà imparare a combattere bene.

Per fortuna, Fights in tight spaces propone molteplici livelli di difficoltà che permettono anche di annullare gli errori e avanzare nelle missioni con un po' più di tranquillità. I livelli più bassi permettono di far ripartire il turno da capo nel caso si abbia fatto un errore. In caso di sconfitta, è anche possibile semplicemente ripetere da capo lo scontro, tornando anche alla mappa per provare a cambiare direzione d'esplorazione e scegliere una battaglia diversa. Inoltre, a livelli bassi è garantita una carta di movimento ogni turno, così da poter sempre uscire da guai. In sostanza, si può affrontare il gioco anche con molta tranquillità e senza essere puniti.

Ovviamente è possibile l'opposto, puntare alla difficoltà massima, senza aiuti di alcun tipo, ottenendo così più punti esperienza. Questa libertà d'approccio non è scontata nel genere rogue-lite, quindi non possiamo fare altro se non elogiare il team di sviluppo.

A livello visivo è tutto molto piatto, con pochi colori pieni e pochi dettagli
A livello visivo è tutto molto piatto, con pochi colori pieni e pochi dettagli

Infine, un veloce commento sulla grafica. Fights in tight spaces ha un'estetica semplice, minimale, anche troppo. Gli ambienti bianchi con ombre grigie e i nemici a colori pieni stancano rapidamente. Ottimo che vi sia una modalità notturna, per rendere gli ambienti scuri, ma nel complesso a livello visivo si poteva lavorare per rendere il tutto più intrigante. Il vantaggio di questa grafica è che è sempre molto leggibile, anche se avremmo preferito poter ruotare la telecamere liberamente, invece di essere obbligati a scegliere tra uno dei quattro angoli di visuale isometrica pre-impostati.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 20.99 €
Multiplayer.it
7.8
Lettori (5)
6.8
Il tuo voto

Fights in tight spaces è un rogue-like a turni tattici basato su carte ben realizzato e che soddisfarà gli amanti del genere. Manca di carattere, sia in termini visivi che narrativi, ma compensa con un sistema di combattimento intrigante e impegnativo quanto basta. Ottima la possibilità di scegliere tra molteplici livelli di difficoltà, così da giocare in modo rilassato o con una spada di Damocle sulla testa a seconda del nostro gusto. La progressione è rapida, inoltre, quindi si sbloccano novità rapidamente.

PRO

  • Ottimo sistema di combattimento
  • Tanti livelli di difficoltà
  • Progressione rapida

CONTRO

  • Stilisticamente un po' povero
  • Il contesto narrativo è banale