La perfezione non è raggiungibile dall'uomo razionale. Per carità, non è certo questo il luogo e il momento per disquisire della natura del perfetto in termini filosofici, ma è se non altro vero che - nonostante la maggior parte degli individui non si rifaccia a modelli aristotelici quando si approccia al reale - è convinzione diffusa che la perfezione sia inottenibile nella realtà poiché i suoi canoni sono relativi e in continuo mutamento. Eppure l'essere umano percepisce una spinta costante verso la perfezione, insegue costantemente un ideale teoricamente possibile ma praticamente irrealizzabile, e nulla di ciò che crea può mai evitare l'occhio critico, sempre pronto a trovare crepe e screzi anche sulla più liscia delle superfici.
Come reagire, dunque, quando ci si trova di fronte a qualcosa che rimanda al mittente qualunque attacco, aggira qualunque biasimo e raggiunge uno stato di grazia tale da rasentare la perfezione, al di fuori di inezie praticamente inesistenti se valutate criticamente? Oggi si parla di un gioco che ci mette davanti a tale dilemma, un'opera il cui percorso è durato anni - partendo subito dopo la conclusione del titolo che lo ha preceduto - ed è culminato nel picco del genere roguelike grazie al talento del team che lo ha sviluppato e a un altro importantissimo ingrediente: una comunicazione sincera e costante con la propria community.
Il gioco di cui stiamo parlando è Hades II, un seguito che abbiamo osservato attentamente fin dal primo giorno dell'early access dopo aver dedicato dozzine e dozzine di ore al suo già eccellente predecessore e che, dopo esser giunto nelle nostre mani nella sua versione completa, ha stregato ogni nostro minuto, incollandoci davanti allo schermo finché non ne abbiamo sviscerato i segreti.
Killing time
L'esistenza di un secondo Hades è alquanto curiosa considerando la costante spinta creativa di un team come Supergiant Games: questa squadra di talenti ha prodotto fino ad oggi solo nuove proprietà intellettuali di notevole qualità (solo Pyre può venir considerato un mezzo passo falso ed è stato comunque accolto positivamente) ed era difficile pensare che si sarebbero soffermati su una di queste, nonostante l'enorme successo ottenuto dalla loro ultima opera. Eppure Hades II riesce comunque a rappresentare una naturale continuazione del loro ciclo di sviluppo, perché ad oggi è sia un'evoluzione del predecessore a tutti i livelli, sia l'ultimo tassello del processo creativo della software house. L'early access di quest'opera ha infatti superato con grazia quanto fatto in passato, permettendo agli sviluppatori di portare avanti la loro idea di fondo sorretti dal "cuscinetto" rappresentato dal feedback dell'utenza; la peculiare situazione ha dato il via a una costante operazione di rifinitura, i cui risultati lasciano a bocca aperta e vanno documentati parallelamente all'analisi.
Prima parliamo momentaneamente della narrativa, perché si tratta dell'aspetto su cui forse il team è intervenuto meno, nonostante anche qui vi siano migliorie evidenti. Hades 2, esattamente come il primo capitolo, è uno dei pochissimi roguelike che riesce a fondere senza sbalzi il loop del gameplay a una trama coinvolgente, facendola avanzare gradualmente e con una progressione cristallina di partita in partita. Il gioco è costellato di personaggi, laddove le sue vicende sono finemente costruite attorno a una versione più "scanzonata e leggera" della mitologia greca, senza però scordarne del tutto gli elementi più maturi e crudeli. La storia principale - che vede la giovane strega Melinoe alla ricerca di un modo per eliminare il titano Crono, dopo che questo è tornato per vendicarsi dell'Olimpo e di suo padre Ade - è in pratica solo lo scheletro che permette a tutto il resto di dipanarsi senza problemi: il fascino vero della narrativa sta nei suoi protagonisti, nelle loro motivazioni e nei segreti che nascondono; i rapporti con loro vengono lentamente sviluppati grazie a un sistema di doni ed eventi che costella tutta la campagna e ancora una volta la stragrande maggioranza del fascino dell'esperienza risiede nei coloriti rapporti che la protagonista lega durante la sua infinita caccia al titano del tempo. Certo, non si tratta di una storia straordinaria o indimenticabile, eppure è impossibile biasimare i suoi autori considerando quanto è ben contestualizzata nel genere, al servizio del giocato e in grado di catturare l'utente. Abbiamo trovato anche le battute finali ricche di umorismo e furbe quel tanto che basta a dare un senso al tutto, altra cosa tutt'altro che scontata.
La narrativa, insomma, è parte integrante di tutta l'esperienza: il suo tocco arricchisce ogni partita, obiettivo completato, azione compiuta. Può però brillare davvero prevalentemente per via di una struttura stratosferica, che unita a un gameplay di qualità mostruosa riesce davvero a rendere questo roguelike inarrivabile rispetto al resto della categoria.
Eclissare la luna
Una della principali motivazioni per cui il gioco è un seguito che eclissa ciò che lo ha preceduto è il fatto che sia riuscito a raddoppiare contenuti e varietà senza sacrificare in alcun modo la velocità delle run che vengono richieste ai giocatori. Hades II, infatti, chiede a chi lo affronta di esplorare sia l'oltretomba e i suoi regni che la superficie fino alla cima del monte Olimpo, ma separa questi due tragitti, offrendo a tutti gli effetti al giocatore due loop differenti.
Supergiant ha lavorato incessantemente di patch in patch per assicurarsi che l'esperienza risultasse spassosa indipendentemente dalla strada scelta e i suoi designer sono persino riusciti a diversificare le cose, modificando in modo sensibile la progressione e la gestione degli scontri. Per capirci, la superficie parte dal villaggio di Ephyra, dove al giocatore viene data libera scelta su quali poteri ottenere e come avanzare esplorando un numero definito di stanze tra un discreto ventaglio di scelte, solo per poi "normalizzare" la progressione nelle tre zone successive (che contano comunque molteplici interessanti peculiarità); nel caso delle run sotterranee invece la mappa atipica è rappresentata dai campi del pianto, più esplorabili ed estesi rispetto ai livelli normali, ma comunque piuttosto facili da navigare grazie a indicatori degli obiettivi e altri utili espedienti.
Osservare il percorso di limatura di queste mappe è stato alquanto interessante: inizialmente i problemi non mancavano, specialmente a causa di picchi di difficoltà eccessivi nella zona dell'Olimpo e di scelte non felicissime in altre sezioni, ma il feedback e le idee dell'utenza hanno trasformato il tutto in una macchina perfettamente oliata. Hades 2 ha una progressione immacolata e più soddisfacente che mai, che viene costantemente arricchita da eventi (vari personaggi possono comparire nelle stanze, con premi o variazioni meccaniche che sparigliano le carte) e non risulta mai irritante o disonesta. Tutto è poi indissolubilmente legato alla crescita della protagonista, i cui sistemi di fondo sono a loro volta nettamente migliorati rispetto a quella di Zagreus.
Anche quando si tratta di potenziare Melinoe, difatti, la chiara missione di Supergiant è stata offrire più varietà di opzioni possibile. In Hades 2 non ci si limita ad aumentare sensibilmente le capacità della vostra protagonista, bensì si fa affidamento su un sistema di arcani: una griglia di carte da attivare i cui disparati effetti possono cambiare sensibilmente il vostro approccio al combattimento. Queste carte vanno sbloccate e potenziate gradualmente, certo, ma anche una volta raggiunto il loro picco il giocatore non può semplicemente prenderne una manciata e sperare che tutto vada per il meglio; la loro attivazione è spesso legata a specifiche scelte fatte sulla griglia, le sinergie tra le abilità sono molteplici e tattiche specifiche sono nettamente più indicate per partite di un certo tipo, specialmente alle difficoltà più alte. È una trovata geniale, che offre addirittura mazzi multipli per i giocatori più creativi e non si esaurisce mai del tutto, ma non è certo la sola.
Dal titolo precedente torna infatti anche il voto dei rivali: a tutti gli effetti un sistema di selezione della difficoltà a fattori multipli, che permette di attivare gradualmente una lunghissima lista di caratteristiche legate ai nemici e al loop di gameplay (un tempo limite da rispettare per il completamento di ogni zona, per fare un esempio). Persino in questo elemento le migliorie sono numerose, dato che Supergiant non solo ha messo a disposizione più opzioni e un numero maggiore di ricompense per coloro che desiderano mettersi alla prova (senza però precludere queste ricompense a chi non vuole complicarsi la vita), ma addirittura concedendo, nell'endgame, la possibilità di rinnovare ogni singolo boss aumentandone seccamente il livello di sfida. E sì, avete capito bene, "rinnovare": una volta sbloccati i voti dedicati ai boss ogni battaglia viene modificata con nuove arene, modificatori, e pattern in larga parte ritoccati; è una soluzione di rara bellezza che arricchisce ulteriormente un roguelike già contenutisticamente notevole, pur risultando del tutto facoltativa per il completamento della campagna. Gli stessi boss, ovviamente, sono ancora una volta scontri di rara intelligenza, dotati di pattern unici e praticamente sempre una gioia da combattere; sembrano quasi calcolati attorno alla possibilità di ignorare parzialmente i loro cicli con build efficaci, anche se una piccola mancanza la hanno: molti utilizzano l'espediente delle barriere di invulnerabilità, per costringere almeno temporaneamente il giocatore a studiare le strategie necessarie ad eliminarli; è una soluzione perfettamente comprensibile, ma anche una scorciatoia piuttosto facile a cui rifarsi per ottenere quel risultato.
Stregati da una guerriera
Siamo insomma di fronte a una strutturazione immacolata di ogni singolo elemento che compone il titolo, e nonostante ciò il gameplay riesce comunque ad essere il picco dell'esperienza. Melinoe è, a tutti gli effetti, una naturale evoluzione di Zagreus, calcolata per offrire più strumenti e approcci al combattimento, evitando al contempo complicazioni eccessive che potrebbero scoraggiare chi apprezzava il gameplay intuitivo e immediatamente comprensibile dell'originale.
Melinoe è più complessa, sì, e può sfruttare manovre offensive di vario tipo, tra cui un incanto a terra che rallenta i nemici, e attacchi normali e speciali che possono venir usati "a secco" o caricati; utilizzarle richiede però una manciata di tasti: tutto è perfettamente adattato sia al pad che alla tastiera e diventa una seconda natura molto rapidamente. La profondità, invero, non risiede nelle meccaniche fondamentali (comunque davvero soddisfacenti), bensì nella variazione delle armi a disposizione della protagonista, che segue un canovaccio simile a quello del gioco precedente, rielaborato in meglio. Melinoe ha a disposizione sei tipologie di armi: ognuna di queste ha tre aspetti principali che ne variano passive e caratteristiche d'attacco, oltre a un aspetto segreto sbloccabile a titolo inoltrato che ne cambia totalmente il set di mosse, dopo aver raggiunto il sufficiente sviluppo delle forme base. L'assortimento creato dagli sviluppatori è impressionante e favorisce stili di combattimento anche all'opposto tra loro, tanto che basterebbe da solo a rendere ogni partita esaltante quel tanto che basta a continuare a lungo il titolo. Quando però entrano in scena le benedizioni divine, tutto tocca livelli assurdi.
Il sistema di potenziamento durante le run di Hades II è infatti una versione allargata di quello del predecessore: avanzando di stanza in stanza si ottengono doni divini dagli effetti disparati, che possono influenzare una tra varie caratteristiche di Melinoe, tra cui anche il nuovo scatto che le permette di mantenere una elevata velocità di corsa durante l'azione. Combinare le divinità permette di applicare status ai nemici e ottenere sinergie di rara potenza, laddove selezionare doni specifici garantisce anche una probabilità di ottenere doni leggendari dedicati ai singoli dei dell'olimpo, o doni duplici con effetti estremamente interessanti. Se a questo aggiungete i martelli di Dedalo, che cambiano gli effetti delle vostre mosse fondamentali (e sono spesso così impattanti da modificare in toto build e strategia), la presenza di numerosissimi artefatti equipaggiabili di supporto (che possono garantire certi dei e orientare con facilità build ben definite), e persino i poteri speciali legati a NPC che compaiono casualmente in questa o quell'altra mappa, il ventaglio di possibilità si fa rapidamente enorme.
La cosa più incredibile? Nonostante il numero enorme di variabili, il bilanciamento regge il colpo. Non si tratta di puro avvicinamento della matematica di ogni arma: nel gioco ci sono indubbiamente strumenti, doni e combinazioni più potenti e adeguati di altri, magari specialmente indicati per speedrun o partite più "sicure" a difficoltà elevate. Qui si è raggiunto un equilibrio raro tra divertimento, ricchezza di opzioni ed effettiva potenza delle scelte offerte: ogni tipologia di arma ha almeno una o due opzioni incredibilmente performanti ai livelli più alti, ma le altre risultano sempre comunque funzionali, specialmente se si vuole adattare il proprio stile di gioco a meccaniche specifiche. Ennesimo lavoro certosino, aiutato da un early access gestito in modo sapiente e calcolato. Pochissimi altri giochi possono dire di aver sfruttato il loro periodo di produzione e sviluppo a tal punto. Hades II è meccanicamente e strutturalmente un gioiello.
Il fiocco sulla produzione ce lo mettono l'art direction e la colonna sonora, che completano un pacchetto, appunto, quasi perfetto sia nel contenuto che nelle decorazioni. A una prima occhiata questo secondo capitolo potrebbe sembrare solo marginalmente più bello rispetto a ciò che lo ha preceduto, ma la differenza si fa davvero eclatante quando si finisce per caso nei livelli "retro" durante una partita, che sembrano inseriti dagli sviluppatori proprio a voler mostrare il balzo fatto dal punto di vista meramente estetico. Persino la musica e il sound design hanno fatto passi avanti, con melodie che accompagnano a meraviglia ogni fase dell'avanzamento e boss come Scilla, la cui canzone varia in base a ciò che accade durante il combattimento. Ogni elemento si incastra come se fosse sempre dovuto essere parte dell'insieme, al punto che i tanti effetti visivi a schermo legati a quella o quell'altra divinità non influiscono più di tanto nemmeno sulla leggibilità generale del gameplay (seppur anche questo fattore abbia richiesto, nel tempo, limature su limature durante l'early access).
Ovvio, concentrandosi sul dettaglio i difetti si trovano: certe combinazioni di armi e poteri sono forse esageratamente poderose (pur venendo a loro volta arginate dalle difficoltà più alte), la chiarezza visiva non annulla del tutto certi scontri un po' confusionari, e può rarissimamente capitare che un attacco caricato non parta quando deve, ma, come abbiamo sottolineato prima, sono piccole scheggiature su un gigante. Mai abbiamo visto un titolo così controllato in ogni suo singolo elemento e al contempo ricco di estro tra i roguelike, mai ci è capitato di venir catturati con pari vigore da un altro esponente di un genere che spesso fa dell'essere una droga la sua costante. Questo è un altro titolo incredibile, in un'annata che non vuole smettere di sorprendere.
Conclusioni
Sfruttando un meraviglioso processo creativo a stretto contatto con la loro community, i Supergiant sono riusciti a dar vita a un titolo straordinario, capace di librarsi sopra ogni altro all'interno del genere per qualità complessiva, genialità della struttura, equilibrio delle sue parti e bellezza. Hades II è un'opera impeccabile, nella quale non siamo riusciti, partita dopo partita, a trovare difetti significativi. Supergiant è divenuto negli anni un team capace di trasmettere ai suoi giochi un'identità inconfondibile, unita a una strabiliante cura per ogni singolo dettaglio che va di pari passo con i desideri di chi li ama. Queste caratteristiche rendono a nostro parere Hades II un gioco generazionale, l'evoluzione migliore possibile di uno scheletro che già ai tempi aveva dato a tutti delle non sottovalutabili lezioni di design. E le lezioni ancora una volta vengono da un team che ha deciso di lavorare diversamente dagli altri, di abbracciare creatività e processo artistico, al di fuori di quella macchina arrugginita e frettolosa che è diventata troppo spesso la norma in quest'industria. La perfezione non sarà di questo mondo, ma qui ci siamo andati davvero vicino
PRO
- Perfeziona in modo impeccabile la struttura e la progressione del primo gioco
- Gameplay incredibilmente variegato, che cattura il giocatore e non lo lascia andare
- Brillante gestione della difficoltà e delle ricompense ad essa legate
- Artisticamente e musicalmente eccezionale
CONTRO
- No