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Paper Mario: The Origami King, la recensione

La recensione di Paper Mario: The Origami King, sviluppato da Intelligent Systems su Switch: il gioco più importante dell'estate Nintendo è anche un gran ritorno per gli appassionati della serie

RECENSIONE di Alessandro Bacchetta   —   15/07/2020

Che concordiate o meno, questa recensione di Paper Mario: The Origami King non può che partire da un presupposto: le meccaniche tradizionali dei giochi di ruolo giapponesi sono nate, e successivamente si sono sviluppate, perché ritenute le più adatte a raccontare una storia (principalmente fantastica, e spesso riguardante un gruppo di eroi). Paper Mario è una saga cominciata venti anni fa (letteralmente, nel 2000) su Nintendo 64, e inizialmente queste meccaniche le ha sposate appieno, pur ironizzandoci sopra.

Da qualche anno l'impostazione è cambiata: se il gioco del 2007 per Wii è considerabile un pregevole spin-off, quello del 2012 per 3DS, il criticatissimo Sticker Star, va ritenuto il primo passo verso una nuova direzione. Che ai fan non è piaciuta ma che, evidentemente, per Intelligent Systems rappresentava una necessità: l'obbiettivo è sempre stato quello di raccontare (e far vivere) una storia ambientata nel mondo di Super Mario, e probabilmente, da un certo momento in poi, le meccaniche J-RPG (come il level-up, o i "complessi" combattimenti a turni) sono state considerate inadeguate e/o anacronistiche.

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Nintendo ha avuto difficoltà a trovare una nuova via dopo questa drastica scelta, ha scontentato gran parte degli appassionati della saga, ma possiamo dire che, con The Origami King, ha escogitato una buona formula: di J-RPG ormai è rimasto davvero poco, ma l'equilibrio raggiunto tra azione, esplorazione e combattimento è ottimo. Forse non sarà abbastanza da soddisfare i fan dei primi titoli, ma non è certo una colpa di questo gioco, che è un gradevolissimo libro pop-up, principalmente per bambini, sotto forma di videogame.

Storia e scrittura

L'avventura di Paper Mario: The Origami King inizia quando, chi lo avrebbe mai immaginato, Mario e Luigi vengono invitati al Castello della Principessa Peach, al quale si dirigono con un mezzo piuttosto noto, il kart verde del fratello strampalato (e dallo sguardo assassino); la scusa per la visita è il neonato festival degli origami. Non vi fosse noto, il mondo di Paper Mario è completamente composto di carta: un origami "lì" non è certo paragonabile a un origami nel nostro mondo, né come complessità né, ovviamente, a livello simbolico. In un universo di personaggi piatti, piegare e rimodellare significa svelare e complicare, donare più sfaccettature.

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Fatto sta che, arrivati al Castello, i due fratelli si accorgono che qualcosa non va: innanzitutto il borgo dei Toad è deserto, e in più non sembra esserci alcun festival. Mario prosegue fino a incontrare Peach, che ha cambiato personalità, ed ha un aspetto diverso dal solito. Poco dopo si scopre che è stata ripiegata e plagiata dal potente Re Olly, il primo e più pericoloso tra gli origami: non ha catturato solo la Principessa ma... be', sostanzialmente quasi tutti gli altri, Bowser compreso. Inoltre ha fatto suo il Castello, l'ha spostato e impacchettato con cinque enormi nastri colorati, dispersi poi in altrettante zone del mondo. L'obiettivo di Mario è quello di seguire e slegare ognuno di questi nastri, in un Regno dei Funghi in cui i nemici non sono più Bowser e i suoi scagnozzi, che al contrario diventano spesso dei collaboratori, bensì gli origami. Nel cammino viene aiutato da una ribelle: Olivia, sorella del re, anch'ella origami, capace di donare a Mario dei poteri speciali. Questi sono attivabili solamente da determinate pedane e, pur partendo spesso dall'allungamento delle braccia di Mario, portano a effetti diversificati.

Oltre che dagli eventi, la storia viene raccontata dai tanti dialoghi presenti nel gioco, e non possiamo che dirci ammirati dalla qualità della scrittura: estremamente leggera e brillante, simpatica e piacevole per i bambini, appagante e ricca di doppi sensi per gli adulti. Ad esempio alcuni boss del gioco, che sono articoli di cancelleria (colori, elastici, ecc...), parlano un linguaggio forbito e offendono Mario, ponendo lo scontro come una questione tra cultura alta vs cultura bassa/pop. Viene fatta ironia non solo su situazioni in-game quindi, ma anche su argomenti ricercati del "nostro" mondo, come le battute sul Professor Toad, esperto di archeologia, logorroico e totalmente privo (o quasi) di abilità pratiche. In questo ambito Paper Mario è sempre stato eccezionale, e The Origami King è forse tra i migliori della serie: la qualità della scrittura non solo è sopra la media di un videogioco, ma è spesso paragonabile a un bel libro per bambini.

Esplorazione e Regni

La differenza più importante tra Paper Mario: The Origami King e il precedente Color Splash (per Wii U) risiede probabilmente nell'esplorazione. Chiariamoci subito: non stiamo parlando di un gioco paragonabile a Breath of the Wild. Tuttavia si tratta pur sempre di un'avventura, e nel precedessore, forse nell'intento di non appesantire eccessivamente il fluire dell'azione, l'estrema segmentazione degli eventi limitava parecchio la percezione di essere all'interno di un "mondo". Questa sensazione, al contrario, in The Origami King è tornata in primo piano: l'esplorazione dei Regni è spesso lineare, ma non avviene mai in maniera legnosa, e riserva piacevoli sorprese (degli eventi inaspettati anche a livello di meccaniche). I Regni sono suddivisi in zone, ma sono tutti visitabili in sequenza, non c'è alcuno stacco, una mappa "esterna" o schematica su cui muoversi da una zona all'altra. Il fulcro, da cui si raggiungono quasi tutte le altre regioni, è Borgo Fungo: la città più grande del gioco, in cui potete comprare armi, visitare un museo, raggiungere il porto... e varie altre attività.

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Cosa si fa, in sostanza, quando si esplora? Banalmente si tenta di avanzare, che sia cercando un oggetto, sconfiggendo un nemico, o risolvendo un puzzle; allo stesso tempo, ci sono obiettivi secondari, come i Toad da salvare (spesso trasformati in origami), blocchi nascosti da trovare, Strappi Strambi da riparare. Questi ultimi sono dei fori all'interno del mondo di gioco, da ricoprire con dei coriandoli, spesso imprescindibili per avanzare: a loro volta, i coriandoli si accumulano principalmente battendo i nemici, e rappresentano il maggior incentivo a innescare una lotta, ancor più delle monete. In sostanza, pur spesso "leggera", l'esplorazione richiede attenzione, ed evoca la sensazione di trovarsi in un mondo coeso; quest'ultima percezione è senz'altro incentivata dalle ambientazioni fantasiose, e dalla loro realizzazione.

I cinque Regni del gioco sono a loro volta frazionati in varie zone, ognuna contente diversi elementi nascosti (palesati nel menu), ognuna dotata di una forte caratterizzazione grafica e visiva: il primo Regno ad esempio unisce un bosco, una città, una fognatura, nonché una zona rocciosa abitata da koopa. Un altro Regno, successivo, è un continuo omaggio (perfino parodistico, a un certo punto) a The Legend of Zelda: The Wind Waker. Non descriviamo altro per non rovinarvi la sorpresa, ma ogni area segue - a grandi linee - la strutturazione polimorfa del primo Regno.

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Riguardo agli abitanti, The Origami King si pone nel mezzo tra i vecchi e i nuovi Paper Mario: Olivia è un'assistente piacevole, e ci sono aiutanti e alcuni personaggi davvero ben caratterizzati. La varietà non è paragonabile a quella de Il Portale Millenario (GameCube, 2004), ma crediamo che la qualità complessiva sia assolutamente soddisfacente. C'è perfino un momento catartico, che coinvolge uno dei protagonisti, che abbiamo molto apprezzato: forse è fin troppo diverso dal registro medio del gioco, ma a noi è piaciuto, e non ce lo aspettavamo. Anche in questo ambito è fondamentale l'alta qualità dei dialoghi, che dona personalità anche ai personaggi meno ispirati.

Combattimenti e level-up

Come dicevamo poco fa, il motivo principale per affrontare i combattimenti, oltre che proseguire (nel caso un nemico blocchi il passaggio), è ottenere dei coriandoli, a loro volta necessari per riparare i vari Strappi Strambi che danneggiano il Regno dei Funghi. Non essendoci più il level-up, in Paper Mario: The Origami King la progressione di Mario è relegata alla raccolta di particolari cuori che aumentano i Punti Vita, oltre che al ritrovamento di oggetti, armi e accessori sempre più potenti. Non vi è comunque un'evoluzione del personaggio legata alle scelte o alle strategie del giocatore: gli oggetti che troverete sono quasi sempre un miglioramento di un elemento già posseduto in precedenza, per cui basterà sostituire il vecchio strumento col nuovo.

I combattimenti sono sostanzialmente un puzzle game: quando si impatta un nemico durante la fase esplorativa, si viene trasportati all'interno di un'arena circolare, composta da quattro righe e dodici colonne. Mario sta al suo interno, al centro, ed entro un limite temporale, nonché entro un certo numero di mosse, deve ruotare la plancia in modo da collocare i propri nemici in fila (o in quadrati da quattro caselle): così facendo otterrà un bonus agli attacchi, che spesso gli consentirà di vincere la lotta senza concedere l'attacco al nemico. Sono scontri brevi insomma, e legati più alla risoluzione dell'enigma iniziale che a reali strategie di battaglia: gli stessi aiutanti partecipano alla lotta in modo casuale, di fatto fornendo un estemporaneo attacco bonus a Mario. Abbiamo trovato piacevole questa strutturazione, ma non certo brillante o profonda, tanto che gli sviluppatori hanno dosato bene le battaglie: non sono troppo presenti, e nei rari momenti in cui si è costretti ad intraprenderle spesso, senza correre un rischio effettivo e senza necessità di coriandoli, diventano subito fastidiose. Anche per questo motivo, incontrando nemici diventati troppo facili, è sufficiente una semplice martellata per eliminarli (senza arrivare all'arena circolare, in pratica).

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Ben più ingegnosi, ma altrettanto se non maggiormente rompicapo, sono gli scontri coi - numerosi, due a regno circa - boss: in questo caso il nemico presiede il centro dell'arena, con Mario a ruotare le caselle in modo tale da arrivare alla pedana giusta. Sconfiggendo i vari Cartomagni, dei nemici basati su un elemento naturale (terra, acqua, ecc...), Olivia ne acquisisce i poteri, che può utilizzare sia in questi scontri, sia nell'esplorazione del mondo di gioco: la loro attivazione è sempre legata alla presenza della relativa pedana. Le battaglie coi boss, per concludere l'argomento, sono basate sulla scoperta della strategia ideale: come e quando vanno attaccati? Con quale mossa? È questo il puzzle che deve risolvere Mario, perché di fatto è difficilissimo, e assolutamente disincentivato, battere questi nemici senza scovare la strategia migliore. Non vogliamo dire che sia sempre impossibile (in certi casi lo è, tuttavia), ma è sicuramente sconsigliato e insensato.

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Longevità, sonoro e grafica

Nel complesso abbiamo trovato Paper Mario: The Origami King una bella avventura organica, con meccaniche piacevoli e leggere, belle ambientazioni, una grande cura per ogni elemento di gioco, il tutto accompagnato da una trama semplice ma ingegnosa, e da una scrittura estremamente brillante. La qualità resta alta e costante per tutta la durata dell'avventura, nel nostro caso poco più di trenta ore di gioco (ma non abbiamo trovato ogni elemento nascosto).

Paper Mario è un titolo in cui il giocatore può bloccarsi: se non si capisce come risolvere un determinato enigma, o come sconfiggere un particolare nemico, non è consentito (di solito) accedere a un'altra zona, e proseguire l'avventura altrove. Proprio per questo, considerando anche il target principalmente infantile, è possibile chiedere aiuto ai suggerimenti di Olivia. In ogni caso, lo ribadiamo, la dote principale di questo gioco è la sua organicità: sarebbe bastata meno varietà nelle ambientazioni, meno fantasia negli eventi, per renderlo molto più noioso. Invece è realizzato con estrema cura.

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La stessa colonna sonora, e comprendiamo nel discorso anche il sound design, è piacevolissima: forse la parte migliore di Paper Mario: The Origami King. Oltre alle musiche memorabili (quella del canyon davvero splendida, ma potremmo fare una lunga lista), abbiamo notato una qualità davvero ammirabile: a tal proposito vogliamo citare il ponte "scala", in cui ogni mattonella emette una nota, oppure gli altoparlanti del bosco che, se colpiti, silenziano la musica (come se ci trovassimo in un campeggio, e il pezzo non fosse di solo accompagnamento, ma effettivamente trasmesso dagli altoparlanti).

Per quanto riguarda l'aspetto visivo, non c'è alcun dubbio che sia gradevole e funzionale. Paper Mario è nato come come un mondo "normale" abitato da personaggi di carta; non è più così, perché il progresso tecnologico ha consentito di ampliare il concetto, e ora è tutto composto di fogli, carta e cartone. Come dicevamo, da vedere il gioco è sempre piacevole; tuttavia, non è sempre evidente che il mondo sia composto di carta. Anzi, a volte non lo sembra proprio; ed è un peccato, perché quando tutto è studiato nel dettaglio, come in certe architetture, il risultato è fantastico. A un certo punto c'è un albero finto (fa parte di una scenografia teatrale), è piatto, e lateralmente si intravede la composizione del cartone; al contrario, gli alberi "veri", quelli che popolano i boschi, spesso non paiono di carta. Non è sicuramente un punto a sfavore di Paper Mario, ma i suoi momenti di eccellenza ci mostrano le potenzialità visive inespresse.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.8
Lettori (61)
8.4
Il tuo voto

Paper Mario: The Origami King è una piacevole, lunga avventura (sopra le trenta ore), di cui abbiamo apprezzato soprattutto l'organicità, la cura complessiva per ogni dettaglio. La qualità resta alta per tutto il tempo e, fidatevi, sarebbe bastata una leggera trascuratezza per rendere il gioco noioso. Le belle musiche aiutano a rendere il viaggio più coinvolgente e interessante. Dal punto di vista grafico, pur rimanendo sempre piacevole, abbiamo trovato il gioco incostante: il mondo è interamente composto di carta, ma questo fattore in molti casi non è evidente, in altri non sfruttato abbastanza. Il sistema di combattimento sostanzialmente è un puzzle game, e lo abbiamo apprezzato, ma è più ingegnoso che profondo: gli sviluppatori lo hanno capito, e infatti i combattimenti non sono eccessivamente presenti. Nei rari casi in cui lo diventano, infatti, risultano fastidiosi. Di J-RPG è rimasto poco, evidentemente Intelligent Systems ritiene desuete quelle meccaniche: tuttavia, come i primi Paper Mario, The Origami King è una bella avventura fantasiosa, con un mondo curato, personaggi ed eventi memorabili, e una scrittura brillantissima. Sicuramente il miglior episodio degli ultimi dieci anni.

PRO

  • Avventura lunga e fantasiosa
  • Grande colonna sonora
  • Scrittura eccellente
  • Sistema di combattimento interessante...

CONTRO

  • ... ma poco profondo, e a volte ripetitivo
  • Grafica piacevole, ma non sempre coerente