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Resident Evil 4, la recensione dell'atteso remake di Capcom

La recensione di Resident Evil 4, l'ambizioso Remake con cui Capcom vuole migliorare ancora di più un capolavoro senza tempo.

Resident Evil 4, la recensione dell'atteso remake di Capcom
RECENSIONE di Aligi Comandini   —   17/03/2023

Fiore all'occhiello del progetto Capcom Five, e unico grande successo commerciale delle cinque "esclusive" inizialmente previste per GameCube, Resident Evil 4 rappresentò all'epoca un gigantesco spartiacque per i videogiochi, nonostante abbia avuto origine da un piano rischioso. Shinji Mikami stesso, il suo director, non lo ritiene realmente un gioco horror: fin dal principio l'intenzione sua e della sua squadra era di creare un gioco molto più ricco d'azione rispetto al resto della serie, e fu proprio quel cambio di direzione a garantirne la diffusione anche tra chi non apprezzava i suoi predecessori, oltre a portarlo inesorabilmente su una miriade di altre piattaforme.

Pensare che il suo successo sia solo legato a meccaniche più adrenaliniche sarebbe però un grave errore: con inconcepibile naturalezza, il team guidato da Mikami riuscì a dar vita a un videogioco così ben congegnato da divenire la musa ispiratrice dell'intero genere degli sparatutto in terza persona. La cosa più curiosa? Le sue innovazioni - unite alla tensione generata dagli impegnativi scontri - portarono anche un gran numero di horror a riprenderne concept e idee, un risultato non da poco se si considera come Mikami abbia recentemente affermato di essersi trattenuto molto durante il suo concepimento, cercando di dare priorità al "producer" che c'è in lui invece che al "creatore".

Leon è ancora un vero duro con la tendenza alle frasi fatte nel remake di Resident Evil 4, anche se la sua caratterizzazione è nettamente più sensata e realistica
Leon è ancora un vero duro con la tendenza alle frasi fatte nel remake di Resident Evil 4, anche se la sua caratterizzazione è nettamente più sensata e realistica

Allo stesso tempo sarebbe riduttivo ridurre le novità di Resident Evil 4 alla sola telecamera ravvicinata alle spalle di Leon, quando in realtà il gioco rappresenta ancora oggi una perfetta lezione di design delle mappe, senza contare nemici con routine comportamentali e posizionamento così azzeccati da aver reso iconiche molte delle fasi più concitate della campagna. Eppure stiamo parlando di una produzione ormai vicina ai vent'anni d'età, ritenuta perfezionabile in svariati aspetti anche dal suo creatore, specie se si considerano i tanti passi avanti dell'industria e alcune scelte azzardate fatte durante la sua produzione (pare che la trama fosse stata scritta in poche settimane, per dirne una).

Ampie possibilità di miglioramento non hanno però evitato le discussioni sulla scelta di Capcom di dedicarsi al remake di Resident Evil 4. Da una parte molti fan storici sono andati in brodo di giuggiole immediatamente dopo l'annuncio, più che mai desiderosi di rivivere nuovamente l'avventura di Leon in forma rinnovata; dall'altra, una discreta fetta di appassionati ha invece storto il naso, convinta che Resident Evil 4 non necessitasse di chissà quale intervento, o semplicemente che ci fossero giochi della serie nettamente più bisognosi di un'operazione simile (Codename Veronica, quello più scontato). Nell'inarrestabile vociare del web, qualcuno ha persino teorizzato che il gioco fosse stato scelto per far soldi con un lavoro relativamente facile, considerando l'entità minore dell'intervento necessario ad ammodernare l'originale. In minima parte, va detto, l'ultimo punto è veritiero: questo Resident Evil è ancora oggi un gioco solidissimo e geniale, che ha perso ben poco del suo fascino; solo che quanto detto da Mikami sui possibili miglioramenti non era certo campato per aria, e il fatto che alcune sue caratteristiche siano invecchiate maluccio è innegabile, specialmente in certe specifiche fasi.

Abbiamo quindi affrontato il tutto nell'unico modo a nostro parere possibile, ovvero giocando per l'ennesima volta il titolo originale in parallelo alla campagna del remake, così da confrontare con la massima freschezza mentale i due lavori. E possiamo anticiparvelo immediatamente: il nuovo nato di Capcom è uscito trionfante dal confronto, nonostante una inaspettata delusione finale. Oggi, ovviamente, analizzeremo quanto giocato nel dettaglio, nella nostra recensione di Resident Evil 4.

Storia e narrativa di Resident Evil 4

Molti personaggi, tra cui Ashley, sono stati in larga parte riscritti. Anche le fasi in compagnia della ragazza sono molto più piacevoli, per via di un'intelligenza artificiale amica nettamente migliorata
Molti personaggi, tra cui Ashley, sono stati in larga parte riscritti. Anche le fasi in compagnia della ragazza sono molto più piacevoli, per via di un'intelligenza artificiale amica nettamente migliorata

La serie Resident Evil è sempre stata piuttosto difficile da inquadrare per quanto riguarda la narrativa. È certamente un marchio amato da milioni di giocatori, attorno a cui negli anni si è formato un universo di rara complessità, oltre a infinite discussioni e teorie portate avanti con costanza dai fan. Al contempo però le sue ispirazioni originali non erano solo i classici degli horror, bensì anche i film di serie B, ed è quindi tutt'altro che raro ascoltare dialoghi dozzinali (quando non del tutto demenziali) tra i vari capitoli. Molti appassionati apprezzano l'equilibrismo sul filo dell'assurdo a cui la serie li sottopone da anni, e Resident Evil 4 è un esempio lampante di questa tendenza, considerando che sceglie di dipingere Leon con tonalità da eroe d'azione anni 90 e nel farlo regala alcuni dialoghi davvero memorabili per la loro ottusità, nonostante una trama di fondo tutto sommato avvincente.

I remake hanno deciso però di seguire un nuovo corso dal punto di vista narrativo, più curato e serioso, seppur non così distante dalle esagerazioni della serie classica da tradirne del tutto le radici. L'ultimo remake di Capcom non è un'eccezione alla regola, e anche qui l'avventura del buon Leon S. Kennedy è stata in larga parte riscritta con l'intento di essere più coerente e assennata. Sia chiaro, anche noi amavamo le frasi fatte del protagonista e alcune delle ridicole scene delle fasi finali della campagna originale, ma non c'è il benché minimo dubbio che le modifiche fatte da Capcom alla storia siano state un vero toccasana per l'esperienza. Molte delle vicende più ridicole sono state in larga parte rimaneggiate, praticamente ogni singolo personaggio è caratterizzato infinitamente meglio, oltre che più presente nella storia, e ciò che succede a Leon acquista tutto un altro valore una volta raggiunte le battute finali. E il bello è che, come accennato, la riscrittura generale non sacrifica la spettacolare follia di alcuni momenti iconici che non era assolutamente il caso di tagliare.

Inutile approfondire ulteriormente la situazione con spoiler mal graditi, quindi concludiamo semplicemente precisando che, per quanto ci riguarda, il lavoro fatto sulla trama è promosso a pieni voti, oltre che sensibilmente superiore a quanto visto negli altri remake. Se l'andazzo è questo, è seriamente il caso di essere speranzosi per la continuazione della saga (e, chissà, magari una ricostruzione da zero del quinto e del sesto capitolo).

Contenuti e struttura: menu completo, per due

Se siete preoccupati per eventuali tagli contenutistici in questo remake di Resident Evil 4 non temete, la campagna ha quasi tutto ciò che c'era nell'originale in forma migliorata, con ore di contenuti aggiuntivi che ne aumentano sensibilmente la longevità
Se siete preoccupati per eventuali tagli contenutistici in questo remake di Resident Evil 4 non temete, la campagna ha quasi tutto ciò che c'era nell'originale in forma migliorata, con ore di contenuti aggiuntivi che ne aumentano sensibilmente la longevità

Navigando sull'onda della narrativa, crediamo sia cosa buona e giusta passare alla struttura del gioco, anche perché la creazione di una campagna con la stessa resa di quella originale e senza tagli contenutistici rappresenta per gran parte degli appassionati un fondamentale irrinunciabile dopo la mezza delusione del remake di Resident Evil 3. Lo abbiamo già accennato nell'introduzione, ma è il caso di ripeterlo: sono il design delle mappe e il posizionamento minuzioso dei nemici alcuni dei principali elementi che rendono Resident Evil 4 un capolavoro, e se da una parte non è un problema riproporre senza grossi stravolgimenti alcuni scontri indimenticabili in un remake (come il villaggio iniziale, reso alla perfezione), dall'altra rinnovare quelli meno riusciti richiede del talento non indifferente. È stato quindi difficile non restare a bocca aperta davanti a quanto fatto da Capcom nella sua ultima creatura, perché tutti i contenuti del gioco sono stati approcciati con lo stesso piano strategico applicato alla trama: migliorare ogni elemento invecchiato male e ampliare il più possibile, con il massimo rispetto per ciò che rendeva grande il tutto.

Il risultato finale è, in tutta sincerità, incredibile, e si nota ancor di più se si affrontano parallelamente i due titoli. Nella intera campagna solo una cosa è stata tagliata - un singolo boss, a nostro parere tra i meno solidi dell'originale - ma il resto è stato riportato in forma evoluta e modernizzata, laddove tutto ciò che non ha retto il passaggio degli anni è stato totalmente rielaborato. Sul serio, durante l'avanzamento può sembrare che alcune fasi siano state eliminate, quando invece il più delle volte sono solo ricontestualizzate e compaiono in altri momenti della storia in forma svecchiata. Non bastasse, il titolo è pieno zeppo di extra: nuovi combattimenti, fasi allungate e ringalluzzite in modo significativo, e nuove zone esplorabili. Per darvi un'idea, se oggi terminare (di nuovo) il gioco originale ci ha richiesto poco più di otto ore, per il remake ce ne sono volute ben quindici. Considerato l'alto livello dei giochi Capcom negli ultimi anni, davamo praticamente per scontato che questo remake sarebbe risultato più che ottimo, ma qui ci si è davvero superati. Le sequenze d'azione inedite vantano mappe comparabili per varietà e intelligenza alle migliori del gioco originale, peraltro con scontri perfettamente calcolati attorno alle tante modifiche fatte al gameplay. Se poi quanto descritto ancora non fosse abbastanza, persino i pochi capitoli con effettivo potenziale horror risultano più tesi e angoscianti, per la gioia di chi ha sempre voluto un parziale riavvicinamento tra Resident Evil 4 e chi lo ha preceduto.

Gameplay: il flemmatico ballo di Leon Texas Ranger

Il coltello è ancora una volta una delle armi più forti di Resident Evil 4. In questo remake permette anche di eseguire delle utilissime parry, ma attenzione ad abusarne, perché la vostra lama non è indistruttibile
Il coltello è ancora una volta una delle armi più forti di Resident Evil 4. In questo remake permette anche di eseguire delle utilissime parry, ma attenzione ad abusarne, perché la vostra lama non è indistruttibile

Considerando che rappresenta la colonna portante dell'intera struttura, il gameplay di Resident Evil 4 non poteva venire troppo stravolto da Capcom, e sarebbe in realtà stato sciocco buttare via quanto fatto da Mikami e compagni. Ciò detto, il remake resta un titolo rifatto da zero con il RE Engine, e ciò lo porta inevitabilmente a basarsi su un sistema fisico completamente diverso rispetto al gioco su cui è basato; lo shooting è qui una variante di quanto visto nel remake del secondo e del terzo capitolo, con una gestione differente della mira e del movimento. Per chiarirci, mentre nel Resident Evil 4 di Mikami era possibile sparare solo da fermo, ma la mira era generalmente più precisa e scattante, nel remake Leon può muoversi liberamente e persino spostarsi (seppur con discreta lentezza) mentre punta l'avversario. È un grosso vantaggio durante gli scontri, considerando che i nemici sono sì numerosi e molto aggressivi, eppure tendono ad avere attacchi piuttosto telefonati e a lanciare proiettili dalla traiettoria prevedibile; Capcom ha controbilanciato parzialmente la cosa in due modi: rendendo il movimento di base più "pesante" e lento (anche se non di molto), e modificando la potenza delle armi e la resistenza di tutti gli avversari.

Per farla breve, le armi del remake non hanno lo stesso impatto dell'originale, almeno finché non le si potenzia a dovere dal mitico mercante del gioco (che, e ve lo diciamo con assoluta gioia, è persino migliorato). Il sistema di mira è quindi vicino a quello degli altri remake, con un mirino la cui precisione diminuisce in modo direttamente proporzionale a quanto ci si muove, oltre a una diversificazione più netta tra le varie armi. Anche una volta migliorate le caratteristiche delle varie bocche da fuoco, peraltro, la resistenza delle mostruosità del gioco tende ad essere sensibilmente superiore rispetto a quanto visto in passato (con solo alcune eccezioni): i Ganados richiedono praticamente sempre almeno due colpi alle gambe per venir buttati a terra, se colpiti al petto da armi a basso potenziale i loro movimenti non sempre vengono interrotti, e alle volte resistono persino a due colpi alla testa. Considerando che gli scontri tendono ad avere un numero di nemici comparabile a quello dell'originale (anche se in alcuni casi le orde di avversari sono simili o persino inferiori, per controbilanciare) queste differenze rendono in generale il gioco più impegnativo.

Quella freccia sulla testa significa che è possibile eseguire un'esecuzione su un nemico stordito. Usate i calci di Leon, perché possono tirarvi fuori all'istante da situazioni molto scomode
Quella freccia sulla testa significa che è possibile eseguire un'esecuzione su un nemico stordito. Usate i calci di Leon, perché possono tirarvi fuori all'istante da situazioni molto scomode

Attenzione, la rinnovata pericolosità degli infetti non significa che in questo titolo le brutali esecuzioni di Leon non siano ancora un elemento essenziale del gameplay. Anzi, con ogni probabilità oggi l'utilizzo di queste manovre è ancor più importante, per via di una maggior scarsità generale di risorse. Mentre nell'originale utilizzare il coltello strategicamente ed eliminare gruppi di nemici a forza di suplex o calci rotanti (infliggono grossi danni, sono invulnerabili durante l'animazione e colpiscono ad area) garantiva un surplus enorme di proiettili, l'approccio della Capcom attuale si è riavvicinato alle radici da survival horror ed è ora più importante conservare munizioni, perché queste vengono facilmente ripulite dall'inventario durante alcuni scontri concitati o le battaglie contro i boss. Anche stavolta sembra esserci una difficoltà adattiva, che valuta le risorse a disposizione del giocatore e cambia quantità e qualità dei proiettili sparsi per le mappe in base a quanti se ne utilizzano, tuttavia ci è capitato di rado di avere cosi tanto piombo a disposizione da sentirci sicuri, e non basta la possibilità di costruire proiettili con la polvere da sparo trovata in giro a riportare la situazione alla normalità.

È con ogni probabilità anche per via di questi fattori da tenere maggiormente in considerazione che gli sviluppatori hanno deciso di regalare a Leon una poderosa manovra aggiuntiva, che sarà uno degli strumenti principali per chi vuole evitare qualunque spreco: una efficacissima parry con il coltello che permette di difendersi da una miriade di attacchi diversi. Si tratta di una meccanica difensiva ben più permissiva di quanto pensassimo: la finestra è ampia (almeno alla difficoltà normale...), e respinge quasi ogni cosa vi venga tirata addosso, arrivando addirittura a parare frecce e deviare molotov (se si para col giusto tempismo un pugno, Leon riesce anche a danneggiare i Ganados tranciando di netto l'arto); così descritta potrebbe sembrare esageratamente potente, ma in realtà Capcom ha bilanciato il tutto nel modo più naturale che esista, ovvero dando agli avversari vari attacchi da cui non ci si può difendere con i coltelli - prese, spintoni, o semplici colpi imparabili normalmente - e rendendo tutte le lame distruttibili. Certo, è possibile potenziare la resistenza del proprio coltello principale e ripararlo dal mercante, ma considerando che si consuma dopo qualunque azione (attacchi normali compresi, anche se di pochissimo), vi assicuriamo che non è una rarità spezzare praticamente ogni singolo coltello aggiuntivo trovato. Per rendere ancor più difficile mantenere intonso questo strumento, i designer hanno pensato bene di inserire nel gioco pure una sorta di variazione sul tema dei "Crimson Head" introdotti col remake del primo Resident Evil; in pratica certi Ganados una volta uccisi iniziano ad avere delle convulsioni, e se a quel punto non li finite con il coltello si rialzano in forma potenziata con il collo spezzato, oltre a vantare un'invidiabile resistenza ai proiettili. La necessità di eseguire questi colpi di grazia, insieme alla presenza di nuove esecuzioni molto dannose che fanno sempre uso della lama, rendono davvero difficile abusarne. C'è persino un nuovissimo sistema stealth, che facilita alcune situazioni se si ripulisce il campo dai nemici eliminandoli alle spalle, per evitare di venir circondati in seguito: l'ennesima implementazione ottima, tanto che vi sono alcune situazioni che sembrano esser state inserite nella campagna apposta per essere affrontate in questo modo.

Non ci sono QTE in questo remake di Resident Evil 4, grazie al cielo. Alcune battaglie, come quella contro Krauser, hanno guadagnato moltissimo da questa scelta
Non ci sono QTE in questo remake di Resident Evil 4, grazie al cielo. Alcune battaglie, come quella contro Krauser, hanno guadagnato moltissimo da questa scelta

La modifica che abbiamo accolto con più gioia, ad ogni modo, è l'eliminazione dei QTE. Reliquia di un gaming passato e fin troppo punitivi nell'originale, qui sono stati tolti del tutto, con una totale trasformazione delle fasi che ne facevano uso. Il più delle volte molti di questi eventi sono sostituiti dalla semplice necessità di usare la schivata, un'altra utile manovra che può evitare un sacco di danni se usata con il giusto tempismo. Le scelte degli sviluppatori sono tutte perfettamente sensate, e ripropongono quella stessa libertà di approccio che rende Resident Evil 4 un videogioco indimenticabile. Il nuovo sistema ha però portato il remake ad avere un feeling meno viscerale rispetto al gioco originale, in cui le armi erano tendenzialmente più devastanti e buona parte del divertimento derivava anche dalla loro capacità di generare il caos. Per farla breve, non riteniamo che il nuovo gameplay sia inferiore a quello del predecessore, specie se si analizzano tutte le ragioni spiegate sopra e il suo perfetto adeguamento alle battaglie, ma ci rendiamo conto di quanto alta fosse la qualità dello shooting nell'opera di Mikami, e del fatto che alcuni puristi potrebbero preferirla al nuovo sistema.

Comparto tecnico e difetti: l'orrore nei dettagli

Anche con i tanti miglioramenti alla narrativa, il personaggio migliore resta sempre lui. Il mercante. Sarete sempre felicissimi di vederlo, indipendentemente dalla situazione
Anche con i tanti miglioramenti alla narrativa, il personaggio migliore resta sempre lui. Il mercante. Sarete sempre felicissimi di vederlo, indipendentemente dalla situazione

L'unica cosa che ci ha realmente deluso durante l'esperienza è stata la totale assenza di Separate Ways, la mini campagna dedicata ad Ada Wong. Vero, non era presente nella prima versione del gioco, ma in tutte le altre sì ed è considerata parte integrante della storia praticamente da tutti i fan. Dopo quanto fatto nel remake del secondo capitolo, eravamo quasi convinti di poter usare la femme fatale più amata della serie per qualche ora, e non neghiamo di esser rimasti molto amareggiati dall'assenza di capitoli a lei dedicati una volta finita la campagna. Ora, non possiamo essere eccessivamente critici, e a conti fatti l'avventura di Leon è stata praticamente raddoppiata in questo remake; se questi contenuti extra fossero stati parte del pacchetto, però, ci saremmo trovati davanti a un lavoro ai limiti della perfezione, e ci sembra un'occasione sprecata. Già confermata invece l'assenza della modalità Mercenari al lancio. Questa verrà comunque aggiunta con un DLC gratuito futuro, dunque non riteniamo molto sensato penalizzare quanto fatto per la sua mancanza.

Nulla da dire invece sul comparto tecnico: il gioco ha una grafica di tutto rispetto su PS5 (dove lo abbiamo giocato) anche se viene selezionata la modalità prestazioni, e vanta una cura nelle animazioni stratosferica. Leon compie movimenti variabili in base alla sua posizione durante le esecuzioni, ha brevi scatti di paura se un proiettile lo sfiora, ansima vistosamente se sta correndo da un po', e i brutali smembramenti dei nemici non sono da meno, tanto che è possibile osservare con chiarezza i tentacoli dei las plagas ancora in movimento dagli arti mozzati. Persino il motore fisico ha fatto passi da gigante grazie alla nuova tecnologia: nemici con aree d'attacco ampie possono letteralmente fare a pezzi i loro alleati se iniziano a sferrare colpi nel bel mezzo di un gruppo, le morse di ferro funzionano anche sui Ganados, ed è addirittura possibile che due proiettili si scontrino in volo bloccandosi a vicenda (è ovviamente ancora possibile fermarli anche con un colpo di pistola, volendo). Notevole anche la quantità di dettagli a schermo, specie se si valuta quanto le mappe di Resident Evil 4 siano più estese e ricche di personaggi rispetto ai capitoli passati. Inutile fare grandi precisazioni sulle animazioni facciali e sulla qualità di volti e modelli, in questo il RE Engine è sempre una sicurezza e non abbiamo notato inciampi di alcun genere.

Persino il restyle dei cattivi di Resident Evil 4 è di altissima qualità. Nulla è stato lasciato al caso in questo remake
Persino il restyle dei cattivi di Resident Evil 4 è di altissima qualità. Nulla è stato lasciato al caso in questo remake

Ulteriore elemento da elogiare è l'intelligenza artificiale, su cui l'intervento è più sensibile di quanto si possa intuire a una prima occhiata. Nel remake, molte "arene" sono state modificate in modo da limitare i singoli punti di entrata abusabili per fare a pezzi i nemici a forza di coltellate, e i Ganados paiono seguire percorsi più complessi, con la tendenza ad aggirare Leon nella maggior parte dei casi (è ancora possibile sfruttare certi colli di bottiglia per eliminarli facilmente, ma con meno frequenza rispetto a prima). In più le fasi con Ashley sono nettamente più riuscite per via della semplice possibilità di dire alla ragazza di avvicinarsi o allontanarsi a comando, oltre all'assenza di una barra di vita separata (ora viene semplicemente incapacitata dai colpi e può venir facilmente salvata se non viene colpita nuovamente). Tanti saluti ai balzi nei cassonetti, ed è cosa buona e giusta.

Il sound design non è da meno, e le continue minacce in spagnolo dei Ganados non solo sono praticamente immutate, ma permettono di percepire molto più chiaramente la posizione dei nemici, cosa quanto mai utile se si decide di sfruttare lo stealth. Gli effetti sonori vengono usati in modo sapiente per amplificare l'angoscia di certe situazioni, cambiano realisticamente a seconda del luogo in cui ci si trova, ma al solito non vogliamo entrare troppo nel dettaglio per evitare di rovinarvi alcune sorprese, senza contare che la maestria del team in questo tipo di operazioni è ormai più che consolidata. Ultima chicca? Il gioco è completamente localizzato in italiano, e il lavoro fatto dai doppiatori impeccabile.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 5
Prezzo 69,99 €
Multiplayer.it
9.0
Lettori (128)
8.5
Il tuo voto

Non fosse per la mancanza di Separate Ways, Resident Evil 4 sarebbe un remake a un passo dalla perfezione. Il lavoro di Capcom rispetta quanto fatto nell'originale, ma riesce ad eliminare sistematicamente quasi tutte le sue debolezze legate all'età e alla trama; il tutto offrendo ore di nuovi contenuti nella campagna principale e una qualità generale altissima in ogni singolo altro aspetto. Certo, uno shooting meno viscerale rispetto all'opera di Mikami potrebbe parzialmente deludere i puristi, e anche qui la fase finale ha una resa inferiore rispetto ai picchi più alti dei primi due terzi dell'avventura, tuttavia siamo davanti a un lavoro da applausi, che riesce a perfezionare ben al di là delle aspettative un titolo già eccelso. Da giocare assolutamente, che siate fan della serie o meno.

PRO

  • Campagna ampliata e migliorata in ogni aspetto
  • Gameplay brillante, che mantiene la libertà d'approccio dell'originale
  • La narrativa è migliorata sensibilmente
  • Tecnicamente solidissimo

CONTRO

  • L'assenza di Separate Ways è dura da mandare giù
  • Lo shooting meno viscerale potrebbe infastidire i puristi