Piroettando tra cumulonembi e scivolando lungo verdi colline, l'iPhone che stringo tra le mani è caldo per il troppo sforzo. Eppure non importa quanto incandescente possa diventare, perché nell'estate arida di App Store, Sky: Figli della Luce è gradevole come un venticello rinfrescante. In un periodo in cui giocare con uno smartphone o un tablet vuol dire sempre più incasellare icone colorate nell'ennesimo match 3, schivare le strategie predatorie nascoste in free to play basati su licenze famose o, semplicemente, giocare a Fortnite, Thatgamecompany ha portato su dispositivi mobile un'esperienza artistica originale e raffinata, che non sfigurerebbe su PC e console. Chi conosce il passato del team californiano ritroverà in Sky influenze e rimandi alle sue opere precedenti, da Flower a Flow, passando per il meno famoso Cloud (progetto studentesco del fondatore Jenova Chen), fino ovviamente all'acclamato Journey. Ma Sky non è soltanto Journey tra le nuvole, e a differenza degli altri giochi dello sviluppatore è un titolo in cui il rapporto con gli altri giocatori è al centro dell'intera esperienza.
Sky: il videogioco
Sky è un gioco d'esplorazione che ha due anime. Da un lato c'è la parte più ludica, un viaggio verso una meta non troppo diverso da quello provato in Journey. Se nel gioco del 2012 la destinazione finale era una montagna all'orizzonte, stavolta l'obiettivo è raggiungere un imponente castello circondato da una tempesta. Arrivarci richiede tuttavia di esplorare ognuna delle aree del mondo in cerca di spiriti da salvare e frammenti di luce da raccogliere, potenziando così il proprio mantello per volare più in alto e raggiungere nuovi territori. Ogni località è ricca di piccoli e semplici enigmi da risolvere, che il più delle volte chiedono a chi gioca di accendere una serie di candele o trovare e seguire degli spiriti. Il focus è ancora una volta tutto sull'esplorazione, e se alcune aree ostili possono comunicare una forte sensazione di pericolo, non ci sono armi da imbracciare né boss da combattere.
Proprio come in Journey, la mitologia del mondo non viene spiegata direttamente, e va intuita attraverso graziose scene d'intermezzo e misteriosi segni nascosti in grotte e santuari, mentre il viaggio è scandito da continue pause in cui ci si sofferma ad ammirare scorci mozzafiato e a immortalare i momenti più affascinanti grazie all'opzione fotografica integrata dal team. Tutto porta a un epico arco conclusivo che per toni e meccaniche quasi stride col resto dell'opera, ma che si sorregge su un tema forte e premia chi gioca con un gran finale. Quando funziona, Sky è un gioco ammaliante e rilassante, in cui librarsi tra le nuvole, sfrecciare tra verdi pianure o giocare a nascondino tra gli alberi di una foresta, il tutto accompagnati dalle solenni musiche composte da Vincent Diamante, che egregiamente raccoglie il pesante testimone di Austin Wintory. Ma Journey era un titolo nato su console e pensato per essere fruito con un controller tra le mani, e questo chiaro erede spirituale si sente spesso stretto nel piccolo schermo tattile di uno smartphone. È quasi un crimine che un'esperienza così meravigliosa e ricca di stile venga frequentemente rovinata da bruschi rallentamenti (a prescindere dall'impostazione grafica selezionata), mentre i controlli via touch screen sono stati la causa di alcuni dei momenti più frustranti dell'intera esperienza: quando mi sono incastrato in mezzo alle nuvole senza riuscire a trovare una via di fuga; quando sono scivolato da una piattaforma altissima costringendo a rifare tutto il percorso da capo, o ancora quando ho preso un ostacolo in pieno perché il mio avatar non voleva saperne di saltare. Entrambe le configurazioni di controlli (a una o a due mani) si rivelano inadatte soprattutto nelle fasi avanzate, quando bisogna eseguire dei movimenti più precisi per spostarsi su piccole piattaforme o muoversi col giusto tempismo, e non c'è dubbio che l'esperienza sarà più più godibile quando Sky uscirà inevitabilmente su PC e console.
Sky: l'esperienza social
La seconda anima di Sky risiede nella sua componente multigiocatore, e nell'idea di Thatgamecompany di voler creare una sorta di hub social per permettere a tutti di giocare assieme, interagire o chiacchierare. È possibile affrontare parti del viaggio assieme a perfetti sconosciuti, amici o famigliari, e il gioco è pensato per premiare allo stesso modo tutte le persone nella stessa istanza, così da evitare qualsiasi tipo di competizione o risentimento. L'interazione tra i giocatori avviene attraverso un curioso rituale: in un primo momento le altre persone appaiono tutte uguali, grigi spettri senza volto che vagano nel mondo di gioco; per poter rivelare il loro aspetto estetico bisogna avvicinarsi e unire le proprie candele, mentre per stringere un'amicizia bisogna sacrificarne una. Dal momento che le candele sono una delle valute principali utili a sbloccare nuove animazioni ed elementi estetici, è ovvio che si tenderà a stringere amicizie solo quando si ha davvero voglia di approfondire l'interazione con qualcuno. Unico è il modo in cui si può tenere per mano un'altra persona e guidarla (o lasciarsi guidare) in giro per le diverse aree. Farsi condurre da qualcun altro è come andare col pilota automatico, fidandosi dell'altra persona e godendosi lo spettacolo, e probabilmente è l'unico modo per poter condividere il viaggio assieme a qualcuno che è troppo spaventato dall'uso dei controlli touch.
Il gioco prevede la possibilità di viaggiare con un amico, e in qualsiasi momento ci si può teletrasportare nel punto esatto in cui si trova l'altra persona; eppure, sarà perché il gioco è ancora acerbo, fin troppo spesso è capitato che il nostro personaggio e quello del nostro amico venissero improvvisamente separati o non riuscissero a incontrarsi. Uno dei sistemi più interessanti è tuttavia quello legato alla comunicazione tra gli individui, che oltre a emettere un piccolo suono possono eseguire un repertorio sempre più ricco di animazioni, dal battere le mani all'inchinarsi, dallo sbadiglio all'esultanza, passando per espressioni di approvazione o negazione. Salvare gli spiriti permette di sbloccare nuove emote, nuove pose e nuove tonalità della voce, col risultato che più si gioca e più si può essere espressivi e comunicare emozioni. Si possono spendere candele per rafforzare il proprio legame con un amico, sbloccando animazioni che permettono ad esempio di abbracciare l'altra persona o darle il cinque. Alcuni luoghi sembrano poi pensati proprio per essere condivisi in piccoli momenti di socialità, magari quando ci si raccoglie attorno a un falò, quando ci si sfida a gare di velocità lungo il pendio di una montagna o si pattina sulla superficie di un lago ghiacciato. È un'importante evoluzione rispetto a Journey, ma che rischia e fa un passo di troppo includendo una chat testuale.
Nell'hub principale e in alcuni luoghi di ritrovo è possibile sedersi accanto a un'altra persona e cominciare a chattare, rompendo un po' quella magia dietro la comunicazione non verbale su cui si basa buona parte del gioco. Molte persone evitano in toto le panchine adibite alla chat, ed è comprensibile. Durante una delle mie prime esperienze ho incontrato un giocatore estremamente socievole, coi capelli afro e un'arpa sulla schiena. Dopo qualche minuto passato a volare, piroettare e saltellare in compagnia alla ricerca di spiriti, ho deciso di farmi coraggio e sedermi su una delle panchine dell'hub per fare due chiacchiere. Provando a giocare un po' di ruolo, mi sono complimentato per la capigliatura, e gli ho chiesto se sapesse suonare. Lui, dopo aver fissato il vuoto per un istante lungo un'eternità, mi ha risposto con l'emoji di una cacca, si è alzato e se n'è andato via. Scene del genere capitano da sempre in qualsiasi gioco online, sia chiaro, ma stridono infinitamente di più in un titolo così sofisticato e in cui viene chiesto di spendere tempo e risorse per arricchire la propria capacità di comunicazione non verbale. Thatgamecompany si è assicurata di inserire tutti gli strumenti necessari a segnalare comportamenti scorretti o messaggi inappropriati, ma niente è più dissonante di un panorama da fiaba in cui un ometto col mantello esclama "Beta is 4 real pl4yers!!!"
Conclusioni
In Sky, sebbene sia possibile affrontare gran parte del viaggio da soli, non interagire con gli altri vuol dire rinunciare a una fetta importante dell'esperienza. L'ultima opera di Thatgamecompany è costruita attorno alla sua componente sociale, e il rapporto tra le persone è legato tanto ai sistemi di gioco quanto alla trama e al suo sottotesto. Sky prova a volare altissimo ma viene trascinato verso il basso da controlli spesso scomodi e da frequenti rallentamenti dovuti in buona parte all'hardware su cui ha debuttato. In attesa di una conversione su PC e console, questo piccolo e imperfetto gioiellino resta uno dei giochi più originali, affascinanti e artisticamente ricercati mai pubblicati su piattaforme mobile, e solo per le emozioni che riesce a regalare merita il vostro tempo.
PRO
- Artisticamente mozzafiato
- Giocare in compagnia è affascinante
- Un finale potente
- Sistema di microtransazioni non intrusivo e che stimola alla condivisione
CONTRO
- I controlli via touch screen possono portare a momenti di frustrazione
- Importanti cali di framerate anche su modelli di iPhone piuttosto recenti
- La chat testuale può essere un'arma a doppio taglio