Ah, che gran pezzo di Star Wars è stato Ahsoka. In barba alle velleità autoriali di quell'altro meraviglioso pezzo di Star Wars che è stato Andor, Dave Filoni ha messo il cuore in quello che possiamo considerare il prosieguo dei suoi capolavori animati, The Clone Wars e Star Wars Rebels: ha affondato gli artigli in un immaginario che non solo capisce meglio di chiunque altro - a conti fatti, anche meglio di George Lucas - ma che ha contribuito a scrivere, accentrando l'arco narrativo intorno alla sua scommessa più riuscita, quella Scheggia impazzita che non piaceva a nessuno quando esordì nel lontano 2008 ma che ha finito col conquistare i fan più appassionati grazie a un lavoro di fino durato anni.
La serie TV su Disney+ si è conclusa oggi con un finale che, prevedibilmente, non finisce. Resta tutto in sospeso, a parti invertite, e a noi non resta che aspettare le prossime produzioni Lucasfilm, sul piccolo schermo o su quello grande, per scoprire cosa succederà. Una conclusione deludente, dunque? Scopritelo leggendo la nostra recensione finale di Star Wars: Ahsoka, in cui ci soffermeremo come al solito sugli aspetti più interessanti da analizzare, e ricordatevi che nelle prossime righe troverete degli inevitabili spoiler sull'episodio conclusivo.
Il finale di stagione... o di serie?
Come avevamo sospettato, Ahsoka si è concluso con un colpo di scena: non è chiaro se la storia proseguirà in una seconda stagione o in una serie TV completamente diversa, o magari nel lungometraggio affidato a Filoni per chiudere il cerchio sul suo cosiddetto mandoverso. Era ovvio che l'autore non sarebbe riuscito a sciogliere tutti i nodi in un episodio conclusivo di appena 49 minuti, titoli di coda e riassunto compresi, perciò resta un po' l'amaro in bocca per l'occasione sprecata di raccontare qualcosa di più in un appuntamento più lungo del normale. Nonostante questo, Filoni è riuscito a risolvere le sottotrame più importanti e a impiattare una storia molto, ma molto più grande che potrebbe avere, giustamente, bisogno di maggiore spazio.
Alla fine, tutto girava intorno alla minaccia del Grand'ammiraglio Thrawn che, in effetti, riesce a tornare nella sua galassia di origine, vincendo questa battaglia, ma perdendosi parecchi pezzi importanti per strada: Morgan Elsbeth, per cominciare, ma anche Baylan Skoll e Shin Hati.
L'intero episodio è incentrato sull'attacco di Ahsoka, Sabine Wren e Ezra Bridger, finalmente riuniti e armati di tutto punto. La regia del sempre ottimo Rick Famuyiwa claudica appena nelle schermaglie con gli Assaltatori della Notte - che avevamo visto giusto: sono cadaveri rianimati dalle Grandi Madri - ma si riprende alla grande nel fantastico duello che contrappone Ahsoka Tano a Morgan Elsbeth, ora potenziata dalle streghe di Dathomir che, per buona misura, le affidano anche la spada di Talzin.
Questo è stato un piccolo momento fanservice che Filoni ha dedicato ai fan di The Clone Wars: Madre Talzin - che per inciso è anche la madre biologica di Darth Maul - evocò la spada in questione per combattere Mace Windu nell'episodio 6x09 della suddetta serie animata, La scomparsa (Parte seconda).
Breve ma intenso, meravigliosamente coreografato, il duello è stato uno dei momenti più spettacolari di una serie che, in termini di combattimenti con le spade laser, rivaleggia tranquillamente coi film cinematografici, specialmente perché abbraccia in pieno le metodologie orientali cui George Lucas si è ispirato mentre immaginava Jedi e Sith. E non è stato neppure il cuore dell'episodio, che risiede soprattutto nei dialoghi e nelle interazioni tra i personaggi: a uno sguardo superficiale, potrebbe sembrare tutto molto autoreferenziale, ma in realtà Filoni imbastisce dei parallelismi che sciolgono alcuni nodi cruciali della narrativa.
Lo scrittore della serie risolve in gran parte il complicato rapporto tra Ahsoka e Sabine nel montaggio finale che le riunisce come Maestro e apprendista, contrapponendole alle figure di Shin Hati e Baylan Skoll: la prima, abbandonata sulla strada vendicativa e belligerante del Lato Oscuro, rappresentata dalla tribù di predoni che pare prendere in carico, e il secondo in cerca di maggiore potere per conto proprio. In un poetico rovesciamento dei ruoli, Skoll tradisce la fiducia della sua apprendista per perseguire i propri scopi, laddove Ahsoka e Sabine si ricongiungono in una comprensione reciproca dei propri ruoli.
Abbiamo anche scoperto, grazie a Huyang, perché Ahsoka avrebbe preso Sabine come apprendista: dopo che la giovane ha perso il suo clan e la sua famiglia nella Purga di Mandalore, Ahsoka temeva che Sabine potesse sprecare il suo potenziale, vale a dire cedere al Lato Oscuro, e sostanzialmente ha provato ad addestrarla per contenerla. Riuscendoci solo in parte a causa dei suoi conflitti interiori che si sono risolti soltanto nell'episodio 5 della stagione.
Tra parentesi, è praticamente sicuro che la Purga di Mandalore fosse parte dell'Operazione Cenere già menzionata in un episodio di The Mandalorian 2: per chi non lo sapesse, si trattava di un piano di contingenza dell'Imperatore Palpatine che prevedeva la distruzione non solo dei suoi nemici, ma anche di tutto l'Impero, nel malaugurato caso della sua morte. Questa storia è raccontata nella miniserie a fumetti L'Impero a pezzi e nella trilogia di romanzi canonici dell'autore Chuck Wendig - Aftermath, Debito di vita e La fine dell'Impero - che getta le basi per la trilogia sequel.
"La Jedi, la strega e il signore della guerra", così si intitola l'episodio, è un'azzeccata citazione de Le cronache di Narnia di C. S. Lewis. Il primo libro in italiano si intitola Il leone, la strega e l'armadio, in inglese The Lion, the Witch and the Wardrobe che suona tantissimo come The Jedi, the Witch and the Warlord che è il titolo originale di questo finale di stagione. E nonostante ciò, sia la strega - Morgan Elsbeth - che il signore della guerra, il Grand'ammiraglio Thrawn, hanno un ruolo marginale. Tutto sommato, neppure Ahsoka svolge una funzione cruciale nel contesto del finale, salvo appianare le sue divergenze con Sabine ammettendo quanto fosse stata simile a lei quando era l'apprendista di Anakin Skywalker: un nervo a quanto pare ancora scoperto, a giudicare dall'espressione di Rosario Dawson alle parole di Thrawn. Ormai l'attrice si è calata in una parte che le resterà cucita addosso per sempre.
Il suo rapporto con Anakin si riflette, in un certo senso, anche in quello tra Ezra e il suo ex maestro Kanan Jarrus, deceduto nel corso di Star Wars Rebels. A un certo punto Huyang lo chiama Caleb: questo perché Kanan in realtà si chiamava Caleb Dune prima di sfuggire all'Ordine 66 e cambiare nome. La storia della sua infanzia è raccontata nelle miniserie a fumetti Kanan: L'ultimo padawan e Kanan: Primo sangue. Ezra onora il suo ricordo scegliendo come emettitore della sua nuova spada laser lo stesso componente che aveva collegato il suo maestro alla propria spada laser, nonché lo stesso colore.
Ombre nella luce stellare
Insomma, alla fine la situazione si capovolge: Thrawn è tornato nella galassia lontana lontana che conosciamo bene, a mettere radici su Dathomir insieme alle Grandi Madri, e anche Ezra si è riunito a Hera Syndulla e alla Nuova Repubblica. Ahsoka, Sabine e Huyang, invece, sono rimasti intrappolati nella galassia di Peridea, dove si presuppone che la Togruta continuerà ad addestrare Sabine, specialmente ora che la giovane Mandaloriana ha cominciato finalmente a controllare la Forza dato che in questo episodio riesce a usare la telecinesi per ben due volte e con ottimi risultati. Ma cosa significa la "civetta" che veglia su Ahsoka e chi sono gli esseri rappresentati dalle statue su cui sosta Baylan Skoll mentre guarda la luce intermittente all'orizzonte?
Come alcuni avevano previsto, Filoni sta recuperando una sottotrama che aveva accennato nelle serie animate precedenti e alla quale sembra tenere moltissimo. Ahsoka è una serie TV infusa di grande misticismo e quindi era solo questione di tempo prima che si tornasse a parlare di Mortis, un reame leggendario in cui si pensa che abbia addirittura origine la Forza.
Negli episodi 15, 16 e 17 della terza stagione di The Clone Wars (I Guardiani della Forza, La luce spezzata e Lo specchio del futuro) Anakin, Obi-Wan Kenobi e Ahsoka si imbattono su un pianeta presieduto da tre entità che si fanno chiamare il Padre, la Figlia e il Figlio e che rappresentano tre sfaccettature della Forza: la Figlia e il Figlio sono rispettivamente il lato luminoso e il Lato Oscuro, mentre il Padre incarna l'equilibrio.
Vi consigliamo di recuperare assolutamente questi episodi della serie animata perché aiutano tantissimo a comprendere gli aspetti più spirituali di Star Wars, così come li aveva immaginati George Lucas, che probabilmente avranno un peso significativo nel futuro del mandoverso. Vi risparmiamo i dettagli, ma in buona sostanza alla fine di quell'arco narrativo del 2011 la Figlia si sacrificava per salvare il Padre e rianimare una morente Ahsoka, mentre Anakin sconfiggeva il Figlio, ripristinando l'equilibrio senza sapere di aver già accettato il suo destino come Darth Vader.
Ci sono due cose importanti da sapere su Mortis che si ricollegano alla serie TV appena conclusa. La prima è che la "civetta" comparsa nel finale non è una civetta: è un convor, una specie volatile originaria della luna di Wasskah nel sistema di Kashyyyk che si dice abbia una particolare affinità alla Forza. Il convor nel finale, più specificatamente, si chiama Morai e accompagnava la Figlia finché questa non si è sacrificata per trasferire in Ahsoka la sua energia vitale. Da allora Morai veglia su Ahsoka, avendo stabilito con lei un profondo legame attraverso la Forza: secondo alcuni fan, questo potrebbe significare che Ahsoka è destinata a diventare la nuova Figlia. Avrebbe senso, anche perché il nome Morai è ispirato alle Μοῖραι della Grecia antica, meglio conosciute in italiano come Moire, cioè le custodi del destino.
L'altra cosa da sapere è che nel nuovo canone non c'è una Madre... ma in quello Legends, ormai desueto, invece sì. È una storia lunga e complicata, ma in sintesi la Madre, nota anche come Abeloth, è un'entità potentissima e pericolosissima che il Figlio e la Figlia hanno combattuto e imprigionato a più riprese per migliaia di anni. È interamente possibile che Filoni stia pescando (di nuovo) nell'Universo Espanso per imbastire una storia inedita, così come ha già fatto col Grand'ammiraglio Thrawn di Tymothy Zahn e che voglia usare Abeloth nell'endgame del mandoverso.
Tiriamo le somme
Come si incastrerà tutta questa storia col futuro che già conosciamo di Star Wars è difficile dirlo. Restano tantissimi misteri irrisolti nel periodo di tempo che separa una serie come Ahsoka dalle peripezie di Rey e soci nella trilogia sequel in cui non compaiono né la Togruta, né Ezra né Sabine, né tantomeno altri personaggi che stanno molto a cuore a noi videogiocatori come Cal Kestis e Merrin dei videogiochi targati Respawn, ma che potrebbero essere tranquillamente nei pensieri di Filoni, Jon Favreau e tutta la compagnia a cui dobbiamo questa fetta importante di Star Wars.
Come abbiamo già detto, Ahsoka è stato un gran bel pezzo di Star Wars. Dopo le moderate delusioni che sono stati The Book of Boba Fett, Obi-Wan Kenobi e, in piccola parte, The Mandalorian 3, avevamo bisogno di una produzione Lucasfilm che attingesse a tutto quello che ci ha fatto amare Guerre Stellari negli anni, anche a costo di scadere nei cliché delle spade laser, della Forza e della Saga degli Skywalker.
Ahsoka, tuttavia, non è stato solo fanservice fatto bene, e non è stato neppure un ripescaggio di storie rimaste irrisolte che finalmente la tecnologia moderna ha permesso di inscenare in carne e ossa sul piccolo schermo (facendo sputare sangue ai tecnici degli effetti speciali, ma questa è un'altra brutta storia). Nel corso di otto episodi - non tutti allo stesso livello, ovviamente - la serie TV ci ha stupito per la cura riposta nei minimi particolari, per la fotografia a tratti mozzafiato, per una regia spesso sopra le righe, per una coreografia buona se non ottima nelle scene d'azione e, soprattutto, nei duelli all'arma bianca, e per la strepitosa colonna sonora di Kevin Kiner, che è riuscito a fare sue le musiche storiche di John Williams.
Per non parlare di un casting azzeccatissimo, particolarmente riuscito nel caso del Grand'ammiraglio Thrawn e di Ezra Bridger, convincente dopo un inizio freddino per quanto riguarda Sabine Wren e assolutamente perfetto nella scelta del compianto Ray Stevenson per interpretare uno dei (ex) Jedi più carismatici che abbiamo avuto il piacere di conoscere. E non possiamo certo dimenticare il grande ritorno di Hayden Christensen nei panni di un Anakin Skywalker digitalmente svecchiato che ha collegato più di ogni altra cosa passato, presente e futuro di Star Wars e sul quale, giustamente, si sofferma il finale della serie, in quel fantasma della Forza che è probabilmente l'intuizione più importante di George Lucas nei suoi continui rimaneggiamenti della trilogia classica. Un'intuizione che Filoni ha trasformato in un'eredità. Anzi, in una promessa.
Conclusioni
Multiplayer.it
9.0
Il voto che assegniamo nella recensione al finale di una stagione si riferisce alla stagione nella sua interezza e ad Ahsoka non possiamo che dare una valutazione molto positiva: l'ultima fatica di Dave Filoni è uno sforzo monumentale che è riuscito a entusiasmarci come non succedeva da tempo. Andor è stata una serie favolosa nel suo distanziarsi da Star Wars per come lo abbiamo sempre conosciuto in TV e al cinema, mentre Ahsoka abbraccia completamente altri aspetti più tradizionali e lo fa con una passione e una padronanza straordinarie. Non sappiamo ancora quando proseguirà questa storia e in che formato, ma sarebbe un crimine lasciare tutto in sospeso per anni e anni com'è già accaduto in passato: è un momento di slancio perfetto ma Disney, Lucasfilm e Filoni dovranno muoversi con cautela per non rovinare il delicato equilibrio tra luce e oscurità che hanno ritrovato in questa stagione.
PRO
- Valori produttivi altissimi
- Un meraviglioso tuffo nell'immaginario e nella mitologia di Star Wars
- Casting praticamente perfetto e interpretazioni sopra le righe
CONTRO
- La storia rimane in sospeso e in attesa di nuovi sviluppi
- Alcuni episodi sono così coinvolgenti che altri soffrono in paragone
- Chi non conosce le altre opere di Filoni si perderà gran parte del divertimento